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Richelieu Tremonti e re Luigi-Silvio XIII

Nel governo Berlusconi esiste un premier, che ha le sue grane giudiziarie e, di questo si occupa, poi esiste un ministro della Lega Tremonti, una sorta di Richelieu de noantri, più alcuni paggetti messi lì a far figura e a prendere le eventuali critiche della piazza che, ovviamente, per ragion di dignità, non possono arrivare a Tremonti-Richelieu.

In un certo senso la situazione italiana ricalca quella francese del tempo di Luigi XIII e della reggenza di Anna d’Austria.

Il re, se c’è, non governa, va a caccia, va alle feste, serve solo come figura di rappresentanza. Il cardinale governa, e i ministri? Eseguono ovviamente gli ordini del cardinale, anzi del Cardinale con la c maiuscola.

A questo punto si capisce perché Bondi si sia dimesso: prendere continue palate di fango in faccia, a causa dei tagli di Tremonti, per quanto uomo mite e di moderate ambizioni, è troppo, anche per un toscanuccio come Bondi. Qualche gene ribelle, in quel corpo da curato di paese, di qualche fiero antenato ghibellino si deve essere risvegliato in lui e, Silvio o non Silvio, ma sarebbe meglio dire Giulio o non Giulio, ha piantato baracca e burattini.

In un paese dove: mi spezzo, ma non mi dimetto, è il motto nazionale, tanto di cappello. E ora veniamo a lei, cara Gelmini. Nessuno ce l’ha con lei, incastrata tra le dichiarazioni farneticanti di un re senza corona e gli ancor più terrificanti bilanci del tremendo Cardinale.

Vorrei rassicurarla che non scioperiamo o manifestiamo contro di lei, noi insegnanti, nessuno l’ha mai ritenuta “responsabile” dei tagli, delle riforme della scuola o di alcunché.

Voglio dire siamo tutti abbastanza solidali con lei: cosa c’entra in fondo lei, signor ministo, con la scuola? Poco o nulla.