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« Tudor-Juve:divorzio! | Dechamps e lo spogliatoio » |
TORINO. Adesso la palla passa all’Uefa. Perché, dopo aver incassato il sì del Comune di Torino e la doppia garanzia da parte del Governo e della Federcalcio nell’arco di ventiquattr’ore, alla Juventus non resta che attendere il 18 aprile la decisione del massimo organo calcistico europeo di assegnare gli Europei 2012 all’Italia per trasformare la vittoria per il nuovo Delle Alpi in un vero e proprio trionfo. Il club non può che essere soddisfatto perché già sono andate in porto due delle tre condizioni che ha posto per partire con il rifacimento dello stadio: all’ok della città alla variante del piano regolatore, ha fatto subito seguito l’impegno da parte dei ministeri competenti, attraverso il protocollo d’intesa firmato con la Federcalcio, di garantire agevolazioni finanziarie a tasso zero, o comunque vicinissimo allo zero, sugli interessi maturati dal prestito di 120 milioni di euro, tanto è il costo dell’opera.
Un punto focale perché l’amministratore delegato Jean Claude Blanc aveva più volte ribadito che l’aiuto del Governo è basilare per il progetto stadio. Non a caso ieri mattina il Consiglio di amministrazione della Juventus è stato in costante contatto con Roma in attesa di notizie confortanti dalla riunione a Palazzo Chigi. Al termine dell’incontro, il sottosegretario allo Sport Giovanni Lolli ha immediatamente telefonato al presidente Giovanni Cobolli Gigli
per rassicurarlo dell’esito positivo del confronto. Nella sede della Juventus è arrivata poi una seconda telefonata, altrettanto fondamentale: il commissario Luca Pancalli ha chiamato
Blanc per illustrargli il «piano Marshall» della Federcalcio sugli stadi. Un’iniziativa rivoluzionaria che fa della Juventus la società pilota nell’ottica di avere sempre più stadi di proprietà dei club. In pratica, i debiti che la società si accolla per costruire il nuovo impianto non saranno conteggiati nei parametri per l’iscrizione al campionato: per costruire lo stadio, non sarà dunque necessario vendere David
Trezeguet.
Le garanzie romane hanno permesso alla Juventus di rompere definitivamente gli indugi: il Consiglio di Amministrazione bianconero ha così dato mandato all’amministratore delegato di sottoscrivere gli impegni necessari per completare la documentazione a supporto della candidatura italiana. «E’ un passo avanti per la costruzione della Juventus del futuro - ha sottolineato Blanc -, anche se solo il 18 aprile potremo avere la certezza che il nostro progetto possa prendere forma. Oggi non possiamo che esprimere il nostro apprezzamento per lo spirito di collaborazione della Città di Torino, che ha approvato in tempi straordinariamente rapidi il nuovo progetto di stadio e il protocollo d’intesa, e per l’approccio costruttivo di Figc e del Governo, che hanno compreso gli sforzi della società, apprezzando il nostro modo di interpretare il calcio». Stamattina il dossier della Juventus arriverà in Federcalcio: un’impresa al fotofinish perché è l’ultimo incartamento mancante (le altre sette città candidate hanno già consegnato i loro impegni) per completare la documentazione da presentare domani all’Uefa.
Terminata la questione stadio, e in attesa del 18 aprile, la Juventus si concentra adesso sul piano di sviluppo a medio termine, meglio conosciuto come piano industriale. I consiglieri di amministrazione hanno avuto gli incartamenti nello scorso CdA e sono chiamati ad analizzare le strategie e i numeri. Anche nell’incontro di ieri i dirigenti hanno continuato a lavorarci, come spiega il direttore finanziario Michele Bergero: «Essendo un piano di cinque anni gli scenari possibili sono legati a molte variabili. La prospettiva cambia, per esempio, se si costruisce o meno lo stadio. Occorre perciò ponderare bene ogni scelta, a seconda anche delle risorse a disposizione, come i diritti televisivi, e della stessa categoria di appartenenza. E’ chiaro che l’obiettivo del management è quello di riportare la Juventus a livelli di grande competitività. Gli investimenti sulla squadra restano la priorità». E proprio in nome dei rinforzi per affrontare, nella prossima stagione, il ritorno in serie A, il piano di sviluppo dovrebbe essere approvato entro la fine di marzo e non aspettare metà aprile per sapere la scelta dell’Uefa. «Lo stadio incide sugli anni più lontani del piano quinquennale, adesso c’è urgenza perché si sappia quanto prima l’ammontare delle risorse destinate alla campagna acquisti» ammette Bergero.
Cifre ufficiali non ce ne sono ancora, ma indiscrezioni parlano di 35 milioni a disposizione degli uomini mercato per costruire una squadra forte. L’ok al piano deve però arrivare dal-l’Ifil, la società finanziaria della famiglia Agnelli che detiene il 60 per cento del capitale Juventus e che ieri ha vissuto uno dei momenti più difficili della sua storia. La Consob ha infatti sospeso per sei mesi il presidente Gianluigi Gabetti e per quattro Franzo Grande Stevens dagli incarichi nei CdA delle società quotate in Borsa e inflitto sanzioni per 16 milioni di euro ai vertici di Ifil e della Giovanni Agnelli & C. in relazione alla vicenda dell’equity swap su azioni Fiat, un’operazione finanziaria di due anni fa che consentì alla famiglia Agnelli di mantenere il ruolo di azionista di riferimento del Lingotto, nel momento in cui le banche si trovarono a possederne il 28 per cento.
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