tuttiscrittori
A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
LEGGERE LEGGERE LEGGERE
IL LIBRO DEI BAMBINI di Antonia Byatt
Einaudi, 2010 pp.700, € 25,00 Da quanto abbiamo potuto apprendere, si tratta di soldi ben spesi per 700 pagine che trasudano letteratura, sentimento, ricerca e personaggi estremamente credibili e solidi. Citiamo, tra i passaggi intelligentemente rilevati nella recensione di E. Villari, quello che ci sembra meglio rappresentare lo spessore dell'opera. Gi uomini erano fango. / Erano dita mozzate, moncherini sanguinanti tra / spuntoni spogli che un tempo furono alberi. E il sangue / affiorava dove il piede affondava. Marciavano impotenti / su volti in agonia, cadendo alla cieca / su uomini ridotti a zolle / di carne e legno e metallo. Nulla restava. In questi versi del giovane Julian Cain... la mattanza dei campi di battaglia di Thiepval è giustapposta all'immagine dei boschi incantati di Alice nel paese delle meraviglie, dove pure si duella e combatte - scrive Julian - ma dove "nessuna creatura si fa davvero male." Non vediamo l'ora di comprarlo
"...è un esempio brillante di come una ricostruzione storica possa diventare efficacemente arte narrativa."
"...è insieme una straordinaria riflessione sull'arte e sulle sue implicazioni etiche e un magnifico affresco dell'Inghilterra tra il 1895 e il 1919, condotto attraverso l'intreccio delle storie di quattro famiglie..."
(da L'INDICE di febbraio 2011 il libro del mese, Enrica Villari)
ALBERGO A ORE (HERBERT PAGANI) PERF. EDITH PIAF
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ARTE & DINTORNI
mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30
YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO
Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che
The winner is Paolo Zaffaina
La motivazione:
Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.
adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui
Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari)
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"Per una fetta di anguria gelata" * * * - "Nudi e crudi" di Alan Bennet - Voi scrivete tranquillamente … al rientro, in agosto, noi cominceremo a leggere e … ripartiremo! Ciao! * * * |
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BOCCONCINI DI SCRITTURA - 3
Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)
LA VETRATA
PER LEGGERE E COMMENTARE I PRIMI
RACCONTI PUBBLICATI LIBERAMENTE
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Ci sono giorni che si ricordano per sempre, che restano fermi nella mente, vivi e indelebili, in cui succedono cose all’apparenza insignificanti, che tuttavia impongono una strada diversa alla vita.
Era l’estate del ’77, giorni infuocati giù in Sicilia, con il sole che picchiava forte, e Gianni, geometra del continente, non si era ancora abituato alla differenza di clima. Cercava rifugio all’ombra degli alberi di carrubo, mentre gli operai tracciavano un percorso con paline di legno bianco e rosso, su quella terra secca e arida, piena di limoni e fichi d’india, che sarebbe diventata poi un’autostrada. Erano abituati al sole loro, la pelle nuda era abbronzata ed il sudore la rendeva lucida, quasi indenne alla fatica ed al caldo.
Lui invece non riusciva a sopportare nulla, la camicia era bagnata di sudore davanti e dietro alle spalle come fosse caduto dentro una fontana. Ma fontane lì non ce n’erano. Anzi l’acqua scarseggiava ed era razionata in alcune ora del giorno. Il suo lavoro lì stava per terminare e sarebbe rientrato a breve nella capitale, dove aveva vinto un concorso al catasto e lo aspettavano una scrivania da mezze maniche e la fidanzata: una ragazza alta, bionda dagli occhi e dai modi un pò freddi, come il suo paese natìo, nel Trentino, sotto le Alpi. Avrebbe presto lasciato quella terra ancora selvaggia, piena di tanti colori, di troppi profumi, per quella che sarebbe stata la sua vita da impiegato e marito modello.
A questo pensava sotto l’albero di carrube, mentre ansimava dal caldo opprimente, con la bocca arsa dalla sete.
- ‘ngegnere la vuole ‘na fetta di mellone?
L’anziano caposquadra si era rivolto a lui in quel linguaggio misto dialettale. La figlia gli aveva portato il pranzo da poco, oltre ad una grossa anguria americana e stavano tutti lì: lui, la figlia, e gli altri operai, sotto il fresco riparo di un albero di limoni, a finire il pranzo prima di riprendere il lavoro.
- Rosalia, portane una fetta all’ingegnere, che gradisce!
La bella ragazza sorrideva ed aveva in mano una fetta di cocomero rossa e succosa, da poco tolta dal frigo di casa. Gli si avvicinò con passo veloce ed elegante, i movimenti ritmati e sensuali erano da lei accentuati quasi fossero una danza. Gianni nel vederla era rimasto a bocca aperta affascinato. Continuando a guardarla, avido, aveva morso il cocomero freddo e dolce, e l’aveva finito in un attimo, placando la sete ma non la voglia di conoscerla.
Fu qui che la sua vita prese una via diversa.
La fredda fetta di anguria, mangiata troppo velocemente gli fece venire dei crampi fortissimi allo stomaco, Rosalia l’accompagno al pronto soccorso dove arrivò svenuto. Restò sei giorni in quell’ospedale, con Rosalia vicino, che gli parlava, lo accudiva, gli faceva compagnia, era simpatica oltre che bella e fu così che lui si dimenticò di tutto, di una donna lontana che sarebbe presto tornata tra le sue verdi montagne, di un lavoro sedentario dietro una scrivania.
E prese ad amare quella terra e non solo.
ciaoooo!! :)
- Una fetta d’anguria gelata!
- Ecco a lei (porgendo la fetta)
- Ecco a lei, ah! (gesticolando) ma sì certamente: cavarsela con un Ecco a lei è molto più semplice; però, si rende conto da dove nasce codesta mia bizzarra richiesta? Bizzarra, ché io detesto i cocomeri. Se lo domanda, lei, da dove scaturisce? Il sottoscritto è un modesto pensionato alle prese con gabelle, aumento incontrollato dei prezzi d’acquisto, mutuo…beh, l’ha contratto mio figlio, ma chi sborsa, alla fine della fiera, sono io, pretese dei nipoti, della nuora, della moglie, del medico di famiglia il quale esige il valore del colesterolo e dei trigliceridi assolutamente nella perfetta media riguardo un individuo della mia età, del meccanico il quale revisiona, sissignore revisiona, in continuazione e proclama che non è invenzione sua bensì del Ministero dei Trasporti, del parroco che predica piuttosto bene ma sotto la tonaca Dio solo conosce il conto delle battaglie! Insomma, tutti pretendono da me ciò che io ho già dato senza risparmio e con molto risparmio tant’è che campano, chi più chi meno, sulle mie ormai ingobbite spalle. E pensa di cavarsela con uno strascicato Ecco a lei? Nel mondo della chiacchiera ad ogni costo, se la sfanga con un asciutto Ecco a lei , nell’era della comunicazione sovente inutile spesso dannosa ella liquida il commercio tra di noi con uno stentato Ecco a lei? Ribadissi con un sacrosanto non c’è più religione, perdoni il calembour, avrei non una, ma diecimila ragioni. Vede (indicando) quella strada là? Ebbene, vengo da altre sei, dette corso, piazza, e compagnia bella, si sono male intersecate con l’unico scopo di recarmi dispetto, facendosi, esse medesime, solcare impunemente da indisciplinati autisti e da dispotici motociclisti, sempre per ostacolare il mio arrivo quaggiù, presso il suo chiosco di cocomeraio laconico. Ma le passano anche vagamente per il melone, perdoni il calembour, i pericoli corsi dal qui presente, cioè io, all’uopo di giungere sano e salvo a compiere la delicatissima missione affidatami, ovvero la compera d’una fetta d’anguria gelata onde alleviare le sofferenze, dovute alla calura odierna, della mia Cloe? Ho traversato vie che Phileas Fogg nemmeno si sarebbe sognato, affrontando veicoli d’ogni sorta, tutti ugualmente sospinti da sataniche forze, solo per sentire replicare, alla mia coerente richiesta, uno stramaledetto Ecco a lei? Cloe patisce pene che un uomo par suo neppure immagina e guardi cosa mi tocca subire per una fetta d’anguria gelata da portare il più velocemente possibile al mio cane!
- Ecco a lei (allungando la fetta verso l’interlocutore)
Vorrei contribuire al gioco con un racconto breve, non recentissimo ma che credo in tema e che spero possa trasmettervi qualche emozione: si intitola "Gelida estate".
Approfitto per augurare buone vacanze a chi è in partenza.
Manfredi Alter
Di quell’estate ricordo soprattutto il gelo.
Forse, come adulto, dovrei fare una lista più razionale delle cose che vi racconto, ma la prima sensazione che mi torna alla mente e’ il brivido freddo che provavo quando i nostri genitori ci portavano al Grande Centro Commerciale.
Lo scorrere delle porte automatiche, il soffio d’aria calda che ci spingeva all’interno della galleria principale. E poi il morso dell’aria condizionata sulla pelle nuda delle gambe e delle braccia.
Era proprio la possibilità di godere del refrigerio gratuito che ci spingeva ogni sera verso il grande complesso di negozi, in un'estate torrida come non mai.
Il rito era completato da una fetta di anguria gelata per ogni bambino e da mezz’ora di libertà nel labirinto luminescente delle vetrine. I grandi sedevano sulle panchine attorno alla fontana centrale e chiacchieravano rilassati, sorseggiandosi una bibita; noi, tribù eterogenea di bimbi, dai sette ai dodici anni sciamavamo via, felici.
La seconda cosa che ricordo, è il grande blackout.
Non il primo né il peggiore di quelli che seguirono, ma fu quello che ci colse impreparati.
Nel buio che ricoprì come una coperta la città ogni piano d’emergenza, anche quello più scrupolosamente progettato, fallì miseramente.
Il passaggio dalla luce all’oscurità fu istantaneo.
Un attimo di silenzio, l’attesa del ritorno alla normalità. Poi l’idea che non si trattasse di un evento momentaneo si insinuò nei pensieri della gente.
Il mormorio divenne rumore che divenne grido che divenne vetrina infranta e calpestio.
L’ultima cosa che ricordo è il viso della bimba mai più ritrovata. Ogni tanto ritorno al Centro Commerciale: ora è solo un edificio fatiscente, rovine e macerie che risalgono all’era degli sprechi.
Ritorno, ma solo di giorno, perché la sera mi sembra di sentire un grande freddo nonostante la temperatura media ormai superi i quaranta gradi.
Si farebbe qualsiasi cosa
…per una fetta d’anguria gelata
PER - per chi si ricorda quel carretto all’inizio della via nomentana extraurbana, vicino al ponticello che porta all’acqua sacra, l’acqua minerale “naturale” più frizzante degli anni ‘60
UNA – una volta tra le tante che nonno Ulderico, eludendo la sorveglianza di mia madre cioè sua figlia e dell’infermiera che lo imbottiva di morfina, invece di portarmi a scuola mi caricava sul suo piccolo motorino assieme a Mirka la cagnetta spinoncina più brutta che sia mai esistita
FETTA – che fetta! Avevo detto quando passammo davanti a quel ripiano imbandito. Ero un bambino viziato ed entusiasta, credevo che l’inno di Mameli e il tricolore fossero una cosa importante e solenne e Ulderico si mostrava ben soddisfatto di questo mio patriottismo. Adesso so che era un nostalgico, un ex appartenente al partito fascista di Roma. Quando dissi che il cocomero ovvero anguria come si chiama a Roma mi ricordava la bandiera italiana ci scappò pure una lacrimuccia. Un po’ buffa sul viso di quel corpaccione alto 1 metro e.95 e di stazza 120 chili
D’ANGURIA – l’anguria la conobbi solo 8 anni dopo a Rimini, durante la prima vacanza da solo, da solo mi avevano lasciato prendere il direttissimo e affidato alle cure di una signora mia vicina di posto che adesso sarebbe per me una ragazza, da solo raggiungevo un mio amico delle elementari che si era trasferito al nord. E l’anguria divenne un simbolo, una sera inscenammo con tutto il gruppo un inseguimento e relativo accoltellamento fittizio …tutto a base di polpa di anguria. Per fortuna i coltelli erano di plastica e i caramba ci redarguirono e basta. Lo scherzo col sangue finto di succo d’anguria fu ripetuto nell’estate successiva con conseguenze meno piacevoli, tutti i genitori “presenti” convocati in caserma. Nonno Ulderico era morto da tempo, ma ora torniamo a quel giorno di tanti anni prima…
GELATA – era gelata quella fetta d’anguria e mi fece male al pancino, tanto male da stare a letto con la febbre. Mi ricordo che il gigante stava in mezzo alla stanza a testa bassa mordendosi le unghie e guardandosi i piedi, seriamente dispiaciuto e pentito mentre mia madre gli urlava tutto il repertorio di insulti e minacce per il futuro. Poi, quando mamma si allontanò, mi strizzò l’occhio ridacchiando e disse sottovoce che dopo pochi giorni la scuola sarebbe finita e “se fai er bravo! Te porto ar mercato de valmelaina, che a giugno ce so’ i vignaroli de li castelli cor mejo cocomero de roma”
Per una fetta d’anguria gelata si farebbe qualsiasi cosa</font>
complimenti per le vostre iniziative, partecipo anche io ma preferirei restare anonima, scusatemi... Cristina
Il caso Citrullus.
L'unica traccia era l'enorme anguria spaccata che intralciava il frettoloso passaggio dei pedoni sul marciapiede. Uno squarcio per tutta la sua lunghezza ne rivelava la polpa rossa fin troppo matura, dove alcune mosche, immobili, ne succhiavano avidamente l'acqua dolcissima mimetizzandosi tra i lucidi semi nerognoli.
L'agente scelto Marinoni era corso sul posto (senza fretta a dir la verità) in seguito alla segnalazione di una distinta coppia già in preda all'ansia più cupa: denunciavano la scomparsa di un ragazzino, cioè il figlio, andato di prima mattina a far la spesa dal fruttivendolo e non ancora tornato. In effetti al mercato avevano confermato la presenza del giovane quel giorno: "Vien quasi tutti i giorni a far compere". E aggiunsero che quella mattina si portò via una gran bella anguria, ben oltre i 10 kg, perfetta come poche su tutta la buccia, liscia e tonda tra le mani, sgargiante di striature verdi. "Dovetti dargli due sacchetti!" - riferì poi l'uomo asciugandosi le mani - "E se andò tenendogli pure una mano sotto!".
"Evidentemente non sono bastate", concluse tra sé e sé Marinoni, scacciando le mosche e spostando col piede l'anguria. Sul marciapiede rimase solo una macchia appiccicosa e qualche seme.
Non è questo il tipico caso assegnato al Marinoni, agente scelto da ben 12 anni. Ma in Agosto, e con i tagli al personale voluti dal Governo, non si va molto per il sottile in questura. Per una volta al Marinoni può anche starci un ragazzo scomparso mentre si compra un'anguria!
Alzò gli occhi e lo vide. Era sicuramente lo stesso volto che nella fotografia sorride non troppo convinto. Anche lui lo stava osservando, seduto su una panchina dall'altra parte della strada, da dove probabilmente non si era mai mosso: vicino c'erano i due sacchetti gialli, sfondati.
Ci fu una volta in cui l'agente scelto Marinoni desiderò solo sprofondare nella sabbia rovente che gli stava cuocendo i piedi. S'era appena comprato una fetta di anguria gelata dal ragazzo della spiaggia con la vaschetta sottobraccio. Stava tornando da mamma e papà in attesa sotto l'ombrellone quando un pallone gli sfiorò il volto e tutti i cubetti della fetta scivolarono uno dopo l'altro nella sabbia. La disperazione gli piegò le ginocchia e scoppiò a piangere e singhiozzare. Solo la mano della mamma riuscì a calmarlo e dopo cena papà gli spiegò che sono cose che possono succedere.
Si avvicinò al ragazzino e si presentò. Gli disse che i suoi genitori erano molto preoccupati e che sicuramente non si sarebbero arrabbiati per quello che era successo all'anguria. Non ottenne alcuna risposta. Poi notò il chiosco con i tavolini e i due turisti alle prese con i coltelli.
Non seppe resistere alla fetta di anguria gelata che il cameriere gli pose davanti. Dapprima ne tagliò una sottile striscia dal bordo superiore, la parte più dolce; poi affondò il coltello due volte e divorò lo spicchio senza curarsi dei semi. Infine un sorriso gli illuminò il volto e con un arco perfetto divise la polpa dalla buccia.
"Il caso è chiuso, agente Marinoni".
Lo sò, lo sò, come "criticatutto" faccio un pò pena....;-)))
P.S.: Caro Giampaolo, svelerai mai la tua identità blogghettara? Carpedine
Riguardo il Marinoni spilorcio... mi sono accorto subito dopo aver pubblicato (come al solito!) dell'ultimo periodo dal soggetto incerto. Si capisce chi taglia la fetta d'anguria? Il Marinoni o il ragazzino? Io l'avevo chiaro in testa, ma forse per il lettore non è così lampante (colpa mia ovviamente)... Però apre il finale a due interpretazioni diverse, e questo non è affatto male! Ciao Carpedine! E grazie delle tue critiche feroci:-))
P.S. - Carpedine, non credo che Gianpaolo abbia una "identità blogghettara"... vero?
Ieri ho mangiato un'anguria dolcissima, sicuramente l'Anguria dell'Anno!
L'avviso riguarda però coloro i quali evitano di firmarsi non per dimenticanza, bensì per ragioni oscure che non sono giustificabili né comprensibili.
di Carpe
Rossella, china su Luciano, gli infilava disperata le dita sino in gola. Alle sue spalle, udiva le grida isteriche della suocera che, mani levate al cielo, ripeteva ossessivamente il nome del figlio e i singhiozzi delle ragazze che stavano a guardarla mentre ordinava, perentoria e folle, a suo marito steso a terra, occhi rovesciati a mostrare il bianco, di respirare. Respira, Luciano, respira. Poco prima stavano tutti seduti attorno al tavolo bianco, sotto l’ombra del cannucciato, a mangiare godendosi il venticello di levante. Rossana si stava rilassando dopo una mattinata trascorsa all'insegna del nervosismo legato al sopraggiungere della fatidica settimana di coabitazione con la suocera presentatasi, puntuale e garrula, con la gabbietta del canarino al seguito. Non che avesse nulla contro la dolce vecchietta, seppur fastidiosamente sorda, ma le era intollerabile la sua inarrestabile logorrea, acuta ed autoreferenziale. Lei parlava e lei si sentiva, lei domandava e lei si rispondeva, tuttavia era necessario assentire con la testa o sorridere o fare la faccia opportunamente compunta, a tono con la conversazione. Una cosa, questa di condiscendere per cortesia con l'interlocutore che, se già le era pesante sul lavoro, diventava insopportabile quando era nel pieno godimento delle sue legittime ferie. Giunti alla frutta, una dolcissima anguria rossa, ghiacciata al punto giusto, l'atmosfera rilassata del pranzo familiare si era fatta addirittura ilare con Giovanna, la maggiore delle sue figlie, che raccontava un divertentissimo episodio accadutole la sera prima, in un pub. Suo marito rideva di gusto e mangiava con altrettanto piacere, quando improvvisamente cominciò a tossire. Continuava a ridere, ma poi sgranò di colpo gli occhi e si portò le mani alla gola. Rossella, incredula, realizzò che Luciano stava soffocando e mentre tutti loro gli si facevano intorno sgomenti, lo vide cadere lungo per terra e sbattere violentemente la testa. La sua mente, attonita, sperimentò in quei momenti convulsi, due realtà temporali parallele ed aliene. In una, frenetica e angosciata, tentava con forza di aprirgli la bocca per provare a recuperare quel maledetto pezzetto di melone andato di traverso. Nell'altro, lucida e calma, riandava al ricordo di un racconto letto decenni prima sul Readigest' in cui la protagonista salvava la vita in volo ad un altro passeggero facendogli una tracheotomia con una vecchia penna Bic. In questa realtà, con freddezza, cominciò ad elencare, per poi scartarli velocemente, nomi e volti di amici che potevano venirle in aiuto e a cercava alternative a quello che la sua mente cominciava, pian piano, a prospettarle: una futura vita da vedova. Poi i due mondi si fusero e qualcosa, dentro di lei, prese ad urlare con forza. Suo marito stava morendo. Per quanto incredibile fosse, in quella luminosa giornata di luglio, su quelle calde mattonelle del patio, davanti a quegli oleandri mossi dalla brezza leggera del mezzogiorno, lui moriva e lei non poteva nulla. Rossana iniziò a dondolare. La testa di Luciano stretta tra le braccia.
The end
Un popolo di scrittori in erba con una sviluppatissima vena sadica...firmato Carpe, sempre più convinta di aver bisogno di una badante...Anzi! Di "un" badante, magari di nome Olaf, occhi azzurri e sistema muscolare adeguato alle necessità di una povera svampita..........;-))))))))
P.S. : ah, naturalmente grazie anche a chi il racconto lo aveva inviato in precedenza.... avrò dimenticato qualcuno? speriamo di no!
Un saluto a tuttiiii!! elliy :))
P.S. - nei rari casi in cui ne compro una intera, la taglio nel verso più adeguato perchè entri agevolemnte nel frigo :)
P.S. 2 - e non la mangio mai "gelata"!
Livia R
Devo trovare una scusa. Devo assolutamente escogitare il modo di tirargli un bidone stasera.
Troppo in fretta ho accettato di uscire con N. Mi è andata in malora tutta la strategia.
Così non va. Rientrare nei ranghi. Con lui e con la dieta. Colazione: una pesca.
Pranzo: una galletta di riso. E tanta acqua. Senza bollicine.
Cena: la mia amata fetta di anguria.
Non mollerò questa volta.
Perderò 5 chili.
Devo.
Devo tornare ai miei quarantadue. Anche quaranta se posso. Non sopporto di vedermi così.
Il lardo mi esce da tutte le parti. Mi faccio schifo. Mi sento a disagio, stasera non esco!
Ma non perché mi sento a pezzi e sono grassa. Perché non devo sgarrare.
Devo rispettare la strategia. Devo inventarmi un impegno.
E deve essere credibile. Oddio. Che cosa gli dico?
La mia fetta d'anguria: devo vedermi con lei.
È la mia migliore amica.
Soda. Gelata.
Perfetta.
Con le goccioline d'acqua che le scivolano addosso come quelle modelle, nelle foto. Bellissime.
Beate loro. Come le odio. No: è me stessa che odio. È questa, è questa la strategia.
E stavolta la seguirò perfettamente. Vietato sgarrare. Non come con N.
Avevo programmato tutto. Avrei fatto finta che mi interessasse.
Ma solo per far ingelosire V. È lui che voglio.
Per questo esco con il suo amico N.
È fico anche lui. N.
Ma V. di più.
Molto.
Ho detto a N. che sarei uscita con lui solo per far ingelosire il suo amico. Gliel'ho detto in faccia.
Ha risposto che almeno sono stata onesta. Invece sono stata furba. Perché N. è carino.
Molte ragazze vorrebbero uscire con lui. Ma io ho sbaragliato la concorrenza.
Gli ho fatto capire che voglio un altro. Così mi ha chiesto di uscire.
La strategia trionfa sempre, nessuno vince contro di lei.
E nemmeno contro di me se saremo alleate.
Sarò al sicuro. Vincerò io.
Sempre.
Adesso devo tirare il bidone a N. perché non voglio vederlo stasera. Ma senza che lo sappia V.
Sennò mi frego con le mie mani. V. deve credere che mi piaccia N. ancora per un poco.
Qualche giorno. Così avrò il tempo di perdere i maledetti chili e sarò perfetta.
Per lui. Anzi no, per me. Per essere più serena.
Mangerò solo anguria. Gelata.
Devo trovare una scusa.
È arrivato un sms.
È lui.
N.
"Non posso uscire stasera. Dopo palestra con V. siamo andati a mangiare anguria. Era FREDDA!
Sto male, mi disp tantissimo, prometto usciamo domani se vuoi, scusa scusa scusa!"
Scusa. Solo una scusa. Addio strategia. Adesso mangio tutto. Spezzo il digiuno.
È la mia vita, è spezzettata, va a zig zag. Come un fulmine. Come me.
Come il mio peso, come la mia volontà. Come sempre.
Dal baratro alle stelle. E ritorno. E riritorno.
E ririritorno e riririritorno, all'infinito.
Fino alla fine.
Ho già letto alcuni degli altri racconti, appena mi daranno una attimo di tregua (sento un "hu hu hu HA HA HAAAAA" in lontananza) proverò a commentarli.
Besos
Chi sono V. e D.? mah. Forse tutto sommato non è fondamentale, l’importante sarebbe sapere chi è la protagonista. Ho scritto questo racconto dopo aver letto alcuni blog di cui avevo sentito parlare: ragazze con grossi problemi di anoressia, bulimia eccetera che scrivono le loro “esperienze” su internet. Purtroppo questo pezzo sembra quasi comico “Un po’ alla Bridget Jones” mi ha detto qualcuno in altri lidi. In realtà, in una ragazza (ragazzina) che mangia solo tre pezzi di frutta in un giorno perché vuole a tutti i costi arrivare a pesare quaranta chili è una tragedia che non ha niente a che fare con la trentenne bionda, imbranata ma simpatica, e i suoi lieto fine. Dal testo si dovrebbe capire che pesa già 45 chili: la mania della dieta è da associare alla quella volontà di controllo, di strategie, di non farsi fare del male (mentre è lei stessa la prima a non trattarsi bene per niente).
I paragrafi con quella “forma” dovrebbero avere un doppio significato: a me ricordano un coltello (anche a te forse, o almeno lo hai nominato, qualcosa vorrà dire) , volevo simboleggiare la facilità con cui le ragazze come la protagonista si feriscono o vengono ferite. E poi quelle righe lunghe lunghe che si accorciano man mano fino quasi a sparire, per poi slanciarsi di nuovo e scemare, e ripartire eccetera, mi danno la stessa sensazione che ho avuto leggendo i loro “diari”: grandi slanci, grandi propositi (“Oggi non mangio! Solo tre pesche! Devo resistere, voglio essere perfetta!”) che poi si affievoliscono, si spengono, entrano nella disperazione per un nonnulla (“Ho mangiato un panino con la nutella, mi odio, sono una m…, vorrei morire”)
Livia
In bocca al lupo CONCORRENZA! :-)
adesso
che
ho
imparato
ad
andare
a
capo
tze
chimmefermammè???
La Redazione di Tuttiscrittori.
PS probabilmente però sarò latitante per tutto il mese: ho una piccola ospite di 10 anni che sta assorbendo tempo nergia PC, eccetera. LiviaR
Ciao :-)
Renata non te la prendere per gli anonimi in fin dei conti hanno inserito un racconto, non una parolaccia.. forse gli manca un pò di coraggio, quello di sapersi mettere in gioco, di saper accettare le critiche..o forse non hanno un ID idoneo per il blog e non vogliono crearlo... certo è che come Livia almeno potrebbero mettere una firma.. :)
Fatto salvo che si valutano testi e non persone né account, si potrebbe pure, in straultimissima analisi, prendere in considerazione i brani anonimi [ribadisco: straultimissima analisi, ammesso e non concesso ect ect] il fatto è che gli elaborati in questione sono davvero ingiudicabili tanto sono mal scritti (ne possiamo parlare dato che non saranno presi in considerazione ai fini del gioco)quindi, alla fine della fiera, di sforzo (se vogliamo chiamarlo così) vano trattasi.
Se però li volessimo recuperare analizzandoli nei loro difetti per imparare ad evitarli, allora diventerebbero di comune utilità.
quando volete andare a capo in fine periodo inserite
e andate a capo normalmente.
Quando desiderate saltare una riga a inizio paragrafo inserite entrambi i tag sempre a fine periodo, ovviamente. Ciao :-)
Comunque non mettetevi in ansia per gli "a capo", come giustamente dice Nic. Postate e a decifrare ci pensiamo noi :-))
se tanto brava a scrivere e a dare consigli nei testi, quanto confusionaria nel spiegare HTML ...
però apprezzo la tua buona volontà.. :-)
ma devo assolutamente provare la storia degli "a capo".<pr> Vediamo se ci sono riuscito.
<pr> la storia degli a capo.
<pr> Alessandro.
corso HTML online
ciaoooo ;)
<pr> l'hai indicato tu, qualche commento sopra, per lasciare una riga.
Vabbè che fa tanto caldo ma mettiamo fine a questa storia.. ;=))
ALessandro.
fu l'indicazione justa agli scribanti concorsivi ansiogeni di a capo. Promettonsi tralasciare fino de hora il preoccupante busillis. E altresì giuransi di collocare le mie stanche membra in su la groppa di destriero, ovveroessia darmi all'ippica.
The end.
ciao, gf
di Diem (alter ego, quasi come in Dorian Gray, di Carpe)
L’articolo sulla rivista “Belle fuori e levigate dentro” dal titolo “Come essere bio ed appetibili per un lui a dieta da carboidrati” era chiaro. La maschera “Paris Hilton” doveva essere applicata con fede assoluta e lei poteva definirsi tranquillamente una “credente”. Allo yogurt bisognava aggiungere della polpa di anguria gelata e poi mescolare con del miele. Quindi, gambe all’aria, aspettare che l’intruglio facesse effetto. Barbara che aveva deciso di concedersi anche un impacco all’olio di oliva, indossò pertanto la maglietta piena di macchie che sua madre aveva definito una “allucinazione da LSD”, avvolse i capelli nella pellicola trasparente e si distese, concentrandosi sull’oggetto delle sue brame. Il ragazzo in questione era simile all’ uomo della pubblicità che “non deve chiedere mai” e gli sguardi che le scoccava sembravano provenire da sotto il cappello a falde larghe di Marlboroman. Spesso se lo sognava con indosso un costumino bianco e insieme ondeggiavano su di un canotto tra due faraglioni. In talune occasioni lui sussurrava “Baby, se tu hai un problema, io potrei essere la soluzione”. Questi erano solitamente sogni piuttosto infuocati. Agli occhi di Barbara aveva un solo difetto: si chiamava Pasquale. Non ricordava nessuna trama di film, nè canzone con un riferimento a quel nome. L’unica cosa che le veniva in mente era Totò, mentre prendeva schiaffoni da uno che lo chiamava Pasquale e non se la prendeva perché lui, “mica era Pasquale!”. Pur di sedurlo Barbara aveva adottato il metodo “Greta Garbo” ritenuto dalle sue amiche assolutamente infallibile. Esso si sostanziava in atteggiamenti di finta indifferenza, in comportamenti finto disinteressati e prevedeva anche l’invio di messaggi subliminali con mani che accarezzavano i capelli e sguardi assassini da “ Baby, com’è che non mi stai ancora baciando?”. Pasquale mostrava chiari segnali di cedimento strutturale e quella sera Barbara sperava di sferrare l’attacco finale.Il trattamento tuttavia non dava l’ agognato relax, indispensabile alla perfetta levigatura dell’epidermide. C’era caldo e lo yogurt le scendeva lento dietro le orecchie. Ciocche di capelli, gocciolanti olio, univano il loro effluvio con quello dolce dell’ anguria ed iniziò ad avere nausea. Sentì l’irritazione montarle dentro, quasi come Meryl Streep in “She, the devil”. E fu per questo che, quando il campanello suonò, andò ad aprire come una furia d’inferno. Si concesse persino un - Ma chi camurria è? che fu udito fino al settimo piano. Davanti ai suoi occhi, sul pianerottolo, c’era Pasquale che, come George Clooney senza Martini, la guardava in silenzio. Poi, appena realizzò chi fosse colei che stava interpretando la parte del Mostro della Laguna Nera, per di più affetto da una forma repellente di peste cocomerosa, scoppiò in una risata che travolse ogni velleità da Ava Gardner della ragazza. Barbara realizzò come non vi fosse alcuna tenda di broccato cui aggrapparsi per dare dignità alla sua disperazione di ex “femme fatale”.
P.S. - ma che nick relax-ante hai scelto! (battuta scontata, lo so, ogni tanto mi capita!). ciao :))
(una co-produzione Elly - BobSaintClair - un raccontino per le sere d'estate...) *************************** -Fallo tu – le ordinò il Conte Bob appoggiando il coltello sul tavolo e gettando via il suo mantello nero – ho voglia di cambiare, stanotte.
cliccate, ascoltate ... e tremate!!- Allora lasciami sola un momento, esci, ti prego.
Il Conte le fece un inchino:
- Sbrigati, ne ho bisogno Miss Elly – sussurrò strizzandole l’occhio, con uno scintillante sorriso.
Arretrò di 13 passi, spense la luce, che lo abbagliava, e si accomodò sulla veranda.
Accese la penultima sigaretta della giornata, la dodicesima, e sbuffò una nuvola di fumo verso la luna piena.
La stessa luna che attraverso la grande finestra illuminava Elly, ancora immobile davanti al coltello.
- Préparati – le aveva ordinato al mattino.
Era tornato di nuovo, il Conte, come ogni anno, nelle notti di plenilunio, in estate: sempre più esigente, vorace.
Era arrivato puntuale la sera, bussando con i due soliti calci, robusti.
Lei aveva aperto la porta e lui era entrato con passo sicuro, un pesante involto tra le braccia, che aveva appoggiato con cura al centro del tavolo: la sua anguria ghiacciata.
- Tredici chili, perfetta!
- Sembra più piccola questa...
Lui si era voltato, durissimo:
- 13 chili! Non è mai stata più piccola. Mai.
Poi le si era avvicinato con fare insidioso, sfiorandole il collo, due parole all’orecchio.
Ed ecco Elly di fronte a una novità: doveva essere lei, questa volta, a tagliarla in tredici fette.
Improvvisa, un’idea!
Afferrò dunque il coltello e cercando di pensare e contare nello stesso tempo, cominciò a tagliare, tagliare, tagliare: 14! Ne prese una e la infilò nel freezer, disponendo le altre su un piatto: tra il buio, la sete e la tensione erotica il Conte non se ne sarebbe accorto.
Lasciò scivolare una spallina.
- Bob! E’ pronto!
La luna risplendeva a tratti su quei canini aguzzi che affondavano avidi nella polpa rossa e succosa e senza interrompersi continuavano ad azzannare, divorando tutto, bucce comprese.
- Ancora!
- E’ finita – e giù l’altra spallina.
- Finita? Uhm... va beh.. – e il Conte già allungava una mano.
- Aspetta – ed era andata di là.
Era tornata con i capelli sciolti e due gocce di profumo francese sul cuore, quando i primi conati già scuotevano il Conte.
- Vieni, alzati – lo invitò lei, lasciando scivolare il vestito.
Ma lui stentava, barcollando e ricadendo a sedere:
- Non... non... – rantolava, vomitando semi e pezzi di anguria.
- Alzati Bob! – gridò lei.
- Io non...
- Che sta succedendo, Conte Bob? Stai male? Ti è forse mancato qualcosa?? – ghignava.
Un lampo negli occhi di lui:
- Ma che stro... – ultime sillabe, prima di crollare con la testa nel piatto.
Lei sorrise.
Aprì il freezer, mise la fetta di anguria gelata su un piatto e uscì sulla veranda: aveva tempo e voleva godersela piano. Il Conte non sarebbe tornato, mai più.
Accese finalmente per sé la tredicesima sigaretta, rimasta in attesa sul dondolo, e sbuffò nuvole di fumo verso la luna piena.
La stessa luna che illuminava anche Bob, in piedi, immobile alle sue spalle. Sporco di vomito e anguria e molto, molto arrabbiato... --------------------------------------------------------------- elliy
Orbene sappiate figliuola Elliy e figliuol ConteBob, alcuni critici di chiara fama e illuminata fame storceranno il naso; invero pochissimi ché la canappia han già provveduto a regolargliela altri scrittori a colpi di nocche, orbene frateli e sorele codesto brano piacquemi assai già fin dal lontano 1977, la prima volta letto nel letto del celebre conte Bob, ante nato dell’attuale diskgiochei al quale virtualmente consegno, e con lui alla bella Elliy, meritato mazzo di fiori di Bach.
Il testo mi ha messo i brividi, ma lo tenevate in frigo assieme alla fetta d'anguria? Mai dare le spalle a Bob.. ma sopratutto mai mettersi nelle mani di elliy!! Povero Bob (una pasticchetta di Plasil?)
Mi domando se nel racconto Renata era il coltello, e Gianfranco il cocomero... ma questo è un dubbio che forse dovrò tenere!!
No No.. mi riferivo alla serie di post in aramaico che ne sono seguiti!! Non è che c'ho capito molto!!
Ma siete grandi (Tanto di Cappello!!)
:))))
La maglia con scritto El Ciula è posata su spalle...come dire...spalle. Eddai che è facile scoprire chi è El Ciula (o il suo e-mulo)
Per chi indovina un bacio virtuale dato dallo stesso Ciula...aiutino: mica deve essere per forza maschietto...
SEI TUUUUUUUUUUUUU!!!! Cosa non si fà per un bacio virtuale!!! :))
Tieni conto: è un bacio virtuale e malese, non so se mi spiego: malese! praticamente il massimo. Solo El Ciula è in grado di rifilar.. un bacio ehm...di baciare malese.
SMACK!
Che dici col mal di schiena che ho oggi si può fare, o è azzardato? :)))
Quindi: col mal di schiena che hai oggi si può fare, con quello che avrai domani anche, con quello che avevi ieri bisogna consultare il Papiro dei Belandi e aspettare il responso dell'oracolo che ti verrà recapitato a domicilio dal mago Do Nascimiento in persona travestito da Wanna Marchi per ovvi motivi di ordine pubblico, sicurezza stradale e certezza matematica.
L'orologio nella vetrina dice 7 giugno ore 20,02.
Un bel negozio quello a piazza Po.
Orologi.
Di qualità.
Clientela numerosa, gli orologi sono oggetti che si vendono in tutte le stagioni, prezzi adeguati.Si chiude alle 20,00 e la cassa esplode di contanti, ma il cassiere non porta via l’incasso in banca, hanno la cassaforte in negozio e fino al giovedì li lascia sempre lì i dané, così il venerdì mattina porta il tutto alla filiale del Credito Cooperativo all’angolo.
E li porta a piedi, i soldi, la banca è a 200 metri di distanza e la guardia giurata viene incontro al cassiere a mezza via.
100 metri per agire.
100 metri di asfalto liscio come l’olio.
Una volata.
Quelli della banda di S. Vittore se la sono studiata per bene la cosa, per due mesi: appostamenti, rilevazioni di orari, frequenza dei clienti, tutto nei minimi particolari. E hanno deciso: venerdì 8 agosto scoccherà l’ora x.
L’orologio nella vetrina dice : 8 agosto ore 9,45.
Eccoli lì: appena il cassiere spunterà sulla porta sarà uno scherzo da ragazzi.
Tutto studiato scientificamente: il Pantera correndo scippa il cassiere, non per niente lo chiamano il Mennea di S. Vittore, al Pantera. Ha uno scatto bruciante e su quell’asfalto volerà, poi nell’attimo di confusione successivo salterà sul BMW in moto con alla guida il Mario, che lo chiamano Airthon per quanto ci sa fare con le auto, si recupererà al volo Occhio di lince che è a fare il palo davanti al negozio per segnalare l’uscita del cassiere e via in Svizzera, chi li prende più!
Occhio di lince si è tolto il berretto: è il segnale!
Airthon mette in moto e si avvia pian piano lungo il marciapiede, Pantera sbuca dall’angolo del palazzo…ecco, il cassiere esce, fa una decina metri, e in quel momento scatta il Pantera: vai Mennea, vai, tifano col cuore Airthon e Occhio di lince, vai!!!
L’orologio nella vetrina del negozio dice: 8 agosto ore 10,15.
Il commissario di polizia sta parlando con il proprietario del negozio:
‘ A quanto ammontava l’incasso?
‘ 225.000 euro, una bella sommetta!
‘ Beh, allora mi permetta di dirle che io al suo posto farei un abbonamento annuale al chiosco delle angurie al gelo qui di fianco, perché se non c’era quella buccia di cocomero per terra me li salutava, i suoi 225.000!
Ciao;-) Gianpaolo
Magari Snoopy lo salverà... o sarà forse la magica energia che si sprigionerà dal cocomero una volta che si schianterà sulla sua faccia?? vedremo... Ciao Gianpaolo! elliy :)
(una co-produzione Elliy - BobSaintClair - con la partecipazione straordinaria del nostro Gianpaolo! un raccontino per le sere d'estate)
ATTENZIONE: consideriamo come III parte quella inserita da Gianpaolo con il commento del 22.8.08 - ore 17:17 (coincidenza?)...
**************************** Aprì il garage e trovò la Twingo parcheggiata di traverso, come al solito. Lasciò la Maserati sulla strada e, ancora dolorante, si precipitò furente in casa. Aprì l'uscio giusto in tempo per sentire un terribile cozzo: il cocomero si era appena schiantato sulla faccia di Bob!
- Siamo alle solite! – gli urlò – Hai rovinato un'altra maglietta della redazione e guarda in che condizioni è la cucina! Basta con questi giochetti erotici del c…! Non ti sopporto più, più!
Lui aprì piano piano un occhio, poi l'altro: l'effetto del cocomero – tra quello ingurgitato e quello spiaccicato sulla faccia - era stato salvifico e rigeneratore, come sempre. Si rialzò con un po' di fatica, appoggiandosi al tavolo, attento a non scivolare sui pezzi di anguria sparsi intorno. Si sfilò il coltello dalla pancia e lo pulì con un tovagliolo. Poi si tolse la maglietta:
- Magari con un po' di candeggiante e una cucitina può tornare buona per la prossima volta…
- Prossima volta?? Dobbiamo rifare tutta la sceneggiata? E come ti è venuto in mente di metterti quegli stivali da cavallerizzo, eh?? - era paonazza, furibonda.
- Ma sono quelli di…
- Di tuo nonno, lo so lo so! Conosco la storia e infatti è tutta colpa sua.
- Ah no! C'entra qualcosa anche quella finta bacchettona di tua zia, hai presente, si?
- Non parlare di mia zia, eh?
Erano faccia a faccia, vicinissimi: arrabbiati, sporchi e sudati. E improvvisamente…
- Miss Elly, la notte sta per terminare, non sprechiamo… - e la avvinghiò.
Lei lo sentì, imponente. La citrullina era entrata in azione!
- Conte Bob…
Le mancò il fiato e si lasciò trascinare giù, sul pavimento.
- Adoro questo tuo profumo francese… - sussurrò lui, insinuandosi.
- Lo so … - sospirò lei, invitandolo.
Ma, proprio in quel momento, il primo raggio di sole scintillò nella stanza, con un bagliore inopportuno.
- Conte Bob?
Non c'era bisogno di altre parole, né di perdere ancora tempo.
Lo scansò bruscamente e si rialzò.
Prima di uscire sbattendo la porta, andò di là e mise su un disco:
clicca qui e ascolta... *************** elliy
Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima, che trasmettono senza mentire.
Dicono sia importante la sensazione che si ha di una persona guardandola negli occhi.
Secondo Piero è un po’ come fare il tassello ad un’anguria, che parte dalla scorza ed arriva al cuore.
Insieme ad Aldo montavamo palchi e quell'anno c’ era da andare a Positano dove si teneva il concorso internazionale per giovani modelle "New Model Today".
Con noi anche Piero ed il suo chiosco di angurie. Succose fette con la buccia intarsiata; rose bianche e rosse immerse in grovigli di foglie verdi ... un artista Piero. Avevamo anche coniato uno slogan in suo onore “Da Piero il tricolore vero”.
L’allestimento del palco era a buon punto quando un gruppetto di persone vi si fermò proprio sotto.
Io stavo fissando delle assi e complice la musica di sottofondo ballicchiavo mentre lavoravo. Mi chinai per sistemarne una e quando mi rialzai lo feci compiendo un giro completo del corpo con le dita ad indicare una persona quando il giro finisce, praticamente una piroetta con dedica!
Le mie dita si fermarono su una biondina sui 17 anni che mi guardava e quella dedica sembrò fatta apposta. Sorrise e ricambiai; aveva degli occhi splendidi ed uno sguardo venato di tristezza che lo rendeva ancora più magnetico. "Cosa nascondi ?" pensai.
Incrociammo di nuovo lo sguardo proprio da Piero. Durante una pausa prove incuriosita dalle angurie si era avvicinata.
“What is this, watermelon ?” disse, ma non era sicura capissi.
“Yes watermelon … repeat with me cocomero.” risposi sorridendo.
“Kokomero” replicò.
“Great, do you like a slice of it?” ... sorpresa acconsentì con entusiasmo.
Andai da Piero per una fetta di anguria gelata; gli chiesi la più bella e buona che avesse, anzi due.
Parlammo un pò con una intimità non comune come i suoi occhi. Mi raccontò anche della sua infanzia, di quante volte fù lasciata spesso sola dai genitori, del collegio a 13 anni e della morte del padre alcolizzato a 15 ucciso dalla moglie (sua madre) per legittima difesa.
Ecco cosa celava il suo sguardo e lo sguardo non mente mai.
La sensazione era di trovarmi di fronte una ragazza speciale, sensazione che presto divenne una certezza.
Quella ragazza vinse il concorso, ricordo che durante una uscita sul palco fece una piroetta con dedica. La riconobbi qualche anno più tardi in un famoso spot pubblicitario.
Le immagini sono in bianco e nero; alla bellissima bionda che si sta alzando dalla sedia per andarsene sdegnata da un finto “Onassis” le si impiglia un filo della gonna di lana all’angolo del tavolino. Questa si disfa inesorabilmente man mano che lei si allontana, regalando un panorama indimenticabile.
Oggi potrei dire che andava incontro al suo futuro a grandi passi, lo aveva scritto negli occhi già da allora che era una ragazza speciale! Lauro
sto provando e roprovando (accademia del cimento)
ma troppo citrullina rincitrullisce....
meno male che la stagione delle angurievolge al termine....
(proposta di Sabinferraris)
Elly, novella Thelma, scese in strada infilandosi un golfino e salì sulla Maserati.
Due chilometri appena ed era sotto casa di Lucia... o Luise, che dir si voglia, sua compagna di avventure o più spesso di sventure Due colpi di clacson... oddio erano da poco passate le sei! Ma Lucia capì: chi altri poteva essere se non lei? Si affacciò mezza discinta: - Al citofono! - strillò.
- Dai Lucia, scendi, andiamo.
- Elly! ca' combinato?
- L'ho piantato !
- N'atra vota ? e datte 'na calmata , figlia mia!!!
- No basta! Dai scendi...
- Ma tu si scema! proprio ora? lo sai che stavamo affà ??
- E porca miseria!!! E non ti lamentare poi.... Vabbe' ho capito, scusa.
Elly rientrò in macchina, aprì il suo pacchetto con 13 sigarette, ne accese una, sentì un senso di nausea... la buttò dal finestrino ancora intera. Accese l'autoradio ed andò. Senza Lucia non sapeva nemmeno lei bene dove ed inoltre i pensieri le avrebbero corroso il cervello...
Imboccò la superstrada, cominciò a correre, poi, dopo un sorpasso azzardato, rallentò di botto. Ci teneva e come alla propria vita: nessuno gliel'avrebbe tolta o rovinata.
E andava, andava...canzone dopo canzone, sigaretta dopo sigaretta.
Guidò dall'alba al tramonto, come in un film, poi scese la sera....e scese vertiginosamente il numero delle sue sigarette. Avvertì la fame per la prima volta.
Non si rese conto neanche dove fosse, vide lontano un'insegna luminosa, si avvicinò: "Dal Conte - Trattoria - cucina casalinga - Nuova gestione". Fermò l'auto.
Entrò esausta nel locale, si sedette o meglio si accasciò su una sedia ad un tavolo quasi centrale.
In un angolo due camionisti, unici avventori presenti nel locale, si apprestavano ad andar via.
Lei si prese la testa tra le mani e restò immobile così, per un tempo indeterminabile.....
Sentì dei passi ... qualcuno le si avvicinò.
Lei alzò lo sguardo verso il tavolo: un enorme piatto con tredici fette di anguria rossa campeggiava nel mezzo!
Un brivido le percorse la schiena e guardò istintivamente fuori, oltre la finestra: l'unica luce esterna illuminava ora una Twingo...
Trasalì, ma non fece a tempo ad alzarsi: una mano le afferrò il braccio e una figura a lei ben nota si stagliò al suo fianco: - Gradisce qualche fetta di anguria, Miss Elly?
Il Conte fece qualche passo indietro, diede un calcio con la punta dello stivale al un vecchio juke-box e tornò a stringere con ancora più forza il braccio di Elly: - Togliti questo giacchettino - disse lui - Ti sta malissimo.
Elly guardò ancora oltre la finestra: la luna sembrava ancora piena.
La musica partì nel silenzio della sala:
ascolta
Qualcuno, da fuori, osservava la scena, in attesa....
Fine V parte... continua... si spera... *un grazie di cuore a Miss Elly per avermi invogliato, convinto ed aiutato con i suoi preziosi suggerimenti)
Le pulizie in redazione a primavera !!!! mi sa che con superpoteri o no, qui ci toccherà rimboccarci le maniche....
Questa donna pare che non voglia abbassarsi ai lavori umili....
Invece di una passata di straccio non si potrebbe dare una passata di mantello...visti gli strapoteri?
Grazie della tua partecipazione e del tuo metterti in gioco, ci fa molto piacere coinvolgere nella scrittura - e nella lettura - i nostri amici: sappiamo che oltretutto può essere molto divertente :)
Se accettare questa V parte non sappiamo... sarà un sì soltanto se qualcuno vorrà continuare o concludere... coraggio su, cercasi volontariii!!!
E a proposito: chi c'era dietro quella finestra a spiare, in attesa? E in attesa di che? uhm.... il mistero si infittisce... ciao! elliy
Poi: "Due chilometri appena ed era sotto casa di Lucia…": due chilometri appena, di cosa? O da cosa? Due chilometri percorsi, evidentemente, ma se non metti un verbo a sostenere la frase, la medesima in piedi non sta.
Ancora: "Due colpi di clacson…oddio erano da poco passate le sei!": anche qui quale è il raccordo tra i colpi di clacson e l'ora? – "Ma Lucia capì…": beata lei, perché qui chi legge è confuso assai. Non che sia incomprensibile, ma è male espresso e in prosa tutto ciò che è male espresso non funziona.
Ciò che segue, ossia il dialogo, non va bene: il dialetto e/o comunque frasi che non siano in italiano richiedono penne molto molto allenate, chi inizia e ha, per forza di cose, poca dimestichezza, deve limitare al massimo pseudo virtuosismi di vario genere, quelli li lasciamo ai Gadda.
[Elly rientrò in macchina, aprì il suo pacchetto con 13 sigarette, ne accese una, sentì un senso di nausea... la buttò dal finestrino ancora intera. Accese l'autoradio ed andò.]
"Accese l'autoradio e andò.": tutt'al più: e partì. Il punto tronca la frase e il lettore si trova come se percorresse una scala e ad un certo punto mancassero gli scalini.
[Guidò dall'alba al tramonto, come in un film, poi scese la sera....e scese vertiginosamente il numero delle sue sigarette.]
Ecco il secondo errore di cui ho parlato poc'anzi: “dall'alba al tramonto, come in un film". Stesso discorso per Thelma e Louise, anche se potrebbe passare dato l'articolo inderminativo, però confonde, meglio dire: Guidò dall'alba al tramonto. E fermarsi lì, perché l'indeterminativo potrebbe supportare anche una favola, una canzone, ect. ect. Anche l'aggiunta di "poi scese la sera" è inutile, se ha guidato dall'alba al tramonto è ovvio: dopo il tramonto c'è la sera. Ti giungano il mio saluto e l'incoraggiamento a proseguire in quella meravigliosa avventura che è lo scrivere e... a disposizione! Ciao :-)
ecc. ecc., ora ho bisogno di riprendermi: vado in vacanza per una settimanella va! tanto per smaltire lo stress :))) Ma... si parlava di mettersi in gioco: che ne diresti di qualche osservazione sul tuo testo? lo so che dirai di sì (a questo punto come fai, mica puoi tirarti indietro, il Conte Bob ti fulminerebbe!) e quindi ti affido alle amorevoli di cure della nostra Renata! vai René: è tutto tuoo!!! io vado al mare, anzi in montagna, anzi in città! ciaoooo! elliy
P.S. - intanto si accettano sempre volontari per eventuale seguito della storia :))
oramai mi sento in casa da voi.
ma qualcuna di cui non faccio nome, ma che comunque se la squaglia e se ne in vacanza, mi dice che prima devo passare sotto le forche gaudine del tuo giudizio...
eccomi... pronto....vai !!!
(mi allacciandomi al racconto di Sabinferraris)
Le luci della sala si erano accese da qualche attimo, ma Smil e Renè erano ancora seduti uno accanto all’altra nella saletta di quel cinema di periferia, aspettavano che defluisse il pubblico, e ancora ragionavano su quel film, un remake del Conte Drakula il Vampiro in chiave ironico moderna, una storia di sangue ed anguria senza ne arte ne parte.
L’avevano capito subito che era una pessima pellicola, ma era stata la scusa per uscire per la prima volta assieme e per iniziare a conoscersi.
Smil: sempre con quel sorriso sulla bocca, con i modi bruschi e un po’ rozzi, continuava a parlare velocemente senza smettere di mangiare i pop corn, ne aveva preso un secchio gigante, ed i semi di mais, oltre che in terra, erano anche ampiamente distribuiti sui pantaloni, sulla camicia, e qualche semino si intravedeva su quei denti sempre in movimento.
Renè: curata nei vestiti e nei minimi particolari, molto più giovane di lui, si esprimeva in un italiano perfetto privo di inflessioni dialettali, sempre attenta nel formulare la giusta frase, si stava chiedendo cosa ci stesse facendo lì con quello zoticone.
Lui, con la bocca mezza piena: bah, non ci sono più i film di una volta!
Lei, con sguardo disgustato: non dire banalità almeno..
Lui, mentre cercava di togliersi i semini dai denti: ma questa storia non sta in piedi, i personaggi sono contradditori, ed hanno pure sbagliato le citazioni.
Renè alzandosi di scatto, uscì per fumarsi una sigaretta.
Smil la raggiunse dopo l’ultima manciata di pop corn, e ingenuo, avrebbe voluto tentare con una battuta, un approccio.
Lei con viso paonazzo: Ma che fai? Accompagnami in redazione, che abbiamo perso pure troppo tempo, ho del lavoro urgente da fare, inserire un post nel blog, correggere i testi, verificare i messaggi, lo sai che Elliy è in ferie, e tocca fare tutto a me!
Lui sbuffando: va bene, ma domani andiamo usciamo di nuovo? Ti porto a mangiare una bella fetta di anguria gigante al Pincio!
Cosi salgono in macchina, Smil inserisce la chiave nel cruscotto e sta per fare marcia indietro quando esclama: ma che diavolo, e questo chi è?
Una twingo di traverso impedisce loro di andare…
------------
Un saluto a tutti.....a chi sta in ferie e chi è qui al chiodo a faticà (ma elliy quando torna?).... :))))
Smack!
Si vuò lu commento mio a lu testo tuo, fai dimanda in carta bollata alla redazzione di todos escritores, po' da esse' che niun paio de mesi arivi.
Comunque sono andato a prendere il valore bollato e resto speranzoso!!!
Magari me lo commenti domani al Pincio, non avevamo un appuntamento a base di anguria?
Il baffo ké donnabaffutasemprepiaciuta e donna spakka Maroni sempre piaciuta a Veltroni. Ciau beddu.
Prima che la storia finisca a lupara pe mia, riparo voglio portari..
ascolta :))
ma la twingo ...e se fosse
che il conte Bob non fosse
poi così fesso e disattento
e se fosse che quella twingo
non fosse lì per caso
e se fosse opportuno cogitare
anzi meglio tremare
e deglutendo le giugulari preparare
ché il più lesto canino dell'agro pontino
potrebbe aver voglia di uno spuntino
---- su orsù ricomponetevi prima che elly torni e il conte si arrabbi per davvero
"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)
baciozzi da Mec
La stagione delle angurie è praticamente finita
Il mio "melonaro" ha svuotato la sua bancarella dalle angurie
e l'ha colmata di fichi d'india
Ieri, nel vedermi passare, mi ha bloccato...
-Duttu'! Abbicinasse dduocu ! ma quali muluni e muluni!
Tutte minchiate sunnu !!! Tastasse 'sti fichi d'innia
Sinne manciasse sei di chiste....
Avutro che sta cazzata da'citrullina !
Cu chiste Vossia sinn'acchiana in paradiso !!! E mentre lo diceva mi ha avvolto 13 fichi d'india già "munnati" cioe'sbucciati',in un coppo ricavato dal "Messaggero"
Diavolo d'un Conte.... ma come avrà fatto a saperlo?
Mi è parso vedere sul sedile posteriore della sua Twingo
un bel pò di fichi d'india !!