Creato da tidicochisono il 07/04/2005
...dalla vita, e non solo....

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 9
 

Ultime visite al Blog

PILONE183miry_27principefelice1dofiliveneto_43tuttoeniente2013sophy23sansilvyfilippo.canzonerinhporticimatteom0pinopropeller58morassut.brunodolcedannato666francescolomagro
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Messaggio #25Messaggio #27 »

Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 18 Aprile 2006 da tidicochisono

Il giorno dopo Beni partì per l’Albania. Andava via solo per qualche giorno…io avrei anche potuto starmene a casa quelle notti -mi fu detto- e non andare per strada.   
 Non sapevo se essere contenta della notizia o meno. Avevo notato da un po’ di giorni che Arian mi guardava con particolare interesse, era anche più “gentile” con me. Avevo paura che stando a casa potevo trovarmi da sola con lui……se avesse voluto prendermi non avrei nemmeno saputo cosa fare: rifiutarmi sarebbe stato inutile. Arian era il capo indiscusso della banda, e chiunque avesse disobbedito lo avrebbe pagato cara. Di questo ne ero sicura. Speravo solo che lui sarebbe uscito con tutti gli altri per controllare le ragazze, come facevano quasi tutte le sere.
L’alternativa era la strada, dove un’altra macchina avrebbe potuto rapirmi,  e stavolta magari uccidermi.
Decisi di restare a casa.

Mi misi a letto e guardavo le ragazze prepararsi per uscire.Non sapevo se era la decisione giusta quella che avevo preso, ma se non altro, mi risparmiavo di aprire le gambe ad una decina di uomini……contro uno solo. Era anche questione di convenienza!
Da lì a poco rimasi sola. Erano usciti tutti.

Non avendo molto da fare, cominciai a sognare ad occhi aperti…sognavo Edi (voleva che lo chiamassi cosi), i suoi baci, le sue parole, il suo “Ti amo” nella mia lingua…e poi mi addormentai. E’ strano come riesca a ricordare anche i più piccoli particolari di quel periodo…sono cose che mi hanno segnato, mi hanno lasciato una ferita che anche se marginata, non è mai guarita. Ci sono alcune canzoni che ogni volta che le sento mi fanno piangere…ma del resto questo è un prezzo del tutto irrisorio, se paragonato a ciò che molte altre ragazze hanno pagato.
Quei dolci pensieri mi avevano consegnato alle braccia tenere di Morfeo.

Verso le due mi svegliai per via dei rumori che provenivano dalla cucina. Non osai alzarmi dal letto per paura che ci fosse solo Arian lì. Ma poco dopo Olti venne in camera da letto e mi chiamava:

“Stella, vieni un po’ di là”

Senti il cuore battermi forte…non riuscivo a capire cosa fosse successo…Cosa voleva Olti da me. Mi alzai e impaurita entrai in cucina. La vista fu orribile.

Sulle sedie erano seduti Arian, Goni e Bujar. Olti stava in piedi e con le mani stringeva la folta coda dei capelli di Sara. Quest’ultima era seduta per terra, su una chiazza di sangue. Stringeva il ventre con le mani, ma non piangeva.

“Aiutala a cambiarsi e pulisci il pavimento”-mi disse Olti.

Io lo sentivo ma non riuscivo a capire bene ciò che diceva. La vista di tutto quel sangue mi aveva shockata. Capi subito che si trattava del suo bambino…aveva perso il suo bambino…o glielo avevano ucciso? Non lo saprò mai, perché mai glielo chiesi e lei non né volle più parlare.

La aiutai ad alzarsi e la accompagnai in bagno.

Mi fece portare la sua biancheria intima e mi disse di lasciarla sola, con suo figlio, per l’ultima volta. Ma non piangeva, era quasi tranquilla.

Circa mezz’ora dopo tornò anche Ilir con un uomo che non avevo mai visto. Capi subito dalla sua borsa che era un medico. Si chiuse in stanza con Sara e usci poco dopo… Poi fu la mia volta. Entrai e tolsi le lenzuola dov’era stata sdraiata lei. La aiutai ad andare di nuovo in bagno e a cambiarsi di nuovo. Piangeva. Senza voce, cercando di non farsi sentire. Non le dissi nulla, non sapevo cosa.

Andai in cucina per preparale una camomilla. Olti era seduto, gli occhi fissi sulla finestra, ed una birra in mano. Non so se era triste per suo figlio o per la serata persa di Sara.

Verso le cinque rientrarono anche le altre. Nessuna parola sull’accaduto, nessuna domanda, nessun commento.

Si spogliarono, si lavarono e fecero colazione come tutti i giorni,  mentre i loro uomini contavano i soldi.

Il giorno dopo mi svegliai a mezzogiorno. Vidi che Sara era già sveglia, e la sua faccia era terribile. Aveva gli occhi accerchiati di un blu scuro che faceva risaltare ancora di più il suo pallore. Gli chiesi come stava, ma non mi rispose. Dagli occhi che sembravano spenti, scorrevano lacrime.

Poco dopo vidi Marsela e due altre ragazze vestirsi e truccarsi. Si stavano preparando per andare per strada. Mi dissero che la sera precedente era stata un po’ fiacca e quindi volevano uscire anche quel giorno. Ma non andavano a Dalmine, perché lì di giorno era territorio di altre ragazze. Sarebbero andate a la Francesca , un paese vicino.

Quell’estate fu molto arida, ma nello stesso tempo, con dei temporali violentissimi ed improvvisi. Da li a poco inizio a piovere, a tirare un vento pazzo e tuonare. A casa c’eravamo solo io e Sara. I tuoni erano sempre più forti…e io vedevo Sara che ad ogni tuono sussultava. Poi urlò forte.

Non sapevo cosa fare…mi avvicinai e la abbracciai. I singhiozzi la facevano tremare.

La abbracciavo e pensavo che almeno quel dolore a me mi era risparmiato.

Poco dopo tornarono le ragazze. Erano bagnate fradice. Ed anche molto spaventate. Marsela mi disse che poco distante da lei un fulmine aveva colpito un pioppo. Aveva avuto paura di rimanere anche lei fulminata.

Quella sera nessuna usci per andare a “lavorare”. Il temporale cessato verso le 17 riprese verso le 20, ancora più forte e minaccioso.

Era la seconda sera che non andavo per strada...e diversi giorni che non avevo notizie da Edi. Chissà cosa aveva pensato in quei giorni che non mi vedeva?  Chissà se mi amava ancora? Sapevo che forse non era proprio innamorato, ma mi volevo illudere che lo fosse.

“Sai che è venuto quel ragazzo con la calibra rossa-disse Marsela , d’un tratto- Penso che ti cercava” E mi guardo con la coda dell’occhio. Guardai attorno per vedere se c’era Sabrina…se ci fosse stata per me sarebbero stati guai.
Per fortuna non c’era. Il cuore mi batteva forte. Volevo chiedere a Marsela se aveva parlato con lui, ma le uniche parole che mi uscirono furono:

“Ah, davvero?”

Lei mi guardo, sorrise e poi disse:

“Ha fatto un paio di giri, non ti ha visto e se n’è andato.”

Le sue parole mi sembravano poesia pura…

Il mio blog non ha nessun altro scopo  se non quello di raccontare la mia storia. Non ho mai chiesto di essere creduta, e non ho mai cercato di rendere la mia storia più bella, o più cruda della relatà solo perhè qualcuno lo leggesse e lo commentasse. Ho scritto solo ciò che ho vissuto. Forse il mio vissuto è stato un pò troppo crudo e doloroso. Non ho aperto questo blog perchè un giorno diventassi una scrittrice, la versione mercenaria di Melissa P. Anzi, credo che potrei morire se un giorno qualcuno di quelli che mi conoscono vennissero a scoprire la mia storia. Questo blog è solo una valvola di sfogo.

Questa spiegazione anche a coloro che mi hanno mandato anche messaggi in pvt.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963