Creato da pelicandro il 20/01/2010
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Caporetto 2010 : i sommersi e i salvati

Post n°140 pubblicato il 26 Giugno 2010 da pelicandro

Ragù di capra di Gianfrancesco Turano

Italia - Slovacchia : diamoli ai leoni

Niente, non si può fare. La damnatio ad bestias, prevista dal codice penale romano, è stata abolita. Per crudeltà verso le bestie, secondo alcuni lettori di Ragù di Mondiale.
Dunque i leoni non sgranocchieranno le membra fibrose degli azzurri. Ma il calcio sa essere abbastanza malvagio anche senza spargimenti di inutile sangue.
Mentre i non atleti dell’Italia preparano le valige, se ce la fanno senza l’intervento del procuratore, è il momento dei bilanci. Tentiamo, in ordine sparso, una pagella complessiva per gli squallidi gitanti di Sudafrica 2010.

Abete 2,5. Sembra quasi fiero di non contare nulla. Ha ragione ad esserlo. Nel calcio l’Italia è una superpotenza con quattro stelle sulla maglietta, seconda solo al Brasile. Riuscire ad essere così marginale è un capolavoro. È come se non facessero entrare nel palazzo dell’Onu il presidente degli Stati Uniti
Lippi 2. È stato giocatore prima che allenatore. Nessuno sa meglio di lui che nel calcio conta solo quello che stai per fare, non quello che hai fatto. Se stai per vincere, sei un grande. Se perdi, sei un fallito, ed è giusto così. Ogni partita è una vita nuova che inizia da 0-0. Chi glielo ha fatto fare dopo Germania 2006? Alcune risposte possibili. Non aveva voglia di allenare i club che gli hanno proposto: troppa fatica. Voleva ripetere l’impresa di Pozzo. Si era stufato di passeggiare sul lungomare di Viareggio. In ogni caso, è tornato per motivi privati di cui non frega niente a nessuno. La nazionale è una missione. È cosa pubblica.
Cannavaro 3. Nella stagione 2005-2006 alla Juventus sembrava già un ex giocatore. Faceva un paio di falli da rigore a partita, ma c’era Big Luciano e gliene fischiavano pochini. Poi è andato in Germania e per un mese lo hanno seguito dalla torre di controllo perché volava. Poi il Real, la Juve e il crollo finale. Adesso se ne va a Dubai. Sul viale del tramonto non si è risparmiato, e non ci ha risparmiato, nessuna tristezza.
Assenti 8. Loro hanno sempre ragione. Balotelli, Cassano, Totti, Miccoli (che peraltro è rotto), Nesta, che fece per viltate il gran rifiuto. Ognuno ha i suoi preferiti. Nella Reggina di qualche anno fa, quella che fece licenziare Lippi dall’Inter, il motto era Chisti simu (siamo questi). Detto con tono fra sconsolato, autodenigratorio e rassegnato. Vale per l’Italia.
Prandelli 8. Prende un voto alto in quanto assente e come augurio. Non che abbia mostrato tutti questi miracoli a Firenze. Speriamo.
Quagliarella 8,5. Mai stato un fan, finora, ma bisogna dirlo. Uno che entra in piena ritirata di Caporetto e si butta avanti mentre gli altri scappano terrorizzati è un coraggioso. Se poi in 45′ fa tre gol e mezzo (il suo su pallonetto, quello forse sulla linea forse oltre, il fuorigioco micromillimetrico, più mezzo o quasi tutto quello di Di Natale), allora è uno da cui ripartire. A fine partita conferma di essere uomo e non caporale, quando scoppia a piangere consolato da Cannavaro. In teoria, doveva essere l’inverso.
Puma 4. È il fornitore azzurro. Fa magliette orrende e la tuta da pompiere di Lippi era spaventosa, ma è già tanto se non ci fa causa per danni come gli sponsor di Tiger Woods dopo l’intervista esclusiva all’amante n°145.
Donadoni 6,5. Vale il discorso sugli assenti. Agli Europei 2008 è stato cacciato dopo un’eliminazione ai quarti, ai calci di rigore e contro i futuri campioni della Spagna. Magari non è il nuovo Helenio Herrera o Rocco redivivo, ma Abete and friends gli hanno fatto una porcata e va ricordato. Il tutto per avere questo.
Fattore C. Senza voto perché non entrato, come Palombo, Bonucci, Bocchetti e De Sanctis. O entrato al contrario, sulla schiena di Buffon e sul polpaccio di Pirlo, gli unici due campioni con certificato internazionale della spedizione azzurra. Non è sempre Pasqua.
Ex giocatori 5. Il voto è collettivo e vale per Camoranesi, Gattuso e Zambrotta. Ci hanno messo la buona volontà e dispiace averli visti così. Purtroppo il calcio è un gioco per gente che corre. Se no, la maglia numero 10 del Brasile ce l’aveva ancora Pelè (e il 14 dell’Olanda era Crujff e il 5 della Germania Beckenbauer, etc). È vero che l’immenso Roger Milla ha segnato a un Mondiale a 42 anni dichiarati (52 effettivi). Ma, appunto, quello era Milla. Per la Broccheide segnalo Chiellini, Iaquinta e Pepe.
Carrello dei bolliti 9. Un assortimento quanto mai vasto. Premio Salsa Verde all’ultima partita di De Rossi, un ottimo calciatore arrivato in pochi giorni a livelli metafisici di lessatura.
Prospettive 2010-2012 6. Forse dobbiamo prepararci a una lunga astinenza da vittorie. Oppure si può sperare nei ricorsi. Dopo Inghilterra ‘66 abbiamo vinto un Europeo e siamo arrivati in finale di Coppa Rimet. Dopo Germania ‘74, è nata l’Italia del ‘78, una delle più belle in assoluto. Un bel repulisti di dirigenti potrebbe essere una premessa sensata di rilancio, se lo sport italiano non fosse abbandonato a se stesso, come la cultura, l’economia, la religione, le autostrade, i giardini pubblici, gli anziani e altre due o trecento cose importanti della società.

Errata corrige. Nella cronaca RdM di ieri non sono mancati alcuni svarioni. Ho accusato Cannavaro del passaggio indietro che ha portato al terzo gol slovacco. Era Chiellini. Molto più grave avere usato gessato siberiano al posto di spigato siberiano (Fantozzi). Abbiate pietà (Fracchia).
Avevo paura! Avevo fretta! Gli avversari erano troppo scarsi! Non l’ho preparata bene! Comunque mi assumo tutte le responsabilità. E un 4,5 in pagella.

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