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Post n°72 pubblicato il 06 Febbraio 2011 da ventus68
L’intellettuale di sinistra, a volte, dimostra una ingenuità sorprendente e preoccupante. Non parlo di tutti, ovviamente, esistono per fortuna registi come Ettore Scola, che ben nel 1976, con Brutti sporchi e cattivi, diede un’impietosa rappresentazione di un ceto italiano emergente (oggi si dice così). È lapalissiano che i figli e i nipoti di Giacinto Mazzatella oggi non vivono più in baracche, ma guardano la Corrida, Il grande fratello leggono Chi e votano Berlusconi. Ettore Scola capì, uno dei pochi a sinistra, che i poveri non sono necessariamente buoni, anzi quasi mai, che l’ignoranza si accompagna, sempre, alla povertà, e chi è cresciuto in un ambiente povero ed ignorante non può che essere quel che è: una sorta di Giacinto Mazzatella. Un essere abietto, malvagio, brutto sporco e cattivo, appunto. Potrà sembrare poco umanitario, ma è così. Umberto Eco è un grande intellettuale, la sua voce, possente e stentorea si leva contro il berlusconismo imperante, fa piacere, ma sono sicuro che farebbe, in Italia, di gran lunga più effetto, un appello di di Gerri Scotti. La cultura è comportamento, il comportamento si forgia in minima parte sui libri di filosofia, in massima parte tramite i mezzi di comunicazione, l’ambiente, la famiglia. La scuola stessa, diciamocelo, oggi è quasi del tutto impotente contro un ambiente permeante e persuasivo, come quello in cui viviamo. I modelli culturali si trasmettono in molti modi, pochissimo, oggi, contano i libri o i quotidiani. Facciamo un esempio pratico: se vado in edicola e compro La Repubblica, sono ovviamente antiberlusconiano e leggo, esattamente, quello che voglio leggere. Se compro Il Giornale, è esattamente la stessa cosa. Neanche Berlusconi pensa, seriamente, che tramite il suo quotidiano potrà davvero influire sull’elettorato italiano. Molto meglio La Corrida, Il milionario, Chi. Ma questa non è cultura, mi dirà un intellettuale di sinistra. E chi lo dice verbigrazia? Può non essere buona cultura, ma cultura, trasmissione di modelli culturali e via discorrendo lo è di certo. Chiudo con un immagine, appunto, tratta dal bellissimo film di Scola: una madre entusiasta mostra al rione le foto della sua figliola su una rivista pornografica. La rivista agli occhi della madre è cultura alta, che lega sua figlia ad un mondo migliore (per lei) di quello delle baracche. La madre ha certamente torto, ma non del tutto. Anche la rivista pornografica fa cultura, trasmette valori ecc. ecc. Se l’intellettuale di sinistra un giorno scenderà dal suo piedistallo fatto di libri di Kant (abbiamo appreso che Eco passa le sue nottate leggendo Kant, accipicchiolina, diciamo noi!) e comprerà di tanto in tanto una rivista di Berlusconi come Chi comprenderà anche che quella è cultura come Kant e non si combatte la cattiva cultura ignorandola, ma conoscendola. |
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