Creato da vanderdecker il 11/08/2009

Caffè Letterario

Raccontarsi e Raccontare

 

 

segreti...

Post n°142 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da vanderdecker
 

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E' un segreto!” Avrete, di sicuro, avuto modo di sentire quest'espressione; a me è capitato spesso. Vi confesso che la parola segreto mi stuzzica alquanto. Avere e mantenere un segreto! Carpire un segreto! Conoscere un segreto! Un segreto, ad esempio, che riguardi un capo ufficio dispotico, una collega antipatica, la preside virago, la vicina di casa che “se la tira tanto” e con la quale ci si saluta sempre con un sorriso a 32 denti. Non c'è un solo aspetto della vita sociale e di relazione che non sia in grado di poter fornire materia prima per confezionare un segreto. Io sono convinto che conoscere un qualche segreto rappresenti un'autentica goduria: è come sedere alla mensa degli dei e mangiare, in eterno, solo nutella e senza ingrassare nemmeno di un grammo. Orbene, per venire a conoscenza di un qualche segreto, o si lavora in proprio o si va a un centro commerciale, di quelli grossi intendo, con 80 negozi e 20 ristoranti. Basta sedersi al tavolo di uno dei 50 bar in una domenica qualunque, meglio se piovosa e, dai tavoli vicini, vi arriverà una miniera di notizie: “Però, mi raccomando deve rimanere tra noi, è un segreto”. Questa è la formula magica che dà la stura alle notizie e relativi particolari, che spaziano dalla scuola a ciò che si è appreso nella saletta d'attesa del medico, riguardante i continui svenimenti della figlia dell'avvocato del quarto piano; chi non paga il canone tv; chi sta costruendo pertinenze abusive; chi non paga le multe perché è l'amante del comandante dei vigili; chi si sta separando e con affido della bambina al padre, perché i sospetti sulla madre erano giusti: “lo dicevo io!”; chi tresca sottobanco. Insomma una vera miniera aperta a tutti. Poi, c'è chi lavora in proprio. Disponendo di tempo e armato di solida pazienza, si mette in giro , va a caccia della persona, solitamente ben informata e una parola qui, un'altra lì, un'altra là, un sottinteso, un'occhiata allusiva, pause e silenzi improvvisi ed ecco che, nel compatto muro del segreto, appannaggio di quella sola persona, si aprono delle piccole crepe. Per il cacciatore di segreti, ascoltare è un'arte e, da vero ascoltatore, quelle piccole crepe, le avvicina, le fa combaciare, elimina gli spigoli, screma le esagerazioni: fa un lavoro, certosino, di assemblaggio, che dà sempre i suoi frutti. A meno che non gli venga di domandarsi se un segreto, che può raccogliere in sé anche una speranza, un sogno, un'ambizione, abbia solo possibilità vaghe e lontane nel tempo. In questo caso, quel segreto, non avrà più fascino per lui.

 

 
 
 

les vieux amants

Post n°141 pubblicato il 02 Ottobre 2010 da vanderdecker
 

 

Mia cara Lilli,

come ti va con l'altro? Molto meno grane, vero? Mi scrivi che il ricordo di me s'assottiglia. Scomparirà del tutto? Dici che lui è una creatura semplice, non un' isola fluttuante per il cielo come me. Anime sorelle, anime amiche, soccorretemi! Io vi prometto: mai più amanti! Ma davvero con quel qualunque ti trovi bene? Come vivete? Bene e senza beghe? E che prezzo pagate a questa vostra mediocrità? E le tue scenate? Possibile che non gli hai mai detto: Vado via! La tua salute, i nervi, tutto bene, mia cara? E a letto, problemi? Come curate la vostra immortale piaga della coscienza, poveretti? Come hai potuto scegliere quel tritume di gesso, dopo aver conosciuto il marmo di Carrara? Come te la passi con quell'umano senza il sesto senso? Dimmi, in coscienza, sei felice in questo tuo disastro senza dio? E' dura vero, amore? Sì?

Come per me con l'altra?

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Irmine...

Post n°140 pubblicato il 21 Settembre 2010 da vanderdecker
 

Mi chiedi di Irmine e cosa so di lei. Stai attento, amico mio, è una donna estremamente affascinate e intelligente. I suoi occhi di cielo splendono come stelle delle notti d'oriente, i suoi capelli biondi hanno riflessi come l'oro e le sue labbra sono una dolce sorpresa. Dici che ti ha invitato lei? Bene! Metterà  su la sua musica, farà di tutto per compiacerti e, a quel punto, non dovrai pensarci due volte, ammesso che te ne dia il tempo. Riesce a capire in anticipo ogni tipo di situazione e conosce il modo per fare arrossire anche una prostituta. Ti chiederà di accompagnarla a casa, perché sa che così stuzzica il tuo appetito. Ti legherà al suo trono e farà capriole su di te e ti farà rotolare come se fossi un dado, fino a che ti vedrà triste. E' feroce. Ti prenderà in giro, ti metterà a disagio per il semplice gusto di esporti come preda. Ti stai avventurando, amico mio, nell'altra metà del cielo, quella nuvolosa, che minaccia tempesta.

 

 

 
 
 

andare via...

Post n°139 pubblicato il 14 Settembre 2010 da vanderdecker
 

Mi piacerebbe parlare con te, che passi di qua, stanca, sfiduciata,con la voglia di piantar tutto e andare via, di quei pensieri che io ben conosco e che tu, spesso, proteggi con cortine di fumo, con parole che, pronte all'assalto e scaraventate fuori dalla trincea, servono a proteggere quelle che non escono, quelle che rimangono dentro. Il peggio è quando s'innalzano muri di silenzio compatto e davanti a quel muro non si sa cosa fare. Noi esseri umani ci comportiamo, spesso, come i cani: riponiamo tutte le nostre speranze in quello che possiamo o immaginiamo di trovare dietro l'angolo e diciamo: poi si vedrà. Scappare, fuggire,evadere, filarsela, battersela,squagliarsela, parole per un solo concetto: andar via. La vera tragedia è che tutt'e due, sì io e te, abbiamo sciupato le nostre vite. (io)

La città

Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina".

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.
Kostantino Kavafis
 
 
 

...la panchina delle meditazioni...

Post n°138 pubblicato il 03 Settembre 2010 da vanderdecker
 

Mi piace chiamarla, la panchina delle meditazioni. E' una, ormai vecchia, panchina che comprai diversi anni fa per il mio giardino. Un telaio in ferro battuto e delle traverse di legno che, ogni anno, a primavera inoltrata, provvedo a risistemare e riverniciare. Perché acqua e vento lasciano sempre i loro segni, come usa fare il tempo sul bel viso di una donna. Spesso vado a sedermi su quella panchina situata tra due aranci che, con i loro frondosi rami, assicurano anche una gradevole frescura. Come ieri pomeriggio, quando ho sentito il bisogno di pensare “bene”, visto che in molte occasioni ci limitiamo solo a pensare, cosa che di per sé non è mai sufficiente, soprattutto quando il cielo decide, vai a sapere come e perché, di giocare a dadi con te. Ci sono di quei momenti in cui senti lo spirito turbato da conflitti, la vita che va alla rovescia, tutti contro di te. Ecco, in momenti come questi, c'è chi si butta dalla terrazza di un albergo, chi si fa una o due canne, chi esce per strada e spara sui passanti. Io mi siedo sulla panchina delle meditazioni. Dopo un po', come sempre, arriva Maggie, la mia shar-pei di 4 anni, che mi si siede di fronte e comincia a fissarmi con i suoi occhi leggermente obliqui. E con quello sguardo, dolce e rassegnato, rassegnato perché sa che non avrà risposta, pare che mi dica: Vuoi aiuto? So benissimo che state pensando che non è alla portata di un cane dare rimedio a sofferenze, pene e angosce umane. Almeno nel modo che ci aspettiamo dalle persone care o dagli amici. Eppure, sappiamo che il cane è il migliore amico dell'uomo. Certo, non ha il dono della parola, ma agisce con gesti dettati dall'infallibile istinto di animale che lo caratterizza. Intanto, Maggie si avvicina un po' di più, ciondolando il suo testone tutte pieghe, e comincia a leccarmi le mani. Penso: Se un cane avesse un proprio linguaggio e potesse esprimere delle parole, quali userebbe per accompagnare questo gesto d'affetto di leccarmi le mani? Non trovo risposte immediate. Il fatto è che non siamo in grado, credo, di saper cogliere ciò che si trovi al di qua o al di là della nostra umanità. Cioè, ci comportiamo come se solo ciò che è umano abbia significato ed esistenza. Guardo l'orologio, s'è fatto tardi. Ma Maggie sembra non preoccuparsene. Lei non distingue le ore e le settimane, o i mesi e gli anni. Per un animale come lei c'è solo presenza e assenza.

 

 
 
 

L'assurdo è la lucida ragione

che constata i suoi limiti.

(A. Camus)

 

 

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