Vertigine

Storia di Celeste, vittima di violenza

 La prima volta che le ha dato uno schiaffo, aveva bevuto un po' più del solito. Celeste pensò che la colpa doveva essere di quella bottiglia di cognac arrivata ben sotto la metà. Lui non era tipo da alzare le mani, semmai urlava, al massimo tirava un calcio al divano o al carrello della cucina che una volta si era anche rovesciato mandando in frantumi il servizio buono dei calici. Celeste si addormentò, quella sera, pensando che non si poteva cambiare idea su un uomo che fino ad allora non l'aveva mai sfiorata. Tutta colpa dell'alcol e si convinse che era giusto derubricare l'episodio alla ragione appannata dal cognac. Ma dovette ricredersi quasi subito. Marco, qualche sera dopo, tornò dal lavoro molto provato. Forse si era fermato anche a bere, a giudicare dall'alito. La colpa di Celeste fu solo quella di avergli chiesto perché aveva fatto così tardi. All'improvviso lui le si avventò addosso. Schiaffi e pugni. Lei sentì il sapore dolciastro del sangue in bocca. Si svegliò alcune ore più tardi, un grumo di sangue sul labbro, un livido nero tra la mandibola e il collo, un senso di stordimento, il rimmel nero calato sulle guance che le lacrime avevano colorato di un grigio intenso. Celeste si guardò allo specchio. Il volto devastato. Successe lo stesso per tante altre volte. Non usciva e quando lo faceva si copriva il viso con grandi occhiali scuri, indossava lunghi foulard girati più e più volte attorno al collo, portava cappelli che le calavano quasi sugli occhi. Marco continuava la sua vita, tutto come prima. Giacca e cravatta al lavoro, l'aperitivo con i colleghi, le telefonate alla famiglia. La violenza contro Celeste. Celeste che ha trovato il coraggio di denunciare troppo tardi. Troppo tardi. Se lo avesse fatto prima, oggi avrebbe ancora i suoi bellissimi occhi scuri. Perché una volta è successo che uno schiaffo fortissimo l'ha fatto cadere sullo spigolo di un mobile e lo spigolo le si è conficcato in un occhio. Il suo volto non è più quello di prima. Il suo sguardo non potrà mai più tornare quello di prima. Marco è stato processato per lesioni gravissime. Non ha precedenti penali, Celeste non si è mai fatti refertare prima della ferita che le ha portato via un occhio, non si è mai confidata con nessuno in grado di testimoniare quell'inferno che ha subito, non hai mai chiesto aiuto. Marco è stato condannato a nove mesi, pena sospesa. Oggi Celeste è una donna finita. Marco, invece, è un uomo che si è rifatto una vita. Con un'altra donna e con due figli.
Ho conosciuto Celeste un paio di settimane fa ad un convegno sulle donne vittime di violenza. Abbiamo parlato a lungo. Mi ha raccontato come è cominciato il suo calvario e come è finito. In mezzo un buco nero. Lei, ancora oggi che sono passati quasi quattro anni, non è in grado di dire quante volte Marco l'ha picchiata. Quando glielo ho chiesto, mi ha guardato e mi ha risposto dopo averci pensato: “Dopo trenta ho perso il conto, anzi ho smesso di contare”. “Perché non lo hai denunciato prima”? “Perché lo amavo e perché pensavo ogni volta che sarebbe stata l'ultima”. “E la tua famiglia”? “Tra Marco e la mia famiglia, avevo scelto Marco. Non mi hanno mai perdonata”. “Vorresti innamorarti ancora, sogni un futuro felice accanto ad un uomo”? “Sogno sempre che il giorno dopo è l'ultimo della mia vita. Magari presto smetterò di fare questo sogno perché quel giorno sarà finalmente arrivato ”.