Settecento anni dopo, qualche sprazzo di verità in più sul mistero dei Templari, i cavalieri dell’ordine nato per difendere i luoghi santi di Gerusalemme e trasformatosi poi in una ricca e potente organizzazione sovranazionale accusata di seguire strani rituali. L’Archivio Segreto Vaticano sta infatti per pubblicare Processus contra Templarios, un volumeprezioso in edizione rigorosamente limitata a 799 esemplari, dove si potranno leggere le riproduzioni fedeli di antiche pergamene, una delle quali scoperta di recente. L’opera sarà presentata in Vaticano, nella sala vecchia del Sinodo, il prossimo 25ottobre alla presenza dell’Archivista bibliotecario di SantaromanaChiesa, l’arcivescovo Raffaele Farina (futuro cardinale), dal Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, il vescovo Sergio Pagano, e da altre personalità fra le quali il medievalista Franco Cardini e l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi.
Tra le novità più significative, la riproduzione del cosiddetto «monoscritto di Chinon», inedito scoperto nel settembre 2001 dalla studiosa Barbara Frale nell’Archivio vaticano: la pergamena era sfuggita fino a quel momento ai ricercatori a causa di un errore di archiviazione commesso nel Seicento. Il documento getta una nuova luce sulla fine dei Templari e attesta che il Papa di allora Clemente V, non li considerava eretici e aveva cercato in tutti i modi di salvarli dal re di Francia Filippo IV il Bello, vero ideatore della loro messa al bando e del loro annientamento.
«Tra le accuse che vennero rivolte ai Templari - spiega il professor Franco Cardini al Giornale - c’erano quelle di essere stati in qualche modo sedotti dall’islam e attirati dall’eresia catara. Due elementi che non potevano coesistere». Cardini, che parteciperà alla presentazione del volume vaticano, sta per pubblicare un libro intitolato La tradizione templare (Vallecchi Editore, pp. 176, 14 euro), che ricostruisce l’intera parabola dell’ordine cavalleresco arrivando fino alle fantasiose e fumettistiche ricostruzioni del Codice Da Vinci di Dan Brown. «Gli avvocati del re di Francia - continua il professore - non avevano in fondo bisogno di costruire un coerente edificio accusatorio: quel che interessava loro era che fosse efficace e credibile al livello di opinione pubblica. Le accuse erano un segnale per il Papa: il sovrano voleva che l’ordine fosse soppresso e poco importava la verifica delle prove». Un’altra delle accuse riguardava il cerimoniale segreto previsto per l’affiliazione: prevedeva che il cavaliere rinnegasse Cristo e sputasse sulla croce. L’atto,a prima vista sconcertante, poteva avere una sua logica, perché il neofita veniva in questo modo sottoposto alle possibili angherie che avrebbe subito se fosse finito prigioniero dei musulmani in Terrasanta. Cardini non esclude che vi potessero essere «inquinamenti ereticali» nei Templari, ma tende a pensare che si trattasse di «cerimonie scherzose, di carattere quasi goliardico», più simili a pesanti episodi dinonnismo cheaculti esoterici.
Clemente V, che viveva con la sua corte ad Avignone, capì che il destino dei Templari era segnato dalla volontà di Filippo il Bello e finì per sciogliere d’autorità l’ordine in modo da non farlo condannare, pur non assolvendolo per non compromettere i rapporti tra la Santa Sede e la Francia. Il nuovo manoscritto, scoperto dalla dottoressa Frale presso il fondo di Castel Sant’Angelo dell’Archivio Segreto Vaticano, contiene proprio l’assoluzione concessa per autorità del Papa a Jacques de Molay e ai maggiori dignitari del Tempio fatti rinchiudere dal re nelle prigioni del castello di Chinon. Lì si recò una speciale commissione, composta dai cardinali plenipotenziari Bérenger Frédol, Etienne de Suisy e Landolfo Brancacci, per condurre un’inchiesta. Il 20 agosto 1308 l’accusa da eresia venne derubricata a quella di apostasia: lo sputare sulla croce veniva infatti considerata una forma di auto-scomunica. Il Papa era dunque ben convinto che i Templari non fossero eretici e non avessero aderito a dottrine sbagliate. Ma pur assolvendoli, Clemente V non riuscì a salvare loro la vita: de Molay e il suo vice Geoffroy de Charny, saranno arsi vivi sul rogo per volontà di re Filippo.
Tutte le storie riguardanti l’adorazione del Baphomet (immagine dell’androgino alato con testa di caprone sormontato da un pentacolo, la stella a cinque punte) e i rituali esoterici che rappresentano i Templari come una setta iniziatica direttamente collegata con la moderna massoneria non sono invece altro che leggende ottocentesche che hanno avuto una straordinaria diffusione. Anche la connessione tra l’antico ordine cavallersco e i miti sulla custodia del santo Graal è, secondo Cardini, «del tutto arbitraria e insostenibile sotto il profilo storico ». Il libro esclusivo e prezioso che il Vaticano si appresta a editare, come quello - più accessibile - del professor Cardini, sono pubblicazioni serie, utili a chi vuol conoscere la storia. Per le «patacche», ci si puòrivolgere a Dan Brown e alla lunga schiera dei suoi anticattolici predecessori.
Articolo tratto da : www.ilGiornale.it
de Molay