Questo mare grigio, con le sue onde e i suoi abissi, è come il mare dei ricordi, dolci e amari, in compagnia dei quali si accompagna l'anima in tutti i momenti di solitudine. Non affogare e riuscire a risalire ogni volta che si viene sommersi, è la speranza di ogni uomo che navighi nel suo passato, come un marinaio che navighi per burrascose acque. C'è una leggenda legata al Vascello Fantasma. Ogni marinaio ha un angelo che accoglie le sue paure con una carezza e le trasforma, poi, in dolci certezze. Oggi il mio angelo mi sorride. Ed ecco che le nubi si diradano, le vele si gonfiano al vento, il sole risplende: si naviga a vista tra verdi e spumeggianti onde. (Vander) "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla." (Gabriel Garcia Marquez)
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Oggi mi sento lucido parlatore, mi costruisco le mie albe e mi presento nudo al sole e senza impacci. Sarà, forse, per il fatto che trascorro notti tranquille da quando ho scacciato quell'immagine e tutte le sue serve, dai miei sogni. Sono come colpito da un'insolita saggezza. Mi osservo in silenzio e il quieto respiro dell'anima scandisce il tempo e i ricordi. Che non fanno più male. Ho nuotato in un mare di stupidità, pensando di poter fare qualsiasi cosa e buttando questo povero cuore oltre i suoi limiti. Cos'ho raccolto? Solo indifferenza, quella che ti può anche uccidere, quella che ti fa pensare di non essere di alcuna utilità, nemmeno a te stesso. "Panta rei os potamòs" (Tutto scorre come un fiume) e, finalmente, posso navigare, tranquillo, verso il mio destino, così com'è scritto. E così sia! |
M'indugio in un pensiero: č bello aver ricevuto il dono della vita e far parte di questa umanitā, con la sua storia, le sue diverse culture e religioni, con il suo immenso patrimonio artistico. E penso a Dio, artefice di ogni cosa. Lo immagino pienamente soddisfatto, orgoglioso della sua opera. Chissā se č altrettanto soddisfatto delle sue creature? Chissā se, "colui che tutto move", dall'alto di un monte o seduto sopra una nuvola, dedichi un po' di tempo al "suo" uomo, impegnato in guerre fratricide o a trovare un cassonetto dove buttare una creaturina appena nata. Chissā se fa la conta dei morti suicidi o dei morti ammazzati? Chissā se ha contezza dell'egoismo, dell'odio, dell'indifferenza per il dolore che cammina per il "suo" mondo? Ho, spesso, pensato che Lui e il Diavolo si mettano anche d'accordo, si sfidino, talvolta, per metterci alla prova. Oh non vi meravigliate, č giā successo!l Basta rileggere le pagine dell'Antico Testamento, lā dove si parla di Abramo e il figlio Isacco o di Giobbe. Dio sa che entrambi sono campioni di rettitudine e di grandissima fede e accetta la sfida del Diavolo. Ad Abramo chiede, nientemeno, in sacrificio il figlio Isacco. A Giobbe, per mettere a dura prova la pazienza, diventata poi proverbiale, manda carestia e tormentose malattie, una dietro l'altra. Altri tempi ed altra tempra di uomini, direte voi. Sono d'accordo. Io ho la brutta sensazione che Dio ci stia abbandonando al nostro destino. Ci siamo creati i nostri vitelli d'oro e siamo sordi a ogni suo richiamo. Le ha provate tutte: un diluvio universale, la torre di Babele. Ha mandato sulla terra persino l'unico figlio, che abbiamo appeso a una croce sul Golgota, che č diventato, da allora, la vergogna delle vergogne. Niente da fare! Imperterriti procediamo verso la distruzione. Orbene, mi sorge spontanea un'altra domanda: nella sua onnipotenza, nella sua gloria, Dio che bisogno aveva di creare questo mondo, che stando ai fatti, non č nemmeno il migliore possibile? E perché l'uomo? Una risposta possibile č che si sentiva solo: la solitudine puō uccidere anche Dio. Oppure, per castigarlo. Un Dio, dunque, egoista e fragile?...... Oh no! Un'altra sfida con me in mezzo? |
Vado ripetendomi, con una certa tranquillità, che, in fondo, non sono poi tanto vecchio e malaccorto da aver fatto errori e danni irreversibili. I miei pensieri esprimono passioni e, talvolta, si contornano di un pizzico d'invidia per l'uomo giovane. Allora, penso che sia meglio lasciarli in mezzo alla strada o a gironzalare per gli angoli dei vicoli, sperando che facciano una brutta fine.E mi par di vederli tutti intorno a me - sono troppo matto mi dicono- e di parlargli, di discutere della loro insolenza o spudoratezza, come se fossero nudi, spogliati di ogni gusto. A te, poi, che sei l'ultimo arrivato, a te che sei solito affacciarti nella solitudine e nella malinconia, a te che ti circondi di terrore e di mistero, voglio regalare un largo vestito di seta verde, tutto ricamato in oro, per nascondere i tuoi lineamenti, il tuo viso senza sorriso. Possibile che nessuno ti abbia insegnato a sorridere? Quando verrai da me, indossa, ti prego quel vestito. Te lo lascio ai piedi del letto e sorridimi quando mi tenderai la mano. Solo per un attimo. |
L'assurdo è la lucida ragione
che constata i suoi limiti.
(A. Camus)
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