Un blog creato da tuttiscrittori il 07/10/2007

tuttiscrittori

A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)

 
 
 
 
 
 

SOSTIENE... KREMUZIO

Kremuzio

Sull'orlo del precipuzio

 
 
 
 
 
 
 

ALBERGO A ORE (HERBERT PAGANI) PERF. EDITH PIAF

 
 
 
 
 
 
 

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ARTE & DINTORNI

mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

locandina

 

 

 
 
 
 
 
 
 

YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Messaggi di Ottobre 2008

 

Bellosguardo

Post n°132 pubblicato il 30 Ottobre 2008 da EvolutionMoka

Ringrazio Tuttiscrittori per l'opportunità di pubblicare qui sul loro blog una mia poesia.

EvolutionMoka (Giò)

***

Gli amanti- the lovers di Giraluna

***

Io non posso che darti l'amore dei marinai

che abbandonano il porto senza voltarsi mai

posso dipingere di colori cangianti le mie bugie

e renderle eteree e sinuose come dolci poesie

asiugare le tue paure con una carezza di eterno

come fa il sole con la neve alla fine dell'inverno

posso fare questo e poco altro ancora

prima che l'alba m'inviti e mi abbandoni

il tuo bellosguardo sparirà nell'aurora

come la nostalgia per dimenticate canzoni

Io non posso che darti l'amore dei marinai

che allontanano coi baci i loro oceani di guai

posso arginare le tue maree di perplessità

per farti abbandonare sulle mie braccia senza età

come l'onda che schiuma, espugna e poi ritorna via

l'incanto del mio corpo accanto in ogni tua scia

posso fare questo e poco altro ancora

prilma che l'alba mi saluti e poi mi uccida

il tuo bellosguardo mi riflette e s'innamora

dando origine ad una delicata ed intricata sfida

che vinta o persa per sempre potrò conservare

tra le pieghe profonde del mio lenzuolo di mare

Io non sono altro che un marinaio

e come tale non posso che amare

bellosguardo, il tuo cuore in palio

prima che il giorno mi possa ingoiare

prima che inesorabilmente mi riprenda il mare.  

***

(Tratta da "Raccolta fotografica a occhi chiusi")

-Giò-

 
 
 

Post n°131 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da lauro_58
 
Ringraziando "Tuttiscrittori" per l'opportunità e lo spazio concesso, inserisco anche io un breve racconto.        

Lauro


Patrizia ed il guercio

Un attimo prima avresti giurato non ci fossero, quello dopo li vedi spuntare dal nulla da ogni angolo.
Accorrono tutti insieme in fretta come se suonasse un'adunanza; tutti di corsa, meno uno.
E' il più grosso ed i segni di vissuto se li porta addosso, avanza circospetto ma sicuro.
Impettito come chi il diritto di essere il primo se lo è conquistato sul campo, sposta con decisione quelli che facendo i vaghi cercano di fregarlo.
Il posto è sempre quello, un angolo un po’ in disparte che sa di muffa e segatura.
E’ vicino allo sgabuzzino degli scarti di un ciabattino … l'ha scelto lei; per il gruppo invece un posto vale l'altro, non fa differenza.
Si siede su una cassetta di plastica nera e presenta il pranzo al cartoccio, caldo, croccante, che fuma un odore di pesce e carne.
Il primo boccone è del guercio, che è quello grosso, il più grosso di tutti.
Ed anche il secondo; per la verità nessuno osa mangiare finche lei non carezza il guercio sulla testa.
Allora è il momento di mangiare anche per gli altri!



Lei è Patrizia, il guercio è il capobranco dei randagi miagolanti del quartiere.
L’adunanza c’è sempre dopo il tramonto, ed io inizio la mia ronda notturna dopo il tramonto.
E’ così che ho conosciuto Patrizia, durante una delle mie ronde notturne.
Le vie più solitarie a quell’ ora si compongono come un puzzle di straccioni, gabbiani sbilenchi e randagi guardinghi.
Prima del terremoto che graffiò la sua vita, Patrizia doveva essere stata una bella donna, dai capelli biondi e lisci come le sue gambe.
Ora sulle gambe graffi di gatto sotto stracci di gonna, mani sporche, stoppa unta e grigiastra in testa.
Contenti della cena i tuoi bambini Zia ?” le domando in tono amichevole.

A me lei risponde sempre, forse perché non l’ho mai guardata in modo strano, soprattutto quando se ne sta appartata con i suoi gatti. Con gli altri agenti non è così, di solito si dilegua svelta prima che il loro pensiero diventi parola, oltre il vicolo dello sgabuzzino degli scarti.
Per evitare noie.” mi ha confessato una volta.
Ho sempre considerato questa sua risposta una scusa bella e buona.
Ma dispensare risposte come scuse non è peculiarità dei miseri e degli sbandati!
Ed è per questo che credo lei parli volentieri con me, perché in fondo io la guardo normale e la giudico in modo leggero.
Il messaggio delle sensazioni non si esterna,si emana; non si capisce, si intuisce !
Non chiede mai più di quello che gli dai questo branco di fannulloni, se và bene al guercio và bene anche a loro.
Questa è la sua risposta di oggi, poi ritorna a grattare il muso del capo.
Se non fossero le sue dita a toccarlo queste avrebbero già conosciuto quanto affilati siano i suoi artigli.
Ben diversa fu invece la risposta che mi diede un po’ di tempo fa Patrizia, quando le offrii riparo sotto il mio ombrello mentre diluviava.
Un riparo e qualche mignon da mangiare e bere.
Mi raccontò di un matrimonio scivolato sotto il marciapiede come carta staccia trasportata dalla pioggia.
E di un figlio, l’unico a farle compagnia dopo la separazione!
Solo che nella vita capita che in una delle battaglie, magari tra zanzare e vietcong, oppure tra draghi e cecchini ci finisce anche un figlio ed allora il destino pare divertirsi con un ghigno a presentare il conto.
E può accadere di perdere anche quando si vince, di perdere di brutto, tutto ed anche di più se è un figlio a rimetterci.
Mi disse anche che si trovava bene qui, tra un’adunanza miagolante ed uno sgabuzzino di scarti, in fondo era la sintesi della sua vita:
Randagia e scartata come una pezza da piedi !” diceva.
Ricordo che non le dissi nulla, la guardai e lei guardò me. Nessun discorso vuoto intriso di falsa comprensione e buoni propositi, solo un lungo silenzio.
Conobbi così Patrizia!
Quella volta le regalai l’ombrello e mi congedai da lei incurante della pioggia che scendeva fitta trasfigurando tutto; anche le mie guance e quello che gli capitava attorno.

Un saluto cordiale a tutti.

 
 
 

Mare Dentro

Post n°130 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da volareliberi0
 



Mare Dentro






Mare dentro, in alto mare - dentro, senza peso
nel fondo, dove si avvera il sogno: due volontà
che fanno vero un desiderio nell'incontro.

Un bacio accende la vita con il fragore luminoso di una
saetta, il mio corpo cambiato non è
più il mio corpo, è come penetrare al centro
dell'universo:

L'abbraccio più infantile, e il più puro dei
baci fino a vederci trasformati in
un unico desiderio

Il tuo sguardo il mio sguardo, come un'eco
che va ripetendo, senza parole: più dentro,
più dentro, fino al di là del tutto, attraverso
il sangue e il midollo.

Però sempre mi sveglio, mentre sempre io voglio
essere morto, perché io con la mia bocca
resti sempre dentro la rete dei tuoi capelli.

Ramòn Sampedro



 
 
 

Post N° 129

Post n°129 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da smile.new

Grazie a Tuttiscrittori per questa opportunità. Inserisco un mio racconto, sperando di avere qualche commento e qualche aiuto. Ciao da Smile :)

Giggetto er carzolaro

 

-      Aiutatemi, aiutatemi, mi hanno derubato!!

 

“Giggetto er carzolaro” stava dentro alla sua botteguccia , ricavata nel box auto che aveva in affitto, ed era intento a riparare un paio di stivali di cuoio da donna,  quando  si alzò di scatto per andare a vedere da dove provenivano quelle invocazioni di aiuto,  scostò i ferri del mestiere e dalla concitazione fece cadere un po’ di colla sul tavolino pieno zeppo di chiodini e bollette, facendo tra colla e chiodi un bel pasticcio.

Si affacciò sul marciapiede ancora con il martello in mano,  e la vide in terra poco distante, con la faccia sporca di sangue.

 

-      Sora Teresa ma che è successo? 

 

Prese la sedia che aveva nella bottega e fece sedere la povera vecchia.  Questa era ancora sotto shock  e continuava a ripetere  le invocazioni di aiuto, mentre si era formato un capannello di gente, curiosi per lo più, che si accalcavano intorno, senza dare aiuto effettivo

 

-      Toglietevi di mezzo, ma non lo vedete che non la fate respirà!! Tu con il telefonino chiama il 113 che mandino qualcuno, sbrigati!!

 

Giggetto, cercava di soccorrere la signora Teresa, ma ancora non capiva cosa le era successo veramente.

 

-      Sora Terè, beva un po’ d’acqua che le fa bene, dica, ma che è successo?

 

-      Grazie Giggè, stavo in casa, avevo ordinato una bombola del gas, e quando hanno suonato alla porta, pensavo fosse “er bombolaro”, così ho aperto senza badarci troppo, e invece sono entrati due uomini, sembravano due indiani, che hanno detto che volevano aiutarmi, e uno ha cominciato a muovere le mani, avanti agli occhi, e mi diceva tutte parole che non capivo, poi non so perché l’ho fatto sono andata in camera da letto, ho preso la borsa, ho messo il cappotto e sono andata con loro in banca, ho prelevato 15.000 euro e  l’ho messi nella borsa, sono salita con loro in macchina e gliel’ho data. Quando mi hanno lasciata qui a  casa, mi sono come svegliata, ho capito che  mi avevano ingannato, ho cercato di rincorrerli e sono caduta per cercare di fermarli. Povera me, e ora chi glielo dice a mio marito!!

 

Nel frattempo era arrivata una volante dei carabinieri, una sirena acuta aveva lacerato l’aria, e due militari erano scesi  di corsa cercando di farsi largo tra la folla accorsa ancora più numerosa.

 

-      Circolate, circolate, fate largo!!   E lei che ce fa con quel  martello in mano?

 

-      Marescià, che centra il mio martello?  E’ alla Sora Teresa che hanno derubato,  l’hanno ipnotizzata, le hanno fatto una bella “sola”.

 

-      Poveretta, è già la terza questa settimana, tutte anziane e sole, le sceglie,  lo chiamano Mandrake per come incanta le persone,  come fa non si sa, ma le donne restano in trance fino a quando non se n’è andato, e alcune l’hanno anche ringraziato, una gli ha offerto anche il caffé.

 

Poco dopo,  la donna venne portata al pronto soccorso per medicare le ferite, e tutti tornarono alle loro attività.  Anche Giggeto, doveva finire di riparare quegli stivali di cuoio…  prese dal pacchetto una sigaretta, l’accese, buttò fuori il fumo e pose la sigaretta sul bordo del tavolino, si sarebbe consumata fino alla fine, fino a bruciare lo spigolo. Quando lavorava  Giggetto si dimenticava di tutto, poi oggi aveva anche da pensare alla Sora Teresa e a Mandrake. Sarebbe stato l’argomento di tante clienti che venivano a trovarlo, anche di quella bella bionda proprietaria di quegli stivali di cuoio,  che quando si sedeva sulla sedia a provarli lasciava vedere tutto il ben di Dio… chissà come faceva Mandrake a ipnotizzarle tutte!!! 

 

 
 
 

Errore 678

Post n°128 pubblicato il 27 Ottobre 2008 da falco58dgl
 

Ringrazio "Tuttiscrittori" dello spazio concesso e pubblico un mio breve testo

Writer

La mia vita scorre tra errori, omissioni, tentativi falliti, è un errore in sé. Sono venuto al mondo per sbaglio, un buco nel preservativo di un uomo che scopava una di cui non gli importava niente o forse un errore di programmazione compiuto da una divinità distratta. Neanche il tentativo di aborto che mia madre ha  praticato quando ero un embrione di  due mesi e mezzo è andato a buon fine. Sono rimasto tenacemente aggrappato a quell’ambiente che voleva espellermi, ne sono uscito solo dieci giorni dopo la fine del periodo di gestazione, dopo aver lottato per rimanere al caldo e al buio, come se fossi consapevole che nascere sarebbe stato il primo anello di una catena di errori che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.

Crescendo, mi sono affezionato ai miei errori, ho imparato a riconoscerli come un tratto mio, un elemento d‘identità, uno scorrere al contrario  dentro un fiume di folla che si muove compatta nella stessa direzione.

Nei miei sbagli non c’è nulla di eroico o anticonformista: scrivo con la sinistra, partendo dal lato destro del foglio, sottraggo laddove devo sommare, confondo la figura con lo sfondo,  decido di andare al mercato e mi ritrovo a casa o viceversa. Come in una libreria disposta in modo anarchico  e senza regole precise, sono riuscito a costruire dentro di me  un ordine che solo io conosco, un metodo che mi consente di errare senza dissolvermi in un caos  primitivo, di disperdere la materia che mi compone in atomi che si respingono a vicenda.

 Ma gli errori più gravi sono quelli che commetto con le persone e con i sentimenti che vorrebbero trasmettere.  Non sono il solo a travisare un atteggiamento amichevole o a scambiare per amore una richiesta basata su altri interessi, ma lo faccio in modo così sistematico da essere convinto di avere un rivelatore di verità che funge al contrario, una calamita che attira verso il suo polo magnetico gli errori, il mio nord personale.

Forse per questa ragione ho limitato gli scambi con le persone al minimo indispensabile e preferisco rapportarmi con le macchine. Amo i dispositivi che funzionano mediante una logica binaria: sì/no, acceso/spento, uno/zero; mi sembra che la possibilità di travisamento siano più limitate e inserite in una logica rigorosa e causale che  rende il mio universo più certo e la mia disposizione all’errore  meno aleatoria, maggiormente inserita in un determinismo meccanico e ripetitivo.

L’amore  per le macchine non ha nulla da spartire con i sentimenti che gli umani provano verso i loro simili: quell’impasto di desiderio di possesso, alterazione dei ritmi di vita e timore di perdita che li rende simili  a idioti in preda a un pensiero fisso, lacerati da paure e gioie incongrue, mutevoli come un vento capriccioso.

No, non è questa la mia strada: l’amore contempla dentro di sé tante possibilità di errore da apparire ai miei occhi come un pericoloso concorrente, un momento di alterazione che ognuno riserva per sé come se fosse stufo di una vita troppo lineare ed ordinata, passata tra  bisogni primari e necessità scomode come quelle di lavorare, comunicare e mantenere una posizione sociale decorosa.

Io, invece, desidero solo  mantenere quel minimo di equilibrio che mi consente di sbagliare senza intromissioni, senza interferenze altrui, vorrei sentirmi come la tastiera di un computer su cui mani frettolose compongono parole, vicende che non mi appartengono, se non per le lettere che obbligano chi scrive a percorrere un numero finito di andirivieni tra i tasti.

Ma anche in quel caso non sarei solo un oggetto passivo, voglio essere libero di opporre resistenza, voglio essere un server che non risponde al tentativo di connessione, quel tentativo destinato a mandare  in rete queste povere frasi, questa testimonianza del mio vivere al contrario, desidero potermi manifestare  con poche parole che rivelano la mia essenza, la mia assenza “mancata risposta del computer selezionato per la connessione. Riprovare in un secondo tempo”.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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BOCCONCINI DI SCRITTURA - 3

 

Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)

 

 
 
 
 
 
 
 

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