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Viaggio della speranza
Post n°776 pubblicato il 06 Aprile 2011 da vertiginek
Sono arrivati nel cuore della notte. Stanchi, affamati e maleodoranti. Uno la fotocopia dell'altro: capelli scuri, pelle bruciata dal sole, sguardo perso. Solo uno con gli occhi celesti, trasparenti come il mare. Sono arrivati a bordo di un pullman granturismo, e viene da pensare che ci sono parole che a volte diventano delle enormi prese di giro. Granturismo, altro che!! Trenta, tutti uomini, giovani, qualcuno minorenne. Chissà a quale immagine avranno associato Firenze. Avranno pensato a grandi piazze, a strade invase dal traffico, a vetrine piene di ogni bendiddio, a belle case. Arrivati, hanno trovato quelle campagne e quelle colline che i fiorentini guardano dal basso, sospirando nei giorni afosi di luglio. Una casa grande, in pietra e travi, immersa in un giardino, circondata da ulivi e gerani in boccio, da rose rampicanti e piante di ramerino. Davanti un panorama che abbraccia tutta la piana, da Firenze fin dopo Prato, in lontananza Pistoia e oltre le cime dell'Abetone. Poliziotti e militari in divisa, con le mascherine igieniche a proteggere i volti, anche quelli sfiniti da una lunga notte d'attesa. Alle prime ore della sera i telefonini avevano cominciato a squillare impazziti: “La nave sta arrivando a Livorno”, “Si è fermata lontano dalla costa, attracca tra due ore”, “Nessun segnale, dovrebbe arrivare alle 10”, “Anzi no, alle 11”, “Li portano a dormire in centro a Firenze”, “Prima in questura per l'identificazione”, “In questura domani, vanno direttamente nei centri di accoglienza”. Notizie una dietro l'altra, la prossima a smentire la precedente in un delirio di informazioni difficili da selezionare. Io e il mio collega, travolti dagli eventi, abbiamo deciso di non lasciare il posto e sacrificare tutte le ore di sonno necessarie ad assistere all'arrivo. Alle 2.00, dopo dodici ore di navigazione e due di pullman per loro e quasi cinque di attesa per noi, i profughi sono arrivati. I loro volti si sono concretizzati ad un passo da noi. Fino ad allora, quegli occhi e quel gesticolare della mani lo avevamo visto solo in tv, in quella tv che ci ha mostrato Lampedusa come la terra della speranza e insieme dell'invasione incontrollata. |
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