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Catania, alcuni mesi fa.. [una storia dentro un'altra]
passeggiavo come sempre con la mia bici [la fida Sport-U, una vecchia 28" recuperata in un garages e rimessa in sesto dal BVZM e che mi porta per le vie della città, che potrebbe sembrare la sigla dei fantomatici U-Boat, i sommergibili tedeschi del secondo conflitto mondiale terrore di tutte le marinerie alleate, ma non lo è. n.d.r.] per sbarcare il lunario in attesa di qualche lavoretto che mi permetta di continuare a sopravivvere e decido di fare un giro al porto luogo molto tranquillo dove si possono vedere gli ultimi veri avventurieri di questa terra nel pieno della loro attività di riassetto delle attrezzature e cioè i pescatori d'alto mare.
i loro visi scuri, marcati dal sole e dalla salsedine, ma anche dalla furia degli elementi quando vengono sorpresi da tifoni e tempeste e si ritrovano completamente soli in mezzo ad un mare non proprio amico.
Mi piace osservarli nel loro laborioso silenzio, con il viso stanco ma dagli occhi terribilmente luccicanti di energica vita, ricucire le reti strappate dagli scogli o dei relitti che ormai abbandano nei fondali del "Mare Nostrum" e chissà quali altre orribili cose riportano su queste reti, forse sono proprio queste ultime a creare un taglio nelle reti voluto da loro stessi per liberarsi rapidamente di qualcosa di molto più macabro di una carcassa di pesce, basta pensare l'incessante esodo di profughi che ancora si svolge pienamente nei nostri mari e non dà nessun segno di finire.
ma mentre penso a queste cose mi ritrovo nel molo di mezzogiorno dove la visuale del porto è a 360° e gli occhi sono attratti da qualcosa di insolito sui vecchi silos dove viene imagazzinato il grano e i cereali sia in entrata che in uscita che a mia memoria non c'era.
Tiro fuori dallo zaino la mia fida kamera EOS ed inizio a scattare da tutte le angolazioni, il resto deducetelo voi.
A la prox..
[photo Mrjnks su panoramio ]
Il murales di Vhils.
Alto come un palazzo di dieci piani, largo come un campo da calcio.
Queste le dimensioni monumentali dell’opera murale che sorge nel porto di Catania, sugli otto silos granari in cemento che dal 1960 definiscono, insieme all’Etna e alle cupole barocche, lo skyline della città.
Si tratta del murales più grande del mondo, dipinto dall’artista portoghese Alexandre Farto in arte Vhils.
L’opera pubblica, realizzata grazie alla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, vuole celebrare l’incontro tra le culture che nei secoli hanno definito l’identità siciliana.
L’artista ha scelto di farlo con uno sguardo, quello dell’uomo ritratto, che volge ad oriente, verso l’Egitto, la Turchia, la Siria, la Giordania, il Libano.
E proprio in Libano Vhils realizzerà una seconda opera complementare alla prima, edificando un ponte immaginario attraverso il Mediterraneo. [fonte - La Sicilia quotidiano]
- Sayonara -
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