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La Leggenda del Dragone

 

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CAPITOLO XXXII

Post n°35 pubblicato il 23 Maggio 2008 da Tyki_Mikk
 

Ormai lontani dalla regione di Yuwa, i quattro viaggiatori marciarono per altri due giorni lungo sentieri poco battuti o addirittura inesistenti, per finire ai piedi dell'imponente e maestosa catena montuosa del Karadan. Su di loro incombevano vette molto ripide e spoglie, le più alte e infide del continente.
La situazione all'interno del gruppo nel frattempo era ritornata alla normalità. Dopo essersi lasciati alle spalle le recenti disavventure, assaporando il piacere di attraversare i verdi boschi delle pendici, i ragazzi ritrovarono la spensieratezza di un tempo. Ander, in particolare, manteneva il buonumore delle compagne con la sua coinvolgente loquacità. Diana continuò a sfruttare ogni sosta per esercitarsi con la propria magia. Ormai le diveniva sempre più familiare, tanto che Sarah iniziò ben presto a imitarla, preoccupata dall'idea di essere lasciata indietro. Il tutto si svolgeva come sempre sotto il controllo vigile del cavaliere, che non perdeva occasione per tentare anche di sedurle.
"Sarah, perché non mi parli un po' di te?" le chiese lui con sincero interesse: "Questa è la prima volta che viaggi lontano da casa. Non senti la mancanza della tua famiglia?"
"Beh, sì... molto!" rispose mestamente: "Trovo difficile non pensarci, ma d'altra parte sono felice di essere qui con tutti voi!" sorrise, facendosi però pensierosa: "Chissà come staranno i miei genitori... Come vorrei rivedere Brian!"
Si stupì delle proprie parole. Aveva sempre considerato il suo fratellino come un fastidio, infatti era un ragazzino vivace e a volte dispettoso. Ma ora ne sentiva la mancanza e si accorgeva che dopotutto lei lo apprezzava per quel che era. Si augurò che a Greenville tutto fosse rimasto immutato.
"E tu, Ander?" domandò a sua volta: "Cosa ci racconti della tua famiglia?"
Il cavaliere si ritrasse sorridendo, come se fosse rimasto spiazzato.
"Non sarai mica sposato?!" lo incalzò Diana, intuendo che fosse messo alle strette.
"No, no... cosa dici?!" si difese lui: "Giammai! Il mio cuore è libero e brama l'avventura..."
"Risparmiami la tua retorica, ti prego!" lo interruppe la ragazza mora: "Piuttosto rispondi alla domanda di Sarah, che siamo curiose di sapere!"
"Ecco, vedete..." tentò di guadagnare tempo: "A dire il vero sono circa due anni che non vedo la mia famiglia!"
"Cosa?!" esclamarono entrambe contemporaneamente: "E' perché non vai a trovarla?!" si scaldò Diana.
"Ehm... sono sicuro che stanno tutti bene, non c'è motivo di preoccuparsi..." continuò Ander: "E poi sono un uomo adulto e indipendente!"
"Queste cose non centrano!!" lo sgridò lei: "E' possibile che tu non riesca a capire?!"
"Non credi che ai tuoi farebbe piacere rivederti?" specificò Sarah con una nota di rimprovero.
"Oh, no... non gliene importerebbe nulla..." spiegò, ma si corresse subito: "Voglio dire... loro si fidano di me!"
Le ragazze lo fissavano senza comprenderlo realmente.
"Comunque non devi preoccuparti, Diana!" cambiò argomento il cavaliere: "Ti prometto che salveremo tuo fratello! Presto lo riabbraccerai, te lo giuro sul mio onore!"
"Ander, sai meglio di me che non dovresti vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso!" intervenne Vash: "Non puoi permetterti una promessa simile..."
"Tranquillo, l'ho fatta e la manterrò! In un modo o nell'altro ce la faremo!"
In ogni caso, portando la discussione altrove, era riuscito a distrarre Diana, che ora pensava esclusivamente a Ryan. La sua famiglia non era un argomento di cui era interessato a parlare. In fondo, se non voleva tornare a casa spesso, un motivo doveva pur esserci...
"Beh, allora?" insistette Sarah, sorprendendolo.
Ander le sorrise ancora, questa volta in segno di sconfitta. Iniziò a riflettere intensamente. Dopo qualche istante, la ragazza di Greenville ebbe l'impressione che il cavaliere si fosse fatto triste. Si chiese a cosa stesse pensando.
"Sapete... non molto lontano da qui si trova mio padre..." si espresse infine: "A dire il vero, vorrei tanto andare a trovarlo!"
"Allora i tuoi vivono separati?!" domandò Diana, considerandola una cosa alquanto strana.
"In un certo senso..." rispose lui.
"Da quant'è che non lo rivedi?" gli chiese Sarah dolcemente.
"Credo che ormai siano passati quindici anni..."
Le ragazze rimasero di stucco, profondamente colpite. Per un attimo credettero di aver capito male.
"Ma che razza di padre è il tuo?!!" esplose Diana contrariata.
Ander chiuse gli occhi e il suo volto si fece sereno, anche se lievemente malinconico. I suoi occhi ora guardavano lontano nel cielo azzurro.
"Un autentico eroe." rispose Vash al posto suo.

Sul Karadan c'erano pochissimi passi di montagna percorribili, tutti sotto il controllo di Feor. Per la protezione del passo principale vi fu eretta una fortezza importante, Fort Karadan. Era anche un fondamentale punto strategico, che nella sua lunga storia non era mai caduto nelle mani di una forza straniera.
Jax sedeva comodamente accanto a una finestra della torre nord. Attraverso di essa osservò sopraggiungere un piccolo gruppo di cavalieri, che si arrestò davanti alle porte della fortezza. Le guardie si affrettarono a farlo passare e lui sputò a terra in segno di stizza.
Qualcuno bussò alla porta e Jax gli ordinò di entrare. Nella piccola stanza comparvero due uomini, un gigante dalla pelle nera come l'ebano e un tipo minuto con addosso un paio di occhiali spessissimi. Sul petto sinistro di entrambi si leggevano chiaramente le lettere "D" e "F".
"Signore, sembra che sia appena giunto a Fort Karadan il generale Swanson." riferì prontamente l'uomo dagli occhiali.
"Lo so! L'ho appena visto da me!" si spazientì Jax: "La cosa comunque non ci riguarda!"
Nash Swanson, l'uomo più potente di Feor dopo l'Imperatore stesso. E pensare che si trattava di un giovane uomo di appena venticinque anni. La sua carriera non era un mistero per nessuno, tanto meno per Jax. Appartenente alla nobilissima casata feoriana degli Swanson, decise di entrare nell'accademia Deathforce, nonostante non fosse affatto un luogo adatto ai rampolli di sangue blu. Ma le sue doti si dimostrarono ben presto eccezionali e Nash bruciò le tappe nella scalata al potere. Venne nominato Campione Deathforce a diciott'anni, mentre a venti gli fu proposto il ruolo di Maestro. Due anni dopo fu chiamato a ricoprire persino la posizione di Capitano di Feor. Il salto finale lo fece con l'elezione dell'ultimo imperatore, il quale lo volle subito come Generale di Feor e suo fidato braccio destro.
Tutto ciò che aveva ottenuto in carriera, era frutto dei suoi meriti e delle sue abilità. Nessuno aveva mai osato rinfacciargli il suo rango nobiliare come pretesto per insinuare che ne fosse stato avvantaggiato. Lui stesso non amava tirarlo mai in ballo. Se c'era qualcuno che parlava male di lui, poteva farlo esclusivamente per invidia. Nash Swanson era quindi un uomo degno di rispetto e ammirazione, oltre che di timore. Ma Jax aveva il difetto di non rispettare né temere alcuno. Era profondamente convinto di non essere inferiore a nessuno.
"Andiamo!" esclamò Jax: "Abbiamo ancora qualcosa da fare qui!"
Gli altri due obbedirono e lo seguirono fuori dalla stanza.

La lunga marcia si faceva sempre più lenta e faticosa, i sentieri divenivano gradualmente ripidi e scoscesi. I quattro viaggiatori proseguirono risparmiando il fiato per camminare.
Vash era assorto nei propri pensieri. Nonostante non lasciasse mai trasparire le sue emozioni, sembrava più cupo e malinconico del solito. Sarah se ne accorse, ma non sapeva come comportarsi. Se davvero lo tormentava qualcosa, di che si trattava?
La ragazza sentì una fitta al cuore quando si ricordò dell'episodio di Yuwa, quello in cui affrontarono il Capitano di Feor. Ormai se l'era lasciato alle spalle, ma pensò che forse per lui così non fosse. In effetti dopo lo scontro lei e gli altri avevano preso le distanze dal cacciatore. Lo avevano evitato e guardato con timore, quasi come fosse stato un mostro.
Ma lui aveva semplicemente salvato tutti e di come lo avesse fatto alla fine non importava. Vash era sempre Vash e lei non aveva certo dimenticato l'affetto che provava per lui. E proprio per questo vederlo soffrire avrebbe fatto star male anche lei.
Si pentì amaramente di aver dubitato di lui, anche solo per un attimo. Con una mano strinse istintivamente il ciondolo che portava al collo, quel regalo che le aveva fatto lui e che aveva tanto apprezzato. Ricordandolo, una lacrima le sfuggì inconsapevolmente sulla guancia.
In realtà i pensieri del cacciatore erano molto diversi.
Carne da sacrificare al dio del sangue!
Se n'era dimenticato. Per quasi un anno aveva solamente cercato di starne alla larga, di ricominciare in un altro modo, di percorrere una via diversa. Ma ci era riuscito?
Ripensandoci, si accorse che si era illuso inutilmente. Non sapeva fare altro che combattere e anche se aveva lasciato la sua vita precedente, le cose non erano poi cambiate molto. Aveva continuato a uccidere mostri, un lavoro che aveva dovuto fare per sopravvivere. Ma perché aveva scelto quello e non un altro?
Forse era vero che non poteva sfuggire al proprio destino. Adesso infatti stava ritornando sui suoi passi, stava facendo quello che si era ripromesso di evitare. Il passato incombeva su di lui. E lui non aveva resistito nemmeno un anno che già si ripresentava di sua spontanea volontà, pronto ad affrontarlo. Ma era davvero pronto?
Si accorse che questo in fondo non importava molto. Tutto ciò che contava era affrontarlo, non necessariamente vincerlo. In ogni caso quel capitolo, bene o male, si sarebbe chiuso per sempre.

"Che idiozia è mai questa?! Non è affatto una spiegazione logica affermare che Blake sia stato ucciso da un demone!"
"Sono d'accordo, signor generale. Ma queste sono le voci che circolano tra i soldati." rispose il tenente: "Ora sono accampati a valle, in attesa dei suoi ordini."
I demoni non esistevano. Ma per esperienza fin troppo personale, Nash sapeva che poteva benissimo trattarsi di esseri umani scambiati per creature sovrannaturali. Ovviamente non di individui comuni, bensì di quelli come lui.
Sedeva dietro la scrivania di una stanza molto spartana, che pure era la migliore. La fortezza non disponeva certo di lussuosità e non aveva alcun carattere gradevole. Ma a lui andava bene così, non c'era bisogno di tali futilità, tantomeno in ambiente militare.
"Prima di occuparmi di Tunsea, ho un altro caso da risolvere!" spiegò il Generale di Feor: "Vai a chiamare subito tutta la guardia personale di Blake! Ho diverse domande per loro!"
Il tenente annuì e salutò, pronto a eseguire l'ordine.
Ma Nash lo richiamò.
"Un'altra cosa... Cosa ci fa qui la Deathforce?"
Quella domanda non sorprese il tenente più di tanto, ma egli si rammaricò di non avere una risposta esaustiva per il suo superiore.
"Sembra che il Gran Maestro sia interessato a uno dei prigionieri di questa fortezza... ma ne ignoro il motivo."
"Capisco." concluse il generale con apparente indifferenza: "Puoi andare."

Man mano che continuavano a salire, i boschetti pedemontani si facevano sempre più radi, lasciando gradualmente spazio a una vegetazione più modesta e alla nuda roccia. Camminarono tranquillamente per ore e la cosa non convinse né Ander, né Vash. Non avevano intravisto nemmeno l'ombra di un feoriano. Era tutto così sospetto, che i due non si meravigliarono troppo, quando infine si ritrovarono davanti qualcuno.
Un'esile figura vestita di nero, se ne stava comodamente distesa su una larga placca rocciosa. Vedendoli sopraggiungere si sollevò in posizione seduta. Sarah trattenne il fiato, quando riconobbe il pallido volto del giovanissimo assassino che aveva già cercato di ucciderli. Anche gli altri tre se ne ricordarono all'istante.
"Che intenzioni hai?!" lo interrogò Vash, facendo fermare subito i compagni.
Il ragazzo dagli occhi gialli si alzò in piedi e iniziò ad avvicinarsi con estrema calma, senza distogliere lo sguardo da loro. Il lungo mantello nero svolazzava alle sue spalle e la raffica di vento gli tirò indietro pure il cappuccio, senza che l'assassino se ne lasciasse distrarre. La sua espressione era sempre fredda e inquietante, accentuata dalla nera tintura del kajal.
"Vi eliminerò."

 
 
 
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Un blog di: Tyki_Mikk
Data di creazione: 15/04/2008
 

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