Un blog creato da tuttiscrittori il 07/10/2007

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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)

 
 
 
 
 
 

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mostra evento di Costantino Giovine presso Il trittico - Roma Piazza dei satiri - inaugurazione sabato 26 febbraio alle 18.30

locandina

 

 

 
 
 
 
 
 
 

YOU'LL FOLLOW ME DOWN - LABORATORIO CONCORSO

Il presidente della giuria, Luigi Bernardi, ci comunica che

   The winner is Paolo Zaffaina

La motivazione:

Statale 61 è un bel racconto giocato su molteplici livelli, tutti resi con stile adeguato.
I continui cambi di prospettiva, fino allo scioglimento finale, ne fanno un testo godibile ed estremamente accattivante.
Un bel saggio di scrittura al servizio di un'ottima idea.

adesso rileggiamolo iniseme >>>clicca qui

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli (E. Salgari) 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Messaggi del 08/09/2008

 

Prove tecniche di laboratorio

Post n°114 pubblicato il 08 Settembre 2008 da tuttiscrittori
 

In attesa di conoscere il vincitore del concorso "Per un fetta di anguria gelata", che ne direste di dedicarci al destino di Elly e del Conte Bob, i due protagonisti del racconto "TREDICI CHILI DI ROSSO PER IL CONTE", nati da una strampalata idea di Elliy e BobSaintClair e inaspettatamente cresciuti grazie al generoso contributo di Gianpaolo, Sabin e Smile?
Dopo aver letto in sequenza i sei episodi di cui attualmente si compone il racconto, ci chiediamo: la storia funziona? le varie parti legano bene? i personaggi sono credibili? possiamo migliorare qualcosa? il finale proposto ci piace, vogliamo migliorarlo, cambiarlo?
Naturalmente TUTTI possono partecipare alla discussione: ogni proposta è bene accetta!
Oltre a stabilire la sorte dei due (o quattro?) protagonisti, provvederemo - successivamente o contestualmente, si vedrà -  a curare l'aspetto formale del testo. Cominciamo? Ecco la storia:

TREDICI CHILI DI ROSSO PER IL CONTE

( I)

- Fallo tu – le ordinò il Conte Bob appoggiando il coltello sul tavolo e gettando via il suo mantello nero – ho voglia di cambiare, stanotte.
- Allora lasciami sola un momento, esci, ti prego.
Il Conte le fece un inchino:
- Sbrigati, ne ho bisogno Miss Elly – sussurrò strizzandole l’occhio, con uno scintillante sorriso.
Arretrò di 13 passi, spense la luce, che lo abbagliava, e si accomodò sulla veranda.
Accese la penultima sigaretta della giornata, la dodicesima, e sbuffò una nuvola di fumo verso la luna piena.
La stessa luna che attraverso la grande finestra illuminava Elly, ancora immobile davanti al coltello.
- Préparati – le aveva ordinato al mattino.
Era tornato di nuovo, il Conte, come ogni anno, nelle notti di plenilunio, in estate: sempre più esigente, vorace.
Era arrivato puntuale la sera, bussando con i due soliti calci, robusti.
Lei aveva aperto la porta e lui era entrato con passo sicuro, un pesante involto tra le braccia, che aveva appoggiato con cura al centro del tavolo: la sua anguria ghiacciata.
- Tredici chili, perfetta!
- Sembra più piccola questa...
Lui si era voltato, durissimo:
- 13 chili! Non è mai stata più piccola. Mai.
Poi le si era avvicinato con fare insidioso, sfiorandole il collo, due parole all’orecchio.
Ed ecco Elly di fronte a una novità: doveva essere lei, questa volta, a tagliarla in tredici fette.
Improvvisa, un’idea!
Afferrò dunque il coltello e cercando di pensare e contare nello stesso tempo, cominciò a tagliare, tagliare, tagliare: 14! Ne prese una e la infilò nel freezer, disponendo le altre su un piatto: tra il buio, la sete e la tensione erotica il Conte non se ne sarebbe accorto.
Lasciò scivolare una spallina.
- Bob! E’ pronto!
La luna risplendeva a tratti su quei canini aguzzi che affondavano avidi nella polpa rossa e succosa e senza interrompersi continuavano ad azzannare, divorando tutto, bucce comprese.
- Ancora!
- E’ finita – e giù l’altra spallina.
- Finita? Uhm... va beh.. – e il Conte già allungava una mano.
- Aspetta – ed era andata di là.
Era tornata con i capelli sciolti e due gocce di profumo francese sul cuore, quando i primi conati già scuotevano il Conte.
- Vieni, alzati – lo invitò lei, lasciando scivolare il vestito.
Ma lui stentava, barcollando e ricadendo a sedere:
- Non... non... – rantolava, vomitando semi e pezzi di anguria.
- Alzati Bob! – gridò lei.
- Io non...
- Che sta succedendo, Conte Bob? Stai male? Ti è forse mancato qualcosa?? – ghignava.
Un lampo negli occhi di lui:
- Ma che stro... – ultime sillabe, prima di crollare con la testa nel piatto.
Lei sorrise.
Aprì il freezer, mise la fetta di anguria gelata su un piatto e uscì sulla veranda: aveva tempo e voleva godersela piano. Il Conte non sarebbe tornato, mai più.
Accese finalmente per sé la tredicesima sigaretta, rimasta in attesa sul dondolo, e sbuffò nuvole di fumo verso la luna piena.
La stessa luna che illuminava anche Bob, in piedi, immobile alle sue spalle. Sporco di vomito e anguria e molto, molto arrabbiato...
musica!!

(II)
Il Conte Bob, era offuscato nella mente, Elly non si era comportata come lui aveva creduto; lui cercava una donna che avesse avuto il coraggio di guardarlo negli occhi e nonostante il suo burbero comportamento, dichiarando ottemperanza e fedeltà al suo ruolo di complice indispensabile per la notte magica di plenilunio (solo un Saint Clair e una donna degna), in cui attraverso quel rito sacro si sarebbe celebrato il magico amor citrullo, grazie alle intense energie sprigionate dai cocomeri, che raggiungevano il loro apice di potenza citrulla in quella notte unica e rigenerativa per tutte le qualità umane e sovraumane dei 2 propiziatori.

Ma Elly non era all'altezza di poter fare questo, chiusa sempre più nel suo piccolo mondo antico, tra mummie e fantasmi di un'epoca ormai remota, non riusciva a tenere il passo di donna degna di tal blasonato Bob! La sua antica stirpe stava avendo la meglio su di lei; succube di un altro arcano, non era più libera di scegliere e non muoveva più un passo senza chieder consiglio ai vecchi numi del tempio dei funghi e al dispotico, capriccioso oracolo. Il suo gesto inequivocabile la catalogava tra le bieche Erinni. Il Conte Bob non avrebbe mai potuto perdonare un atto simile, offesa al suo alto rango, riconosciuto fin dall'undicesimo secolo a.c., di discendente e prosecutore della dinastia dei Saint Clair.

Per questo (AH AH AH AH) vedendola tronfia, seduta in veranda, compiaciuta della sua cupidigia fumeggiante, non potè resistere: prese con cura la mira e, con tutta la forza del suo orgoglio ferito, le sferrò un poderoso calcio con la punta dello stivale da cavallerizzo!
La sedia di vimini su cui poggiava il fondo schiena di Elly si sfondò, catapultandola come una pera cotta per terra, in mezzo al giardino, dolorante, come se 100 cavalli la avessero calpestata coi loro zoccoli di pietra. In quel preciso istante si disperse una forte energia nella stanza ancora illuminata dalla luna, che (e qui dobbiamo sottolinearlo) fu complice dell'ultima frase pronunciata dal Conte, la quale avrebbe segnato uno spartiacque definitivo tra sentimento e azione:
- Elly, non sei degna di un Saint Clair! Addio! - sentenziò il conte Bob, voltandole le spalle e ricongiungendo il mantello alla sua tenebrosa figura.

Elly sbalordita singhiozzava, invocando i suoi oscuri numi tutelari per qualche cupa maledizione, ma il Conte non conosceva il significato della parola pietà, né perdono, né tantomeno timore. Chiuso in uno sprezzante silenzio, montò sul suo fido quadrupede che lo attendeva fuori della veranda.... Levandosi alto in cielo, sulle ali del suo enorme destriero divino, si allontanò verso la luna splendente; Bob, il Conte Bob, attraversò l'orizzonte in attesa di un nuovo plenilunio rigoglioso di amore sincero nelle braccia di una futura "Lady Marianna" (?).

musica 

(III)
Stavolta lo aveva proprio fatto incazzare! Alzò il braccio con tutta la rabbia che aveva in corpo e cercò in un colpo solo e di conficcare il coltello in quella buccia, liscia e bagnata, e di liberarsi della voglia irrefrenabile che aveva di strozzarla. Qualcosa però andò storto, la sua mano sicuramente, e la lama deviò verso il suo addome. Fu solo un attimo, un istante solo, in cui la sua mente registrò impietrita la traiettoria impazzita del suo braccio, impossibile da fermare. Una fitta acutissima partì dal molle della pancia e lo lasciò senza fiato e con gli occhi sbarrati. Si piegò in due prima di riprendere il controllo dell'arto maledetto e finalmente riuscire a mollare la presa sul coltello: non sentì alcun rumore di ferraglia sul pavimento.

Uno strano calore invece si stava espandendo dal ventre verso il basso, provocandogli un irresistibile impulso ad urinare. Terrorizzato, riaprì gli occhi e vide il manico di ciliegio del servizio buono sporgergli dalla maglietta. Anche Snoopy lo fissava, seduto sul tetto della sua cuccia: il rosso della sua casetta si era fatto molto più scuro intorno al manico e quello stesso colore si stava allargando sui pantaloni.

L'orrore gli piegò le ginocchia fino a farle sbattere per terra e picchiare di conseguenza la testa contro il bordo del tavolo. La botta scosse pure l'anguria in bilico sul ripiano del tavolo che, lentamente, iniziò a rotolare in modo sgangherato. L'ultima immagine che ebbe di questo mondo fu di una palla verde a strisce scure che si ingigantiva velocissimamente verso la sua faccia. Poi più nulla.

(IV)
Aprì il garage e trovò la Twingo parcheggiata di traverso, come al solito. Lasciò la Maserati sulla strada e, ancora dolorante, si precipitò furente in casa. Aprì l'uscio giusto in tempo per sentire un terribile cozzo: il cocomero si era appena schiantato sulla faccia di Bob!
- Siamo alle solite! – gli urlò – Hai rovinato un'altra maglietta della redazione e guarda in che condizioni è la cucina! Basta con questi giochetti erotici del c…! Non ti sopporto più, più!
Lui aprì piano piano un occhio, poi l'altro: l'effetto del cocomero – tra quello ingurgitato e quello spiaccicato sulla faccia - era stato salvifico e rigeneratore, come sempre. Si rialzò con un po' di fatica, appoggiandosi al tavolo, attento a non scivolare sui pezzi di anguria sparsi intorno. Si sfilò il coltello dalla pancia e lo pulì con un tovagliolo. Poi si tolse la maglietta:
- Magari con un po' di candeggiante e una cucitina può tornare buona per la prossima volta…
- Prossima volta?? Dobbiamo rifare tutta la sceneggiata? E come ti è venuto in mente di metterti quegli stivali da cavallerizzo, eh?? - era paonazza, furibonda.
- Ma sono quelli di…
- Di tuo nonno, lo so lo so! Conosco la storia e infatti è tutta colpa sua.
- Ah no! C'entra qualcosa anche quella finta bacchettona di tua zia, hai presente, si?
- Non parlare di mia zia, eh?
Erano faccia a faccia, vicinissimi: arrabbiati, sporchi e sudati. E improvvisamente…
- Miss Elly, la notte sta per terminare, non sprechiamo… - e la avvinghiò.
Lei lo sentì, imponente. La citrullina era entrata in azione!
- Conte Bob…
Le mancò il fiato e si lasciò trascinare giù, sul pavimento.
- Adoro questo tuo profumo francese… - sussurrò lui, insinuandosi.
- Lo so … - sospirò lei, invitandolo.
Ma, proprio in quel momento, il primo raggio di sole scintillò nella stanza, con un bagliore inopportuno.
- Conte Bob?
Non c'era bisogno di altre parole, né di perdere ancora tempo.
Lo scansò bruscamente e si rialzò.
Prima di uscire sbattendo la porta, andò di là e mise su un disco:
musica

(V)
Elly, novella Thelma, scese in strada infilandosi un golfino e salì sulla Maserati.
Due chilometri appena ed era sotto casa di Lucia... o Luise, che dir si voglia, sua compagna di avventure o più spesso di sventure. Due colpi di clacson... oddio erano da poco passate le sei! Ma Lucia capì: chi altri poteva essere se non lei? Si affacciò mezza discinta: - Al citofono! - strillò.
- Dai Lucia, scendi, andiamo.
- Elly! ca' combinato?
- L'ho piantato !
- N'atra vota ? e datte 'na calmata , figlia mia!!!
- No basta! Dai scendi...
- Ma tu si scema! proprio ora? lo sai che stavamo affà ??
- E porca miseria!!! E non ti lamentare poi.... Vabbe' ho capito, scusa.
Elly rientrò in macchina, aprì il suo pacchetto con 13 sigarette, ne accese una, sentì un senso di nausea... la buttò dal finestrino ancora intera. Accese l'autoradio ed andò. Senza Lucia non sapeva nemmeno lei bene dove ed inoltre i pensieri le avrebbero corroso il cervello...
Imboccò la superstrada, cominciò a correre, poi, dopo un sorpasso azzardato, rallentò di botto. Ci teneva e come alla propria vita: nessuno gliel'avrebbe tolta o rovinata.
E andava, andava...canzone dopo canzone, sigaretta dopo sigaretta.
Guidò dall'alba al tramonto, come in un film, poi scese la sera....e scese vertiginosamente il numero delle sue sigarette. Avvertì la fame per la prima volta.
Non si rese conto neanche dove fosse, vide lontano un'insegna luminosa, si avvicinò: "Dal Conte - Trattoria - cucina casalinga - Nuova gestione". Fermò l'auto.
Entrò esausta nel locale, si sedette o meglio si accasciò su una sedia ad un tavolo quasi centrale.
In un angolo due camionisti, unici avventori presenti nel locale, si apprestavano ad andar via.
Lei si prese la testa tra le mani e restò immobile così, per un tempo indeterminabile.....
Sentì dei passi ... qualcuno le si avvicinò.
Lei alzò lo sguardo verso il tavolo: un enorme piatto con tredici fette di anguria rossa campeggiava nel mezzo!
Un brivido le percorse la schiena e guardò istintivamente fuori, oltre la finestra: l'unica luce esterna illuminava ora una Twingo...
Trasalì, ma non fece a tempo ad alzarsi: una mano le afferrò il braccio e una figura a lei ben nota si stagliò al suo fianco: - Gradisce qualche fetta di anguria, Miss Elly?
Il Conte fece qualche passo indietro, diede un calcio con la punta dello stivale al un vecchio juke-box e tornò a stringere con ancora più forza il braccio di Elly: - Togliti questo giacchettino - disse lui - Ti sta malissimo.
Elly guardò ancora oltre la finestra: la luna sembrava ancora piena.
La musica partì nel silenzio della sala:

musica

Qualcuno, da fuori, osservava la scena, in attesa...

(VI)
Le luci della sala si erano accese da qualche attimo, ma Smil e Renée erano ancora seduti uno accanto all’altra nella saletta di quel cinema di periferia, aspettando che defluisse il pubblico e ancora ragionando su quel film, un remake del Conte Drakula il Vampiro in chiave ironico-moderna: una storia di sangue ed anguria senza né arte né parte.
L’avevano capito subito che era una pessima pellicola, ma era stata comunque un’ottima scusa per uscire insieme e iniziare a conoscersi.
Smil, col sorriso sulla bocca, i modi bruschi e un po’ rozzi, continuava a parlare velocemente senza smettere di mangiare i pop corn: ne aveva preso un secchio gigante ed i semi di mais, oltre che in terra, erano anche ampiamente distribuiti sui pantaloni e sulla camicia e qualche semino si intravedeva anche tra quei denti sempre in movimento.
Renè, curata nei vestiti e nei minimi particolari, molto più giovane di lui, si esprimeva in un italiano perfetto, privo di inflessioni dialettali, sempre attenta nel formulare la giusta frase: probabilmente si stava chiedendo cosa ci stesse facendo lì con quello zoticone.
Lui, con la bocca mezza piena:
- Bah, non ci sono più i film di una volta!
Lei, con sguardo disgustato:
- Non dire banalità almeno..
Lui, mentre cercava di togliersi i semini dai denti:

- Ma questa storia non sta in piedi, i personaggi sono contraddittori ed hanno pure sbagliato le citazioni.
Renée, alzandosi di scatto, uscì per fumare una sigaretta.
Smil la raggiunse dopo l’ultima manciata di pop corn e, ingenuo, avrebbe voluto tentare, con una battuta, un approccio.
Lei con viso paonazzo:
- Ma che fai? Accompagnami in redazione, che abbiamo perso fin troppo tempo, ho del lavoro urgente da sbrigare: inserire un post nel blog, correggere i testi, verificare i messaggi...Lo sai che Elliy è in ferie, e tocca fare tutto a me!
Lui sbuffando:
- Va bene, ma domani usciamo di nuovo? Ti porto a mangiare una bella fetta di anguria gigante al Pincio!

Salirono in macchina, in silenzio.  Smil infilò la chiave nel cruscotto e si voltò per fare retromarcia.
Fu la sua improvvisa esclamazione – un po’ troppo acuta  - a preoccupare Renée, facendola girare di scatto:

- E questo che vuole? Chi è? ma...
Una Twingo nera - arrivata misteriosamente, senza fare rumore - era ferma di traverso dietro di loro e impediva di andare...

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Terzo bocconcino caldo caldo. Da sbocconcellare in pochi minuti. Questa volta parliamo un po' del punto di vista del narratore. Prima persona? Terza persona onnisciente o quasi? (entra)

 

 
 
 
 
 
 
 

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