Università e RicercaIdee per una riforma |
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Vogliamo contribuire al dibattito su Ricerca ed Università, stimolare l'Accademia dei Lincei ad una più incisiva presenza in questo dibattito, ritenendo che per tutti vale quanto diceva il Maestro Manzi: non è mai troppo tardi.
La speranza è di produrre un dibattito ampio e dei documenti che desideriamo presentare pubblicamente all'Accademia dei Lincei. Contributi da ricercatori e docenti universitari sono benvenuti, secondo le regole di questo blog che al momento è in fase di sviluppo. Abbiamo iniziato con i concorsi perché alcuni di noi hanno vinto il concorso a cattedra prima delle varie riforme seguite al 68 e quindi li hanno visti veramente tutti. A quelli che si ostinano, noi crediamo per motivi ideologici, a pensare di poterli riformare offriamo la seguente:
Quattro uomini su una zattera in mezzo al mare, tre strillano Inammissibile, all'agenzia ci avevano promesso un viaggio di sogno, protesteremo li denunceremo, ed il quarto Tutto inutile già l'ho fatto le ultime due volte!
La discussione verte su cose serie ma lo stile non deve necessariamente seguire.
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A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell ' essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente, difatti, è per l'uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se dunque anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; altrimenti, se credi sia meglio smettere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso. |
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Ceterum censeo Cartago delenda est
Le facoltà vanno abolite, in effetti andavano abolite da tempo, dal 1980 e l'istituzione dei Dipartimenti. Ma vorrei andare oltre e sviluppare un ragionamento molto più complesso. Quella che va ripensata è la stessa idea di democrazia universitaria.
La democrazia universitaria è stata una trappola ben congegnata, creata da noi stessi e senza accorgercene, in cui è caduta la mia generazione (io me ne sono accorto da molti anni anche se con un lieve ritardo). Infatti chi può essere contro la democrazia?
La democrazia universitaria è stato un metodo scientifico, di cui si sono impadroniti rapidamente baroni veri e demagoghi, con cui si è separata e selezionata la classe dei politici accademici di professione, la cui massima espressione sono i Rettori a vita.
Un giovane docente inizia a partecipare ad un consiglio di facoltà per dovere istituzionale, curiosità e pensando di poter dare un contributo. In breve si accorge che il 90% delle cose discusse non hanno il minimo interesse generale mentre il 10% rimanente è stato deliberato in commissioni apposite ed è quasi impossibile modificarlo in aula.
A questo punto scatta la selezione, se il suo interesse è sopra tutto la ricerca e l'insegnamento assisterà con sempre minore interesse alle sedute, inizierà a mandare giustificazioni fino (come nel mio caso) a non metterci più piede. L'alternativa è di entrare nelle commissioni, correndo il rischio di ritrovarsi in breve risucchiato nel meccanismo perverso della politica accademica. Naturalmente ci sono alcuni stoici idealisti che cercano di cambiare il sistema dall'interno, qualche volta hanno dei piccoli risultati qualcuno riesce anche a diventare Rettore. Lo schema si ripete in modo analogo per gli altri consigli: di dipartimento e di corsi di laurea con una importante variante. Poiché il potere accademico in un dipartimento (almeno nel mio) è minimo, rapidamente il consiglio si svuota, rischia continuamente di non avere il numero legale ed infine la ricerca di un Direttore di Dipartimento si trasforma nel gioco dell"omo nero". Rompere questa spirale nel nostro caso è stato molto difficile ed ha richiesto una grande dote di buona volontà da parte di colleghi che si sono dichiarati disponibili a ricoprire questo indesiderato compito istituzionale per un periodo limitato.
È quindi necessario, oltre all'abolizione delle facoltà, ripensare alla intera struttura separando quei pochi momenti in cui una assemblea di tipo democratico si esprime su questioni importanti di interesse comune e la gestione ordinaria delle istituzioni.
claudio procesi
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