“Salta nel buio di una salita gelida, da una finestra rotta. Scappa da un cliente. L'ha sfregiato con un coltello. Da dove poi era uscito sto coltello manco lo ricordava. Lo teneva lui, il cliente. L'aveva abbordata per divertirsi. Con lame, lacci e altre varianti dei passatempi sadici. Lei peraltro batteva per sé. Nessuno l'aveva mai costretta, ché la cosa la divertiva. Parecchio. Anche in mezzo a giochetti come quelli. E si dava solo a chi le piaceva. Il cliente, in questo caso, era un uomo giovane. Bello. Sommariamente ideale, dondolante tra la perfezione intellettuale e la fisica armonia”.Che sia questa la sintesi del vagare tra l'ufficialità e la clandestinità.Ogni donna è abilissima nell'arte del meretricio. Ogni uomo in quella dell'inganno.Nessuna differenza di sostanza. Ma di forma. In entrambi i casi si finge, di scegliere il proprio cliente e la propria prostituta. In entrambi i casi lo status quo delle cose gestisce i fili di burattini sciolti.Considerazione scontata per chi non soccombe alle scelte imposte. Sia per chi palesemente vi sfugga sia per chi apparentemente vi si allinea.Un anarchico, amico di vecchia data, dice che ormai non sopporta più, anzi s'annoia mortalmente a sentire il lamento degli uomini che si costruiscono gabbie dorate o non e poi non respirano. Che almeno lui conosce i propri limiti e l'arte dell'arrangiarsi senza scendere a compromessi con il sistema e con chi del sistema fa parte anche solo superficialmente. Insomma nessuna ammirazione.Un altro amico, anarchico anche lui, e persino stirneriano, biasima chi si lamenta delle gabbie e poi, esattamente come gli uomini banali di cui il primo s'annoia, si lamenta. Perché le sue origini borghesi sono difficili da debellare. E non se ne va in giro con una chitarra in mano, perché non sa suonare, ma con un taccuino su cui scrivere racconti. Questo banalmente vorrebbe dire che nel suo caso per mangiare un pezzo di pane dovrebbe o chiedere l'elemosina agli uomini banali, o mangiare alla caritas (istituzione totalitaria creata dagli uomini banali adhocchianamente), o campare sulle spalle della propria banale e borghese famiglia, o magari fare la scimmia da circo per racimolare qualche soldo, comunque prodotto dal sistema di uomini banali e capitalisti, o rubare agli uomini banali facenti parti del sistema o infine darsi ad altre attività a scapito degli uomini banali. In ogni caso mischiarsi col sistema capitalistico in cui uomini banali e noiosi hanno messo radici, senza porsi domande. Al limite comportandosi da giunchi. Si piegano ma non si spezzano.Ma a questa osservazione sull'arte del campare il primo amico risponde: “diciamo che limito le spese al massimo, e porto sempre dietro una chitarra e altri aggeggi utili. E non dormo tutto il giorno. E poi non ho un lavoro, quindi di tempo per ingegnarmi ne ho”. Che a dire il vero non pare molto lontano come “modus campandi” dalle possibilità prima elencate.Ma gli elenchi, si sa, sono banali e capitalisti.Un altro amico ancora, meno giovane dei primi due, e libertario (si offende se lo chiamiamo anarchico) fa una vita a prima vista allineata e banale. Ha una casa, piccola, con orto. Un lavoro. Una famiglia da mantenere seppure separato (ebbene si, anche i libertari mettono al mondo catene). Ma pare soddisfatto. Certo circondato dal suo piccolo mondo, ha smesso i panni del libertario che indottrina il mondo alla libertà, per dedicarsi alla coltura della bieta.Anche lui convinto che la scelta, la sua scelta, almeno sia pensata e ogni giorno riaffermata. Anche lui annoiato dalla gente banale che si lamenta della mancanza di respiro.Sti' tre prima o poi li farò incontrare.E forse, ma non ne sono certa come non sono certa che la prostituta indipendente si renda presto conto di essere costretta a prostituirsi o l'uomo di essere costretto a ingannare, quel giorno guardandosi scopriranno che si biasimano a vicenda.Uomini banali. Anche loro. Non allineati, non sistematizzati, eppure banali e noiosi come tutti gli altri.Mentre per me, che sono priva di “vena artistica”, sono tutti uomini coraggiosi. Come le puttane che decidono di darsi come e con chi vogliono, quando decidono. Come gli uomini che ingannano.Perché, ma con questo non voglio schierarmi dalla parte di chi normalizza tutti gli agiti o gli atteggiamenti in virtù di quel male comune che è la società, non è facile scegliere liberamente.Non per chi decide di vagare per il mondo con una chitarra in mano e tanti amici da cui farsi ospitare, non per chi lotta contro le proprie tragedie familiari e borghesi, non per chi fugge dall'esterno per crearsi un mondo intorno che rispecchi i propri ideali di libertà e non per chi si costruisce catene e gabbie e con la stessa risolutezza le distrugge per crearsene altre.Ché in fondo, puttana, cliente, libertario, anarchico o banalmente allineato siamo fatti di sangue e testa. Di cuore e ossa. A volte siamo portati a soccombere a un'emozione più forte di ogni convinzione, altre volte siamo portati a lottare ed emergere nella nostra totale diversità in un mondo di uguali.Banale anche questa considerazione...e noiosa. Come ogni pensiero espresso, ormai detto e ridetto, agito e riagito.Eppure la puttana continua a fare la puttana. L'ingannatore l'ingannato e il mentitore. L'anarchico il ribelle col taccuino e la chitarra. L'allineato, apparente o meno continua a affermare la propria indipendenza.E io...io me ne fotto. Perché mi costruisco gabbie che non sono certo di ferro ma neanche di piuma e poi le demolisco. Sperando in fondo di continuare a fare il bello e il cattivo tempo senza rendere conto a nessuno. Sperando in fondo che prima o poi una di queste scelte, mia o della puttana libera, sia scevra da fili invisibili. Un giorno forse. Quando questo sistema sarà soppiantato da un altro e altri reti saranno gettate sul mare dei nostri desideri.
de meretricio
“Salta nel buio di una salita gelida, da una finestra rotta. Scappa da un cliente. L'ha sfregiato con un coltello. Da dove poi era uscito sto coltello manco lo ricordava. Lo teneva lui, il cliente. L'aveva abbordata per divertirsi. Con lame, lacci e altre varianti dei passatempi sadici. Lei peraltro batteva per sé. Nessuno l'aveva mai costretta, ché la cosa la divertiva. Parecchio. Anche in mezzo a giochetti come quelli. E si dava solo a chi le piaceva. Il cliente, in questo caso, era un uomo giovane. Bello. Sommariamente ideale, dondolante tra la perfezione intellettuale e la fisica armonia”.Che sia questa la sintesi del vagare tra l'ufficialità e la clandestinità.Ogni donna è abilissima nell'arte del meretricio. Ogni uomo in quella dell'inganno.Nessuna differenza di sostanza. Ma di forma. In entrambi i casi si finge, di scegliere il proprio cliente e la propria prostituta. In entrambi i casi lo status quo delle cose gestisce i fili di burattini sciolti.Considerazione scontata per chi non soccombe alle scelte imposte. Sia per chi palesemente vi sfugga sia per chi apparentemente vi si allinea.Un anarchico, amico di vecchia data, dice che ormai non sopporta più, anzi s'annoia mortalmente a sentire il lamento degli uomini che si costruiscono gabbie dorate o non e poi non respirano. Che almeno lui conosce i propri limiti e l'arte dell'arrangiarsi senza scendere a compromessi con il sistema e con chi del sistema fa parte anche solo superficialmente. Insomma nessuna ammirazione.Un altro amico, anarchico anche lui, e persino stirneriano, biasima chi si lamenta delle gabbie e poi, esattamente come gli uomini banali di cui il primo s'annoia, si lamenta. Perché le sue origini borghesi sono difficili da debellare. E non se ne va in giro con una chitarra in mano, perché non sa suonare, ma con un taccuino su cui scrivere racconti. Questo banalmente vorrebbe dire che nel suo caso per mangiare un pezzo di pane dovrebbe o chiedere l'elemosina agli uomini banali, o mangiare alla caritas (istituzione totalitaria creata dagli uomini banali adhocchianamente), o campare sulle spalle della propria banale e borghese famiglia, o magari fare la scimmia da circo per racimolare qualche soldo, comunque prodotto dal sistema di uomini banali e capitalisti, o rubare agli uomini banali facenti parti del sistema o infine darsi ad altre attività a scapito degli uomini banali. In ogni caso mischiarsi col sistema capitalistico in cui uomini banali e noiosi hanno messo radici, senza porsi domande. Al limite comportandosi da giunchi. Si piegano ma non si spezzano.Ma a questa osservazione sull'arte del campare il primo amico risponde: “diciamo che limito le spese al massimo, e porto sempre dietro una chitarra e altri aggeggi utili. E non dormo tutto il giorno. E poi non ho un lavoro, quindi di tempo per ingegnarmi ne ho”. Che a dire il vero non pare molto lontano come “modus campandi” dalle possibilità prima elencate.Ma gli elenchi, si sa, sono banali e capitalisti.Un altro amico ancora, meno giovane dei primi due, e libertario (si offende se lo chiamiamo anarchico) fa una vita a prima vista allineata e banale. Ha una casa, piccola, con orto. Un lavoro. Una famiglia da mantenere seppure separato (ebbene si, anche i libertari mettono al mondo catene). Ma pare soddisfatto. Certo circondato dal suo piccolo mondo, ha smesso i panni del libertario che indottrina il mondo alla libertà, per dedicarsi alla coltura della bieta.Anche lui convinto che la scelta, la sua scelta, almeno sia pensata e ogni giorno riaffermata. Anche lui annoiato dalla gente banale che si lamenta della mancanza di respiro.Sti' tre prima o poi li farò incontrare.E forse, ma non ne sono certa come non sono certa che la prostituta indipendente si renda presto conto di essere costretta a prostituirsi o l'uomo di essere costretto a ingannare, quel giorno guardandosi scopriranno che si biasimano a vicenda.Uomini banali. Anche loro. Non allineati, non sistematizzati, eppure banali e noiosi come tutti gli altri.Mentre per me, che sono priva di “vena artistica”, sono tutti uomini coraggiosi. Come le puttane che decidono di darsi come e con chi vogliono, quando decidono. Come gli uomini che ingannano.Perché, ma con questo non voglio schierarmi dalla parte di chi normalizza tutti gli agiti o gli atteggiamenti in virtù di quel male comune che è la società, non è facile scegliere liberamente.Non per chi decide di vagare per il mondo con una chitarra in mano e tanti amici da cui farsi ospitare, non per chi lotta contro le proprie tragedie familiari e borghesi, non per chi fugge dall'esterno per crearsi un mondo intorno che rispecchi i propri ideali di libertà e non per chi si costruisce catene e gabbie e con la stessa risolutezza le distrugge per crearsene altre.Ché in fondo, puttana, cliente, libertario, anarchico o banalmente allineato siamo fatti di sangue e testa. Di cuore e ossa. A volte siamo portati a soccombere a un'emozione più forte di ogni convinzione, altre volte siamo portati a lottare ed emergere nella nostra totale diversità in un mondo di uguali.Banale anche questa considerazione...e noiosa. Come ogni pensiero espresso, ormai detto e ridetto, agito e riagito.Eppure la puttana continua a fare la puttana. L'ingannatore l'ingannato e il mentitore. L'anarchico il ribelle col taccuino e la chitarra. L'allineato, apparente o meno continua a affermare la propria indipendenza.E io...io me ne fotto. Perché mi costruisco gabbie che non sono certo di ferro ma neanche di piuma e poi le demolisco. Sperando in fondo di continuare a fare il bello e il cattivo tempo senza rendere conto a nessuno. Sperando in fondo che prima o poi una di queste scelte, mia o della puttana libera, sia scevra da fili invisibili. Un giorno forse. Quando questo sistema sarà soppiantato da un altro e altri reti saranno gettate sul mare dei nostri desideri.