Università e RicercaIdee per una riforma |
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Vogliamo contribuire al dibattito su Ricerca ed Università, stimolare l'Accademia dei Lincei ad una più incisiva presenza in questo dibattito, ritenendo che per tutti vale quanto diceva il Maestro Manzi: non è mai troppo tardi.
La speranza è di produrre un dibattito ampio e dei documenti che desideriamo presentare pubblicamente all'Accademia dei Lincei. Contributi da ricercatori e docenti universitari sono benvenuti, secondo le regole di questo blog che al momento è in fase di sviluppo. Abbiamo iniziato con i concorsi perché alcuni di noi hanno vinto il concorso a cattedra prima delle varie riforme seguite al 68 e quindi li hanno visti veramente tutti. A quelli che si ostinano, noi crediamo per motivi ideologici, a pensare di poterli riformare offriamo la seguente:
Quattro uomini su una zattera in mezzo al mare, tre strillano Inammissibile, all'agenzia ci avevano promesso un viaggio di sogno, protesteremo li denunceremo, ed il quarto Tutto inutile già l'ho fatto le ultime due volte!
La discussione verte su cose serie ma lo stile non deve necessariamente seguire.
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A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell ' essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente, difatti, è per l'uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se dunque anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; altrimenti, se credi sia meglio smettere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso. |
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Post n°3 pubblicato il 25 Novembre 2008 da jek1944
Essendo totalmente nello spirito con il quale abbiamo iniziato il Blog lo inseriamo subito RIFORMA DELL’UNIVERSITA’ Appartengo alla categoria dei cosiddetti "baroni" universitari, ma da decenni mi batto contro gli abusi che vengono commessi nell’Università da parte di una ben individuata categoria appunto di "baroni" (e non solo), e ritengo ingenerose le analisi che fanno di ogni erba un fascio: ci sono nell’Università tante persone che fanno per intero il proprio dovere e che lavorano ad un livello di eccellenza secondo standards internazionali. Cerchiamo di buttare dalla finestra solo l’acqua sporca, ma non si facciano qualunquistiche generalizzazioni. L’impegno e il lavoro delle persone valide viene spesso vanificato appunto da quella categoria di baroni cui fa riferimento la stampa in questi giorni. I "baroni" universitari, è bene dirlo, costituiscono un partito trasversale che va dall’estrema sinistra all’estrema destra e che si associano in un "partito unico" quando si mettono in discussione loro privilegi e prerogative di stampo medievale che condannano l’Università Italiana, nel suo insieme, ad una posizione di arretratezza. In tutto questo c’è però una totale corresponsabilità della politica dal momento che spesso i professori universitari per mantenere lo status quo cercano sistematicamente il sostegno della politica per ricevere fondi di ricerca, istituzioni di sedi universitarie periferiche da potere "gestire" ed altro, mentre a loro volta gli stessi professori diventano lo strumento per fare passare con la loro "copertura" scientifica decisioni politiche molto dubbie, creando così un connubio mortale fra politica, università e ricerca. Pensare quindi di poter fare una riforma politica senza mettere in discussione tutto quanto sopra è un’operazione assolutamente illusoria. Ciò detto vorrei segnalare alcuni punti che una riforma dell’Università credibile dovrebbe toccare, avendo come obiettivo irrinunciabile la premialità del merito: 1) Autonomia reale e totale alle Università. Ogni Università con finanziamenti pubblici e privati dovrebbe essere autonoma e stabilire criteri propri per la selezione dei Ricercatori e dei Professori (Associati e Ordinari), venendo però pesantemente penalizzata se opera in modo non virtuoso. 2) Eliminazione del valore legale della Laurea. Solo eliminando il valore legale del titolo di studio si può sperare di mettere in competizione le varie Università fra di loro. E’ una riforma a costo zero, ma stranamente non viene mai messa in atto. 3) Dottorato di Ricerca. L’accesso al Dottorato dovrebbe avvenire sulla base di un test internazionale, aperto ad Italiani e stranieri, senza alcun vincolo. Questo test internazionale (tipo il Graduate Research Exam – GRE, che si fa per l’accesso al PhD negli USA) determina la compilazione di una lista unica internazionale di idonei, alla quale le singole Università dovrebbero attingere per il conferimento delle borse di Dottorato. Gli indirizzi su cui attivare i Dottorati dovrebbero essere decisi dai singoli Dipartimenti sulla base di una graduatoria di merito dei Docenti. 4)Valutazione dei progetti di ricerca. I progetti di ricerca da finanziare dovrebbero essere valutati da un’Agenzia della Ricerca, che valuta l’attività scientifica dei Ricercatori proponenti, attraverso un sistema di peer review sistem a livello internazionale, con un controllo rigido dei conflitti di interesse. Non c’è molto da inventare in questa direzione. Il modello dovrebbe essere la National Science Foundation (NSF) che finanzia la ricerca negli USA. La Spagna sta seguendo questa strada, con ottimi risultati. 5) Eliminazione dei raggruppamenti disciplinari. I settori scientifico-disciplinari sono il cancro dell’Università Italiana: bisogna estirparlo! Non ci sarà riforma se non si eliminano gli "strumenti" attraverso i quali le corporazioni agiscono, a difesa dei loro interessi particolari (spesso di famiglia), all’interno delle Università. 6) Eliminazione delle Università e/o delle Facoltà e/o di Corsi di Laurea. Indipendentemente dalla virtuosità di bilancio vanno eliminate Università/Facoltà/Corsi di Laurea, nelle sedi dove non viene raggiunto un numero minimo di studenti. Non ha senso la duplicazione di Facoltà e/o Corsi di Laurea in aree geografiche molto ravvicinate in settori che comunque hanno un bacino di studenti molto ristretto. Il meccanismo messo in atto produce solo sperpero di denaro pubblico, clientelismo a favore delle lobbies dei Professori Universitari (promozioni per i propri protetti) e per i politici locali (che hanno bisogno, per motivi elettorali, del fiore all’occhiello della sede Universitaria nel proprio collegio elettorale). 7) Merito e valutazione. Nell’attuale situazione "bloccata" dell’Università, ogni meccanismo che si vorrà mettere in atto sia per la selezionare di nuovi Ricercatori sia per la progressione di carriera, è inutile e illusorio (si cambia tutto, per non cambiare nulla..). In Italia, negli ultimi decenni, sono state tentate tutte le possibili soluzioni (prima sorteggio e poi elezione; elezione seguita da sorteggio; solo elezione, ecc…). Le corporazioni universitarie hanno trovato e sempre troveranno dei modi per aggirare l’ostacolo. L’unico modo di rendere possibile un cambiamento (nell’ambito dell’autonomia) è quello di introdurre un premio per le Università virtuose e una penalizzazione per quelle non virtuose, facendo una valutazione costi/benefici. La premialità, sulla base esclusiva del merito scientifico e didattico, deve investire sia la progressione dello stipendio che il finanziamento della ricerca. 8) Regole etiche. Bisogna introdurre una regola etica che vieti ai figli dei Professori Universitari di diventare Ricercatore o Professore nella stessa Università del padre. Negli USA questa regola non esiste, eppure secondo un codice etico non scritto nessun figlio fa carriera nella stessa Università del padre. Se questo succede è una rarissima eccezione. Non è certo la "normalità" della situazione incestuosa delle Università Italiane. Prof. Benedetto De Vivo Ordinario di Geochimica Ambientale Università di Napoli Federico II e Adjunct Professor Virginia Tech Blacksburg, VA, USA |
Post n°2 pubblicato il 24 Novembre 2008 da jek1944
Sono uno dei promotori di questo blog sull’Università e la Ricerca Come tutti (o quasi) gli accademici sono parecchio anziano e soffro molto a vedere come vengono trattate la nostra Università e la nostra Ricerca Scientifica. So bene che dovrebbero occuparsene i giovani ma sembra che non sia loro lasciato molto spazio altro che quello che si prendono con metodi di emergenza. Utili però, visto che intanto ci hanno spinto a questa iniziativa. Abbiamo infatti pensato di usare un mezzo giovane come il “blog” col quale fra l’altro non siamo molto in confidenza Aiutiamoci a stabilire delle proposte che possano arrivare in maniera efficace ai legislatori e ai governanti Non appena familiarizzati con questo strumento vi faremo sapere come la pensiamo in particolare sui problemi del settore scientifico (quello, per intenderci della scienza meno orientata verso le applicazioni, ma pur sempre essenziale sia per le applicazioni di oggi che per quelle di domani) Giovanni Giacometti Professore Emerito di Chimica Fisica dell’Università di Padova Vedere al link: Giovanni Giacometti |
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