Post n°41 pubblicato il 25 Agosto 2022 da ilrimino
"La biblioteca sta a metà fra un tempio e una cucina", ha scritto Ezio Raimondi (1924-2014). Essa raccoglie il passato ed elabora il presente, diventando simbolo di un'epoca. Due biblioteche riminesi, diverse per origine e destino (la seconda voluta da Alessandro Gambalunga nel 1617 è ancora presente tra noi), raccontano come il potere politico ed accademico abbia avuto cura nel crearle in due momenti storici molto diversi fra loro. |
Post n°40 pubblicato il 20 Maggio 2022 da ilrimino
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Post n°39 pubblicato il 14 Maggio 2022 da ilrimino
Rimini "moderna"/1 Le fiere riminesi tra '500 e '600 "il Ponte", 15 maggio 2022 Una "fiera delle pelli" si tiene fin dal 1500 a Rimini tra Borgo San Giuliano e le Celle, per la ricorrenza di sant'Antonio dal 12 al 20 giugno, dal ponte di Tiberio o della Marecchia (con le botteghe di legno) sino al torrione del monastero del Monte della Croce alle Celle, posto lungo la strada per Cesena (lato a monte) poco dopo il bivio con la via per Ravenna. La "fiera delle pelli" è seguìta da quella di san Giuliano nata nel 1351 nell'omonimo Borgo (dal 21 giugno, vigilia della festa del santo, sino al 22 luglio). Il calendario resta stabile fino all'inizio del 1600, quando soprattutto a causa delle carestie, le due fiere sono spostate fra settembre ed ottobre, inglobando pure quella di san Gaudenzio nata in ottobre nel 1509.Sino al 1538 la fiera di san Gaudenzio si svolge fuori dalla porta di San Bartolo, verso la attuale Flaminia uscendo dall'arco d'Augusto, che apparteneva al quartiere di Sant'Andrea ed anticamente aveva fatto "l'ufficio di porta, e perciò fu detto porta di San Genesio, e di San Bartolo" (L. Tonini). Dopo il 1538 la fiera è spostata alla piazza maggiore, nell'antico foro romano, "propter ruinam" dello stesso Borgo di San Gaudenzio, provocata "dalle ultime guerre con i Malatesti" (C. Tonini). All'inizio del secolo la crisi economica ha unificato ad ottobre (poi tra 8 settembre ed 11 novembre), in una "fiera generale" i tre appuntamenti tradizionali: delle pelli, di san Giuliano e di san Gaudenzio. Nel 1627 esse, sempre come "fiera generale", sono anticipate dal 15 agosto al 15 ottobre, e nel 1628 ritornano dall'8 settembre all'11 novembre. Nel 1630 è sospesa la "fiera delle pelli" per la pestilenza, preceduta da due anni di carestia. Nel 1656 nasce la fiera di sant'Antonio sul porto, dal 6 all'11 luglio, riscoperta di recente (M. Moroni, 2001). Già nel 1613, narra Adimari, cinquanta mercanti tra forestieri e cittadini, hanno chiesto una nuova fiera in primavera, "mossi dalla bona commodità del vivere et negotiare, et conversare et fare esito delle loro mercantie in questa città". Nel 1656 c'è questa iniziativa che si ripete nel 1659, ma è sospesa nel 1665 per volere del governatore di Rimini. Riprende il 22 maggio 1671 per undici giorni (cioè sino al primo giugno), con l'autorizzazione di papa Clemente X del 13 agosto 1670. Nel 1678 l'apertura è posticipata al 3 agosto, per sperimentare, come si legge in un atto comunale, "se in questo tempo potesse prendere quell'augmento che hoggi giorno fa' conoscere l'esperienza non ritrovarsi, a causa forse di venire in tempo scarso di monete per non essere seguiti li raccolti". Non sono d'accordo i doganieri: in agosto con la franchigia per la fiera riminese, non pagherebbero dazio le barche che ritornano dalla fiera di Senigallia. Il 10 maggio 1681 la fiera sul porto è sospesa. Ogni anno era andato "diminuendo il concorso" di mercanti e compratori per cui non portava "se non incomodo" ai commercianti di Rimini. Nel 1691 la fiera riprende. L'anno precedente il prefetto delle "Entrate" ha scritto al Consiglio: sono andate in disuso e sono state tralasciate le due fiere tradizionali, quella d'ottobre dalla porta del Borgo di san Giuliano alla Madonna del Giglio, e l'altra di maggio sul porto. Nel giro di un secolo l'appuntamento autunnale di san Gaudenzio era passato dal Borgo di porta romana a quello di san Giuliano. Il prefetto proponeva di "rimettere ò l'una ò l'altra", con un calendario adatto sia alla città sia ai mercanti forestieri. Il 17 giugno 1690 il Consiglio civico ha approvato (25 contro 12) di ripristinare alla fine del maggio 1691 "la fiera che si faceva nel Porto", seguendo concessioni e privilegi papali del 1670. Il segretario comunale Felice Carpentari il 18 ottobre 1690 ha suggerito un posticipo al 6 luglio, in deroga agli ordini di papa Clemente X del 1670, "parendo che in detto tempo si rendesse più facile l'introduzione, e più numeroso il concorso" dei mercanti. Ed il Consiglio ha approvato (34 contro 6). Il 14 febbraio 1693 non è però giunta ancora l'autorizzazione allo spostamento della data quando in Consiglio si approva (32 contro 11) un nuovo memoriale del prefetto delle "Entrate" che invita ad osservare il vecchio calendario di fine maggio. Lentamente le fiere riminesi vanno di nuovo "in disuso". Soltanto nel 1726 si riapre quella sul Porto in onore di sant'Antonio. Antonio Montanari |
Post n°37 pubblicato il 10 Febbraio 2022 da ilrimino
"il Ponte", 13.02.2022 Caro Sant'Antonio, t'invito a sorvegliare questa pagina che voglio dedicare a te, aprendo la serie degli anniversari del presente anno 2022. Il quale sembra uscire dal tempo passato, da un lontano Medioevo, con il suo virus che gira per il mondo terrorizzando parecchio e facendo un po' andar fuori di testa (come al solito) gli spavaldi. I quali, credendo di sapere e capire tutto, alla fine rischiano di favorire la sua diffusione. È quello stesso Medioevo a cui tu appartieni, non tanto per le azioni compiute, quanto per le offese ricevute. Cercavi un colloquio con gli eretici, ma essi furono muti come i pesci, e sordi come non so chi, e così ti rivolgesti direttamente ai pesci. Il vero senso dei miracoli da te compiuti a Rimini sta nel principio fondamentale di ogni società civile, quello del dialogo, per cui nessuno può sottrarsi ad esso. Tu ci hai insegnato che senza dialogo la comunità sprofonda in quel sacco oscuro fatto di ignoranza, da intendere come mancanza di conoscenza, non semplicemente come assenza di quella buona educazione che è riassumibile nel diffuso detto dialettale di una volta, il quale sintetizza tutto in poche parole, "l'è un ignurent". Anche ai tuoi tempi per gli "ignoranti" c'erano tutela e protezione, a ben leggere non soltanto i libri di Storia, ma pure episodi semplici come quelli accaduti a Rimini. Se una mula s'inginocchia, è perché la Natura in cui tutti siamo collocati (belli, brutti, saggi e poco sapienti) ha una forza che nasce nel momento della Creazione del Mondo, e che si ripete al momento della nostra nascita a quello stesso Mondo creato da Dio. Tu sai bene che aprire una parentesi sugli eretici, vorrebbe dire occupare una pagina intera di giornale e portare via spazio al nostro appunto a te indirizzato. Dico appunto, perché non c'è spazio che per pochi accenni ad una complessa verità che rimanda a tutta l'Europa ed ai sistemi politici che la governavano. Anzitutto metto le mani avanti: nel Medioevo gli eretici li mandavano al rogo. Come ci insegna la storia francese di inizio Duecento. Lasciamocelo spiegare da uno studioso, Samuel Sospetti, che all'Università di Bologna ha presentato nel 2013 un suo interessantissimo studio sul tema. I primi roghi di massa appaiono in Francia come esito di uno stato di guerra all'inizio del 1200. Non sono l'esito di processi per eresia: "Gli eretici beneficiavano di un'ampia tolleranza, potendo profittare anche della protezione di alcuni nobili, che volevano conservare tutta una serie di privilegi, che la Chiesa e la corona francese andavano via via limitando". Ci furono processi definiti sommari, e la gente veniva data alle fiamme con grande gaudio del popolo, come scrisse un cronista del tempo. Precisa il nostro studioso che allora gli eretici beneficiavano di ampia tolleranza, "potendo profittare anche della protezione di alcuni nobili, che volevano conservare tutta una serie di privilegi, che la Chiesa e la corona francese andavano via via limitando". Ogni tentativo di persuasione pacifica e di ricerca di dialogo pubblico tra predicatori ed eretici, fu senza esito. Nel 1210 cominciano le esecuzioni di massa, "con grande gaudio" dice una fonte del tempo. Quindi il gesto miracoloso di Antonio che a Rimini fa inginocchiare la mula, ha in sé qualcosa di straordinario: vuole dimostrare che le fede coinvolge tutto, il mondo degli uomini e la natura delle altre creature, in quanto gli uni e le altre derivano dallo stesso Padre.
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Post n°32 pubblicato il 21 Gennaio 2022 da ilrimino
Rivedendo il film di Fellini mezzo secolo dopo Il 28 dicembre scorso la Rai ha riproposto sul primo canale il capolavoro felliniano di "Amarcord", uscito nel 1973. Rivederlo a quasi mezzo secolo di distanza, significa tante cose che ci fanno misurare la nostra capacità di registrare emozioni diverse. Allora cercavamo il riflesso nazionale di fatti locali, grazie alla genialità di un grande regista che raccontava la sua Rimini. Che era anche la città in cui vivevamo noi, e di cui conoscevamo per via famigliare tanti personaggi od episodi inseriti nella pellicola. Il film era il trionfo di un mito, la glorificazione di un personaggio. Ovvero del regista Fellini. E ciò ci rendeva felici ed orgogliosi.
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Inviato da: gatta.sissi
il 07/07/2008 alle 13:55