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CAPITOLO XXXI

Post n°34 pubblicato il 19 Maggio 2008 da Tyki_Mikk
 

Mentre Sarah finiva di medicargli il taglio al braccio sinistro, Ander osservava muto e pensieroso le carcasse dei due animali da guerra. Sedeva su di una roccia con a fianco le due ragazze. Ma non se la sentiva proprio di fare il cascamorto. Non in quel momento.
Vash si avvicinò con in pugno il proprio spadone e il tridente di Diana.
"Tieni." disse alla ragazza mora, lanciandole la sua arma.
I tre compagni lo fissavano come fosse un estraneo. Il cacciatore fece finta di non accorgersene, ma era chiaro che provassero diffidenza e timore verso di lui.
"Cerchiamo di sbrigarci ad andarcene da qui, o tra poco avremo l'intero esercito alle calcagna!"
I compagni annuirono in silenzio. Vash si voltò per allontanarsi, quando Sarah si fece coraggio.
"Posso vedere le tue ferite?" gli chiese con tono incerto: "Il tuo braccio... le mani..."
Anche se erano state coperte di sangue, le mani del cacciatore non presentavano comunque alcun taglio.
<<Quelli sono indubbiamente segni lasciati da artigli...>> rifletté Ander tra sé, studiando il corpo dilaniato di Rufus: <<...è successo ancora...>>

"Siete dei buoni a nulla!!" gridò con rimprovero il Capitano di Feor: "Dove eravate mentre quei tipi si intrufolavano nel cuore dell'accampamento?!"
"Datti una calmata, Deon." rispose tranquillamente la donna: "Non siamo mica degli indovini..."
"Chi ti credi di essere per rivolgerti così a un capitano?!" si infuriò l'altro: "Hai dimenticato chi è che comanda, Karme?!"
"Guarda che sei tu a non aver capito..." proseguì lei: "Noi guerrieri Deathforce non dobbiamo rispondere ad alcuno che non sia un nostro diretto superiore. Io non prendo ordini da nessuno, a parte il Gran Maestro."
Deon la fissava come una belva feroce, irritato anche più del solito. Sedeva al centro della sua tenda, dove aveva fatto chiamare i tre guerrieri. La donna sosteneva il suo sguardo con impassibilità, sapeva che il capitano stava cercando di sfogare la propria frustrazione. Evidentemente si sentiva schiacciato dalle responsabilità. Temeva una severa punizione al suo ritorno, perché aveva fallito su tutta la linea.
"Anche se sei un Campione Deathforce, sei stata assegnata come supporto al mio esercito, perciò devi obbedirmi, chiaro?!"
Karme cedette a malincuore. Non aveva intenzione di continuare a discutere con quello stupido pelatone. Lui non riusciva a capire come stessero realmente le cose, ma la donna non aveva alcuna voglia di farsi rovinare la giornata in quel modo.
"Va bene! Allora, cosa vuoi da noi?"
Nonostante l'umore nero, Deon nascose malamente un'espressione imbarazzata. A nessuno nell'accampamento era sfuggito che il capitano fosse tornato senza le sue due care bestiole.
"Quei quattro... trovateli ed eliminateli!" ordinò senza troppi giri di parole: "Un esercito intero non è in grado di inseguirli, ma io devo riportare a Feor almeno le loro teste, o il nostro fallimento sarà totale!"
<<Nostro, eh?!>> pensò Karme infastidita.
"Capitano, ci dica con chi abbiamo a che fare!" si informò il guerriero più basso tra gli altri due.
"Sono solo quattro ragazzi, ma potrebbero risultare piuttosto fastidiosi..." esordì Deon.
<<Direi qualcosa di più, se ti hanno sconfitto...>> si disse la donna con ironia.
"Mi piace! Non vedo l'ora di farli a pezzi!" si eccitò l'altro guerriero, quello alto e robusto.
"Ah, già... so il nome di uno di loro!" continuò il capitano: "Si chiama Vash."
Reagendo come a una scossa elettrica, gli occhi dei tre guerrieri Deathforce si posarono simultaneamente sui suoi.
"Dici sul serio?" lo interrogò Karme incuriosita: "Non ti stai sbagliando?"
Deon confermò il nome.
"Karme, credi che si tratti di quel Vash?" le domandò l'esperto dei nunchaku.
"Non lo so... non è certo un nome molto comune..."
"Io mi ritiro!" esclamò egli: "Se è davvero lui, mi rifiuto di affrontarlo! Non avrei alcuna possibilità!"
Il Capitano di Feor rimase più sorpreso che arrabbiato.
"Mi associo!" intervenne lo specialista dell'ascia: "Ho sentito cose inquietanti su di lui..."
"Ma che razza di uomini siete?!" esplose Deon: "Cosa significa tutto ciò?! Chi è questo Vash che vi spaventa tanto?!"
Per un attimo nella tenda scese il silenzio.
"Avanti, ragazzi, andiamo!" ordinò la donna: "Non temete, per quanto possa essere forte, non può esserlo più di me!"
I due guerrieri si guardarono tra loro, poi fissarono negli occhi il loro caposquadra. Karme aveva ragione, dopotutto lei era un Campione Deathforce, non c'era alcun motivo di preoccuparsi per quella missioncina.

Dopo aver marciato per ore senza sosta seguendo sentieri secondari, la sera i quattro ragazzi si fermarono per riposare. In questo modo ci avrebbero messo parecchio più tempo del previsto per lasciare Yuwa, ma almeno non avrebbero rischiato di incontrare le sentinelle feoriane, che infestavano tutte le vie principali.
Fu per tutti una giornata lunga e faticosa, perciò rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Vash ripassava mentalmente la via che avrebbero dovuto seguire. Ander non riusciva a togliersi dalla mente le carcasse di Rufus e Yewl. Diana pensò al fratello, invece Sarah fissava timidamente il cacciatore.
"Vash..." sussurrò finalmente la ragazza di Greenville: "Cosa ti è successo questa mattina?"
Gli altri tre compagni diressero lo sguardo su di lei. Vash rimase apparentemente impassibile.
"Nulla."
"Ma... come hai fatto a..."
"L'importante è che stiamo tutti bene!" intervenne prontamente Ander: "Ragazze, siete state strepitose, senza di voi..."
"La mia magia è stata molto deludente!" affermò Diana con severità.
"Non devi prendertela, non è stata colpa tua!" la rincuorò il cavaliere: "Questa regione è molto arida, è naturale che tu non sia riuscita a fare meglio. Per agire con efficacia, la magia dell'acqua necessita una quantità di particelle maggiore di quelle che si possono trovare qui."
Lei annuì speranzosa. Se Yuwa era il luogo meno adatto alle sue qualità, non poteva che aspettarsi grandi progressi in futuro. Dopotutto aveva appreso l'uso della magia nelle condizioni più sfavorevoli.
Scese la notte e i ragazzi, stremati dalla fatica, si stesero ben presto a dormire. Vash però si allontanò da solo. Decise di fare un breve giro nei paraggi, anche per controllare un po' la situazione.
Anche quella notte era piuttosto chiara. Alzò lo sguardo al cielo. Entro pochi giorni ci sarebbe stata nuovamente la luna piena. A quel pensiero sentì il sangue ribollire. Non era certo interessato all'astronomia, ma ogni volta quel evento lo eccitava senza motivo. Era pervaso da una sensazione irresistibile, a volte credeva persino che si sarebbe messo a ululare come facevano i lupi.
E in effetti gli sembrava di udire qualcosa dentro di sé. Davanti alla luminosa sfera notturna, nelle sue orecchie, o forse nella sua anima risuonava un triste lamento, quello che aveva definito il "canto nostalgico". Naturalmente non ne aveva mai fatto parola con nessuno.
Si sedette vicino alla sporgenza di un burrone, abbandonandosi ai suoi pensieri. Le sue preoccupazioni adesso erano altre. Com'era riuscito a spezzare la catena di Deon? Come faceva a lacerare le carni a mani nude? Perché ogni volta che si trovava in grosse difficoltà, senza rendersene conto sprigionava un'energia incredibile, che spesso finiva per dominarlo? E perché tutto ciò si ripeteva con sempre maggiore frequenza?
Cosa gli stava accadendo?
"Allora è tutto vero... sei proprio tu, Vash."
Colto alla sprovvista, il cacciatore balzò subito in piedi guardandosi nervosamente attorno. Dall'altra parte del burrone emerse tra le rocce una sagoma umana. La voce femminile gli suonò famigliare, ma sul momento non seppe riconoscerla. La figura si sporse alla luce lunare.
"Karme!"
"Esatto!" rispose lei: "Sono felice che tu ti sia ricordato di me."
"Allora... tu eri con Deon!" dedusse Vash: "Dove sono gli altri due?!"
"Non preoccuparti, non sono qui."
"Sei venuta per uccidermi, sbaglio?" la interrogò.
"Effettivamente questo sarebbe il mio compito..." rispose con voce tranquilla e rilassata: "Ma non lo farò."
Il giovane la studiò con diffidenza, attendendo le sue spiegazioni. Lei si avvicinò sino all'altro bordo del burrone. Da quella posizione poterono fissarsi negli occhi, separati da pochi metri di vuoto. Karme era proprio come l'aveva ricordata. I suoi capelli mossi di quel vivissimo colore arancio svolazzavano al delicato tocco di una brezza notturna. Si atteggiava con la sua caratteristica sicurezza, accarezzandosi il viso scuro di tunseiana.
"E' una notte magnifica, direi quasi romantica, tu non trovi?" gli sorrise.
Si era chiesto più volte come sarebbe stato l'incontro con il primo dei fantasmi del suo passato. Aveva immaginato le più svariate possibilità. Ma nonostante tutto rimase spiazzato.
"Piantala!" si infastidì lui: "Se non sei qui per combattere, allora cosa vuoi?!"
"Mi fa molto piacere rincontrarti dopo tanto... quanto tempo è passato? Un anno?" si chiese la giovane donna: "Ma sono sicura che ci sarebbe qualcuno disposto a vendere l'anima pur di trovarsi al mio posto adesso."
Il volto di Vash divenne una maschera d'ira repressa a stento.
"Anche tu muori dalla voglia di rivedere Jax, non è vero?" lo stuzzicò Karme: "Dice che ha un conto in sospeso con te ed è ansioso di saldarlo. Prova a immaginare come ha vissuto dal momento in cui te ne sei andato."
"Perché mi dici questo?!"
"Che tu mi creda o no, voglio darti un buon consiglio." continuò divertita: "Non so dove tu sia diretto, perché o con quali intenzioni. Né mi interessa." fece una pausa con l'intenzione di spazientirlo: "Jax è ossessionato dall'idea di affrontarti, forse è addirittura impazzito. Non ha più nulla a che vedere con l'abilità di un comune Guerriero Deathforce. Lui è molto pericoloso, il suo odio è immenso."
"Dove vuoi arrivare?!"
"Stanne alla larga, vattene lontano da Feor e dai suoi obiettivi!" si fece seria: "Quantomeno evita lui o la sua vendetta vi consumerà entrambi!"
"E a te che importa?!"
L'espressione di Karme divenne triste, come mai l'aveva vista prima. I suoi occhi si fecero vuoti e inconsistenti. Vash vi leggeva la dannazione a un amaro destino.
"Tu hai la possibilità di vivere come un essere umano." spiegò a voce bassa, quasi sofferente: "Noi invece non siamo altro che carne destinata un giorno a essere sacrificata al dio del sangue!"
Le ultime parole gli rimbombarono dolorosamente nel cervello. La donna si voltò per andarsene.
"Spero sinceramente che ci penserai bene a quello che ti ho detto. Non vorrei essere costretta ad affrontarti per davvero in futuro." concluse incamminandosi nella direzione da cui era venuta: "Addio."

"E la missione?!" domandò preoccupato il guerriero del nunchaku.
"Diremo semplicemente che ci sono sfuggiti..." gli rispose il suo caposquadra: "...o che abbiamo perso le loro tracce."
"Deon non accetterà una spiegazione simile!" insistette lui: "Da noi potrebbe dipendere la sua carriera!"
"E a me che me ne importa!" esclamò Karme: "Si è rovinato da solo. E poi è un incapace, non merita la posizione che ha."
I due guerrieri della sua squadra la fissarono perplessi, poi si guardarono tra loro con aria interrogativa. Non sapendo che altro dire, rimasero in silenzio per diversi minuti. Il sole era ormai alto, mentre facevano ritorno tra le fila dell'esercito di Deon.
"Toglici una curiosità, Karme." parlò infine, sempre lui: "Dì la verità. Perché non hai voluto affrontarlo?"
La donna si prese del tempo per riflettere sulla risposta da presentare.
"Beh, i motivi sarebbero diversi..." esordì infine: "Come ho già detto, non prendo ordini da nessuno, se non dal Gran Maestro... in secondo luogo Deon non mi piace affatto, mentre Vash sì... e poi non amo lavorare se non è strettamente indispensabile..."
I due aspettarono ansiosi che chiudesse il discorso, prima di poter tirare le somme.
"Ma il motivo principale è... lo stesso che avete menzionato voi." concluse Karme: "Non volevo certo affrontare un combattimento perso in partenza!"

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Data di creazione: 15/04/2008
 

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