Un blog creato da tuttiscrittori il 07/10/2007

tuttiscrittori

A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)

 
 
 
 
 
 

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ARTE & DINTORNI

mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

locandina

 

 

 
 
 
 
 
 
 

YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Messaggi di Agosto 2008

 

La mia estate

Post n°111 pubblicato il 29 Agosto 2008 da tuttiscrittori
 

Parole che solo i bambini sanno dire

da SERENATA AL MONDO di Romano Battaglia

"... Una sera cercai di scrivere una poesia per un cielo di stelle, ma la poesia l'aveva già scritta un bambino che guardava sempre il cielo.
Una volta piansi per le cattiverie e le ingiustizie del mondo, ma le lacrime più vere furono quelle di un bambino..." (R.B.)

Ho una conchiglia nel mio cassetto e dentro ci sento il mare quando me la metto all'orecchio.
Quest'estate, siccome il mio babbo è disoccupato e non siamo andati al mare, allora io ho fatto il mare sul mio terrazzo con l'acqua dentro una bacinella e ci ho messo la sabbia che era dentro il vaso dei fiori della mia mamma. Quando è caldo, metto i piedi dentro la bacinella, poi chiudo gli occhi e mi metto la conchiglia all'orecchio e mi sembra di stare al mare.
Al mattino, nel mio mare, ci vengono a fare il bagno anche i passeri poveri come me.

Milano

Un bambino di sette anni


*

*

 
 
 

Post N° 110

Post n°110 pubblicato il 27 Agosto 2008 da tuttiscrittori

Nuove frontiere del progresso...

*

 
 
 

Dopo 

Post n°109 pubblicato il 18 Agosto 2008 da tuttiscrittori
 
Tag: Poesie

di Cesare Pavese - da "Lavorare stanca"

*

La collina è distesa e la pioggia l'impregna il silenzio.

Piove sopra le case: la breve finestra
s'è riempita di un verde più fresco e più nudo.
La compagna era stesa con me: la finestra
era vuota, nessuno guardava, eravamo ben nudi.
Il suo corpo segreto cammina a quest'ora per strada
col suo passo, ma il ritmo è più molle; la pioggia
scende come quel passo, leggera e spossata.
La compagna non vede la nuda collina
assopita nell'umidità: passa in strada
e la gente che l'urta non sa.

                                       Verso sera
la collina è percorsa da brani di nebbia,
la finestra ne accoglie anche il fiato. La strada
a quest'ora è deserta; la sola collina
ha una vita remota nel corpo più cupo.
Giacevamo spossati nell'umidità
dei due corpi, ciascuno assopito sull'altro.

Una sera più dolce, di tiepido sole
e di freschi colori, la strada sarebbe una gioia.
E' una gioia passare per strada, godendo
un ricordo del corpo, ma tutto diffuso d'intorno.

Nelle foglie dei viali, nel passo indolente di donne,
nelle voci di tutti, c'è un po' della vita
che i due corpi han scordato ma è pure un miracolo.
E scoprire giù in fondo a una via la collina
tra le case, e guardarla e pensare che insieme
la compagna la guardi, dalla breve finestra.

Dentro il buio è affondata la nuda collina
e la pioggia bisbiglia. Non c'è la compagna
che ha portato con sé il corpo dolce e il sorriso.
Ma domani nel cielo lavato dall'alba
la compagna uscirà per le strade, leggera
del suo passo. Potremo incontrarci, volendo.


*
*

 
 
 

da "Il Piccolo Principe" (Antoine De Saint-Exupéry)

Post n°108 pubblicato il 11 Agosto 2008 da tuttiscrittori

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono cosi' triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire ?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire ?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.

*

*

 
 
 

SCHELETRI!

Post n°107 pubblicato il 05 Agosto 2008 da tuttiscrittori

Momenti di terrore in questa lunga estate calda...

Ci sono "Scheletri" in grado di trasmettere autentici brividi... noi ne abbiamo DUE!

E sono precisamente (in rigoroso ordine alfabetico): GIANCARLO MANFREDI e ALESSANDRO NAPOLITANO !

Che cosa hanno fatto??

Hanno partecipato a un concorso proposto da Scheletri. com - Micro-letteratura horror, scrivendo un mini racconto: 100 parole di angoscia, paura, orrore.

E che cosa è successo??

Incredibile: i nostri MOSTRUOSI amici si sono classificati - entrambi - al TERZO posto!

Ecco i racconti:

*

O' GOLEM - di Giancarlo Manfredi

Fu un evento del tutto casuale, un’alchimia erratica dovuta, forse, al calore degli incendi o alla fermentazione delle sostanze organiche. Al fulmine di un temporale.
All’inizio nessuno notò le strane concrezioni: come immaginare che quelle collinette di “munnezza” nascondevano primi tentativi di darsi forma propria?
Il liquame intanto continuava a propagarsi, trasportando, lungo rivoli fetenti, la scintilla della vita.
Pensiero autonomo e membra di spazzatura indifferenziata si combinarono infine, nel più spaventoso dei golem.
A centinaia, a migliaia si sollevarono dalle discariche per sciamare alla luce di cassonetti ardenti.
Con un irrefrenabile desiderio: diventare una cosa sola con il Creatore.

***

*

CENTO PAROLE DALL'INFERNO -  di Alessandro Napolitano

Tra novantanove parole morirai.
Sono il Principe Aamon, siedo accanto a Belial.
Hai da vivere ottantaquattro parole.
Ti ho scelto, tu sarai in Me.
Non credi? Chiedi a un passante cosa legge su questa maglietta.
Ti risponderà: - Un versetto della Bibbia.
Menzogne!
Tu sei il prescelto, è il destino.
Tra quarantotto parole ti battezzerò nello Stige, navigherai sino al crepuscolo dell’Oceano, varcherai le soglie del Vestibolo.
Avvolto nel gelido torpore della morte, saprai.
Anime e Chaos, ove l’Inferiore è maggiore del Superiore e l’uomo di sventura attende tra il pianto e lo stridore dei denti.
Tre parole alla Fine.

***

Per la classifica completa, potete leggere QUI.

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BOCCONCINI DI SCRITTURA - 3

 

Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)

 

 
 
 
 
 
 
 

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