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il senso della vita

Post n°23 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da ti_presento_un_Amico

Sabato mattina sono andato in un parco giochi con mia moglie ed il bambino.
Strada facendo ho sentito un canto bellissimo, ho alzato lo sguardo per capire da dove provenisse, ero pensieroso e non mi sono reso conto che stavo passando davanti ad una Chiesa.
C’era un funerale.
Già, c’era un funerale ma il canto era di una tale dolcezza da riempirmi il cuore di gioia.
Ed ho pensato una cosa che potrà sembrare scontata, ma voglio ugualmente con-dividerla con chi leggerà questo post (normalmente solo Rossella):

 

dove doveva esserci il lutto ecco canti di gioia,

dove  doveva esserci la disperazione ecco la speranza.

 

Ecco perché mi viene da dire (ed anche questo potrebbe sembrare scontato):

 

grazie Dio per averci donato la tua Chiesa.

 

Mi è anche tornato in mente uno spelndido articolo di Gianteo Bordero che riporto di seguito.
Ne raccomando una lettura “meditata”, assicuro che ne vale la pena…..

 

Se non fossi cattolico, lo diventerei.......

……il più importante motivo: nel tempo attuale il cattolicesimo è l'unica realtà che ancora prenda sul serio tutte quelle questioni che il pensiero dominante sembra aver escluso dal novero delle cose importanti per la vita di una persona. Ossia: la questione del significato dell'esistere, la questione della verità, la questione della vita oltre la morte, la questione del male, la questione della ragione come potenza indagatrice aperta a ciò che sta oltre l'uomo, la questione della realtà.

A qualcuno potrebbe sembrare come la scoperta dell'acqua calda. E in parte è così. Ma oggi diventerei cattolico, abbraccerei la fede in Cristo e deciderei di appartenere alla Chiesa proprio perché tutt'attorno nessuno più parla al mio cuore e alla mia mente di quelli che sono gli elementi costitutivi, originari e più profondi della mia natura. Nessuno più sembra prendere sul serio, come invece fa la Chiesa, le mie domande, le mie aspirazioni più profonde, quei desideri che fanno trepidare l'anima assetata di bellezza, di bontà, di verità. E diventerei cattolico perché le risposte che la fede in Cristo fornisce a tali domande non sono semplici assunti spirituali, semplici formule teoriche sulla base delle quali organizzare l'esistenza in modo che nella vita vada tutto per il verso giusto, ma sono carne e sangue, sono storia, sono una storia che mi ha raggiunto attraverso i volti di chi mi ha amato e preceduto, una storia che ha costruito una civiltà, un modo di intendere i rapporti umani e la vita stessa, una trama di relazioni, di strade e di raccordi tra le persone.

Li ascolto e li leggo, coloro che oggi si presentano come i nuovi messia, eppure non trovo nelle loro parole e nei loro gesti niente che riesca a tenere insieme, come invece fa il cattolicesimo, il mio bisogno di significato e la mia sete di concreta realizzazione umana. Il loro messaggio è come se mi chiedesse di rinunciare a una delle due cose per poter essere veramente me stesso. E dunque l'alternativa che si porrebbe sarebbe quella tra uno spiritualismo fine a se stesso e un cinismo arido, tra una generica religiosità per tenere a bada il battito desiderante del cuore e un meschino materialismo per fare carriera. Invece il paradosso cristiano mi dice che, per poter essere uomo, non devo censurare né quello che porto dentro né la mia aspirazione a una realizzazione carnale. Lo spirito e la materia, nel mistero di cui la Chiesa è portatrice, non sono più in contraddizione e in contrapposizione, ma vanno insieme, unificano la vita umana, la salvano da quella frammentazione che tanto lo spiritualismo quanto il materialismo producono.

Così diventerei cattolico non per abbracciare una ideologia, perché l'ideologia è l'esaltazione di un aspetto della realtà a discapito di tutto il resto, a discapito, in sostanza, di me stesso. E se è vero che le ideologie novecentesche sono finite, è altrettanto vero che oggi si afferma in mille modi, più o meno apertamente, un'altra ideologia, seppur spesso non codificata, ma ugualmente distruttiva: l'ideologia del nulla, l'ideologia del non senso. E' una forma sottile di ideologia che si manifesta nell'indifferenza rispetto al bene e al male, al giusto e all'ingiusto, nell'idea che tutto si equivalga e che non esista una verità capace di dirigere l'esistenza, nel concepire l'uomo come qualcosa di manipolabile a piacimento a seconda delle voglie del momento e delle mode culturali, nel negare la possibilità di qualcosa di stabile e duraturo, nel banalizzare gli affetti e la sessualità.

Diventerei cattolico non per mettermi al riparo da questo nulla, ma perché il cattolicesimo è l'unica religione il cui fondatore non si è limitato a proporre un antidoto al niente, ma lo ha attraversato carnalmente; non si è limitato a mettere gli uomini in guardia dal male, ma lo ha assunto e bruciato con la sua sofferenza crocifissa, la sua morte e la sua resurrezione. Diventerei cattolico perché tutto questo è impossibile agli uomini, è impossibile ai grandi saggi che ci impartiscono quotidianamente le loro lezioni sull'esistenza, è impossibile a chi ammanta con belle parole il dramma radicale dell'esistere e ne annacqua la portata. Solo a Dio è possibile, a un Dio talmente umile da condividere con l'uomo la sua natura, da farsi lui stesso uomo e da camminare accanto all'uomo nella storia. La storia concreta di tutti i giorni. La storia di un popolo. La nostra storia. Per questo sono cattolico e, se non lo fossi, chiederei la grazia di poterlo diventare.

 

Commenti al Post:
bellabravabenestante
bellabravabenestante il 12/10/09 alle 14:56 via WEB
bellissimo. E mi sento di aggiungere una meditazione che sentivo a Radio Maria stamattina all'alba ( mentre stiravo ): diventerei cattolico 'perchè la religione Cattolica è l'unica religione in cui un Dio dice, con sconvolgente umiltà, alla sua creatura: TI HO DATO UN GIORNO ALLA SETTIMANA PER RIPOSARTI, PER FERMARTI, PER INVIGORIRTI, PER PENSARMI, PER SRARMI PIù VICINO... Che delicatezza disarmante, che sublimepaternità e maternità di un Dio che ci aspetta la domenica per ricaricarci, spiritualmente e fisicamente.. Quale Dio è tale nella storia dell'umanità? (a rileggerci, Ross).
 
lucved
lucved il 17/10/09 alle 13:24 via WEB
Ciao amico un bel post, in quanto alle tue parole che dici, dove doveva esserci il lutto ecco canti di gioia, mi ricordano delle parole di Padre molto conosciuto, non faccio il nome per rispetto; quando perse uno dei genitori non ricordo se il papà o la mamma dove ovviamente tutti piangevano lui arrivò sorridento e disse, non piangete oggi bisogna gioire perche la persona morta vedrà il volto di Dio, capisco che e molto difficile davanti alla morte fare questi discorsi ma in fine e anche la verità, una serena giornata a te e famiglia...Lucio.....
 
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