L'uomo più saggio che abbia mai conosciuto, Fermìn Romero de Torres, un giorno
mi aveva spiegato che
nella vita non c'è nulla di paragonabile all'emozione che si prova
quando si spoglia una donna per la prima volta.
Non mi aveva mentito,
ma mi aveva taciuto parte della verità. Non mi aveva detto dello strano
tremore che trasforma ogni bottone, ogni cerniera in un'impresa da
titani. Non mi aveva detto del malia di un corpo palpitante,
dell'incantesimo di un bacio né di quel miraggio che sembrava ardere in
ogni poro della pelle. Sapeva che il miracolo avviene una sola volta
nella vita ed è fatto di trame segrete che, una volta svelate,
svaniscono per sempre. Mille volte ho tentato di rivivere l'emozione di
quel pomeriggio con Bea nella grande casa dell'avenida del Tibidabo,
quando lo scrosciare della pioggia cancellò il mondo. Mille volte ho
desiderato naufragare in quel ricordo, di cui mi resta solo un'immagine
rubata al calore delle fiamme; Bea, nuda e scintillante di pioggia,
distesa accanto al fuoco, mi fissa con uno sguardo sincero che non
avrei mai dimenticato. Mi chinai su di lei e le accarezzai il ventre
con la punta delle dita. Bea chiuse gli occhi e mi sorrise, sicura e
forte.
«Fammi quello che vuoi» sussurrò.
Avevo diciassette anni e la vita sulle labbra.
Carlos Ruiz Zafón, L'Ombra del Vento
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il 23/10/2008 alle 16:20
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