una manciata di more

intimamente sudata


ancora una volta da queste parti: è inutile sta città me la porto dentro anche se non m'appartiene più. il tevere e l'umidità che rende catatonici e sudati. questo mi resta della mia vecchia amata. resta un amore adolescenziale certo di quelli che non si scordano mai. ma finisce così come è cominciato tutto in un bagno di fumo fritto. niente che mi porti a desiderarla di nuovo. niente. perchè n' ho conosciuto troppe altre come troppe alte genti che vi sopravvivono e respirano a mala pena e apreno le cosce come la terra che li accoglie. puttane e puttani. senza però scordare il sapore della vittoria che non è proprio una vittoria ma sicuramente non l'ennesima sconfitta. pittosto quella cosa di mezzo che armonizza la nostra resistenza alla vita indifferente e perchè no? spesso crudele e cruda. ma cosa vi devo dire se non che mi piace proprio per questo suo essere vorticosa imprevedibile e maliziosa anche maligna? c'ha carattere la vita e io amo le personalità forti...quelle che stanno sopra e sovrastano in potenza e atto. quelle che scendono giù giù fino ai confini e più e risalgono a velocità irrilevanti anche ma risalgono. e sono come dire ben pronta a ricominciare uno due e ricominciare uno due e ricominciare all'infinito se dovesse servire a non avere rimpianti se dovesse servire a non sentirmi morta nonostante la tristezza della sopravvivenza. basta che il caldo fa straparlare e fa rotolare quel pò di logica grammaticale che resta sparsa a tocchetti nei neuroni alla fonduta.