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I milanesi (di Floriana Tursi)

Post n°1974 pubblicato il 12 Luglio 2014 da vi_di

Floriana è un' amica conosciuta al corso di scrittura a Napoli. Basterebbe questo per consigliare la lettura di questa sua nota, ma il contenuto è al di là della scuola di scrittura: è un insegnamento di vita splendido: leggetela.

'I MILANESI
Ho pensato molto prima di scrivere questa nota.
Ci ho pensato perché spererei di non essere un’emula di Edmondo De Amicis. Non perché abbia qualcosa contro di lui, anzi, penso che abbia contribuito in maniera esemplare a fare dello Stivale una Nazione, e una Nazione su modello Sabaudo, cosa che a loro pareva buona e giusta. E che ora sembra quasi buona anche a noi.
Lui l’avrebbe intitolata “Piccoli munnezzari Napoletani”.
Io la intitolerò “L’incuria colpevole”.
Qualche sera fa ho avuto il piacere di ospitare nella mia casaroppola, parva sed apta mihi, alcuni amici del nord. Arrivavano dall’agro Aversano, che come la giri e come la volti, comunque sta a NORD. E di là è partita l’idea.
Ho convocato a rapporto Renato, il “Capovicolo baby”,altrove, al nord, lo chiamerebbero “Baby Sindaco”. Gli ho detto, mentendo spudoratamente, che la sera avrei avuto ospiti del nord: MI-LA-NE-SI. E ho aggiunto in lingua: “ Verimm’ e nun fa e solite figure e’mmerda non buttate carte, nun facite fetenzie che chilli strunze poi dicono che nuie simm’ spuorch’e fetienti…e fanno i cori Napoli colera!”
Renato mi ha guardato muto, annuendo solo…io mi sono raccomandata allaMadonna dell’Arco.
Dopo quattro minuti suona il citofono, la voce imperiosa di Renato pronuncia una sola parola: “Affacciate!”
E io mi sono affacciata.
Una squadra di piccoli pulitori, con le scope in spalla che parevano gli spazzacamini di Mary Poppins.
Hanno lavorato per due ore, di buona lena e a nulla valevano le mie urla “Basta, uagliù, è pulito, io mica vi ho detto di pulire, vi ho detto solo di non sporcare!”
Vigliaccamente o sapientemente pungolati nell’orgoglio campanil/calcistico i ragazzi non hanno smesso finchè l’ultima erbaccia dei gradoni, l’ultima carta del vicolo non fosse sparita.
Alla fine hanno chiesto acqua, perché la fatica e la calura li avevano stancati. Con i bicchieri di carta e una bottiglia di minerale hanno brindato alla salute mia e dei miei ospiti: “aiza aiza aiza, avascia avascia avascia, accosta accosta accosta…a saluta vosta!”.
Io ero già commossa, e innalzavo l’ennesimo TE DEUM per avermi fatto trovare la casaroppola nel quartiere nel quale ero nata io e le mie generazioni precedenti, per avermi fatto riprendere posto in questo “set”immortale di miseria e nobiltà.
E poi cena fu, ma a metà del pranzo, con mio disdoro e turbamento, il citofono ha risuonato quando doveva tacere. Costretta a rispondere, non foss’altro che per graditudine, ho acconsentito al fatto che venissero a vedere di persona i MI-LA-NE-SI.
Renato e la sua ciurma erano venuti ad omaggiare gli ospiti, donando loro braccialetti azzurri e rossoneri, a secondo di come loro ci avevano collocati geograficamente, poi solo un ciao e in buon ordine sono andati via.
Che altro dire? Che i bambini qui sono quasi nini de rua, che usciti dalle mura scolastiche campano in mezzo a una strada, per carità sono tra i pochi che non rischiano l’obesità, tra i pochi che hanno le ginocchia sbucciate perché vanno in bicicletta, giocano a guardie e ladri e a pallone fra le povere macchine del vicolo (tra cui la mia, che solo tre mesi fa era vergine e oggi è piena di bozzi).
Solo una cosa mi viene in mente, che magari ai soldi che si spendono per i “Falchi”, usi a reprimere, a volte violentemente, le intemperanze dei miei casigliani,potrebbero esser spesi soldi anche per eventuali “Colombe” aduse all’educazione capillare e quindi alla prevenzione. Un investimento sul futuro si chiamerebbe in un altro paese.
Ma le mie forse sono fantasticherie di una vecchia utopica.E così il cerchio si chiude col cuore, con le cose da libro Cuore.'
 

 
 
 
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