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mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

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YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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« Mare DentroBellosguardo »

Post n°131 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da lauro_58
 
Ringraziando "Tuttiscrittori" per l'opportunità e lo spazio concesso, inserisco anche io un breve racconto.        

Lauro


Patrizia ed il guercio

Un attimo prima avresti giurato non ci fossero, quello dopo li vedi spuntare dal nulla da ogni angolo.
Accorrono tutti insieme in fretta come se suonasse un'adunanza; tutti di corsa, meno uno.
E' il più grosso ed i segni di vissuto se li porta addosso, avanza circospetto ma sicuro.
Impettito come chi il diritto di essere il primo se lo è conquistato sul campo, sposta con decisione quelli che facendo i vaghi cercano di fregarlo.
Il posto è sempre quello, un angolo un po’ in disparte che sa di muffa e segatura.
E’ vicino allo sgabuzzino degli scarti di un ciabattino … l'ha scelto lei; per il gruppo invece un posto vale l'altro, non fa differenza.
Si siede su una cassetta di plastica nera e presenta il pranzo al cartoccio, caldo, croccante, che fuma un odore di pesce e carne.
Il primo boccone è del guercio, che è quello grosso, il più grosso di tutti.
Ed anche il secondo; per la verità nessuno osa mangiare finche lei non carezza il guercio sulla testa.
Allora è il momento di mangiare anche per gli altri!



Lei è Patrizia, il guercio è il capobranco dei randagi miagolanti del quartiere.
L’adunanza c’è sempre dopo il tramonto, ed io inizio la mia ronda notturna dopo il tramonto.
E’ così che ho conosciuto Patrizia, durante una delle mie ronde notturne.
Le vie più solitarie a quell’ ora si compongono come un puzzle di straccioni, gabbiani sbilenchi e randagi guardinghi.
Prima del terremoto che graffiò la sua vita, Patrizia doveva essere stata una bella donna, dai capelli biondi e lisci come le sue gambe.
Ora sulle gambe graffi di gatto sotto stracci di gonna, mani sporche, stoppa unta e grigiastra in testa.
Contenti della cena i tuoi bambini Zia ?” le domando in tono amichevole.

A me lei risponde sempre, forse perché non l’ho mai guardata in modo strano, soprattutto quando se ne sta appartata con i suoi gatti. Con gli altri agenti non è così, di solito si dilegua svelta prima che il loro pensiero diventi parola, oltre il vicolo dello sgabuzzino degli scarti.
Per evitare noie.” mi ha confessato una volta.
Ho sempre considerato questa sua risposta una scusa bella e buona.
Ma dispensare risposte come scuse non è peculiarità dei miseri e degli sbandati!
Ed è per questo che credo lei parli volentieri con me, perché in fondo io la guardo normale e la giudico in modo leggero.
Il messaggio delle sensazioni non si esterna,si emana; non si capisce, si intuisce !
Non chiede mai più di quello che gli dai questo branco di fannulloni, se và bene al guercio và bene anche a loro.
Questa è la sua risposta di oggi, poi ritorna a grattare il muso del capo.
Se non fossero le sue dita a toccarlo queste avrebbero già conosciuto quanto affilati siano i suoi artigli.
Ben diversa fu invece la risposta che mi diede un po’ di tempo fa Patrizia, quando le offrii riparo sotto il mio ombrello mentre diluviava.
Un riparo e qualche mignon da mangiare e bere.
Mi raccontò di un matrimonio scivolato sotto il marciapiede come carta staccia trasportata dalla pioggia.
E di un figlio, l’unico a farle compagnia dopo la separazione!
Solo che nella vita capita che in una delle battaglie, magari tra zanzare e vietcong, oppure tra draghi e cecchini ci finisce anche un figlio ed allora il destino pare divertirsi con un ghigno a presentare il conto.
E può accadere di perdere anche quando si vince, di perdere di brutto, tutto ed anche di più se è un figlio a rimetterci.
Mi disse anche che si trovava bene qui, tra un’adunanza miagolante ed uno sgabuzzino di scarti, in fondo era la sintesi della sua vita:
Randagia e scartata come una pezza da piedi !” diceva.
Ricordo che non le dissi nulla, la guardai e lei guardò me. Nessun discorso vuoto intriso di falsa comprensione e buoni propositi, solo un lungo silenzio.
Conobbi così Patrizia!
Quella volta le regalai l’ombrello e mi congedai da lei incurante della pioggia che scendeva fitta trasfigurando tutto; anche le mie guance e quello che gli capitava attorno.

Un saluto cordiale a tutti.

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/10/08 alle 12:18 via WEB
Ciao Lauro. Ho letto il tuo racconto e l'ho trovato composto di numerose immagini. Hai uno stile molto veloce, almeno per me. Lo vedo come una serie di fotografie lanciate verso il lettore. E devo confessare che come lettore(io almeno) ho avuto qualche difficoltà a ricomporre tutte le fotografie per ricostruire la storia nella mia testa. In ogni caso si tratta di ...belle fotografie. Poi, che vuoi farci, ad ognuno piace quel che piace. Un salutone. Alessandro F.
 
 
lauro_58
lauro_58 il 30/10/08 alle 19:27 via WEB
Ciao Alessandro. Prima di tutto ti ringrazio per aver letto il mio racconto e per il commento attento. Quello di cui parli credo (almeno nel mio caso) sia imputabile alla forte influenza che ha su di me il vortice narrativo. La storia è stata costruita di getto, anche lo sviluppo tramite tasselli che suggeriscono è stato spontaneo. L'ho mantenuto contando sull'immedesimazione del lettore e sulle pulsioni emotive che il testo possiede. Un cordiale saluto, Lauro.
 
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 30/10/08 alle 15:51 via WEB
Lauro, grazie del tuo contributo! Come sempre,il tuo racconto trasuda sensibilità, gentilezza d'animo e riesci ad evocare immagini dense di umanità.
Sono d'accordo con l'opinione di Alessandro F., forse qualche passaggio rischia di rendere difficoltosa la messa a fuoco, ma vorrei comunque portare l'attenzione su un'altra questione: i graffi.
Graffi sulla vita di Patrizia, graffi sulle sue gambe, sotto la gonna. Leggendo immagino che quei graffi corrispondano ai miei, in qualche modo, e riesco a immedesimarmi, la sento vicina. "Il terremoto" che ha sconvolto la vita di Patrizia può essere stato lo stesso che ha provocato le mie ferite, soltanto che lei ha reagito diversamente. O forse è stato molto più forte dei miei piccoli dolori, ma, in ogni caso, io NON voglio saperlo.
La spiegazione di quali siano stati i traumi subiti, un matrimonio fallito e un figlio ucciso dai vietcong... all'improvviso me la fa sentire più lontana.
Credo sia bene non spiegare troppo, lasciare che il lettore possa riempire da sé alcune "lacune", che possa immaginare e proiettarsi. In fondo non è così importante "quali" siano i dolori. Sono importanti le sofferenze che ne scaturiscono, e le conseguenze.
P.S. - altra piccola cosetta: perchè dare un nome alla protagonista? in un racconto così breve, personalmente, avrei preferito appellarla con un "lei". "Lei" potrebbe essere ognuno di noi...
altro P.S. - che dolcezza quelle guance ... e quello che capita attorno...
Ciao Lauro e grazie milleee! Nic.
 
 
dreaming_cri
dreaming_cri il 30/10/08 alle 17:02 via WEB
darle un nome non potrebbe indicare il desiderio di darle un'identità?? il nome è un qualcosa di personale, che noi facciamo nostro e indossiamo ogni giorno...non trovi?
 
   
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 30/10/08 alle 18:26 via WEB
uhm... sentiamo prima il parere del diretto interessato? (intanto medito...). ciao dreaming_cri! benvenuta qui! (ecco, pure la rima baciata). Nic.
 
     
lauro_58
lauro_58 il 30/10/08 alle 19:28 via WEB
Ciao Nic. Da lettrice attenta quale sei, hai colto l'essenza del racconto. Spiegare troppo è sbagliato, questa è una delle regole da tenere sempre a mente. Ma si può rischiare di farlo male. In questo caso ho mantenuto l'effetto "patchwork" perchè "sentivo" la storia. E' quasi one-touch. Sulla questione del nome della protagonista, credo che abbia pesato il coinvolgimento che prende quando si scrive. L'immedesimazione è stata totale ed io parlavo veramente con la protagonista. Ma è senz'altro un limite, perchè se è vero che si scrive per proprio piacere questo cresce in modo esponenziale se incontra il gradimento di chi legge. E l'immedesimazione è essenziale perchè ciò avvenga. Un bacino affettuoso Lauro
 
dreaming_cri
dreaming_cri il 30/10/08 alle 16:54 via WEB
sai quanto mi piace leggerti...hai uno stile molto immediato che mi fa entrare subito nelle situazioni...e nelle emozioni
 
 
lauro_58
lauro_58 il 30/10/08 alle 19:29 via WEB
Ciao Cri, tu sei una mia lettrice fedele. Ti piace come scrivo e me lo hai ripetutamente detto. Trovo questo straordinario e sono i lettori come te che danno un senso a questa mia passione. Tutto ciò non è solo appagante, ma soprattutto gratificante. Bacini sparsi Lauro
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 01/11/08 alle 16:37 via WEB
Il buon Lauro mi ha fatto riflettere sul "non dire troppo". In effetti quando si scrive si finisce con il porsi fra due estremi. C'è chi scrive e descrive tutto nei dettagli creando una serie infinita di passaggi nei quali il lettore si rompe e si annoia. Dall'altra parte c'è chi al contrario salta di paglia in frasca rendendo la vita difficile al lettore impegnato a rincorrere le immagini che lo scrittore aveva nella sua testa. Mi sa che la via di mezzo rimane la cosa migliore. Tu che dici? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi? E' un modo per confrontarci sugli stili. Saluti. Alessandro F.
 
 
lauro_58
lauro_58 il 02/11/08 alle 17:35 via WEB
Ciao Alessando, certo la via di mezzo è di solito la più sicura e quindi da preferire ... se si parla di stili. Ma se si parla di ricerca, di sperimentazione ? In questo caso la "via di mezzo" può essere presa come riferimento, ma non basta per esplorare terreni diversi. Quando tu parli di saltare "di palo in frasca" credo ti riferisca al racconto nello specifico.
Certo, se non avessi scritto di un randagio che seppur segnato è cmq riuscito a guadagnarsi il rispetto degli altri, lottando, dandole e prendendole (perchè anche lui ha avuto le sue zanzare, vietcong, draghi, cecchini... come le vogliamo chiamare, gatte da pelare, momenti difficili, nemici, sorte, destino ?)
Se non avessi scritto di una donna che avendo un disperato bisogno di affetto lo ha adottato anche per questo, perchè lui è il re dei marciapiedi mentre lei ci si è persa come cartastraccia.
Se non avessi parlato di tutto ciò si potrebbe parlare di "palo in frasca".
Poi lacune ce ne sono sicuramente (ogni volta che rileggo un racconto lo correggo), ma se il brano funziona il lettore si identifica (anche se è "one-touch"), se si identifica si emoziona, se si emoziona fà sua la storia e la personalizza. Poi questa si può migliorare o addirittura scrivere diversamente. E' una continua ricerca, e suggerimenti e critiche aiutano, anzi sono essenziali. E' ciò che cerco ... capire se poi alla fine il tutto "funziona"!!. Un saluto cordiale Lauro
 
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