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Poi ricominciano a parlare e sono di nuovo dolori. Il bambino balbetta, non azzecca un congiuntivo e sembra aver perso la spontaneità a ruota libera di Ti lascio una canzone. La sua presenza nello show è dominante, nonostante i tanti minori in studio atteggiati da adulti e gli ex-beniamini della Clerici al completo ridotti a contorno. Povero Gabriele Tufi, la sola macchina da auditel resta Ernesto, alla mercé di testi autoriali imparati come la poesia di Natale. Pupo, per stargli dietro, smette i panni del professionista e indossa quelli di baby-sitter (che dovrebbe andare a ripetizioni di Mary Poppins dalla Clerici). Omessa la conduzione, che lascia tanto a desiderare in naturalezza e brillantezza, Volami nel Cuore è il miglior sabato sera che Roberto Cenci potesse dare a RaiUno. Moderno, onnicomprensivo - c’è il pattinaggio di Notti sul Ghiaccio, il canto a metà tra Fuoriclasse e I Raccomandati, il ballo di Ballando con le Stelle - proiettato nel presente senza bisogno di ulteriori operazioni nostalgie. Un format così si mangia a colazione altri tre o quattro marchi dell’ammiraglia. Il solo valore aggiunto è la sfida a squadre mutuata dal talent show, ma a dire il vero è un pretesto più che una minaccia.
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