Un blog creato da tuttiscrittori il 07/10/2007

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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)

 
 
 
 
 
 

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mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

locandina

 

 

 
 
 
 
 
 
 

YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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PROPOSTE D'AUTORE - POESIA

Post n°147 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da tuttiscrittori

E.E. Cummings

 

Edward Estling Cummings (1894-1962).

 

"Queste poesie sono per te e per me e non sono per i più - inutile pretendere che i più e noi ci assomigliamo. I più hanno con noi in comune meno della radicequadratadimenouno. Tu e io siamo esseri umani; i più sono degli snob."

 

43.

 

cre-                                                                                                  twi-
     puscolo è Luce                                                                                 is-Light bird
piena                                                                                               ful
d'uccelli os                                                                                      -ly dar
-curità divora                                                                                  kness eats

un lontano                                                                                       a distance a
tin tin                                                                                               c(h)luck
nio di campane che (tocca)no                                                        (l)ing of just bells (touch)ing
? mente                                                                                            ?mind

(luna inizia Il                                                                                  (moon begins The
)                                                                                                          )
pre,sente colli più nuovi; sogni                                                      now,est hills er dream; new
.oh se                                                                                                  . oh if

       quando                                                                                                  when:
&                                                                                                        &
e                                                                                                          a
O impercet t ib i le                                                                           nd O impercept i bl
*
*

 

(Da "W (Viva)" E.E. Cummings, Poesie, Einaudi)

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Commenti al Post:
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 20/02/09 alle 10:23 via WEB
Un poeta che propone un uso avanguardista ed innovativo delle convenzioni sintattiche, della punteggiatura. Critica come sempre divisa: "futilità dei suoi funambolismi verbali e grafici" da una parte, "effetto-jazz e polilinguismo" che configurano i suoi versi come "l'espressione più coerente della sua ideologia anarchica" dall'altra. Nic.
 
kallida
kallida il 20/02/09 alle 10:25 via WEB
grazie!Che bel regalo;)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 11:39 via WEB
I torinesi quando leggono EEC dicono "Pias nen". E' il loro spirito critico, innovativo e avanguardista. Avanguardista? Era il grado dopo Balilla, se non erro. Nostalgia nostalgia canaglia? Hanno ripescato Al Bano, a Sanremo. E' un po' infreddolito, ma sta bene. Per farlo riprendere senza telecamera gli han dato un bicchiere del suo vino e lui l'ha sputato in faccia a Noisette che a sua volta s'è leccato i baffi e ha baciato in bocca Gia dei Brughi, sceso a valle per questioni festivaliere.
 
 
dimanto70
dimanto70 il 20/02/09 alle 13:44 via WEB
i torinesi dicono anche: "A chi ch'ai pias nen ël vin, che Nossgnor ai fassa manché l'acqua!" ;)
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 14:16 via WEB
Traduco per i foresti e per i pochissimi che non parlano il nobile vernacolo sabaudo: "A chi non piace il vino Nostro Signore faccia mancare l'acqua!" Cerea Madamin Dimanto ;)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 14:09 via WEB
GiaN dei Brughi! Manca la enne! Calvino si starà rivoltando nel loculo. Venia venia venia. E ancora venia venia venia...
 
   
kallida
kallida il 20/02/09 alle 14:51 via WEB
Ben trovata Madame De Shark, devo ancora decriptare il suo commento sono un po' tonta, non l'ho capito per bene!Comunque alla vostra, cin:)
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 15:04 via WEB
Se lei non lo ha capito bene, io, in compenso, non l'ho capito per niente. Decriptarlo sarà dura, ci vorrebbe Rosetta, intesa come Stele e non come Bela Rosin (sempre in suolo sabaudo siamo.)Cmq sia qualcuno a spiegarcelo arriverà, intanto...cin! Grazie per il ben trovata :-)
 
     
kallida
kallida il 20/02/09 alle 15:08 via WEB
e mi pare che si era visto uno Champollion da queste parti!
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 15:22 via WEB
Uggià! Era il II° però, ma a noi va bene uguale, non per niente siamo il Bartali Fan Club.
 
     
kallida
kallida il 20/02/09 alle 15:52 via WEB
W i deuteragonisti!
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 16:16 via WEB
W. Che poi è il titolo della poesia del buon Cummings. Quando facevo dattilografia a scuola una volta mi venne fuori un dettato battuto esattamente così, il voto fu, per l'appunto, menouno. Invece EE l'ha pubblicato Einaudi, vedi i casi della vita...cmq lo dicevo sempre che il prof. di dattilo non era avanguardista, sebbene vantasse passato da balilla moschettiere.
 
     
BobSaintClair
BobSaintClair il 21/02/09 alle 11:39 via WEB
Io lo conosco quello Champollion....potrei mettere una buona parola :)))))) - esilarante questo Vostro dialogo -
 
     
kallida
kallida il 21/02/09 alle 13:55 via WEB
Bada che sia in demotico, altrimenti, da parte mia,le lingue colte non verranno comprese, come si era intuito sotto!
 
     
BobSaintClair
BobSaintClair il 21/02/09 alle 20:16 via WEB
Champollion suggerisce il ...domotico...bip bip...ahahahahahahh! :))))
 
BobSaintClair
BobSaintClair il 20/02/09 alle 14:31 via WEB
Vi prego, vi prego un bicchiere di Barolo!
 
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 20/02/09 alle 17:11 via WEB
"Presumendo che la mia tecnica sia o complicata o originale o tutt'e due, gli editori mi hanno gentilmente chiesto di scrivere un'introduzione a questo libro.
Almeno la mia teoria sulla tecnica, premesso che ce l'abbia, non è affatto originale; e neppure complicata. La posso esprimere in 12 parole, citando l'Eterna domanda e l'Immortale Risposta della parodia: "Colpiresti una donna con un bambino?" "No, la colpirei con un mattone". Pari al comico, io amo soprattutto quella precisione che crea movimento.
Se un poeta è qualcuno, è qualcuno cui importa cordialmente poco delle cose fatte - è qualcuno ossessionato dall'idea del Fare. Come tutte le ossessioni, quella del Fare ha i suoi svantaggi; per esempio, il mio solo interesse a far quattrini sarebbe di farli. Per fortuna però preferirei fare qualsiasi altra cosa, incluso locomotive e rose. Le mie "poesie" si misurano con rose e locomotive (...).
Si misurano anche fra di loro, con elefanti e con El Greco.
L'ineluttabile preoccupazione col Verbo dà al poeta un vantaggio sommo: mentre i nonfacitori si devono accontentare del semplice fatto innegabile che due più due fa quattro, egli si gode una verità puramente irresistibile ...".
(E.E. Cummings - Poesie - Einaudi)
nic.
 
 
BobSaintClair
BobSaintClair il 20/02/09 alle 18:19 via WEB
Bacii Elliy Writer :********* come sei <<ficcante>>!!! :)))
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
elliy writer il 20/02/09 alle 19:08 via WEB
(i tuoi baci non son semplici bacii... lalla-la-la la...) Smack Bob!
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 20/02/09 alle 18:47 via WEB
Gentile Cummings apprezzo moltissimo il fatto che Ella abbia virgolettato il termine poesie. Sebbene glielo stia dicendo un'amante fanatica della prosa, specie di quella chiamata Letteratura (non contemporanea.) Lei ha scritto Lo stanzone che io non ho mai letto. Me ne prenderò la briga. Vediamo se fuori dai versi (benché i suoi m'appaiano più smorfie, ma non è detto) Lei mi attirerà dalla sua parte. Precisando che i Suoi Editori, allora, erano decisamente meglio degli attuali omologhi. Quindi degni della fiducia che adesso viene un poco a mancare. A rileggerLa!
 
   
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 21/02/09 alle 16:43 via WEB
La Redazione esulta! Riuscire a stimolare l'interesse, o anche la semplice curiosità, nei confronti di un Autore, favorendone un approfondimento, rappresenta il raggiungimento di uno dei nostri obiettivi. Speriamo che la voglia di leggere dilaghi!
E per quanto riguarda la poesia, Borges diceva che "La poesia non è meno misteriosa degli altri elementi dell'Universo", mentre René Magritte affermava che "Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c'è un momento, un punto, in cui anch'egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia".
Ma attenzione, "La casa della poesia non avrà mai porte", ci conferma Alda Merini.
Buona lettura a tutti, aspettiamo altre opinioni, se vorrete!
E a presto per altre proposte!! nic.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 21/02/09 alle 16:57 via WEB
"La casa della poesia non avrà mai porte", ahinoi. Perché sarebbe meglio, parlando in generale, che qualcuna l'avesse e qualcun altro ci sbattesse il grugno dentro e andasse a far legna invece d'improvvisarsi poeta. Condividiamo (a dire il vero sono sola e non sono Cicerone, ma il plurale majestatis intriga, c'è poco da dire) l'entusiasmo della Redazione e auguriamoci dilaganti e ottime letture. Segue altro post con un dato interessante circa EE Cummings, di fonte ignota ma certa.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
R. il 21/02/09 alle 16:57 via WEB
Un dato biografico riguardante EEC: nacque a Lercara Friddi (Pa) ed emigrò negli Steits in giovane età. Tipo energico e avanguardista soleva rispondere a chiunque lo interpellasse con la frase “ Cu minch vuo’?” e tanto replicava in quel modo che, dai e dai, alla fin fine gli americani che amano essere svelti e concisi lo chiamarono Cummings, mettendoci la esse plurale lasciando così inalterata la richiesta di scelta della lingua originale.
 
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 21/02/09 alle 19:07 via WEB
c'è qualcosa che mi frulla nella testa, c'è qualcosa d'altro che stimola i mie_i pen(s)ieri e pro_spera nell'azione del leggere e dello scrivere, poi improvvisa(mente), ma non inspiegabil(mente), accade che mi annoio Sapete? si! dice! che la noia sia una delle cause principali di lucide fobie e fobiche attenzioni Sapete? si! dice! chi si sente privato di attenzioni farebbe qualsiasi cosa per riguadagnare la prima linea Sapete? si! dice! che serva un palcoscenico per far teatro ma non basta Sapete? si! dice! per fare teatro ci vuole un dramma una tragedia una commedia e un regista e una compagnia di attori ma anche un solo attore mattatore e poi ci vuole chi paga e chi organizza e chi assiste Sapete? si! dice! ci voglia anche un pubblico pensante e possibilmente pagante Sapete? si! dice! che non basti un attore e un palcoscenico, anche perché persino i teatri rischiano di annoiarsi alla lunga... e chi paga rischia di diventare cattivo e maleducato, perfino Sapete? si! dice! a non più rivederci! attrice senza parte e grazie per le belle parole fin qui profuse - un plauso a chi ha il fegato e lo stomaco e la pazienza di continuare a seguirci nonostante tutto questo Sapete? si! dice! che manifestare e far manifestare le opinioni sia un chiaro ed inequivocabile sintomo di libertà e democrazia Sapete? si! dice! che perseverare nelle proprie opinioni senza tener conto di quelle di altri sia inutile e NOIOSO, ma... schernire chi non può più difendersi pare sia un atto stupido e inutile oltre che vile. Buona domenica ai viandanti, ai lettori, agli amici e anche ai nemici - un abbraccio, un saluto da gianfranco maccaglia (per la REDAZIONE)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
renata maccheroni il 22/02/09 alle 11:52 via WEB
La buffonata è che la REDAZIONE per bocca di Gianfranco Maccaglia usa il termine “vile” senza indicare il destinatario del post. E ne usa anche molte altre, sempre senza indicare a chi sono destinate. Allora, delle 2 l'una: o vigliaccheria frequentano, loro però; oppure il post non ha destinario ed è soltanto lo sproloquio di un tale che non aveva niente altro di meglio da fare in quel momento. Indicando il destinatario e prendendosi così tutte le responsabilità del caso la REDAZIONE avrebbe dimostrato una correttezza che, invece, viene a mancare. Brutto constatarlo, ma così è. Nero su bianco, ove ciascuno può trarre l'unica conclusione possibile. Voleva la REDAZIONE cacciarmi da qst blog? ebbene me l'avesse detto in faccia: chi possiede attributi e intelligenza così si comporta. Ma le offese personali, offese gravi lì contenute rendono il messaggio medesimo una delirante farsa redatta da un povero di spirito e di cuore. Altro non ho né avrò da aggiungere, solo: vergogna.
 
   
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 24/02/09 alle 10:31 via WEB
Che brutte parole... "buffonata", "vigliaccheria", "farsa", "povero di spirito", "vergogna". Non credo sia il caso di usarle, dato che siamo in un contesto amicale di libero scambio di pensieri e parole. La redazione non ha mai voluto cacciare via nessuno, e mai nessuno è stato cacciato dalla redazione. Di solito le persone se ne vanno da sole quando ritengono che il posto in cui scrivono non sia degno o sia fonte di attriti. Se poi c'è dell'altro di cui non sono a conoscenza, tipo lotte intestine per soldi donne o potere, ovvero le tre cose che smuovono le nazioni verso la guerra, allora combattete pure, e come ogni guerra sarà una cosa stupida. Se non è così, moderiamo i termini prima che venga moderato il blog, e sarebbe una sconfitta per tutti. Stefano Innocenti (K.)
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
renata maccheroni il 24/02/09 alle 12:07 via WEB
Nemmeno ciò che è stato rivolto contro la sottoscritta era il caso di usare: gli attacchi personali verso gli Utenti sono quanto di più stupido e grave possa accadere in un sito. Non leggo nelle parole di Maccaglia commenti ad un mio testo o considerazioni di carattere editorial/letterario, bensì un vero e proprio attacco personale nei miei riguardi, atto, ribadisco, assolutamente condannabile. Sul fatto che non vogliate cacciare nessuno ti ho mandato prove in privato che smentiscono quanto tu affermi. Ciò detto, siete liberi, per quanto mi concerne, di mandare via chi volete per qualsivoglia ragione, l’importante è dirlo chiaro senza umiliare nessuno, come invece è avvenuto nei miei confronti. Non me lo ha ordinato il medico di stare qua e se, per ragioni svariate, la mia presenza crea problemi, è sufficiente dirlo. Ma coi dovuti modi e in modo diretto, senza lanciare il sasso e poi nascondere la mano. Nessuno deve permettersi di trattare nessuno come io sono stata trattata qui da Maccaglia a nome della redazione. Tutto qui. E soprattutto contestare il mio intervento a mia difesa, del tutto legittimo data la furia con la quale sono stata travolta. Voi in un contesto definito amicale trattate così gli Utenti? Avete un modo bizzarro di interpretare il termine amicale, davvero bizzarro. Concludo qui, sperando di non essere ancora tirata in ballo e costretta a tutelare la mia persona. Quindi no repliche a eventuali repliche.
 
BobSaintClair
BobSaintClair il 21/02/09 alle 20:35 via WEB
Nel “Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare” la compassione di Giacomo per lui e per se stesso è molto evidente: Torquato ha nostalgia di Eleonora ed il Genio gli promette che gliela farà incontrare nel sogno, dopo avergli anche detto che le donne non bisogna idealizzarle troppo, perché non sono angeli ma umani, e che fra le cose reali e le cose sognate non c'è alcuna differenza, essendo anzi quelle sognate di gran lunga più dolci e più belle di quanto possano mai essere quelle reali. Il Genio spiega poi cosi' il piacere: nientaltro che “un subbietto speculativo, e non reale; un desiderio, non un fatto; un sentimento che l'uomo concepisce col pensiero, e non prova; o per dir meglio, un concetto e non un sentimento”. Insomma il Genio-Leopardi cerca di spiegare al povero Torquato che la felicità è irraggiungibile e che pertanto la vita, venendo vissuta ponendo essa qual fine irraggiungibile, diventa violenta. Essa quindi “è composta e intessuta, parte di dolore, parte di noia”, e contro la noia il rimedio è dato dal sonno, dall'oppio e dal dolore. Alla fine, quando il Genio si accorge che Torquato è quasi preso dal sonno, mentre si allontana gli dice (e qui il nichilismo leopardiano è straripante): …“me ne vo ad apparecchiare il bel sogno che ti ho promesso. Così, tra sognare e fantasticare, andrai consumando la vita; non con altra utilità che di consumarla”. E quando Torquato gli chiede dove egli abiti, quello risponde: “Ancora non l'hai conosciuto? In qualche liquore generoso”. Con queste parole finisce il dialogo. Il Leopardi non è proprio un gran medico, ed il suo giudizio sulla vita umana è dettato dalla sua noia, dalla sua disperazione, dalla sua infelicità, dalla sua ipersensibilità, dalla sua delicatezza, dalla sua bontà contrapposta alla cattiveria umana. Le lenti attraverso cui osserva il mondo sono appannate; al pensiero ed alla fede non assegna nessuna forza; la morte, lì, in fondo alla vita, gli rende vana ogni speranza; “zoppica”, ed è convinto che tutto il mondo claudichi. Noi amiamo la poesia del Leopardi ancora oggi, ma non ci siamo fermati ad essa: I Rilke, i Tagore, i Tolstoj ci hanno donato (perché ne possedevano) quella gioia e quel superamento del limite che il povero Giacomo non ci ha saputo dare. Non tutto è noia, tristezza, malinconia. La vita è continuo mutamento, è un fiume che scorre ora impetuoso, ora calmo. L'accettazione di sé è la condizione indispensabile per poterla affrontare bene. Non si può essere solo idealisti come il Tasso, né solamente pessimisti e nichilisti come il Leopardi. //*\\ Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare /*\ Genio. Come stai, Torquato?/ Tasso. Ben sai come si può stare in una prigione, e dentro ai guai fino al collo. / Genio. Via, ma dopo cenato non è tempo da dolersene. Fa buon animo, e ridiamone insieme./ Tasso. Ci son poco atto. Ma la tua presenza e le tue parole sempre mi consolano. Siedimi qui accanto./ Genio. Che io segga? La non è già cosa facile a uno spirito. Ma ecco: fa conto ch'io sto seduto./ Tasso. Oh potess'io rivedere la mia Leonora. Ogni volta che ella mi torna alla mente, mi nasce un brivido di gioia, che dalla cima del capo mi si stende fino all'ultima punta de' piedi; e non resta in me nervo né vena che non sia scossa. Talora, pensando a lei, mi si ravvivano nell'animo certe immagini e certi affetti, tali, che per quel poco tempo, mi pare di essere ancora quello stesso Torquato che fui prima di aver fatto esperienza delle sciagure e degli uomini, e che ora io piango tante volte per morto. In vero, io direi che l'uso del mondo, e l'esercizio de' patimenti, sogliono come profondare e sopire dentro a ciascuno di noi quel primo uomo che egli era: il quale di tratto in tratto si desta per poco spazio, ma tanto più di rado quanto è il progresso degli anni; sempre più poi si ritira verso il nostro intimo, e ricade in maggior sonno di prima; finché durando ancora la nostra vita, esso muore. In fine, io mi maraviglio come il pensiero di una donna abbia tanta forza, da rinnovarmi, per così dire, l'anima, e farmi dimenticare tante calamità. E se non fosse che io non ho più speranza di rivederla, crederei non avere ancora perduta la facoltà di essere felice. / Genio. Quale delle due cose stimi che sia più dolce: vedere la donna amata, o pensarne?/ Tasso. Non so. Certo che quando mi era presente, ella mi pareva una donna; lontana, mi pareva e mi pare una dea./ Genio. Coteste dee sono così benigne, che quando alcuno vi si accosta, in un tratto ripiegano la loro divinità, si spiccano i raggi d'attorno, e se li pongono in tasca, per non abbagliare il mortale che si fa innanzi./ Tasso. Tu dici il vero pur troppo. Ma non ti pare egli cotesto un gran peccato delle donne; che alla prova, elle ci riescano così diverse da quelle che noi le immaginavamo? / Genio. Io non so vedere che colpa s'abbiano in questo, d'esser fatte di carne e sangue, piuttosto che di ambrosia e nettare. Qual cosa del mondo ha pure un'ombra o una millesima parte della perfezione che voi pensate che abbia a essere nelle donne? E anche mi pare strano, che non facendovi maraviglia che gli uomini sieno uomini, cioè creature poco lodevoli e poco amabili; non sappiate poi comprendere come accada, che le donne in fatti non sieno angeli./ Tasso. Con tutto questo, io mi muoio dal desiderio di rivederla, e di riparlarle./ Genio. Via, questa notte in sogno io te la condurrò davanti; bella come la gioventù; e cortese in modo, che tu prenderai cuore di favellarle molto più franco e spedito che non ti venne fatto mai per l'addietro: anzi all'ultimo le stringerai la mano; ed ella guardandoti fiso, ti metterà nell'animo una dolcezza tale, che tu ne sarai sopraffatto; e per tutto domani, qualunque volta ti sovverrà di questo sogno, ti sentirai balzare il cuore dalla tenerezza./ Tasso. Gran conforto: un sogno in cambio del vero. / Genio. Che cosa è il vero?/ Tasso. Pilato non lo seppe meno di quello che lo so io. / Genio. Bene, io risponderò per te. Sappi che dal vero al sognato, non corre altra differenza, se non che questo può qualche volta essere molto più bello e più dolce, che quello non può mai./ Tasso. Dunque tanto vale un diletto sognato, quanto un diletto vero?/ Genio. Io credo. Anzi ho notizia di uno che quando la donna che egli ama, se gli rappresenta dinanzi in alcun sogno gentile, esso per tutto il giorno seguente, fugge di ritrovarsi con quella e di rivederla; sapendo che ella non potrebbe reggere al paragone dell'immagine che il sonno gliene ha lasciata impressa, e che il vero, cancellandogli dalla mente il falso, priverebbe lui del diletto straordinario che ne ritrae. Però non sono da condannare gli antichi, molto più solleciti, accorti e industriosi di voi, circa a ogni sorta di godimento possibile alla natura umana, se ebbero per costume di procurare in vari modi la dolcezza e la giocondità dei sogni; né Pitagora è da riprendere per avere interdetto il mangiare delle fave, creduto contrario alla tranquillità dei medesimi sogni, ed atto a intorbidarli [2] ; e sono da scusare i superstiziosi che avanti di coricarsi solevano orare e far libazioni a Mercurio conduttore dei sogni, acciò ne menasse loro di quei lieti; l'immagine del quale tenevano a quest'effetto intagliata in su' piedi delle lettiere [3] . Così, non trovando mai la felicità nel tempo della vigilia, si studiavano di essere felici dormendo: e credo che in parte, e in qualche modo, l'ottenessero; e che da Mercurio fossero esauditi meglio che dagli altri Dei./ Tasso. Per tanto, poiché gli uomini nascono e vivono al solo piacere, o del corpo o dell'animo; se da altra parte il piacere è solamente o massimamente nei sogni, converrà ci determiniamo a vivere per sognare: alla qual cosa, in verità, io non mi posso ridurre. / Genio. Già vi sei ridotto e determinato, poiché tu vivi e che tu consenti di vivere. Che cosa è il piacere?/ Tasso. Non ne ho tanta pratica da poterlo conoscere che cosa sia./ Genio. Nessuno lo conosce per pratica, ma solo per ispeculazione: perché il piacere è un subbietto speculativo, e non reale; un desiderio, non un fatto; un sentimento che l'uomo concepisce col pensiero, e non prova; o per dir meglio, un concetto, e non un sentimento. Non vi accorgete voi che nel tempo stesso di qualunque vostro diletto, ancorché desiderato infinitamente, e procacciato con fatiche e molestie indicibili; non potendovi contentare il goder che fate in ciascuno di quei momenti, state sempre aspettando un goder maggiore e più vero, nel quale consista in somma quel tal piacere; e andate quasi riportandovi di continuo agl'istanti futuri di quel medesimo diletto? Il quale finisce sempre innanzi al giunger dell'istante che vi soddisfaccia; e non vi lascia altro bene che la speranza cieca di goder meglio e più veramente in altra occasione, e il conforto di fingere e narrare a voi medesimi di aver goduto, con raccontarlo anche agli altri, non per sola ambizione, ma per aiutarvi al persuaderlo che vorreste pur fare a voi stessi. Però chiunque consente di vivere, nol fa in sostanza ad altro effetto né con altra utilità che di sognare; cioè credere di avere a godere, o di aver goduto; cose ambedue false e fantastiche./ Tasso. Non possono gli uomini credere mai di godere presentemente?/ Genio. Sempre che credessero cotesto, godrebbero in fatti. Ma narrami tu se in alcun istante della tua vita, ti ricordi aver detto con piena sincerità ed opinione: io godo. Ben tutto giorno dicesti e dici sinceramente: io godrò; e parecchie volte, ma con sincerità minore: ho goduto. Di modo che il piacere è sempre o passato o futuro, e non mai presente./ Tasso. Che e quanto dire e sempre nulla./ Genio. Così pare./ Tasso. Anche nei sogni./ Genio. Propriamente parlando./ Tasso. E tuttavia l'obbietto e l'intento della vita nostra, non pure essenziale ma unico, è il piacere stesso; intendendo per piacere la felicità; che debbe in effetto esser piacere; da qualunque cosa ella abbia a procedere./ Genio. Certissimo./ Tasso. Laonde la nostra vita, mancando sempre del suo fine, è continuamente imperfetta: e quindi il vivere è di sua propria natura uno stato violento. / Genio. Forse./ Tasso. Io non ci veggo forse. Ma dunque perché viviamo noi? voglio dire, perché consentiamo di vivere?/ Genio. Che so io di cotesto? Meglio lo saprete voi, che siete uomini./ Tasso. Io per me ti giuro che non lo so./ Genio. Domandane altri de' più savi, e forse troverai qualcuno che ti risolva cotesto dubbio./ Tasso. Così farò. Ma certo questa vita che io meno, è tutta uno stato violento: perché lasciando anche da parte i dolori, la noia sola mi uccide./ Genio. Che cosa è la noia?/ Tasso. Qui l'esperienza non mi manca, da soddisfare alla tua domanda. A me pare che la noia sia della natura dell'aria: la quale riempie tutti gli spazi interposti alle altre cose materiali, e tutti i vani contenuti in ciascuna di loro; e donde un corpo si parte, e altro non gli sottentra, quivi ella succede immediatamente. Così tutti gl'intervalli della vita umana frapposti ai piaceri e ai dispiaceri, sono occupati dalla noia. E però, come nel mondo materiale, secondo i Peripatetici, non si dà vòto alcuno; così nella vita nostra non si dà vòto; se non quando la mente per qualsivoglia causa intermette l'uso del pensiero. Per tutto il resto del tempo, l'animo considerato anche in se proprio e come disgiunto dal corpo, si trova contenere qualche passione; come quello a cui l'essere vacuo da ogni piacere e dispiacere, importa essere pieno di noia; la quale anco è passione, non altrimenti che il dolore e il diletto. / Genio. E da poi che tutti i vostri diletti sono di materia simile ai ragnateli; tenuissima, radissima e trasparente; perciò come l'aria in questi, così la noia penetra in quelli da ogni parte, e li riempie. Veramente per la noia non credo si debba intendere altro che il desiderio puro della felicità; non soddisfatto dal piacere, e non offeso apertamente dal dispiacere. Il qual desiderio, come dicevamo poco innanzi, non è mai soddisfatto; e il piacere propriamente non si trova. Sicché la vita umana, per modo di dire, e composta e intessuta, parte di dolore, parte di noia; dall'una delle quali passioni non ha riposo se non cadendo nell'altra. E questo non è tuo destino particolare, ma comune di tutti gli uomini./ Tasso. Che rimedio potrebbe giovare contro la noia?/ Genio. Il sonno, l'oppio, e il dolore. E questo è il più potente di tutti: perché l'uomo mentre patisce, non si annoia per niuna maniera./ Tasso. In cambio di cotesta medicina, io mi contento di annoiarmi tutta la vita. Ma pure la varietà delle azioni, delle occupazioni e dei sentimenti, se bene non ci libera dalla noia, perché non ci reca diletto vero, contuttociò la solleva ed alleggerisce. Laddove in questa prigionia, separato dal commercio umano, toltomi eziandio lo scrivere, ridotto a notare per passatempo i tocchi dell'oriuolo, annoverare i correnti, le fessure e i tarli del palco, considerare il mattonato del pavimento, trastullarmi colle farfalle e coi moscherini che vanno attorno alla stanza, condurre quasi tutte le ore a un modo; io non ho cosa che mi scemi in alcun parte il carico della noia./ Genio. Dimmi: quanto tempo ha che tu sei ridotto a cotesta forma di vita?/ Tasso. Più settimane, come tu sai./ Genio. Non conosci tu dal primo giorno al presente, alcuna diversità nel fastidio che ella ti reca?/ Tasso. Certo che io lo provava maggiore a principio: perché di mano in mano la mente, non occupata da altro e non isvagata, mi si viene accostumando a conversare seco medesima assai più e con maggior sollazzo di prima, e acquistando un abito e una virtù di favellare in se stessa, anzi di cicalare, tale, che parecchie volte mi pare quasi avere una compagnia di persone in capo che stieno ragionando, e ogni menomo soggetto che mi si appresenti al pensiero, mi basta a farne tra me e me una gran diceria./ Genio. Cotesto abito te lo vedrai confermare e accrescere di giorno in giorno per modo, che quando poi ti si renda la facoltà di usare cogli altri uomini, ti parrà essere più disoccupato stando in compagnia loro, che in solitudine. E quest'assuefazione in sì fatto tenore di vita, non credere che intervenga solo a' tuoi simili, già consueti a meditare; ma ella interviene in più o men tempo a chicchessia. Di più, l'essere diviso dagli uomini e, per dir così, dalla vita stessa, porta seco questa utilità; che l'uomo, eziandio sazio, chiarito e disamorato delle cose umane per l'esperienza; a poco a poco assuefacendosi di nuovo a mirarle da lungi, donde elle paiono molto più belle e più degne che da vicino, si dimentica della loro vanità e miseria; torna a formarsi e quasi crearsi il mondo a suo modo; apprezzare, amare e desiderare la vita; delle cui speranze, se non gli è tolto o il potere o il confidare di restituirsi alla società degli uomini, si va nutrendo e dilettando, come egli soleva a' suoi primi anni. Di modo che la solitudine fa quasi l'ufficio della gioventù; o certo ringiovanisce l'animo, ravvalora e rimette in opera l'immaginazione, e rinnuova nell'uomo esperimentato i beneficii di quella prima inesperienza che tu sospiri. Io ti lascio; che veggo che il sonno ti viene entrando; e me ne vo ad apparecchiare il bel sogno che ti ho promesso. Così, tra sognare e fantasticare, andrai consumando la vita; non con altra utilità che di consumarla; che questo e l'unico frutto che al mondo se ne può avere, e l'unico intento che voi vi dovete proporre ogni mattina in sullo svegliarvi. Spessissimo ve la conviene strascinare co' tarla in sul dosso. Ma, in fine, il tuo tempo non è più lento a correre in questa carcere, che sia nelle sale e negli orti quello di chi ti opprime. Addio./ Tasso. Addio. Ma senti. La tua conversazione mi riconforta pure assai. Non che ella interrompa la mia tristezza: ma questa per la più parte del tempo è come una notte oscurissima, senza luna né stelle; mentre son teco, somiglia al bruno dei crepuscoli, piuttosto grato che molesto. Acciò da ora innanzi io ti possa chiamare o trovare quando mi bisogni, dimmi dove sei solito di abitare./ Genio. Ancora non l'hai conosciuto? In qualche liquore generoso./
 
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Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)

 

 
 
 
 
 
 
 

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