tuttiscrittori
A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
LEGGERE LEGGERE LEGGERE
IL LIBRO DEI BAMBINI di Antonia Byatt
Einaudi, 2010 pp.700, € 25,00 Da quanto abbiamo potuto apprendere, si tratta di soldi ben spesi per 700 pagine che trasudano letteratura, sentimento, ricerca e personaggi estremamente credibili e solidi. Citiamo, tra i passaggi intelligentemente rilevati nella recensione di E. Villari, quello che ci sembra meglio rappresentare lo spessore dell'opera. Gi uomini erano fango. / Erano dita mozzate, moncherini sanguinanti tra / spuntoni spogli che un tempo furono alberi. E il sangue / affiorava dove il piede affondava. Marciavano impotenti / su volti in agonia, cadendo alla cieca / su uomini ridotti a zolle / di carne e legno e metallo. Nulla restava. In questi versi del giovane Julian Cain... la mattanza dei campi di battaglia di Thiepval è giustapposta all'immagine dei boschi incantati di Alice nel paese delle meraviglie, dove pure si duella e combatte - scrive Julian - ma dove "nessuna creatura si fa davvero male." Non vediamo l'ora di comprarlo
"...è un esempio brillante di come una ricostruzione storica possa diventare efficacemente arte narrativa."
"...è insieme una straordinaria riflessione sull'arte e sulle sue implicazioni etiche e un magnifico affresco dell'Inghilterra tra il 1895 e il 1919, condotto attraverso l'intreccio delle storie di quattro famiglie..."
(da L'INDICE di febbraio 2011 il libro del mese, Enrica Villari)
ALBERGO A ORE (HERBERT PAGANI) PERF. EDITH PIAF
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ARTE & DINTORNI
mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30
YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO
Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che
The winner is Paolo Zaffaina
La motivazione:
Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.
adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui
Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari)
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Post n°166 pubblicato il 03 Giugno 2009 da tuttiscrittori
I Blogger amici di tuttiscrittori.it danno vita ad un Laboratorio di Scrittura così con(geni)ato (o ingegnato o architettato o geometrato...): a partire dal seguente input (realizzato da Valeria Tedde) “Sara, fidanzata da sempre con Luigi, scopre di essere incinta. E’ felice. Organizza una cena per comunicarlo al suo compagno ma con delusione scoprirà che lui non condivide la sua gioia.” Ciascun partecipante sviluppa una storia che deve contare dentro una forbice tra i 1000 e i 1500 caratteri (o battute) spazi compresi. La trama può svolgersi in vari generi a scelta dell’autore (rosa, noir, thriller, psicologico, comico, surreale ect ect.) Il Laboratorio svilupperà 2 fasi. La prima sarà la discussione sui testi postati: domande, risposte, dubbi, modifiche (ogni brano sarà modificabile secondo le impressioni e i consigli ricevuti dagli stessi Blogger partecipanti o lettori) e tutto quanto concerne il pezzo ed è d’aiuto a migliorarlo fino alla stesura definitiva. La seconda fase vedrà la scelta di un solo brano, da parte sempre degli stessi Blogger o lettori, oppure di varie parti di vari brani che potranno essere assemblate fino ad ottenere un buon brano, questa volta quello definitivo. Il medesimo verrà sottoposto alla seria e mediata lettura di un’Amica, scrittrice di mestiere (ne indicherò il nome solo a cose fatte) affinché lo proponga sul suo frequentato Blog e dia così una grande visibilità al nostro lavoro, il brano sarà ovviamente pubblicato anche sul Blog tutti scrittori.it. Chiunque può partecipare: chi desidera mettersi in gioco, chi vuole pareri approfonditi sul proprio testo, chi crede nel confronto e nella sua forza di miglioramento, insomma chi ama la scrittura. Vi aspettiamo, numerosi o pochi che sarete, il Laboratorio è aperto! |
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BOCCONCINI DI SCRITTURA - 3
Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)
LA VETRATA
PER LEGGERE E COMMENTARE I PRIMI
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Ecco il mio contributo al laboratorio autogestito.
Tutto era perfetto.
I sapori..
Il rosmarino della focaccia, il curry del riso con i gamberi, la senape dell’insalata di carciofi e asiago mezzano, la salsa Worcester del carpaccio e infine la grappa aromatizzata alle castagne.
Sara aveva lavorato duro per quella cena e si era anzitutto concentrata sul senso del gusto.
Poi le luci, una luminosità soffusa grazie agli speciali filtri da lampada che aveva comprato in un negozio di fotografia.
Quindi i due segnaposto realizzati a mano su di una tavola apparecchiata con cura, perché anche l’occhio vuole la sua parte.
E naturalmente candele profumate, a galleggiare in una vaschetta con olii essenziali.
Per ultimo la musica, una colonna sonora selezionata con amore, fusion on the rocks.
Solo Luigi, non era stato all’altezza della serata.
Quando lei gli aveva comunicato la sua prossima paternità aveva reagito con durezza, per poi uscire, per sempre, dall’appartamento e dalla sua vita.
Ma ciò che più l’aveva ferita era stata quella citazione, falsamente intellettuale e ipocrita: “Che differenza corre tra scegliere ed essere scelto quando non possiamo fare altro che sottometterci alla scelta?”.
Si, proprio un perfetto stronzo!
un saluto <br
Giancarlo Manfredi
Un figlio.
Si...Nostro.
Un figlio nostro?
Si sentiva ripetere le parole.E,ovvio,la voce non sembrava sua.
Un figlio nostro?
Suonava strano.
Anzi,si sentiva strano nella bocca il sapore di quelle tre parole.
Parole banali.Ma così abbinate...Un incubo.
E si ascoltava ripetere quelle parole,ancora.
A un certo punto,perso tra denti e saliva e fiato mancante,sparì il “un”.
“Figlio nostro”... Osceno accoppiamento...
Non voleva un figlio.
Ne’ nostro ne’ vostro ne’ suo ne’ loro ne’ figlio.Non ne voleva uno ne’ due’ ne’ tre.
Un incubo.Ma non si svegliava.
Non voleva un figlio.
Non adesso.
Non voleva il mutuo e la tv e le bomboniere e scopare solo lei e... e non voleva un figlio,cazzo,non voleva!
“Ti amo Sara ma...”
Ma...
Maledetto “ma”.
Avrebbe voluto sputargli in faccia che quel “ma” era una coltellata infame,imperdonabile.
E invece si mangiò quelle parole.Una a una.Lento.
Non voleva diventare una di quelle sfigate di Centovetrine di cui sempre faceva buffa.
Si mangiò la rabbia,il dolore e la tristezza.Come una di quelle sfigate di Centovetrine.E fece un sorriso teatrale.
Pure Luigi sorride.Bastardo.Sorride.Come se tornasse a respirare.
“Era uno scherzo,vero?.”
“Certo.Era uno scherzo.”
Ma un figlio non è mai uno scherzo.
E la vita a volte è tanto buffa come Centovetrine.
Un figlio.
Sì. Nostro
Sempre attenzione ai punti di sospensione, usarli con moderazione e solo ove siano effettivamente necessari. Va un po’ aggiustato, ad es: [sparì il “un”] :”A un certo punto, perso tra denti e saliva e fiato mancante, sparì l’articolo “un.” [“Figlio nostro”…osceno accoppiamento…] via i punti di sospensione e le virgolette, ossia: Figlio nostro. Osceno accoppiamento. [Né nostro né vostro né suo né loro…] la congiunzione coordinante di tipo correlativo (né…né) vuole accento acuto e non apostrofo, ma a parte questo, nella frase hai abusato dei “né.” [Un incubo. Ma non si svegliava] “Un incubo. Non si svegliava.” Via il “ma.” [Ti amo Sara, ma…] qui i punti li puoi lasciare premettendo la virgola prima della congiunzione avversativa, ovvero il “ma.” [Ma…] via i punti a seguire “Ma.” Per questione di assonanza leverei “maledetto” prima del “ma” sostituendolo con “dannato.” Tu dici [coltellata infame, imperdonabile] “coltellata infame” è già bello tosto di suo, che sia imperdonabile è ovvio, quindi metti il punto dopo infame e chiudi così. [E invece si mangiò quelle parole una ad una. Lento] “E invece si mangiò quelle parole una ad una. Lentamente.] Per ora mi fermo qui, incoraggiandoti assolutamente a rivedere il pezzo quel giusto che serve per renderlo scorrevole. Male non è, affatto. E avevo ragione ad essere contenta che tu fossi qui. Se hai domande da fare sono a tua disposizione, sia inerenti al testo sia per altro attinente allo scrivere, il Lab serve anche a questo.
Miiii che gran camurria per un piccolo refuso.
E poi, anche non fosse cosa, cosa nota è che le madri dei troll sempre pregne sono.
Scherzo.
Non sono Montalbano e neanche (lo) Zingarelli (il vocabolario che l'attore si chiama Zingaretti come dice Montalbano nell'ultimo romanzo di Camilleri - ma lo avete letto vero? -
In compenso ringrazio per le valutazioni e i suggerimenti sul mio brano e mi scuso se in questo periodo sono poco presente.
E' che anche oggi mi ha convocato il gran capo di pirsona, pirsonalmente.
E questo male è ;-)
Giancarlo Manfredi
Caro omonimo, mi piace la sensazione di movimento che hai saputo dare alla tua scena: la caduta di luigi sul divano, il calice che si frantuma sulla parete, il tentativo di Luigi di scorgere Sara dalla terrazza, la corsa dell'uomo giù per le scale.
Resto perplesso sulla scelta di accennare al ricevimento, non riesco a capire. Luigi e Sara avevano appena celebrato il loro matrimonio? O forse quello di un loro amico? E perché lei fugge?
Nella storia non si capisce che Sara è incinta e che il suo malessere è dovuto al rifiuto di Luigi.
Il flashback di Luigi potrebbe essere una buona trovata, ma così come hai strutturato il brano mi appare distante dalla traccia che dovevamo seguire.
OmonimoA
Forza Omonimo, rimettiti al lavoro!
Renata, Kallida, babbiando mi state? In realtà serissimo masculo piemontese sugno ;-)
Giancarlo
p.s. e occhio a non confondermi con il vero e unico GF di TuttiScrittori.
Il sangue pulsava dietro gli occhi, non sapeva se per la paura o per la posizione. La lingua era diventata tre volte più spessa e Luigi non riusciva ad articolare parola… solo dei rantoli che alle sue orecchie suonavano come ridicoli gridolini isterici. La caviglia sinistra era strettamente incastrata tra il portavasi di ferro e il davanzale del terrazzo. Trenta metri più in basso o più in alto dipende dai punti di vista, correva la buia stradina che percorreva da cinque anni quando si recava da lei. Lo aveva spinto. Delicatamente. Semplicemente. Sorridendogli. Come era solita fare prima di strappargli e strapparsi i vestiti di dosso e trascinarlo in un mai banale incontro erotico. Lui si era sbilanciato all’indietro proprio mentre sollevava il suo bicchiere di vino e mentre Sara gli allentava il nodo della cravatta alitandogli «Ti sei spaventato maialino? Basta con gli scherzi, ho deciso che stasera mi farai impazzire». In effetti gli era parso di scorgere un lampo nello sguardo di lei, proprio nell’attimo in cui aveva cominciato a tossicchiare imbarazzato, subito dopo che lei aveva detto «Diventerai papà , sei contento amore mio?» ---- ---- -----
però la freccia finale attaccata per ANDARE A CAPO NORMALE.
per ANDARE A CAPO SALTANTO UNA RIGA. <i è corsivo -
se sbaglio
prendetevela con RENATA
- Mi aspettavo almeno un sorriso. – Il viso di Sara imporporò.
Luigi tornò a respirare, l’odore delle candele alla vaniglia sembrava svanito.
- Da quanto tempo lo sai?
- Questa mattina ho ritirato le analisi, sono al secondo mese, speravo…
Luigi interruppe la donna con un gesto della mano, socchiuse gli occhi stropicciandoli con le dita.
- Non era proprio il momento. – Esclamò.
Sara sembrò non ascoltare, guardava la zuppa calda davanti ai suoi occhi.
- Perché non me l’hai detto prima? – S’infervorò l’uomo.
- Ti ho detto che l’ho appena saputo.
La donna si alzò di fretta, raggiunse lo stereo e lo spense: le note di Sally tacquero.
Si girò, accese la luce del soggiorno e la penombra collassò.
Tornò seduta al suo posto.
- Cosa pensi di fare ora? – Rilanciò Luigi.
Sara afferrò il piatto e in silenzio, rovesciò la zuppa sulla faccia dell’uomo.
Sono riuscito ad asciugarlo un po'.
- L'ho appena saputo.
va benissimo come risposta.
- Radio Notte è un microfono aperto, capta rumori, voci. Tutto si amplifica in una grancassa virtuale, che viaggia nell’etere senza mai arrestarsi. Radio Notte raccoglie sfoghi e preghiere, parole confuse, dichiarazioni d’amore e di guerra.
Sara, distesa nel letto, ascoltava la radio saturare la stanza: una voce passionale, soffice, lenta come una ninnananna.
- Radio Notte è una banda musicale, suona i vostri silenzi, ascolta i sospiri vagare, solitari, tra i vicoli oscuri della città. È un raccoglitore di delusioni e speranze, le une necessarie alle altre.
La voce cessò.
Sara accarezzò la pancia, una leggera pressione tra il petto e l’ombellico. Un gesto spontaneo, naturale, nessuna emozione da sentire o provare. La gravidanza rappresentava l’unica certezza, pensò, la scossa da cui ripartire. Luigi era lontano e dopotutto lo era sempre stato: quella gravidanza aveva messo a nudo il loro rapporto, già logoro.
La radio tornò a parlare.
- Radio Notte ti ascolta, raccontaci la tua storia.
- Sono una donna sola, - esordì una voce timida - soffocata dall'incapacità di prendermi per mano. Ho rinunciato alle mie scelte, ho detto no alla possibilità di amare, per paura. Io ho avuto paura del giudizio degli altri. E la mia notte scivola tra le pieghe delle lenzuola, non ho neanche più i rimorsi, sono anneganti tra le mie lacrime. Da trent’anni vivo accanto a uno sconosciuto, con cui devo condividere la mia vita, lontano da chi doveva essere la mia vita.
Un singhiozzo smorzò la voce.
- Vuoi lasciare il tuo nome?
- Sono sola.
Mi piacerebbe leggere ciò che "alla veloce" hai tirato giù - stop.
NAP!
Ok, io c'ho provato, non insisto più ;O)
Sabato mattina, tra il caffe' e la corsa con il cane (Frodo), vi propongo una variazione sul tema. Scritta di getto; come sempre.
Hotel California
- No, ti prego, non lo voglio fare.
- Oh si che lo farai, piccola Sara.
La voce dell'uomo, gelida, non ammetteva repliche.
- Non voglio, non voglio, non voglio… - la ragazza, giovanissima, continuava a ripetere la stessa frase, sempre piu' debolmente, mentre arretrava spaventata dal suo uomo italiano.
Luigi era bello, forte e quando lo aveva conosciuto, quel giorno lontano, in Romania, gli era sembrato un principe azzurro.
E poi il sogno impossibile, lasciare la sua grigia cittadina, una casa troppo affollata, la poverta', per tentare la grande avventura nello Show.
Ben presto era diventato un incubo, il suo sogno: stanze di squallidi alberghi e poi la violenza, la paura, lo stupro.
E ancora serate passate in compagnia di vecchi libidinosi, in locali di periferia.
Il primo aborto, a suon di calci.
Di nuovo a prostituirsi, questa volta sulla strada, per punizione.
Sara non poteva crederci, il "suo" Luigi non era veramente cosi'.
Lo capiva quando, una volta al mese, la portava fuori, al mare e poi in quel ristorante sulla spiaggia le offriva cena ed era gentile.
Quando facevano all'amore.
E adesso lei aspettava un figlio, il figlio del suo uomo, ma lui, invece di esserne felice...
Sul pavimento della stanza era finita la cena preparata con amore e i piatti si erano rotti - non erano quelli soliti di plastica.
Sara arretrava, il trucco sciolto dalle lacrime le impastava il viso e i suoi piedi scalzi calpestavano i vetri acuminati dei bicchieri: cristallo spezzato proprio come il suo cuore.
Nelle mani di Luigi un coltello affilato.
Giancarlo Manfredi
Ok, ci proviamo di nuovo: stavolta ribaltiamo il punto di vista della storia.
Trovare il coraggio.
Sembra cosa facile nella finzione narrativa.
Inquadro mentalmente la scena: piano medio.
Androne di un palazzo elegante lui e' un ragazzo normale, capelli corti, vestito grigio e camicia bianca, senza cravatta, e' seduto sui gradini.
Comparse escono di casa o rientrano nel loro appartamento guardandolo sospettose.
Finalmente il protagonista si decide; la camera lo segue mentre sale le scale fino all'attico.
Suona il campanello.
La porta si apre: appare la protagonista, splendida, abito nero da sera, lunghi capelli corvini.
Piano americano sul suo volto, poi la ripresa si allarga: oltre le spalle abbronzate e scoperte della ragazza si vede lo scorcio di una stanza arredata con estremo gusto.
Le linee di design dei mobili, le macchie di colore dei quadri, il tavolo di cristallo gia' apparecchiato con sottopiatti d'argento, lo spumante nel secchiello del ghiaccio.
- Ciao Sara.
- Luigi! Che fai sulla porta! - Lei lo bacia sulla guancia e prendendogli la mano lo guida verso il divano bianco.
Lo fa sedere, poi prende due flute e li riempie del liquido ambrato e scintillante.
Particolare del perlage nei bicchieri.
Ora la camera fa un’inquadratura totale.
Lei sorride sicura: - Ho una notizia da darti!
Lui, invece, e' pallido in volto: - Anche io.
- Spara! -
- Prima la tua notizia: al telefono mi sei sembrata raggiante.
- Tieniti forte: ho ritirato le analisi, aspetto un figlio! Da te.
Primo piano su Luigi.
Voce di Sara fuori campo: - Hai perso la voce? Guarda che nel pomeriggio verranno tutti i miei amici per conoscerti. E poi domani andremo nella casa di campagna dei miei… E qual'e' la tua notizia, cosi' importante?
- Sara anche io ho ritirato le mie analisi: il dottore ha detto che, senza alcun dubbio, io sono sterile.
La camera sfuma sui due personaggi.
Titoli di coda.
No, nella realta', trovare il coraggio per fare quello che e’ giusto, non e' per niente facile.
Si alza ed esce di scena.
Giancarlo Manfredi
penso che occorrano lampi di chiarimento per il lettore (a beneficio della trama che non risulti troppo distante dal tema) e anche qualcosina che incuriosisca e colpisca di più --- per il resto buon pezzo e condivido note di Renata + Valery + Tao
>>>ValeriaTedde<<<
il sentimento c’è – le immagini sono azzeccate, semplici ma non banali (la saliva + le falene + il buio che raspa + giorni passati) – Secondo me dovresti TAGLIARE tutti gli aggettivi da questo brano, perché indeboliscono proprio le immagini forti – un messaggio incoerente, o meglio stridente, è costituito dalla pazza gioia e dal “nero” turbinio delle falene – OK note di R e Vt – Non concordo con il num.2, 4 e 7 di AleF
>>>GManfredi<<<
a me piaceva il primo brano – sarebbe bastato qualche TAGLIO azzeccato e spostare alla fine la frase “Solo Luigi non era stato all’altezza della serata” sostituendola con la poco efficace “Si, proprio un perfetto stronzo” – OK con Vt e R
>>>AleN<<<
Il finale “cazzeggione” e un po’ banale non è adatto al brano che hai scritto, dove invece descrivi con la giusta distanza una storia INTENSA e SERIA ---- ok con note di R e Tao
>>>messaggeriaN<<<
Bel tentativo – Elevato e funambolico – Forse dedicherei qualche minuto alle semplificazioni del linguaggio, onde evitare che la scorrevolezza della lettura non ne risenta… è evidente che si tratta di un brano in cui la velocità è essenziale! Nulla deve disturbarla – OK note di Tao ma non sono d’accordo sul num. 2) a me piace così la stesura grafica – OK l’editing di Renata
>>>maddalena<<<
senza dubbio il pezzo è ben scritto ma c’è poco cuore… chi sono Luigi e Sara? Sembrano ectoplasmi senza storia, sembrano due attori su un palcoscenico, qualche parola in più sui personaggi non guasterebbe… spero che si rifaccia viva === per maddy non è un buon momento
---
…dovrò tornare per esprimermi sui nuovi di Manfredi e su Taoista di cui non ho letto
se mi sono dimenticato qualcuno o qualcosa, ditemelo e cercherò di porvi rimedio –
gianfranco
“Come accidenti avrò fatto a cacciarmi in questo pasticcio!”. Non ho avuto il coraggio di dirgli: “No, non mi occupo di questo genere di cose, la mia specializzazione è la cronaca giudiziaria, non quella rosa.”. E dire che è la migliore occasione della mia vita, questa! Potrei avere finalmente la possibilità di farmi conoscere dal grande pubblico, firmare una scrittura tutta mia! Ma io non sono tagliata per scrivere fiction, questa poi...La solita tiritera all'italiana, con tanto di prete come coprotagonista. Fosse almeno un Don Abbondio... Ma quegli occhi, non potevo deluderli. La mia sola speranza è che la sceneggiatura sia talmente stravagante che il direttore dallo sguardo intenso, sia costretto ad invitarmi a cena per chiarire meglio la prima scena: Luigi, Sara, le analisi di lei sul piatto rosso e il vento di maestrale che le spazza via. Una sola folata intensa e tutte le sue aspettative sparse al suolo, allo stesso modo dei fogli aperti sul pavimento freddo di marmo, insensibile come il vento del nord...
baciamo le mani:)
Concordo pienamente con le annotazioni.
In alcuni casi è stata solo una questione di fretta (e quando mai nella mia vita ho il tempo e la tranquillità di fare una, dico anche una sola cosa, con calma), in altri il problema viene dalla mia incapacità di rileggermi, se non dopo molto tempo dalla stesura del testo.
In questo caso mi sono concentrato sull'idea e soprattutto ho provato a cambiare i ruoli dei protagonisti.
Nella realtà dei sentimenti adulti, che assume tutte le sfumature dal bianco al nero, difficilmente c'è il cattivo perfetto e la vittima designata e innocente.
Ma così va la vita, come soleva dire Billy Pilgrim.
grazie e alla prossima
Giancarlo Manfredi
Ho bisogno di una delucidazione: la "e" dopo la "," è possibile? Ricordo male o sarebbe meglio evitare?
Altro aspetto, questa volta prettamente stilistico, che vorrei affrontare e di cui vorrei conoscere la tua opinione: le "D" eufoniche.<gr> Grazie Renata ;O)
Ho cercato di aggiustare il testo, vedi tu come e se ti ci ritrovi, diversamente sono qui per fugare (potendo) i tuoi dubbi. E rivedere quanto ho scritto, ovviamente.
Con ciò ho reso piena confessione del delitto. Luigi Cattaneo.
C'ho tante cose da fare (come tutti) eppure sulla scrittura (e lettura) non mollo, sacrifico altro, ma questo no!
Renata, devo prendere per buono la mia seconda cartella, mica l'ho capito! Se sì, provo ad andare avanti ;O)
eccoli di seguito:
Quand’è che aveva cominciato a fare la prova di come suonava il suo nome seguito dal cognome di Luigi? Primo ginnasio o prima liceo? Sara non lo ricordava ed allora telefonò a Camilla: Ciao Ellina, non prendermi per pazza, ma ti ricordi quand’è che mi sono innamorata di Luigi? Ascoltò la sua amica del cuore ridere di gusto dall’altro lato della città, poi continuò ad apparecchiare la tavola sapendo, da fonte attendibile, che amava Luigi da quando aveva 16 anni: primo liceo classico “Garibaldi” sezione mista A. Con Luigi si erano lasciati e ripresi mille volte, avevano avuto altre storie, ma lui era stato il file rouge della sua vita: le sembrava che ci fosse da sempre. Si accarezzò la pancia piatta e ancora tonica e immaginò, per l’ennesima volta, a come glielo avrebbe detto: Luigi, avremo un bambino! Così di colpo? O era meglio ricorrere a spiritosi indizi e arzigogolati doppi sensi? L’avrebbe detto guardandolo negli occhi o l’avrebbe lasciato cadere come un allegro petardo in una festa di paese? Il cuore le balzò in gola quando senti il campanello e aprì al suo grande amore. Luigi entrò di fretta come al solito, la baciò fuggevole su una guancia e poi disse tutto d’un fiato: Non posso fermarmi, mi aspettano in ufficio. Sara, spiazzata, e forse già preda degli ormoni, sentì l’ira montarle dentro e disse a bruciapelo: Se esci da questa casa puoi non tornarvi più! Luigi si fermò un attimo a guardarla, poi imboccò la porta che sbattè forte alle sue spalle.<\i>
------------------------ @Carpediem (commento al testo):
[Ascoltò la sua amica del cuore ridere di gusto dall’altro lato della città, poi continuò ad apparecchiare la tavola sapendo…] Sara sta telefonando, però continua ad apparecchiare la tavola. E non chiude la chiamata. E’ un’incongruità: ciò che si comincia va chiuso, mai lasciare fili pendenti.
[…sapendo, da fonte attendibile…] cioè Sara sa di amare Luigi perché un presunto qualcuno glielo dice? un passaggio da evitare perché il lettore bisogna mai confonderlo.
Poi […che amava Luigi…] meglio dire “sapendo di amare Luigi”, il “che” è bestia malevola, usarlo con attenzione.
[File rouge] = “fil rouge.”
La faccenda ”allegro petardo” …ne sconsiglio vivamente l’uso.
[…forse già preda degli ormoni…] una battuta ironica può diventare un’arma a doppio taglio e bisogna saperla usare, in questo caso appare sottotono o fuori luogo… addirittura intimandogli di non fare più ritorno! Evidentemente l’amore non era così amore se si comporta in quel modo. Andrebbe forse rivisitato il concetto.
Spiegazione sull’uso del limite (in questo caso le 1.500 battute): è stato inserito come esercizio per imparare a dosare le parole, ovvero non adoperarne mai per ripetizioni e concetti inutili alla storia che si racconta (per esempio ne sono state sprecate troppe per indicare la stessa persona ossia Camilla ed Ellina; oppure l’inefficace frase “primo liceo classico Garibaldi sezione mista A.”)
Infine segnalo questa ulteriore incongruenza: perché Sara telefona all’amica per sapere quando si è innamorata di Luigi se già lo sa da “fonte attendibile?”
Parere generale: sarebbe consigliabile riscriverlo, partendo anche dai medesimi presupposti, ma curando la forma affinché la storia risulti più scorrevole e leggibile.<\b>
Chi l'avrebbe mai detto che potesse capitare a me?Alla donna fin troppo razionale, fin troppo controllata.La pioggia tamburellava senza sosta sulle finestre, rendendole vergini e distraendomi per pochi attimi dai pensieri che mi affollavano la mente.
Mi specchiai: due gocce di sudore mi imperlavano la fronte, lo sguardo perso nel vuoto.. e quel test di gravidanza stretto nella mano.
Maledetto test.Eppure era impossibile ignorare quella sensazione così strana, quella gioia mista ad ansia. Non mi ero mai sentita così prima d'ora. "C'è sempre una prima volta"aveva detto una mattina d'agosto Andrea. Già...All'epoca, la nostra storia era perfetta, mi aspettavo dovesse finire da un giorno all'altro.
Invece era durata. Cinque anni. Poi la convivenza. Ma ora...Meglio che lo sappia subito. Del resto non è certo lui il tipo che si tira indietro di fronte alle responsabilità... e i bambini li adora, quando usciamo non fa altro che coccolare quelli dei nostri amici. "Come mai questa cenetta? Lo sai che mi stai viziando, vero?". Bene. Era di ottimo umore.
"Un motivo c'è..." Le parole mi erano uscite di getto,senza pensare.
"Quale sarà mai... dev’essere importante..." Lasciai cadere il discorso. Cominciammo a mangiare senza fretta, gustando il buon vino della vigna di mio padre, ridendo ogni tanto alle battute di un vecchio film comico.
Le candele alla lavanda che avevo sistemato con cura quella sera, lo circondavano di luce soffusa: sembrava un angelo che mi stringeva la mano. Si girò senza dire nulla: gli occhi gli si erano accesi all'improvviso di curiosità ed impazienza.
Senza distogliere lo sguardo mi alzai e cominciai ad accarezzarmi lentamente la pancia. Il tonfo della sedia per terra mi fece sobbalzare. "Da quanto lo sai?" Si era avvicinato alla finestra e fissava la pioggia al di là del vetro.
"Da stamattina..."Si voltò: mi sentìì schiacciare sotto il peso dei suoi occhi. Irriconoscibili. Vuoti.
"Io no...non adesso...Porca miseria Laura! Ho 34 anni!"
Non ricordo quale sentimento prevalse in me quella sera, so solo che lo invitai ad andarsene. Non solo da quella stanza.
Mentre Matteo mi osserva ripenso a quel giorno. Alla decisione che presi d'istinto, ai sacrifici affrontati da sola, alla gioia che provai di fronte a quella scoperta.
Con occhi profondi mi scruta, un attimo dopo sta già immergendo i piedi.
Il mare gli piace. "Com'è fredda mamma!" Già! Eppure non gli impedisco di bagnarsi, anzi lo imito. La vita talvolta sa sorprendere.
Del resto c'è sempre una prima volta.
ecco il mio brano... sinceramente stavo per gettare la spugna:( mi fa molto piacere partecipare, bella l'idea del laboratorio:) anke se il mio brano è veramente semplice.
grazie ancora
Silvia(relatived)