Guardo spesso le mie mani.
Sì, gli occhi son lo specchio dell'anima, sì, quante ne hanno viste, ok.
Ma le mani, quante ne abbiamo combinate in complicità?
Le guardo e ricordo la sensazione di sicurezza, quando erano aggrappate al collo di mio padre.
Le guardo e ricordo il primo male fisico fottutamente doloroso, quando la manina destra ha pensato di dover scoprire cos'era quella cosa rossa con una punta tremolante e giallognola. Una candela, poi l'ho scoperto.
Le guardo e ricordo i giochi d'infanzia in giardino, quando frenavano le mie cadute sulla ghiaia a causa di pattini, cani, gatti, cugini, imbranataggine.
Le guardo e ricordo lo scrupoloso orgoglio dei primi giorni di lavoro, quando la fretta di arrivare portò le mie dita a incastrarsi degli ingranaggi dello stipite.
Tutte cicatrici che rimangono a memoria mia, di quel che sono stata e di quel che mi han fatto diventare.
Ci son anche altri segni, righette (o rughette?), macchie, imperfezioni, manifesti senza storia nota di quante ne ho fatte passare alle mie mani, sicuramente evidenza di poca cura di quel a cui sarei potuta/potrei andare incontro, di estrema curiosità, di necessità di tastare senza fidarmi troppo di occhi o orecchio.
Inviato da: sibillix
il 27/06/2015 alle 21:34
Inviato da: gabrielliluca
il 04/06/2014 alle 07:12
Inviato da: gabrielliluca
il 29/05/2014 alle 07:53
Inviato da: gabrielliluca
il 22/05/2014 alle 20:21
Inviato da: gabrielliluca
il 19/05/2014 alle 15:53