(davanti ai loro occhi si apre un villaggio. Le case di legno e pietra, il fumo sale dai camini, il rumore di un piccolo lago in lontananza, la gente affaccendata che lancia loro uno sguardo veloce prima di tornare alle proprie occupazioni)
Alin: (si avvicina alla giovane insieme a Ramal e la aiuta scendere mentre altre persone si occupano di Selenia e del bambino) Come ti pare?
Nefer: Sembra proprio un normale villaggio, se non fosse che tutto è troppo silenzioso, nemmeno i bambini fanno rumore……e per la cappa di paura e stanchezza che aleggia anche qui, ma in fondo è minore che al villaggio fuori……si sentono più protetti?
Ramal: Forse sì. La barriera che ci preclude alla vista ci evita le incursioni dei soldati…….però se venissimo trovati, noi non avremmo certo la possibilità di arrenderci e così di vederci risparmiata la vita.
Alin: Quando Askil conquista un posto risparmia i villaggi che si arrendono subito mentre distrugge completamente quelli che cercano di ribellarsi o fanno qualcosa che non gli garba. Se scoprisse questo posto verremmo tutti uccisi.
Ramal: Tranne i capi, loro li vorrebbe di sicuro vivi.
Nefer: Capisco. E voi siete uno di loro, vero? Emanate un’aura di autorità inconfondibile.
Ramal: (sorride) Ma davvero? E’ perché io sono un mago e la gente si fida della mia opinione.
(un uomo alto dalla faccia severa con corti capelli biondi si avvicina in quel momento)
Vedal: Ramal non cambi mai.
Alin: (sorride e saluta con un gesto, pervaso però di rispetto, il nuovo arrivato)
Ramal: (guarda l’uomo) E va bene. In effetti io sono una delle due persone che hanno fondato questa ribellione.
Vedal: E io sono l’altra. I capi siamo noi due. Le armi e la magia unite. (guarda la giovane) E tu invece chi sei?
Nefer: (accenna un inchino) Mi chiamo Nefer. E in fondo non sono nessuno.
Vedal: (inarca le sopraciglia) Ramal?
Ramal: (fa un sospiro) Gli hai visti la donna e il bambino? Il loro villaggio è stato distrutto. I soldati li inseguivano e hanno ferito il piccolo. (fa un cenno con la testa) Lei si è gettata sui soldati. Erano cinque. In pochi minuti erano tutti a terra morti.
Nefer: (arrossisce) In realtà li ho presi di sorpresa. (con rabbia)Erano troppo impegnati a cercare di violentare la donna per avere i riflessi pronti.
Alin: (ironico) E suppongo che anche con i dieci successivi valga la stessa cosa.
Vedal: Hai ucciso dieci soldati?
Nefer: Nove in realtà. Uno l’ho lasciato fuggire. Erano venuti a vedere che fine avessero fatto i cinque precedenti.
Ramal: Vedal, se avessero trovato la donna nel villaggio sai cosa sarebbe successo. Nefer ha pensato che se li convinceva di aver fatto tutto lei….. cosa che in realtà è, e che i loro fuggitivi erano morti, forse avrebbero lasciato in pace la gente. Ma per questo uno doveva rimanere vivo per riferire la cosa.
Vedal: (la guarda sorridendo) Ma questo non cambia che tu abbia sconfitto dieci soldati tutti insieme. Capisco perché l’hai portata qui. Va bene. Sei la benvenuta.
Nefer: (si porta una mano al fianco) Vi ringrazio dell’ospitalità.
Vedal: A quanto pare però non ne sei uscita indenne.
Nefer: (scuote le spalle) Non è nulla. Tra una settimana non sarà rimasta che una cicatrice.
Alin: (sorride) Tenendo conto che pensavi di morire è un di certo un risultato migliore.
Vedal: Eh? Mi state dicendo che non pensavi di riuscire a batterli tutti?
Nefer: L’importante era che credessero che il villaggio fosse estraneo alla cosa. E poi non potevo sapere quanti soldati sarebbero arrivati. Con dieci ce l’ho fatta a malapena.
Vedal: Capisco. (lancia un’occhiata a Ramal che annuisce) Beh ora Alin ti mostrerà dove potrai stare. Credo che ci sia una casa libera, no?
Alin: Certamente. La porto subito. Vi saluto Vedal, Ramal.
Nefer: Sì e vi ringrazio. (si allontanano)
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