unitalsigioiacolle

Siamo come mattoni...niente l'uno senza l'altro...solo uniti insieme in un legame d'amore...componiamo il Corpo dell'Eterno...

 

CROCE NEL CIELO!

 

APPARIZIONI NEL CIELO!

 

PRESEPI DI CIOCCOLATO

Natale con Unitalsi a favore del progetto bambini Salva Stampa Invia ad un amico

Il periodo natalizio è un periodo magico in cui intere famiglie si recano al supermercato per scegliere i prodotti per i grandi cenoni. La nostra Associazione è come una grande famiglia che vuole festeggiare il Santo Natale 2008 attraverso un Presepe di cioccolato: simbolo di una nuova famiglia che nasce, come quelle di tanti bambini che ancor prima del sorriso conoscono, loro malgrado, le sofferenze della malattia.
Grazie alla preziosa collaborazione dei Supermercati PAM,  per tutto il periodo natalizio saranno venduti, presso i 120 punti vendita in Italia, 30 mila Presepi di cioccolato il cui ricavato sarà interamente devoluto dal Gruppo Pam al Progetto Bambini Unitalsi.
Presso i supermercati Pam troverete un espositore a forma di casa, calda e accogliente dove potrete trovare le confezioni dei presepi di cioccolato dedicate ai bambini. Grazie ad un piccolo gesto di solidarietà potremo, così, continuare a migliorare le nostre case di accoglienza per le famiglie, a crearne altre in nuove città e a soddisfare sempre di più le richieste di aiuto che giungono quotidianamente al nostro numero verde.

Per scoprire il punto vendita PAM più vicino clicca qui.

 

PREGA PER NOI PADRE NICOLA

Questo box per ricordare la scomparsa di un Frate. Fra Nicola Genovesi tornato da Gesù il 27.01.2008. Era il padre spirituale di molti di noi. Vissuto in vera povertà e osservatore della regola francescana. Viveva per gli ultimi, per i tristi, per i sofferenti. Non ha mai sottovalutato la sofferenza di nessuno, ha ascoltato ogni cuore impegnandosi semplicemente nella preghiera. Con la Sua preghiera ha salvato tanta gente anche da morte certa, certo è che Dio lo ascoltava. Noi, suoi figli, siamo la prova di ciò che abbiamo visto cambiare. Ci ha insegnato che pregare era sporcarsi le mani e stancarsi la schiena. Ci ha insegnato a pregare passando il tempo a frugare tra le offerte degli ipermercati a caccia di tutine e abiti per neonati indigenti, felici di comprare qualcosa per questi piccoli some se fossero stati nostri figli diretti. Ci ha insegnato a pregare facendoci girare per le farmacie a caccia di pannolini per bambini e latte in polvere in scadenza. Ci ha insegnato che quando ci trattavano male era solo normale. Ci ha fatto venir voglia della Messa, il bisogno...fame di Eucarestia...

Ci ha mostrato segni di Dio, tipo un crocifisso che sanguinava, come fosse una cosa normale, ma ci ha detto di tenerlo per noi, altrimenti si sarebbe perso il tempo necessario da dedicare ai piccoli e sprecato con le tv...sono tante le cose che ci ha dato, ci ha semplicemente cambiato la vita e dirgli grazie era impossibile e troppo poco, dobbiamo continuare con la carità, solo così Lui sarà con noi.

Padre Nicola, noi ti pregheremo per intercedere e aiutarci a vivere, continueremo a farlo anche perchè ora ci sentirai meglio. Spero di aiutare gli anziani, era un tuo sogno. Guidaci Tu, lo sai che senza te, senza la tua guida, ci sentiamo smarriti. Ora siamo orfani, e so solo piangere, ma da dopo la messa comincio a sentirti, ti sento vicino. Per noi tu sei Santo, e ci importa solo che Dio te ne renda merito. Non ci abbandonare, confidiamo in Te. Maria Teresa e c.

 

CULTO DELLA DIVINA MISERICORDIA DOMENICA 29 /03

Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che lui stesso ha chiamato "un’ora di grande misericordia per il mondo intero" (Q. IV pag. 440). "In quell’ora – ha detto successivamente – fu fatta grazia al mondo intero, la misericordia vinse la giustizia" (Q V, pag. 517).

Gesù ha insegnato a suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di:

  • invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori;
  • meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la grazia della comprensione del suo valore.
  • Consigliava in modo particolare: "in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi" (Q V, pag. 517).

Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite:

  • la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;
  • deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione.

"In quell’ora – dice Gesù – non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione" (Q IV, pag. 440). Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia.
 

Le promesse particolari legate alla Coroncina riguardano l'ora della morte:

"Chiunque la reciterà otterrà tanta misericordia nell'ora della morte. (...) Anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della Mia infinita misericordia" (Q. II, p. 263). Si tratta qui della grazia della conversione e di una morte nel timore di Dio e nello stato di grazia. La grandezza della promessa consiste nel fatto che condizione per ottenere la grazia è recitare almeno una volta tutta la coroncina così come Gesù l'ha chiesto con fiducia, umiltà e dolore per i peccati. La stessa grazia - di conversione e remissione dei peccati - sarà ricevuta dagli agoniz

 

LA RECITA DELLA CORONCINA

La recita della Coroncina  per il Culto della Divina Misericordia

deve essere così composta:

All'inizio il Segno di Croce : Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Segue:

Padre Nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la Tua Volontà come in celo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non c'indurre in tentazione ma, liberaci del male. Amen

Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con Te, Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte. Amen

Credo in Dio, Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo suo unico figlio il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese agli inferi. Il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo e siede alla destra di Dio Padre Onnipotente, di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la Remissione dei peccati, la Resurrezione della carne e la Vita Eterna. Amen

sui grani del Padre Nostro o che sono comunque staccati dalla decina successiva si recita:

Eterno Padre, ti offro il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

sui grandi dell'Ave Maria si recita per dieci volte consecutivamente:

Per la sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

dopo aver ripetuto la sequenza per 5 volte alla fine si recita per 3 volte consecutivamente:

Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero

Si conclude la preghiera facendosi li segno della Croce:

nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

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SCOPRI L'AMORE

Prendi un sorriso regalalo a chi non l'ha mai avuto. 

Prendi un raggio di sole fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente fa bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima posala sul volto di chi non ha mai pianto.

Prendi il coraggio mettilo nell'animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.

Scopri l'amore e fallo conoscere al mondo.


Mahatma Gandhi

 

 

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Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da tetiange05lunitalsi

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI PER LA CELEBRAZIONE DELLA 
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
 
1° GENNAIO 2009
 
COMBATTERE LA POVERTÀ, COSTRUIRE LA PACE
1. Anche all'inizio di questo nuovo anno desidero far giungere a 
tutti il mio augurio di pace ed invitare, con questo mio Messaggio, ariflettere sul tema: Combattere la povertà, costruire la pace. Già 
il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, nel Messaggio per la
 Giornata Mondiale della Pace del 1993, aveva sottolineato le 
ripercussioni negative che la situazione di povertà di intere 
popolazioni finisce per avere sulla pace. Di fatto, la povertà 
risulta sovente tra i fattori che favoriscono o aggravano i 
conflitti, anche armati. A loro volta, questi ultimi alimentano 
tragiche situazioni di povertà. « S'afferma... e diventa sempre più 
grave nel mondo - scriveva Giovanni Paolo II - un'altra seria 
minaccia per la pace: molte persone, anzi, intere popolazioni vivono
 oggi in condizioni di estrema povertà. La disparità tra ricchi e 
poveri s'è fatta più evidente, anche nelle nazioni economicamente più
 sviluppate. Si tratta di un problema che s'impone alla coscienza 
dell'umanità, giacché le condizioni in cui versa un gran numero di 
persone sono tali da offenderne la nativa dignità e da compromettere,
 conseguentemente, l'autentico ed armonico progresso della comunità 
mondiale » [1].
 
2. In questo contesto, combattere la povertà implica un'attenta 
considerazione del complesso fenomeno della globalizzazione. Tale 
considerazione è importante già dal punto di vista metodologico, 
perché suggerisce di utilizzare il frutto delle ricerche condotte 
dagli economisti e sociologi su tanti aspetti della povertà. Il 
richiamo alla globalizzazione dovrebbe, però, rivestire anche un 
significato spirituale e morale, sollecitando a guardare ai poveri 
nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico 
progetto divino, quello della vocazione a costituire un'unica 
famiglia in cui tutti - individui, popoli e nazioni - regolino i loro
 comportamenti improntandoli ai principi di fraternità e di 
responsabilità.
 
In tale prospettiva occorre avere, della povertà, una visione ampia 
ed articolata. Se la povertà fosse solo materiale, le scienze sociali
 che ci aiutano a misurare i fenomeni sulla base di dati di tipo 
soprattutto quantitativo, sarebbero sufficienti ad illuminarne le 
principali caratteristiche. Sappiamo, però, che esistono povertà 
immateriali, che non sono diretta e automatica conseguenza di carenze
 materiali. Ad esempio, nelle società ricche e progredite esistono 
fenomeni di emarginazione, povertà relazionale, morale e spirituale:
 si tratta di persone interiormente disorientate, che vivono diverse
 forme di disagio nonostante il benessere economico. Penso, da una 
parte, a quello che viene chiamato il « sottosviluppo morale » [2] e,
 dall'altra, alle conseguenze negative del « supersviluppo » [3]. Non
 dimentico poi che, nelle società cosiddette « povere », la crescita
 economica è spesso frenata da impedimenti culturali, che non 
consentono un adeguato utilizzo delle risorse. Resta comunque vero 
che ogni forma di povertà imposta ha alla propria radice il mancato 
rispetto della trascendente dignità della persona umana. Quando 
l'uomo non viene considerato nell'integralità della sua vocazione e 
non si rispettano le esigenze di una vera « ecologia umana » [4], si
 scatenano anche le dinamiche perverse della povertà, com'è evidente
 in alcuni ambiti sui quali soffermerò brevemente la mia attenzione.
 Povertà e implicazioni morali
3. La povertà viene spesso correlata, come a propria causa, allo 
sviluppo demografico. In conseguenza di ciò, sono in atto campagne di
 riduzione delle nascite, condotte a livello internazionale, anche 
con metodi non rispettosi né della dignità della donna né del diritto
 dei coniugi a scegliere responsabilmente il numero dei figli [5] e 
spesso, cosa anche più grave, non rispettosi neppure del diritto alla
 vita. Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della 
lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei più
poveri tra gli esseri umani. A fronte di ciò resta il fatto che, nel
 1981, circa il 40% della popolazione mondiale era al di sotto della
 linea di povertà assoluta, mentre oggi tale percentuale è 
sostanzialmente dimezzata, e sono uscite dalla povertà popolazioni 
caratterizzate, peraltro, da un notevole incremento demografico. Il 
dato ora rilevato pone in evidenza che le risorse per risolvere il 
problema della povertà ci sarebbero, anche in presenza di una 
crescita della popolazione. Né va dimenticato che, dalla fine della 
seconda guerra mondiale ad oggi, la popolazione sulla terra è 
cresciuta di quattro miliardi e, in larga misura, tale fenomeno 
riguarda Paesi che di recente si sono affacciati sulla scena 
internazionale come nuove potenze economiche e hanno conosciuto un 
rapido sviluppo proprio grazie all'elevato numero dei loro abitanti.
 Inoltre, tra le Nazioni maggiormente sviluppate quelle con gli
 indici di natalità maggiori godono di migliori potenzialità di
 sviluppo. In altri termini, la popolazione sta confermandosi come una
 ricchezza e non come un fattore di povertà.
 
4. Un altro ambito di preoccupazione sono le malattie pandemiche 
quali, ad esempio, la malaria, la tubercolosi e l'AIDS, che, nella 
misura in cui colpiscono i settori produttivi della popolazione, 
influiscono grandemente sul peggioramento delle condizioni generali 
del Paese. I tentativi di frenare le conseguenze di queste malattie 
sulla popolazione non sempre raggiungono risultati significativi. 
Capita, inoltre, che i Paesi vittime di alcune di tali pandemie, per
 farvi fronte, debbano subire i ricatti di chi condiziona gli aiuti 
economici all'attuazione di politiche contrarie alla vita. È 
soprattutto difficile combattere l'AIDS, drammatica causa di povertà,
 se non si affrontano le problematiche morali con cui la diffusione 
del virus è collegata. Occorre innanzitutto farsi carico di campagne
che educhino specialmente i giovani a una sessualità pienamente 
rispondente alla dignità della persona; iniziative poste in atto in 
tal senso hanno gia dato frutti significativi, facendo diminuire la 
diffusione dell'AIDS. Occorre poi mettere a disposizione anche dei 
popoli poveri le medicine e le cure necessarie; ciò suppone una 
decisa promozione della ricerca medica e delle innovazioni 
terapeutiche nonché, quando sia necessario, un'applicazione 
flessibile delle regole internazionali di protezione della proprietà
 intellettuale, così da garantire a tutti le cure sanitarie di base.
 
5. Un terzo ambito, oggetto di attenzione nei programmi di lotta alla
 povertà e che ne mostra l'intrinseca dimensione morale, è la povertà
 dei bambini. Quando la povertà colpisce una famiglia, i bambini ne 
risultano le vittime più vulnerabili: quasi la metà di coloro che 
vivono in povertà assoluta oggi è rappresentata da bambini. 
Considerare la povertà ponendosi dalla parte dei bambini induce a 
ritenere prioritari quegli obiettivi che li interessano più 
direttamente come, ad esempio, la cura delle madri, l'impegno 
educativo, l'accesso ai vaccini, alle cure mediche e all'acqua 
potabile, la salvaguardia dell'ambiente e, soprattutto, l'impegno a 
difesa della famiglia e della stabilità delle relazioni al suo 
interno. Quando la famiglia si indebolisce i danni ricadono 
inevitabilmente sui bambini. Ove non è tutelata la dignità della 
donna e della mamma, a risentirne sono ancora principalmente i figli.
 
 
6. Un quarto ambito che, dal punto di vista morale, merita 
particolare attenzione è la relazione esistente tra disarmo e 
sviluppo. Suscita preoccupazione l'attuale livello globale di spesa 
militare. Come ho già avuto modo di sottolineare, capita che « le 
ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari e 
per gli armamenti vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo
 dei popoli, specialmente di quelli più poveri e bisognosi di aiuto.
 E questo va contro quanto afferma la stessa Carta delle Nazioni
 Unite, che impegna la comunità internazionale, e gli Stati in
 particolare, a "promuovere lo stabilimento ed il mantenimento della
 pace e della sicurezza internazionale col minimo dispendio delle
 risorse umane ed economiche mondiali per gli armamenti" (art. 26) »
 [6].
 
Questo stato di cose non facilita, anzi ostacola seriamente il 
raggiungimento dei grandi obiettivi di sviluppo della comunità 
internazionale. Inoltre, un eccessivo accrescimento della spesa 
militare rischia di accelerare una corsa agli armamenti che provoca 
sacche di sottosviluppo e di disperazione, trasformandosi così 
paradossalmente in fattore di instabilità, di tensione e di 
conflitti. Come ha sapientemente affermato il mio venerato 
Predecessore Paolo VI, « lo sviluppo è il nuovo nome della pace » 
. Gli Stati sono pertanto chiamati ad una seria riflessione sulle
 più profonde ragioni dei conflitti, spesso accesi dall'ingiustizia,
 e a provvedervi con una coraggiosa autocritica. Se si giungerà ad un
 miglioramento dei rapporti, ciò dovrebbe consentire una riduzione 
delle spese per gli armamenti. Le risorse risparmiate potranno essere
 destinate a progetti di sviluppo delle persone e dei popoli più 
poveri e bisognosi: l'impegno profuso in tal senso è un impegno per 
la pace all'interno della famiglia umana.
 
7. Un quinto ambito relativo alla lotta alla povertà materiale 
riguarda l'attuale crisi alimentare, che mette a repentaglio il 
soddisfacimento dei bisogni di base. Tale crisi è caratterizzata non
 tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad 
esso e da fenomeni speculativi e quindi da carenza di un assetto di 
istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le 
necessità e le emergenze. La malnutrizione può anche provocare gravi
 danni psicofisici alle popolazioni, privando molte persone delle 
energie necessarie per uscire, senza speciali aiuti, dalla loro 
situazione di povertà. E questo contribuisce ad allargare la forbice
 delle disuguaglianze, provocando reazioni che rischiano di diventare
 violente. I dati sull'andamento della povertà relativa negli ultimi
 decenni indicano tutti un aumento del divario tra ricchi e poveri. 
Cause principali di tale fenomeno sono senza dubbio, da una parte, il
 cambiamento tecnologico, i cui benefici si concentrano nella fascia
 più alta della distribuzione del reddito e, dall'altra, la dinamica
 dei prezzi dei prodotti industriali, che crescono molto più 
velocemente dei prezzi dei prodotti agricoli e delle materie prime in
 possesso dei Paesi più poveri. Capita così che la maggior parte 
della popolazione dei Paesi più poveri soffra di una doppia 
marginalizzazione, in termini sia di redditi più bassi sia di prezzi
 più alti.
 
Lotta alla povertà e solidarietà globale
 
8. Una delle strade maestre per costruire la pace è una 
globalizzazione finalizzata agli interessi della grande famiglia 
umana [8]. Per governare la globalizzazione occorre però una forte 
solidarietà globale [9] tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché 
all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario un 
«codice etico comune» [10], le cui norme non abbiano solo un 
carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale 
inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr Rm 
2,14-15). Non avverte forse ciascuno di noi nell'intimo della 
coscienza l'appello a recare il proprio contributo al bene comune e 
alla pace sociale? La globalizzazione elimina certe barriere, ma ciò
 non significa che non ne possa costruire di nuove; avvicina i
 popoli, ma la vicinanza spaziale e temporale non crea di per sé le 
condizioni per una vera comunione e un'autentica pace. La 
marginalizzazione dei poveri del pianeta può trovare validi strumenti
 di riscatto nella globalizzazione solo se ogni uomo si sentirà 
personalmente ferito dalle ingiustizie esistenti nel mondo e dalle 
violazioni dei diritti umani ad esse connesse. La Chiesa, che è « 
segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il
 genere umano », [11] continuerà ad offrire il suo contributo
 affinché siano superate le ingiustizie e le incomprensioni e si
 giunga a costruire un mondo più pacifico e solidale.
 
9. Nel campo del commercio internazionale e delle transazioni 
finanziarie, sono oggi in atto processi che permettono di integrare 
positivamente le economie, contribuendo al miglioramento delle 
condizioni generali; ma ci sono anche processi di senso opposto, che
 dividono e marginalizzano i popoli, creando pericolose premesse per
 guerre e conflitti. Nei decenni successivi alla seconda guerra 
mondiale, il commercio internazionale di beni e di servizi è 
cresciuto in modo straordinariamente rapido, con un dinamismo senza 
precedenti nella storia. Gran parte del commercio mondiale ha 
interessato i Paesi di antica industrializzazione, con la 
significativa aggiunta di molti Paesi emergenti, diventati rilevanti.
 Ci sono però altri Paesi a basso reddito, che risultano ancora 
gravemente marginalizzati rispetto ai flussi commerciali. La loro 
crescita ha risentito negativamente del rapido declino, registrato 
negli ultimi decenni, dei prezzi dei prodotti primari, che 
costituiscono la quasi totalità delle loro esportazioni. In questi 
Paesi, per la gran parte africani, la dipendenza dalle esportazioni 
di prodotti primari continua a costituire un potente fattore di 
rischio. Vorrei qui rinnovare un appello perché tutti i Paesi abbiano
 le stesse possibilità di accesso al mercato mondiale, evitando 
esclusioni e marginalizzazioni.
 
10. Una riflessione simile può essere fatta per la finanza, che 
concerne uno degli aspetti primari del fenomeno della 
globalizzazione, grazie allo sviluppo dell'elettronica e alle 
politiche di liberalizzazione dei flussi di denaro tra i diversi 
Paesi. La funzione oggettivamente più importante della finanza, 
quella cioè di sostenere nel lungo termine la possibilità di 
investimenti e quindi di sviluppo, si dimostra oggi quanto mai 
fragile: essa subisce i contraccolpi negativi di un sistema di scambi
 finanziari - a livello nazionale e globale - basati su una logica di
 brevissimo termine, che persegue l'incremento del valore delle 
attività finanziarie e si concentra nella gestione tecnica delle 
diverse forme di rischio. Anche la recente crisi dimostra come 
l'attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente 
autoreferenziali e prive della considerazione, a lungo termine, del 
bene comune. L'appiattimento degli obiettivi degli operatori 
finanziari globali sul brevissimo termine riduce la capacità della 
finanza di svolgere la sua funzione di ponte tra il presente e il 
futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione
 e di lavoro nel lungo periodo. Una finanza appiattita sul breve e 
brevissimo termine diviene pericolosa per tutti, anche per chi riesce
 a beneficiarne durante le fasi di euforia finanziaria [12].
 
11. Da tutto ciò emerge che la lotta alla povertà richiede una 
cooperazione sia sul piano economico che su quello giuridico che 
permetta alla comunità internazionale e in particolare ai Paesi 
poveri di individuare ed attuare soluzioni coordinate per affrontare
 i suddetti problemi realizzando un efficace quadro giuridico per 
l'economia. Richiede inoltre incentivi alla creazione di istituzioni
 efficienti e partecipate, come pure sostegni per lottare contro la 
criminalità e per promuovere una cultura della legalità. D'altra 
parte, non si può negare che le politiche marcatamente 
assistenzialiste siano all'origine di molti fallimenti nell'aiuto ai
 Paesi poveri. Investire nella formazione delle persone e sviluppare
 in modo integrato una specifica cultura dell'iniziativa sembra 
attualmente il vero progetto a medio e lungo termine. Se le attività
 economiche hanno bisogno, per svilupparsi, di un contesto
 favorevole, ciò non significa che l'attenzione debba essere distolta
 dai problemi del reddito. Sebbene si sia opportunamente sottolineato
 che l'aumento del reddito pro capite non può costituire in assoluto
 il fine dell'azione politico-economica, non si deve però dimenticare
 che esso rappresenta uno strumento importante per raggiungere
 l'obiettivo della lotta alla fame e alla povertà assoluta. Da questo
punto di vista va sgomberato il campo dall'illusione che una politica
 di pura ridistribuzione della ricchezza esistente possa risolvere il
 problema in maniera definitiva. In un'economia moderna, infatti, il
 valore della ricchezza dipende in misura determinante dalla capacità
 di creare reddito presente e futuro. La creazione di valore risulta 
perciò un vincolo ineludibile, di cui si deve tener conto se si vuole
 lottare contro la povertà materiale in modo efficace e duraturo.
 
12. Mettere i poveri al primo posto comporta, infine, che si riservi
 uno spazio adeguato a una corretta logica economica da parte degli 
attori del mercato internazionale, ad una corretta logica politica da
 parte degli attori istituzionali e ad una corretta logica 
partecipativa capace di valorizzare la società civile locale e 
internazionale. Gli stessi organismi internazionali riconoscono oggi
 la preziosità e il vantaggio delle iniziative economiche della 
società civile o delle amministrazioni locali per la promozione del 
riscatto e dell'inclusione nella società di quelle fasce della 
popolazione che sono spesso al di sotto della soglia di povertà 
estrema e sono al tempo stesso difficilmente raggiungibili dagli 
aiuti ufficiali. La storia dello sviluppo economico del XX secolo 
insegna che buone politiche di sviluppo sono affidate alla 
responsabilità degli uomini e alla creazione di positive sinergie tra
 mercati, società civile e Stati. In particolare, la società civile 
assume un ruolo cruciale in ogni processo di sviluppo, poiché lo 
sviluppo è essenzialmente un fenomeno culturale e la cultura nasce e
 si sviluppa nei luoghi del civile [13].
 
13. Come ebbe ad affermare il mio venerato Predecessore Giovanni 
Paolo II, la globalizzazione « si presenta con una spiccata 
caratteristica di ambivalenza » [14] e quindi va governata con 
oculata saggezza. Rientra in questa forma di saggezza il tenere 
primariamente in conto le esigenze dei poveri della terra, superando
 lo scandalo della sproporzione esistente tra i problemi della
 povertà e le misure che gli uomini predispongono per affrontarli. La
 sproporzione è di ordine sia culturale e politico che spirituale e 
morale. Ci si arresta infatti spesso alle cause superficiali e 
strumentali della povertà, senza raggiungere quelle che albergano nel
 cuore umano, come l'avidità e la ristrettezza di orizzonti. I 
problemi dello sviluppo, degli aiuti e della cooperazione 
internazionale vengono affrontati talora senza un vero coinvolgimento
 delle persone, ma come questioni tecniche, che si esauriscono nella
 predisposizione di strutture, nella messa a punto di accordi 
tariffari, nello stanziamento di anonimi finanziamenti. La lotta alla
 povertà ha invece bisogno di uomini e donne che vivano in profondità
 la fraternità e siano capaci di accompagnare persone, famiglie e 
comunità in percorsi di autentico sviluppo umano.
 
Conclusione
 
14. Nell'Enciclica Centesimus annus, Giovanni Paolo II ammoniva circa
 la necessità di « abbandonare la mentalità che considera i poveri -
 persone e popoli - come un fardello e come fastidiosi importuni, che
 pretendono di consumare quanto altri hanno prodotto ». « I poveri -
 egli scriveva - chiedono il diritto di partecipare al godimento dei
 beni materiali e di mettere a frutto la loro capacità di lavoro, 
creando così un mondo più giusto e per tutti più prospero » [15]. 
Nell'attuale mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la
 pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita 
ragionevole: le distorsioni di sistemi ingiusti, infatti, prima o 
poi, presentano il conto a tutti. Solo la stoltezza può quindi 
indurre a costruire una casa dorata, ma con attorno il deserto o il 
degrado. La globalizzazione da sola è incapace di costruire la pace 
e, in molti casi, anzi, crea divisioni e conflitti. Essa rivela 
piuttosto un bisogno: quello di essere orientata verso un obiettivo 
di profonda solidarietà che miri al bene di ognuno e di tutti. In 
questo senso, la globalizzazione va vista come un'occasione propizia
 per realizzare qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per
 mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse finora 
impensabili.
 
15. Da sempre la dottrina sociale della Chiesa si è interessata dei 
poveri. Ai tempi dell'Enciclica Rerum novarum essi erano costituiti 
soprattutto dagli operai della nuova società industriale; nel 
magistero sociale di Pio XI, di Pio XII, di Giovanni XXIII, di Paolo
 VI e di Giovanni Paolo II sono state messe in luce nuove povertà man
 mano che l'orizzonte della questione sociale si allargava, fino ad 
assumere dimensioni mondiali [16]. Questo allargamento della 
questione sociale alla globalità va considerato nel senso non solo di
 un'estensione quantitativa, ma anche di un approfondimento 
qualitativo sull'uomo e sui bisogni della famiglia umana. Per questo
 la Chiesa, mentre segue con attenzione gli attuali fenomeni della 
globalizzazione e la loro incidenza sulle povertà umane, indica i 
nuovi aspetti della questione sociale, non solo in estensione, ma 
anche in profondità, in quanto concernenti l'identità dell'uomo e il
 suo rapporto con Dio. Sono principi di dottrina sociale che tendono
 a chiarire i nessi tra povertà e globalizzazione e ad orientare 
l'azione verso la costruzione della pace. Tra questi principi è il 
caso di ricordare qui, in modo particolare, l'« amore preferenziale 
per i poveri » [17], alla luce del primato della carità, testimoniato
 da tutta la tradizione cristiana, a cominciare da quella della 
Chiesa delle origini (cfr At 4,32-36; 1 Cor 16,1; 2 Cor 8-9; Gal 
2,10).
 
« Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi », scriveva 
nel 1891 Leone XIII, aggiungendo: « Quanto alla Chiesa, essa non 
lascerà mancare mai e in nessun modo l'opera sua » [18]. Questa 
consapevolezza accompagna anche oggi l'azione della Chiesa verso i 
poveri, nei quali vede Cristo [19], sentendo risuonare costantemente
 nel suo cuore il mandato del Principe della pace agli Apostoli: «
 Vos date illis manducare - date loro voi stessi da mangiare » (Lc
 9,13). Fedele a quest'invito del suo Signore, la Comunità cristiana
 non mancherà pertanto di assicurare all'intera famiglia umana il
 proprio sostegno negli slanci di solidarietà creativa non solo per
 elargire il superfluo, ma soprattutto per cambiare « gli stili di
 vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate
 di potere che oggi reggono le società » [20]. Ad ogni discepolo di 
Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto
 all'inizio di un nuovo anno il caldo invito ad allargare il cuore 
verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente 
possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti 
incontestabilmente vero l'assioma secondo cui « combattere la povertà
 è costruire la pace ».
 
Dal Vaticano, 8 Dicembre 2008
 
BENEDICTUS PP. XVI
 

 
 
 
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INFO


Un blog di: tetiange05lunitalsi
Data di creazione: 04/01/2007
 

COMUNICAZIONE IMPORTANTE:

E' NATA  

L'  ASSOCIAZIONE DELLA DIVINA PROVVIDENZA

in memoria di FRA' NICOLA GENOVESI

la sede è presso il Convento di San Pietro

a Vico del Gargano

 

GLI ANGELI DI LOURDES

 
 

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ATTO DI ABBANDONO CONTRO ANSIE E AFFLIZIONI!

PENSACI TU!

Dolindo Ruotolo, sacerdote napoletano vissuto e  morto in concetto di santità ha scritto questo insegnamento sull'abbandono in Dio ispiratogli da Gesù stesso:
Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà.
Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l 'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose. abbandonarsi a me non significa arrovellassi, sconvolgersi e disperarsi,volgendo poi a me una preghiera agitata perché io segua voi e cambiare così l'agitazione in preghiera.
Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero della tribolazione,e rimettersi a me perché io solo vi faccia trovare,come bimbi addormentati nelle braccia materne, all'altra riva.
Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo e volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge. Quante cose io opero quando l'anima, nelle sue necessità spirituali e in quelle materiali si volge a me, mi guarda  e dicendomi “PENSACI TU” chiude gli occhi e riposa!
Avete poche grazie quando vi assillate per produrle; ne avete moltissime quando in preghiera c'e un affidamento pieno a me; Voi nel dolore pregate perché lo tolga, ma perché lo tolga come voi credete Vi rivolgete a me, ma volete che io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma che gliela suggeriscono.
Non fate così ma pregate come vi ho insegnato nel Pater. “SIA SANTIFICATO IL TUO NOME”, cioè sii glorificato in questa mia necessità. “VENGA IL TUO REGNO”Cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo.“ SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ'” ossia pensaci tu. Io intervengo con tutta la mia onnipotenza, e risolvo le situazioni più chiuse.
Ecco tu vedi che il malanno incalza invece di decadere ? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia “Sia fatta la tua volontà, pensaci tu. Ti dico che io ci penso, e che intervengo come medico, e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e di “PENSACI TU”. Ti dico che io ci penso. E' contro l'abbandono la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto. E' come la confusione dei fanciulli quando pretendono che la mamma pensi alle loro necessità, e vogliono pensarci loro, intralciando con le loro idee e con i loro capricci infantili il suo lavoro. Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia grazia,chiudete gli occhi e lasciatemi lavorare, chiudete gli occhi e non pensate al momento presente, stornate il pensiero dal futuro come da una tentazione. Riposate in me credendo alla mia bontà, e vi giuro per il mio amore, che dicendomi con queste disposizioni:  “ PENSACI TU”, io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero , vi conduco. E  quando debbo portarvi in una via diversa da quella che vedete voi, io vi addestro, vi porto nelle mie braccia, poiché non c'è medicina più potente di un mio intervento in amore. Ci penso solo quando chiudete gli occhi.
continua sotto...

 

PARTE 2 ATTO DI ABBANDONO

continua...Atto di abbandono: PENSACI TU

Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare, e vi abbandonate così alle forze umane,o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E' questo che intralcia le mie parole e le mie vedute.
Oh come desidero io da voi questo abbandono per beneficarvi e come mi accoro nel vedervi agitati!
Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda delle iniziative umane. Confidate perciò in me solo, riposate in me, abbandonatevi a me in tutto .Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in me,e del nessun affidamento in voi: io spargo tesori di grazie quando voi siete nella piena povertà !
Se avete vostre risorse, anche in poco, o se le cercate, siete nel campo naturale, seguite quindi il percorso naturale delle cose che e spesso intralciato da satana.Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi.
Opera divinamente chi si abbandona a Dio. Quando vedi che le cose si complicano, di con gli occhi dell'anima chiusi “ GESÙ PENSACI TU” E distraiti, perché la tua mente è acutaper te è difficile vedere il male.
Confidare in me spesso, distraendoti da te stesso. Fa così per tutte le tue necessità. Fate così tutti, e vedrete grandi continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio amore. Io ci penserò, ve lo assicuro.
Pregate sempre con questa disposizione di abbandono,e ne avrete sempre grande pace e grande frutto, anche quando io vi faccio la grazia dell'immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e di con tutta l'anima “ GESÙ PENSACI TU” Non temere ci penso io .
E tu benedirai il mio nome umiliando te stesso. Le tue preghiere non valgono un patto di fiducioso abbandono; ricordali bene. Non c'è novena più efficace di questa:“OH GESÙ MI ABBANDONO IN TE PENSACI TU” “ABBANDONATI AL MIO CUORE..E VEDRAI”Voglio che tu creda nella mio onnipotenza, e non nella tua azione: che tu cerchi di mettere in azione Me, non te negli altri.Tu cerca la mia intimità, esaudisci il mio desiderio di averti, di arricchirti di amarti come voglio. Lasciati andare,l lasciami riposare in te, lasciami sfogare su di te continuamente la mia onnipotenza.Se tu rimarrai  vicino a me e non ti preoccuperai di fare per conto tuo, di correre per uscire, per dire di avere fatto, mi dimostrerai che credi nella mia onnipotenza e io lavorerò intensamente con te quando parlerai, andrai, lavorerai, starai in preghiera o dormirai perchè ai miei diletti dò il necessario anche nel sonno (salmo 126). Se starai con me senza voler correre , non preoccuparti di cosa alcuna per te, ma la rimetterai con totale fiducia a me, io ti darò tutto quello che ti necessita, secondo il mio disegno eterno. Ti darò i sentimenti che voglio da te, ti darò una grande compassione verso il tuo prossimo e ti farò dire e fare quello che vorrò. Allora la tua azione verrà dal mio Amore. Io solo, non tu con tutta la tua attività, potrò fare dei figli nuovi che nascono da Me. Io ne farò tanti di più quanto più tu vorrai essere un vero figlio quanto il mio Unigenito, perché lo sai che “se farai la  mia volontà mi sarai fratello, sorella e madre” per generarmi negli altri, perché io produrrò nuovi figli, servendomi di veri figli.
Quello che tu farai per riuscire è tutto fumo in confronto a quello che faccio Io nel segreto dei cuori per quelli che amano.

 

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SEGUI L'AMORE

Quando l'amore vi chiama,
seguitelo, anche se le sue vie
sono dure e scoscese.
E quando le sue ali vi abbracciano,
arrendetevi a lui.
Quando vi parla, credete in lui,
anche se la sua voce
può cancellare i vostri sogni,
come il vento scompiglia il giardino.
Come covoni di grano, vi raccoglie in sé.
Vi batte fino a farvi spogli.
Vi setaccia per liberarvi dalla pula.
Vi macina per farvi farina bianca.
Vi impasta finché non siete docili alle mani;
e vi consegna al fuoco sacro,
perché siete pane consacrato
alla mensa del Signore.
L'amore non dà altro che se stesso e
non prende niente se non da sé.
L'amore non possiede
né vuol essere posseduto,
perché l'amore basta all'amore.



Kahlil Gibran
 

Signore, non ho tempo!
La mia vita scorre affannosa tra attività,
servizi e scadenze,
ed io non ho tempo per stare con Te.
Non ho tempo
per riposare nel Tuo cuore
deponendovi le mie ansie e i miei timori,
le mie attese e le mie realizzazioni,
le mie conquiste e i miei fallimenti.

Ti offro, Signore, questa povertà
e il desiderio di darti più spazio nella mia vita.
Accogli, mio Dio, questo lamento,
come la mia preghiera di supplica.
E con la Tua bontà trasforma in preghiera ogni azione,
ogni lavoro, ogni goccia di sudore, ogni impegno mondano
che compio cercando di stare unito a Te.

Signore, non ho tempo,
ma ho trovato il tempo di pronunciare queste parole.
Con esse ti consacro il mio giorno
e do inizio alla grande liturgia di lode che, oggi,
celebrerò in un ufficio o in una fabbrica,
in una scuola o in un ospedale,
dietro un bancone, o dietro i fornelli,
nel chiasso di un cantiere
o nel silenzio di un laboratorio scientifico,
impegnato a costruire il Tuo Regno in mezzo agli uomini.

Signore, non ho tempo,
perché tutto il mio tempo
è Tuo. Amen.

 

PREGHIERA QUOTIDIANA A S.RITA

PATRONA DEI CASI IMPOSSIBILI E DISPERATI


O cara Santa Rita,
nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione.......,
e allontani l'ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.

Per l'angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.

O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.

Emendando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l'eternità.
Così sia.

Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi.

Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.



3 Pater, Ave e Gloria.

 
 

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