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Creato da paleontologo84 il 24/08/2010

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fossile

Post n°8 pubblicato il 21 Settembre 2011 da paleontologo84

21 settembre 2011
e da molto tempo che non scrivo nulla su questo blog...
sono scomparso come un fossile immagini XD
ora spero di metterci qualcosa sul mio blog di nuovo e di interessante :)
ci si vede alla prossima

by Paleontologo

 
 
 

le orme dei grandi rettili del passato

Post n°7 pubblicato il 22 Settembre 2010 da paleontologo84

Tre orme di dinosauro riscrivono la geografia giurassica italiana

Eccezionale ritrovamento all’interno della galleria del Monte Buso, nel massiccio del Pasubio: tre orme di dilofosauri che rivoluzionano la paleogeografia italiana. Nel periodo Giurassico, infatti, quel territorio si ipotizzava sommerso

orme di dinosauriTRENTO. Il ritrovamento di tre orme di dinosauro all’interno della galleria del Monte Buso, nel massiccio del Pasubio, rivoluziona la paleogeografia italiana. Lì non dovevano stare: nel periodo Giurassico, quel territorio si ipotizzava sommerso. Ma c’è di più: la “piattaforma di Trento” apparteneva all'Eurasia e non al continente africano.

Durante l’esplorazione della galleria passante del Monte Buso, nel massiccio del Pasubio (scavata dagli austriaci durante la prima guerra mondiale per collegare le retrovie alla prima linea), Marco Avanzini – conservatore responsabile della sezione di geologia del Museo tridentino di scienze naturali e noto esperto di icnologia, la disciplina che studia le orme fossili – ha individuato le tre orme di dinosauro che riscrivono la storia antica della penisola italiana. Seguendo le ricostruzioni paleogeografiche, basate su dati geologici e stratigrafici, l’Italia del Giurassico (il periodo che va da 200 a 160 milioni di anni fa) era considerata perlopiù un territorio sommerso, dove al massimo erano presenti basse distese fangose a pelo d’acqua.

Nel 1990, la scoperta di tracce di dinosauri ai Lavini di Marco, nel Trentino meridionale, fa vacillare questa ipotesi. I ritrovamenti successivi, avvenuti in un’ampia area compresa tra la Valle dell’Adige e il Feltrino, provano che il territorio denominato dai geologi “Piattaforma di Trento” nel Giurassico inferiore (200-190 milioni di anni fa) era costituito in gran parte da terre emerse. Lo sprofondamento previsto dai modelli tradizionali era avvenuto più tardi (nel Giurassico superiore, 160 milioni di anni fa).

dinosauriIl nuovo ritrovamento riscrive non solo la storia di quest’area, ma anche la sua geografia. Sempre stando ai modelli tradizionali, la piattaforma di Trento doveva essere connessa nella sua parte meridionale al continente africano. La frammentazione del continente Pangea, si pensava, aveva trascinato il territorio alpino verso sud, separandolo dall’Eurasia tramite un braccio di mare. I dinosauri giurassici dell’Italia, di conseguenza, dovevano avere affinità con quelli africani. Ma gli scienziati non trovavano prove in questo senso. Il ritrovamento di orme nella galleria del Monte Buso, a 130 metri dall’ingresso, dipinge un paesaggio molto diverso. Testimonia il passaggio di dinosauri anche nel periodo in cui il territorio si considerava sott’acqua, spostando le lancette dello sprofondamento oceanico di qualche milione di anni; e parla di una parentela che guarda a nord e non a sud.

Se confrontate con quelle coeve, le orme del Monte Buso non presentano infatti relazioni con quelle africane; mostrano invece indiscutibili analogie con quelle rinvenute in Polonia, in Francia, in Scandinavia e in Nordamerica. I dinosauri giurassici delle Alpi erano dinosauri europei. Le tracce sono costituite da tre orme tridattile robuste con artigli alle estremità delle dita. Lunghe circa 30 centimetri, sono parzialmente sovrapposte: le hanno lasciate due dinosauri carnivori bipedi di medie dimensioni e di misure consistenti (due metri di altezza, 7-8 di lunghezza, 400 kg di peso), appartenenti al genere Dilophosaurus. È verosimile immaginare che i dinosauri camminassero in una palude di acqua salmastra, bordata verso i margini della piattaforma di Trento da litorali sabbiosi che si affacciavano sul mare. Accanto alle orme sono stati ritrovati resti dell’ambiente in cui vivevano: piante (conifere e felci), molluschi di acqua dolce, crostacei, ossa di coccodrilli e pesci.

 

 
 
 

dinosauro

Post n°6 pubblicato il 12 Settembre 2010 da paleontologo84

                                    dinosauro

Dilophosaurus era una specie di dinosauri theropoda vissuto nel primo periodo del Giurassico. Il nome deriva dalle parole greche, lophos che significa cresta e sauros che significa lucertola, ne deriva il nome due crestato lucertola, perché il dinosauro aveva due grandi creste. I primi esemplari sono stati descritti nel 1954, ma solo un decennio dopo il genere ha ricevuto il suo nome attuale. Dilophosaurus è uno dei primi theropoda conosciuti, ma anche uno di quelli che si sa ancora meno. I Dilophosaurus sono apparsi più volte in vari filmati, tipo la creatura che mangia Dennis Nedry in Jurassic Park. Sono stati descritti anche in romanzi come Carnosaur e in numerosi videogame, ma queste ricostruzioni di Dilophosaurus erano generalmente sbagliate. I Dilophosaurus avevano un corpo lungo circa 6 metri e poteva pesare anche mezza tonnellata. Fossili di questi animali sono stati ritrovati presso la Navajo Indian Reservation, poco a ovest di Tuba City , in Arizona, negli Stati Uniti d’America. Solo poche decine di metri sotto il punto dove sono stati ritrovati i resti, sono state ritrovate le grandi orme che si pensa appartenessero a questi dinosauri carnivori. È vissuto nel Primo Periodo Giurassico. Welles più tardi riscrive l’intera categoria nel 1984, e in modo più completo la classificazione. Il primitivo Dilophosaurus può essere un membro sia dei ceratosaurian che dei tetanuran theropoda. In alternativa , alcuni paleontologi classificano questo genere come un grande coelophysoid. La caratteristica più distintiva del Dilophosaurus era la coppia di grandi creste arrotondate sul suo cranio, forse gli servivano per migliorare la visualizzazione. Gli studi effettuati sembrano dimostrare che queste creste erano più grandi negli esemplari maschi nei confronti delle femmine. I denti dei Dilophosaurus erano lunghi, ma avevano una base piuttosto piccola. Un’altra caratteristica curiosa del cranio era una tacca dietro la prima fila di denti, dando ad essa un aspetto quasi simile a quella del coccodrillo. Questa tacca esisteva per l’esistenza di una debole connessione tra la parte superiore della mascella e le ossa del cranio. Questa conformazione ha portato ad una primi ipotesi che i Dilophosaurus fossero animali che si nutrissero di carcasse, avendo la parte anteriore dei denti troppo debole per attaccare grandi prede. Una simile tacca è presente anche nella maggior parte delle altre specie di coelophysoid.Vi è un’altra specie di Dilophosaurus, il Dilophosaurus sinensis, però non è ancora certo che appartenessero a questo genere. Il Dilophosaurus forse si avvicinava di più al bizzarro Antartico theropoda Cryolophosaurus, basandosi sul fatto che la parte anteriore finale dell’osso della guancia non faceva parte della parte davanti alle orbite, e che il dente mascellare, era in fila completamente di fronte alle orbite e finiva anteriormente in posizione verticale, sulle lacrimali. Questa specie è stata recuperata nella Provincia di Yunnan in Cina nel 1987, con la prosauropod Yunnanosaurus e quindi descritti e nominati nel 1993 da Hu Shaojin. Il primo esemplare di Dilophosaurus è stato scoperto da Sam Welles nell’estate del 1942. Il fossile venne portato a Berkeley per la ricostruzione, e gli venne dato il nome di Megalosaurus wetherilli. Ritornando nella stessa formazione un decennio più tardi per cercare di determinare a quale periodo storico le ossa appartenessero, Welles trovò un nuovo esemplare non molto lontano dal luogo della prima scoperta. Questi esemplari sono stati rinominati in Dilophosaurus successivamente, in base alla doppia cresta chiaramente visibile nel nuovo scheletro ritrovato.

 
 
 

Tyrannosaurus Rex

Post n°5 pubblicato il 08 Settembre 2010 da paleontologo84

                            dinosauri

 Grande dinosauro bipede carnivoro, vissuto nel Cretaceo superiore. Lungo circa 15 m, alto 6 m e con un peso di oltre 5 t, il tirannosauro era probabilmente un predatore di grandi dinosauri erbivori (tyrannos in greco significa “tiranno”). Era dotato di terribili fauci con doppie file di denti seghettati, alcuni dei quali raggiungevano la lunghezza di più di 20 cm. Gli arti superiori, minuscoli in proporzione al resto del corpo, recavano ognuno due artigli acuminati; i potenti arti posteriori erano invece armati con tre artigli diretti in avanti e un quarto rivolto all’indietro. I fossili rinvenuti in Nord America e in Mongolia, in strati del Cretaceo superiore, indicano che questi animali si estinsero in uno spazio di tempo relativamente breve, di pochi milioni di anni. Si conosce una sola specie: Tyrannosaurus Rex.

 
 
 

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