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Si allarga la rivolta kurda

Post n°77 pubblicato il 02 Aprile 2006 da gaibo

Diyarbakir ancora e poi Batman, Yuksekova, Istanbul, Ankara, Dersim, Izmir. A Istanbul ieri pomeriggio è esplosa una bomba che ha provocato la morte di un uomo e il ferimento di almeno una decina di persone. L'ordigno, stando ai primi accertamenti, era nascosto in un cesto delle immondizie in una zona centrale della città. L'attentato non è stato rivendicato ma ha provocato nuove tensioni e allarmi.
Migliaia di persone continuano a manifestare per le strade delle città kurde ma anche sul Mar Nero. E sale anche il bilancio delle vittime: ieri è morto un terzo bambino a Diyarbakir mentre a Batman è stato ucciso un bambino di appena tre anni. L'auto del sindaco di Yuksekova è stata colpita da diversi colpi di pistola. Voci incontrollate parlavano anche di un attentato al sindaco di Diyarbakir, Osman Baydemir, che il premier Recep Tayyip Erdogan ha indicato come corresponsabile della rivolta. Baydemir è stato indagato per le sue dichiarazioni. «Se per portare la pace in questo paese devo essere sacrificato - commenta amaramente - si accomodino pure. Io sono qui. Non sono attaccato alla mia poltrona. La realtà però è un'altra. Quello che sta accadendo - continua il sindaco - è frutto di una politica di guerra e repressione che dura da 70 anni e negli ultimi 20 anni si è ulteriormente inasprita. Si raccoglie quello che si semina, vale sempre la pena ricordarlo». Quanto alle parole di Erdogan sulla responsabilità, il sindaco di Diyarbakir sottolinea che «mi aspettavo almeno il rispetto del dolore di famiglie che hanno perso i loro cari».
La repressione purtroppo continua. Così come gli arresti, ormai oltre trecento. L'esercito ha invaso diverse città kurde e la polizia oltre a sparare utilizza metodi cruenti per «scoraggiare» il popolo in rivolta. A Cizre, l'episodio forse più inquietante: i poliziotti hanno gettato sacche di sangue per la strada, nel tentativo di intimidire le centinaia di persone che manifestavano. Anche a Istanbul ci sono state manifestazioni e numerosi arresti. Lo stesso sul Mar Nero, dove tra l'altro, gruppi di fascisti hanno quasi linciato due giovani militanti della sinistra turca che attaccavano poster commemorativi della morte di Mahir Cyan, il 30 marzo del 1972. Lui e i suoi compagni furono uccisi dei militari, dopo il golpe.
I kurdi hanno lanciato, tramite il partito Dtp (la formazione voluta da Leyla Zana), un appello all'Europa che solo ieri ha preso la parola. Krizstina Nagy, portavoce di Olli Rehn, commissario per l'allargamento Ue, ha detto che «gli sviluppi della situazione sono preoccupanti» e ha chiesto al premier Erdogan di continuare sulla strada intrapresa. Il riferimento al discorso e alle timide aperture del premier (aveva detto che il problema kurdo era un problema del governo) qualche mese fa. Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione, ha chiesto di modificare l'ordine del giorno della prossima sessione del parlamento per discutere di quanto sta accadendo in queste ore in Kurdistan. La richiesta sarà effettuata con procedura d'urgenza lunedì. Il parlamentare ha anche convocato il gruppo di amicizia con il popolo kurdo per valutare possibili iniziative e sta concordando proprio con il Dtp tempi e modi di una eventuale delegazione europea in Kurdistan.
La stampa turca cerca di minimizzare quanto accade, liquidando tutto come «provocazioni di gruppetti di terroristi aizzati dalla televisione kurda satellitare Roj Tv». Ma nonostante il silenzio e le distorsioni dei media turchi (spesso raccolte anche da quelli internazionali) le immagini della rivolta cominciano a filtrare e le dimensioni della protesta cominciano ad essere comprese. Decine e decine di migliaia di persone nonostante l'occupazione militare continuano a protestare per le strade, non solo del Kurdistan. E purtroppo ogni funerale viene attaccato dalla polizia e dai militari che sparano e uccidono. Oggi ci saranno nuovi funerali e la situazione non può che peggiorare. Osman Baydemir ha nuovamente chiesto al governo di «affrontare la questione kurda in maniera pacifica e non con la repressione». Parole cadute nel vuoto: centinaia ormai gli arresti, almeno cento i minorenni finiti nelle questure. Gli avvocati già denunciano torture e maltrattamenti. I familiari delle vittime sono costretti a ore di attesa per avere i corpi dei loro cari. E tutto ciò non fa che aumentare la rabbia.
Orsola Casagrande - Il Manifesto

 
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