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Mio padre (1925 – 1992) parte lll
Frase risentita all’esasperazione nelle giovani generazioni: -Non ho niente da mettere!- e guardando dentro il guardaroba, personale, che si riesce a chiudere a malapena… tra tantissimi vestiti non trova niente da mettersi. Siamo veramente insaziabili. Sentivo mio padre parlare del suo guardaroba: -“ Negli anni 40 eravamo in sei, i fratelli, l’ultimo nato Tarcisio 1941. Il nostro guardaroba era molto essenziale. I nostri vestiti entravano tutti in una sola anta dell’armadio grande, unico in casa, occupato per di più di coperte e biancheria, parte del corredo di Marina Barca. I nostri vestiti erano due per ognuno. Avevamo un vestito bello, per andare a messa la domenica e un altro, più andante, per tutti i giorni della settimana. Il rituale eseguito da Marina Barca era, il sabato, quello di lavare i panni della settimana per poterli rimetterli di nuovo il lunedì; l'abito della domenica si cercava di non sporcarlo, ma in ogni modo, si lavava il lunedì per trovarlo pulito per la domenica seguente. Un vestito doveva durare molto a lungo!
Da noi non si vendevano i vestiti confezionati, c’erano le sartine, signore, ragazze che facevano magie con l’ago, il filo e un pezzo di stoffa, sembravano le fatine delle fiabe. I vestiti smessi non si buttavano; si utilizzava “il riciclo”; con pazienza si riadattavano e veniva fuori un capo nuovo.
Riconosco che essere il primo dei fratelli è stato un vantaggio in questo senso, se consideriamo che gli abiti smessi, non si buttavano mai, si passavano in eredità dal fratello grande al fratello piccolo. Per i miei fratelli questa situazione era vista come “la maledizione dell’ultimo fratello”; il più piccolo, poverino, lo subiva senza poter protestare e se la misura non era quella giusta si cercava di arrangiare; se i pantaloni erano grandi, con un bello spago allacciato alla cintura, si tenevano su.
I bambini e i ragazzini portavano i pantaloni corti anche d’inverno e le gambe soffrivano fortemente il freddo, noi bambini avevamo un colore paonazzo, ma nessuno s’impietosiva per questo, in compenso si cercava di fare molto movimento per poterci riscaldare.
Volete sapere il perché dei pantaloni corti? Era solito, quando si giocava, buttarsi per terra, così facendo, cosa poteva succedere ai pantaloni lunghi? Correvano il rischio di strapparsi ed allora, a quei tempi, era meglio rompersi le ginocchia e non la gamba dei pantaloni, e così facendo, la vita dei pantaloni, era più lunga.
Per un bambino avere il suo primo vestito nuovo era un momento di gran gioia e questo accadeva il giorno della prima comunione, cosa che la rendeva indimenticabile.
Lasciato il pantalone corto, già grande, era di moda indossare il pantalone alla zuava, sicuramente conveniva, richiedeva meno stoffa di un pantalone lungo.
La gente si adattava con quello che aveva, considerando che mancavano le materie prime. La cosa buona del periodo è che non esisteva differenza tra il povero e il ricco; ma forse è meglio dire, che tra noi bambini, non la vedevamo questa differenza. Eravamo tutti nella stessa “barca”e forse, contenti d'indossare una nuova toppa, bella, colorata e molto appariscente; già, perchè il colore non si sceglieva, si cercava di mettere un pezzo di stoffa qualsiasi essi sia, quello che avevano sotto mano in quel momento. Dobbiamo considerare che la situazione era la stessa per tutti. Possiamo dire che si viveva in maniera molto ecologica, niente sprechi e soprattutto mai sentito parlare di consumismo.
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Una piccola galleria di "sintesi" personale
Nickname: cecchettosilvana
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Sesso: F Età: 67 Prov: PE |
Inviato da: dragonfly_73
il 20/02/2012 alle 19:03
Inviato da: cecchettosilvana
il 20/02/2012 alle 16:32
Inviato da: venom65
il 20/02/2012 alle 11:23
Inviato da: cecchettosilvana
il 25/01/2012 alle 10:08
Inviato da: luce776
il 24/01/2012 alle 15:50