Creato da vanille_noire il 27/06/2014

Venti da Nord Est

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Ritratto color seppia

Post n°44 pubblicato il 27 Aprile 2015 da vanille_noire

Io amo le donne.

Le ammiro e mi affascianano.

Ora preciso.

Non sto facendo outing, a quarantadueanni. No, dei miei gusti sono certa, sicura e contenta.

Gli uomini sono necessari, intimamente necessari e insostituibili. Ho detto intimamente, non logisticamente.

L'ho provato, sperimentato.

Il campionario delle donne è estremamente vario ed interessante. C'è un mondo a cui ispirarsi: caratteri, pazzie, paturnie (patire le saturnie, patire le influenze di saturno), slanci, difetti, pregi, l'aspetto fisico, il loro modo in cui indossano la vita.

Io non sono una femminista. Forse perchè non sono una battagliera di natura. Sono pigra da questo punto di vista, quindi non mi sono mai interessata molto alle lotte di rivendicazione dei diritti.

Sta di fatto che tanti anni di lotta (altrui) a poco sono serviti. Dove lavoro i colleghi maschi guadagnano di più, a parità di fatica e responsabilità e spesso hanno il coraggio di fare pure le principesse. Quindi mi adeguo, cerco di non fare io la principessa, in fondo un lavoro ce l'ho.

Tornando a "femminista" (niente da criticare sull'ideale), il suffisso -sta non mi piace, in nessuna parola, ha qualcosa di settoriale, limitante. Ed io non mi sento specializzata in nulla, quindi non fa per me.

Io amo le donne della mia vita, per cominciare.

Capitolo a parte: mia madre. Mi spiego. E' amore indiscutibile, ma da sempre ho fatto di tutto per essere diversa da lei. Quindi non è un'immagine a cui io mi sia ispirata.

Voleva che giocassi alla mamma. Il mio gioco preferito, per contro, era Barbie: chioma bionda, forme da pin up e vestiti di paillettes.

Non approvava che frequentassi Daniela: ebbene Daniela è la mia migliore amica, da più di trent'anni.

Passando per i gusti in fatto di vestiti. E poi: io mi trucco sempre, poco, ma sempre, lei no. Ho sempre i tacchi, mentre non ho mai visto lei indossarli.

Il suo aut aut era: "Fai quello che vuoi..." Che detto così non ha niente di minaccioso, ma da una scrupolosa analisi risulta come un autentico ricatto: se non lo facevo avrebbe vinto lei. Se lo facevo avrei vinto io, ma in cambio il suo sguardo di disappunto mi avrebbe perseguitato per giorni.

Il mio mito era Maria.

Chi era Maria? Maria era la trisavola, madre del nonno paterno. Dell'ava in questione si tramandano poche cose.

Perchè?

Perchè della sua vita non parlava, non si confidava con nessuno. Quindi per me (ma immagino anche per gran parte della gente) quando si hanno poche informazioni è allora che c'è molto materiale per favoleggiare. S'ipotizza, s'immagina a volte s'inventa, anche. Ed io l'ho vista sì come un modello, strampalato quanto si vuole, privo forse d'importanza per le mie di radici, ma un'icona, comunque.

Classe 1875. Ho una sua carta d'identità, del ventennio fascista. Com'era la donna? Bellezza algida. Sguardo snob. Capelli raccolti. La foto, ovviamente è color seppia.

Il color seppia non fa rumore, tace e bisogna saperlo ascoltare.

Come la sua esistenza. Era orfana Maria, ma in quella foto di donna adulta si è persa ogni traccia di chi ha avuto un'infanzia senza affetti. Mi viene in mente Oliver Twist, orfano famoso: aria timida e impaurita, almeno in quello scelto da Polanski.

C'è uno sguardo fiero in lei, invece. Sarà una sfida all'obiettivo? Un attimo di narcisismo?

Chissà qual era lo spirito di chi si faceva fotografare cento anni  fa? Quale emozione si sarà provata? Penso lontana e diversa a quello che viviamo noi ora, navigati del selfie.

Maria cresce in orfanotrofio e impara il mestiere di sarta. Al compimento della maggiore età esce e ...

Salto tutto il resto, tanto non lo conosco.

Maria in sostanza ha quattro figli, dei quali non si conosce il padre o i padri.

Si è data alla pazza gioia, ho pensato, dopo anni in un orfanotrofio gestito da religiose. Sì. Può essere.

Questi figli comunque ci sono, rimangono e sono quattro. E lei li cresce, da sola, facendo la sarta. Questo è certo: che facesse la sarta per le famiglie nobili della città. Avrà sedotto o sarà stata sedotta?

Avrà chiesto, ricattato o fiera, come in quella foto che conservo, avrà allevato da sola i suoi quattro figli? Qui la realtà sbaraglia la fantasia. Altro che "Beautiful", "Incantesimo", "Il segreto", vado a ripescare "Anche i ricchi piangono".

Mi ripiglio dal vagheggio e riporto l'attenzione sulla persona e ignoro il contesto.

Mi piace pensarla forte. Sufficientemente sfrontata, allenata ad affrontare le difficoltà.

In fondo chi non ha avuto niente non matura fortemente la paura di perdere qualcosa.

All'epoca non c'era prova del DNA e immagino fosse tutto molto più complicato.

Conservo quel documento, la carta è un po' sgualcita; i dati anagrafici, le generalità sono in corsivo, la foto.

Mi soffermo sul cognome, il mio. Mi ha lasciato il suo ritratto in seppia e un cognome asburgico. E la cosa mi piace.







 

 
 
 
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