rivendichiamoci

Non posso che arrossire quando mi viene fatto un sincero complimento. Anche perchè non ci sono abituato, accade piuttosto raramente. C'è chi mi dice "Vorrei avere i tuoi occhi per poterli truccare" (by una mia compagna di classe troppo SGATCH*) o chi più semplicemente dice "Che bel sorriso!"  oppure "Ma te l'ha mai detto nessuno che hai un bel sorriso?" (in effetti questo è il complimento più frequente nella rarità complessiva di cui sopra). Così pochi me ne vengono rivolti e così tanti, invece, ne rivolgo, ma mai buttandoli giù per caso, quasi a riempire un silenzio di gran lunga migliore; bensì aspettando che essi nascano spontanei, naturali e che quasi autonomamente vogliano uscire fuori di bocca per gridare la loro benevola voglia di confondere, ammaliare, incantare. Eppure i semplici binomi composti, per lo più, di aggettivi e sostantivi racchiudono, in sè, tutta l'umana debolezza, dolcemente capaci di sollecitare i sensi di chi li percepisce e ne è il diretto destinatario.  A farci caso, però, devo ammettere, un pò sconfitto nell'animo, che tutti questi vengono rivolti a chi conosco superficialmente e non mi interessa o a chi già conosco a fondo. Vien difficile farli a chi interessa davvero; forse per paura di bruciare le tappe troppo precocemente, ed intanto non vien capace di farne a chi davvero li fa nascere violenti e secondo processi sin troppo logici; logici come il legame tra il cielo notturno e le stelle, tra il sale ed il mare, tra amore ed amare. Mi accontento di scrivere, dunque; forse quelle tappe non le brucerò mai. 

Dedicato ad una ed una sola persona; e che magari, per caso, possa passare di qui e rendersi conto di tutto questo.

*nel linguaggio di conio spaziosiano, assume il significato di qualsiasi parola