CAFFE' SAN CARLO

quattro chiacchiere tra amici

Il CAFFE' SAN CARLO, situato nelle piazza omonima, può considerarsi uno fra i migliori salotti della vecchia Torino, e dal 1822, anno della sua apertura, è uno dei punti di incontro preferiti dai torinesi. Lì si fermavano al mattino gli impiegati della città degli affari per il cappuccino e la brioche, più tardi, all'ora dell'aperitivo, ci si recava per il vermouth; al pomeriggio era immancabile la presenza delle 'madamin' che vi sostavano per la cioccolata coi pasticcini e per spettegolare un po'. Verso sera ci si riuniva per discorrere del Toro e della Juve, di Coppi e di Bartali, di De Gasperi e di Togliatti, il tutto però senza alzare la voce, ma bensì con la flemma e la cortesia tipica dei torinesi. Dopo cena si passava a bere il 'bicerin' (una bevanda a base di caffè e cioccolato) prima del cinema o del teatro. La sera, sotto il monumento di Emauele Filiberto si davano appuntamento i giovani innamorati prima della passeggiata romantica che aveva come meta il parco del Valentino. Avrete capito che io sono un vecchio torinese nostalgico, anche se le circostanze della vita mi hanno portato a vivere altrove. Ora la mia intenzione sarebbe quella di incontrarci, anche se in modo virtuale, e discorrere di del più e del meno con lo stile di una volta. Sarà possibile o è utopia? Staremo a vedere. Siete tutti invitati e sarete tutti benvenuti.

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Post N° 178

Post n°178 pubblicato il 02 Novembre 2008 da arbhbyughito

Tag: Riflessioni.

SIAMO RAZZISTI?

Molte volte sento parlare di razzismo, perciò mi chiedo: noi italiani siamo veramente razzisti?

Quando un calciatore nero risolleva le sorti di una squadra di calcio a suon di goal viene osannato, così come abbiamo applaudito
le brillanti prestazioni della giamaicana di colore Fiona May, diventata taliana per avere sposato un nostro connazionale.

Applaudiamo gli artisti di ogni razza e provenienza se sono bravi e famosi, incondizionatamente. Però se un marocchino o un rumeno ci vuole lavare il parabrezza o se un nomade ci chiede la monetina del carrello all’uscita del supermercato ci infastidisce.

Quando a Torino, negli anni sessanta si vedevano i vergognosi
cartelli con su scritto “non si affitta a meridionali”, per ottenere l’appuntamento nello studio torinese di un dentista calabrese molto bravo bisognava prenotare
quindicigiorni prima. Allora credo proprio che più che razzisti siamo
opportunisti.

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