Messaggi del 24/01/2017
Post n°1330 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
Brindo a me! A ciò che sono, a ciò che non diventerò mai. ma soprattutto ai miei difetti. |
Post n°1329 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
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Post n°1328 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
A volte vorremmo correre come lupi e raggiungere la montagna più alta per ululare alla luna quello che abbiamo taciuto, nascosto e mai detto ad alta voce. Forse succederà prima del previsto, quando l’indecisione, le apparenze e la paura dell’opinione altrui saranno solo una nebbia da cui scappare. Viviamo in una cultura che punta a reprimere le emozioni, lo sappiamo tutti. Quando un bambino compie cinque anni, inizia a sviluppare certi meccanismi di repressione: trattiene le lacrime, si guarda bene dal dire certe parole e abbassa il viso, soddisfacendo, così, quei dettami ormai abituali del mondo degli adulti, “non piangere”, “non parlare”, “non esprimerti”.
Apprendere fin da piccoli la cultura delle “emozioni prigioniere” ha ovviamente delle conseguenze. Si arriva all’età adulta come schiavi del silenzio e delle verità nascoste. Spesso il bambino che impara a nascondere le emozioni finisce per trovare altri canali attraverso cui esprimere ciò che nasconde, da cui spesso emergono costante aggressività, rabbia e sfida. Sigmund Freud diceva che la mente è come un iceberg. Solamente la settima parte emerge dall’acqua, il resto rimane nascosto, immerso in un universo gelato dove conserviamo le emozioni represse e le parole riservate al silenzio per paura delle conseguenze nell’ambito della sfera pubblica. Vi invitiamo a riflettere sull’argomento. Siamo funamboli su un filo instabileDi sicuro in diverse occasioni quando ci hanno chiesto: “È successo qualcosa? Hai una brutta cera”, abbiamo risposto frettolosamente: “No, no. Sto bene. Va tutto bene”. Con questa frase battiamo in ritirata per tempo ricorrendo ad un formalismo comune che tutti mettono in pratica, quello delle false apparenze. Perché a nessuno importa che i nostri pezzi si sorreggano su un filo instabile, perché capiamo che il dolore emotivo è privato. Il vero problema, però, dipende spesso dalla nostra incapacità di sfogarci davanti alle persone che per noi sono davvero importanti. Non lo facciamo perché siamo convinti che “esibire” il dolore, il fastidio o i timori significhi perdere il nostro potere personale. In qualche modo, rivelare al partner o ad un familiare che non siamo felici, per via di determinate circostanze o per un fatto in particolare, ci fa sviluppare una sorta di “codipendenza”. Vale a dire, ci sentiamo più responsabili di come reagiscono gli altri di fronte ad un fatto concreto che non delle circostanze in cui ci troviamo. Attribuire maggiore valore alla possibile reazione altrui che non al problema di base ci spinge a lasciare le cose così come sono. Siamo rimasti in silenzio per tanto tempo, dunque resistere ancora un po’ non fa differenza. Normalizziamo la sofferenza come chi assume un semplice analgesico per una ferita traumatica o come chi offre acqua a chi sta annegando. Non è la cosa più conveniente da fare. Nessuno è un eterno funambolo che cammina sulle sue corde instabili, perché prima o poi quelle corde si spezzeranno e la caduta sarà inevitabile. Logicamente, più in alto si è arrivati seguendo questa dinamica, più forte sarà l’urto e anche le sue conseguenze. Siamo ciò che abbiamo taciuto, ma meritiamo di essere liberi Questo dato è curioso e vale la pena ricordarlo: quando qualcosa non ci piace, ci ferisce o ci dà fastidio, come una parola di disprezzo, il cervello impiega appena 100 millisecondi per reagire emotivamente. Poi, in soli 600 millisecondi, registra quell’emozione nella corteccia cerebrale.
Ci hanno insegnato a lungo che mostrare le nostre vere emozioni non è un bene, che chi dice la verità è aggressivo e che sarà sempre meglio una piccola bugia che un’amara verità detta ad alta voce. Non è vero. Si può essere assertivi senza essere aggressivi. C’è di più, sarebbe bene cominciare a cambiare la classica idea che oppone l’emozione alla ragione, perché è comunque sbagliata. Permetterci di provare a pieno i sentimenti spesso ci aiuta a capire quali sono i nostri bisogni. Fa luce su molti vuoti di pensiero che spesso riempiamo di false idee: “Se resisto ancora un po’, le cose possono migliorare”, “Di sicuro non pensava davvero quello che ha detto, meglio se mi comporto come se niente fosse”. Capire, ascoltare e sentire completamente le nostre emozioni è una necessità vitale da soddisfare ogni giorno. Dobbiamo imparare l’arte dell’assertività, quel sano esercizio “io sento, io merito”. Dobbiamo ululare alla luna, alla notte e al giorno tutto ciò che siamo, che meritiamo e che valiamo. Basta dare importanza e priorità alle emozioni degli altri. È il momento di vivere senza paura. La mente è meravigliosa |
Post n°1327 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
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Post n°1326 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
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Post n°1325 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
CONSIGLIO C'è chi dice che farlo immobili fortifica la colonna vertebrale A pancia in sotto stimola la circolazione del sangue Sulla schiena è più piacevole, Farlo da soli è da egoisti Farlo in gruppo può essere divertente Farlo nella vasca è molto digestivo Farlo in auto può essere pericoloso... Farlo spesso sviluppa l'immaginazione Farlo in tre arricchisce la conoscenza Farlo in ginocchio è doloroso Si può fare sul tavolo Sulla credenza prima o dopo mangiato Sul letto o su un'amaca spogliati o vestiti sull'erba o su un tappeto con la musica o in silenzio sotto le lenzuola o nell'armadio farlo, farlo è sempre un atto d'amore. Poco importa l'età la razza le opinioni o il sesso poco importa la posizione... Leggere! Leggere è un piacere... un vero piacere! ... e peggio per chi aveva immaginato un altro finale… BUONA LETTURA |
Post n°1324 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
Ecco il segreto dell'empatia, quella capacità di "sentire l'altro", di cui tutti noi, seppure a diverso titolo siamo dotati per natura. L'empatia è ciò che permette agli uomini di riconoscersi a vicenda dal semplice incontro di uno sguardo, di percepire i bisogni dell'altro come altrettanto importanti quanto i propri, entrando in contatto con il suo mondo interiore e le sue emozioni. E se pensiamo a quanto contano le emozioni nel processo comunicativo possiamo ben capire perché l'empatia sia ritenuta una dote fondamentale per chi vuole essere un buon comunicatore, ma più in generale per chi vuole vivere felicemente qualsiasi tipo di rapporto (di coppia, di amicizia, di lavoro). L'uomo è per natura un animale sociale; pertanto non può vivere senza relazionarsi con gli altri, ma, come suggerisce il racconto di Schopenhauer, il segreto sta nel trovare la giusta distanza che ci permette di percepire le emozioni dell'altro senza identificarci con esse. Alcune persone pensano che il modo migliore per stare vicino a chi amano sia provare le stesse emozioni a tal punto da vivere quasi in simbiosi e se l'altro soffre si sentono quasi in dovere di soffrire esattamente come lui. La vera empatia non richiede un simile sacrificio, che spesso è anche controproducente. Lo sanno bene tutti coloro che svolgono professioni d'aiuto, medici, infermieri, psicologi per i quali è importante possedere una buona dose di empatia. Se questi si facessero completamente carico delle problematiche degli altri non riuscirebbero ad essere loro d'aiuto perché sarebbe come pretendere di salvare chi è caduto nelle sabbie mobili gettandosi a pesce dentro di esse. La vera empatia può essere dunque riassunta nella formula "vicini, ma non troppo".dalweb |
Post n°1323 pubblicato il 24 Gennaio 2017 da patty1_mah
La cosa più bella del mondo. Un celebre pittore, che aveva reallzzato vari lavori di grande bellezza, si convinse, un giorno, che ancora gli mancava di dipingere la sua opera prima. Si incamminò alla ricerca di una ispirazione o di un modello, e un giorno in una strada polverosa, incontrò un anziano sacerdote che gli chiese dove era diretto. "Non so", rispose il pittore. "Voglio dipingere la cosa più bella del mondo. Forse lei può indicarmi dove posso trovarla." "È molto semplice" disse il sacerdote. "In qualsiasi chiesa o nella fede puoi trovare quello che cerchi. La fede è la più bella cosa del mondo." Il pittore proseguì il suo viaggio. Più tardi, domandò ad una giovane sposa se sapeva quale fosse la cosa più bella del mondo. "L’amore" rispose la donna. "L’amore fa diventare ricchi i poveri, cura le ferite, fa diventare molto il poco. Senza amore, non c’è bellezza." Il pittore continuò ancora la sua ricerca. Un soldato esausto incrociò la sua strada e quando il pittore gli pose la stessa domanda, rispose: "La Pace è la più bella cosa del mondo. La guerra è la cosa più brutta. Dove si trova la pace, è sicuro che si troverà anche la bellezza". FEDE, AMORE E PACE Come potrei dipingerle? Pensò tristemente l’artista. Scuotendo la testa scoraggiato, riprese la direzione di casa. Entrando nella sua casa, vide la cosa più bella del mondo: Negli occhi dei figli c’era la FEDE. L’ AMORE brillava nel sorriso della sua sposa. E qui, nel suo focolare, c’era la PACE di cui gli aveva parlato il soldato. Il pittore realizzò così il quadro "LA COSA PIÙ BELLA DEL MONDO". E, una volta terminato, lo chiamò "LA CASA". (Goodwin) |
Inviato da: cassetta2
il 29/07/2020 alle 13:49
Inviato da: esmeralda.carini
il 02/11/2017 alle 14:36
Inviato da: patty1_mah
il 23/03/2017 alle 09:59
Inviato da: patty1_mah
il 23/03/2017 alle 09:59
Inviato da: solestate0
il 22/03/2017 alle 11:52