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« "cinque tue strane abitudini"V.D. (che non è vi_di ma V.Day) »

Lo sconto secondo mia madre

Post n°135 pubblicato il 05 Luglio 2007 da vi_di

Ieri Cima in un commento ha nominato la ‘contrattazione’ che si usava fare un tempo quando si andava a fare acquisti.

Cima, tu non lo sai che ferita lacero-contusa hai provocato con quella parola! Ahi, che dolor, la contrattazion!

Un trauma, uno choc vissuto nella mia infanzia e che non ho MAI superato! Tant’è che oggi compro SOLO nei negozi a prezzo fisso!

L'immagine di mia madre che, tenendo tra le mani l’oggetto ( scarpe, maglia, stoffa, ma anche frutta, cibarie varie, insomma qualsiasi cosa fosse),  contratta col venditore,  partendo da affermazioni del tipo ‘E che robba è, è ‘no poc’e schifezza!’ mi si para davanti in maniera indelebile!
E sia chiaro che, in alcuni casi, ossia quando il bene da acquistare era 'importante',  questa era solo l’ultima scena di una commedia cominciata giorni prima!

Si doveva comprare, chessò, il paio di scarpe invernali per me ( sì IL paio: un paio di scarpe estive e uno invernale, non di più, e già era disdicevole che a sta figlia crescesse il piede da un anno all’altro e non si potessero riutilizzare le stesse scarpe l’inverno successivo: ‘Aggia portà no poco add’o dottore, che li crescino i pieri tropp’assai a sta criatura!’ ).

Dicevo, si dovevano comprare le scarpe a me.

La cosa cominciava almeno una settimana prima.

Lunedì si andava a vedere i negozi al corso: si sapeva già che lì non le avremmo comprate le scarpe ‘pecché i magazzini r’o corso so troppo carastusi’ però ci si doveva andare, bisognava dirglielo in faccia che tenevano ‘a munnezza r’a rrobba’ e che la vendevano ‘com’a l’oro!’.

Secondo giorno, martedì, c’era mercato. Si andava al mercato ma anche quel giorno non si sarebbe comprato nulla ‘pecché uno, prima ‘e accattà, adda guardà tutto: e si po’ mi piace cchiù assai quello ca vennino a n’ata parte?’.

Terzo giorno, negozi ‘in’o stritt’a chiazza’ ( Via Nappi, che essendo la strada più stretta di accesso alla piazza veniva definita appunto ‘lo stretto della piazza'). Lì c’erano negozi che ancora esistono oggi, storici, di commercianti avellinesi che vendevano e vendono scarpe di qualità. Altra litigata con questi perché ‘cu sti sordi io aggia campà ‘a casa, nun 'e pozzo spenne pé 'no par’e scarpe! Io aggia zappà 'no piezz’e terra ra qua a llà  pé guaragnà cinco lire!’ e via così fino ad arrivare a dire che ‘ i negozianti sò tutti mariuoli’ e a lasciare le scarpe lì.

Giovedì mercato ad Atripalda. Risparmiatemi le spiegazioni delle dinamiche, già le conoscete.

Venerdì pausa di riflessione.’Però ci vònno, e scarpe, mica ‘a potimmo mannà scaveza!’

Sabato di nuovo mercato ad Avellino.

E finalmente le scarpe si compravano. Sia chiaro, si andava a comprare il paio di scarpe che secondo mia madre era quello più resistente e a buon mercato;  estetica zero! Io che ero alta, e quindi non avevo esattamente il ‘piedino di cenerentola’ ho portato mocassini da uomo per anni!

L’ultima puntata della telenovela delle scarpe consisteva in mia madre che, dopo aver trattato da ladro e affamatore il commerciante, riusciva sempre ad ottenere il prezzo che voleva; ciononostante nel tornare l’ultima parola era ‘Eppure m’ha fatto fessa!’

L’acquisto delle ‘pepanie di Montesarchio ’ alla prossima puntata... troppi traumi insieme non li reggo!

Traduzione per non oriundi:   

‘E che robba è, è ‘no poc’e schifezza!’ = Ma che roba è, è  roba scadente, uno schifo.

‘Aggia portà no poco add’o dottore, che li crescino i pieri tropp’assai a sta criatura!’ = Devo portarla un po' dal dottore, visto che le crescono troppo i piedi a questa creatura

‘pecché i magazzini r’o corso so troppo carastusi’ = perché i negozi al corso sono troppo cari

‘a munnezza r’a rrobba’ =la roba scadente, da spazzatura

‘com’a l’oro! = come l'oro

‘pecché uno, prima ‘e accattà, adda guardà tutto: e si po’ mi piace cchiù assai quello ca vennino a n’ata parte?’. =perché una persona, prima di comprare, deve guardare tutto: e se poi mi piacesse di più quello che vendono altrove?

cu sti sordi io aggia campà ‘a casa, nun 'e pozzo spenne pé 'no par’e scarpe! Io aggia zappà 'no piezz’e terra ra qua a llà  pé guaragnà cinco lire! = con questa somma io devo dar da vivere alla famiglia, non li posso spendere per un paio di scarpe! Io debbo zappare un pezzo di terra grande da qui a là per guadagnare cinque lire!

‘ i negozianti sò tutti mariuoli’ = i negozianti sono tutti ladri

’Però ci vònno, e scarpe, mica ‘a potimmo mannà scaveza!’ =Però ci vogliono, le scarpe, mica possiamo mandarla in giro scalza!

‘pepanie di Montesarchio ’ = peperoni piccoli e tondi coltivati in un paese della provincia, Montesarchio, appunto.

 
 
 
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