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Post n°15 pubblicato il 10 Novembre 2008 da microcosmi
Rancore, è il doloroso sentimento che tortura chi ha subito un offesa e non riesce a sfogare la propria rabbia ne a dimenticare. E' un' ostilità forte ed impegnativa causata da un tradimento affettivo, da un comportamento deludente dell' altro che non ha saputo tener conto dei nostri bisogni, dei desideri, delle nostre aspettative. Il rancore è un' amara ossessione che rode l' anima, chi lo prova si sente vittima con la costante necessità di lamentarsi con gli altri e con se stesso. Torna di continuo a rivivere la situazione che ha dato origine al tutto e questo continuo ritornare a scavare in quella ferita di certo non ne favorisce il rimarginarsi. Il rancore crea un assurdo ed indissolubile legame con chi ci ha offeso e ferito, impendendo di dimenticarlo e di rimuovere l' offesa subita, che si continua a rivivere in maniera ossessiva. L'odio, generato dal rancore, è un sentimento forte tanto quanto l' amore, crea una dipendenza facendo in modo che l' offensore sia sempre presente nei pensieri dell' offeso. Il risentimento per chi ci ha creato una sofferenza viene continuamente rinnovato nella nostra mente fino a darci una percezione errata della realtà esterna, che è inconsapevolmente filtrata da un intenso bisogno di ritorsione che spesso rifiutiamo di ammettere anche con noi stessi. Malgrado il rancore possa essere fonte di energia in grado di aiutare a superare paure e difficoltà, il più delle volte è deleterio perchè crea un senso di impotenza che non aiuta di certo a superare la situazione. Il pensiero, corrotto dal risentimento, si aggroviglia su se stesso impedendo qualsivoglia cambiamento o soluzione alternativa, nutrendosi della propria sofferenza e chiudendosi ad ogni tipo di comunicazione con gli altri, considerati come assolutamente incapaci di capire l' importanza che la persona offesa attribuisce al proprio dolore ed al risentimento. L' unica cura per rimuovere la "spina" è perdonare cessando di provare risentimento e ostilità verso chi ci ha offeso; perdono inteso non come atto di bontà o di altruismo, ma come mezzo per vivere meglio poichè attraverso il perdono il legame esclusivo che lega la vittima al "carnefice" viene annullato, la tensione e l' amarezza cessano e chi ha subito il torto si sente finalmente sollevato. Perdonare equivale a liberarsi da un nemico interno, non è un gesto di debolezza e non significa dimenticare l' offesa ricevuta, ma solo far si che il ricordo della stessa, pur restando, non provochi più dolore. |
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