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Manganellate al lavoro e ai lavoratoriGlioperai dell'Alcoa dei due stabilimenti italiani ieri hanno invaso ilcentro di Roma, molto determinati a difendere il loro posto di lavoro eil futuro di migliaia di famiglie. A rischio ci sono 720 operaidiretti, a cui si aggiungono un centinaio di lavoratori delle aziendedi manutenzione e circa un migliaio di operatori dell'indotto.Questamattina, a partire dalle 10.30, in più di mille hanno sfilato da Piazzadella Repubblica, dopo essere arrivati in tanti dallo stabilimentooccupato di Portovesme, nel Sulcis sardo, ma anche da Fusina(Marghera). Dopo aver marciato molto lentamente ma anche moltorumorosamente dietro lo striscione "Energia e basta" hanno deciso dinon proseguire sul percorso prestabilito (via Molise), ed in largoSanta Susanna hanno deviato in via Bissolati, forzando il cordone dellapolizia per spingersi fin sotto il Ministero dello Sviluppo Economico(il cui titolare Scajola però non si è fatto trovare visto che eraall’estero…) e individuando anche la vicina ambasciata americana comeluogo sotto il quale portare la protesta (visto che l'Alcoa è unamultinazionale statunitense).Intorno alle 12,40, di fronte al tentativodi sfondamento del cordone di polizia da parte degli operai, le forzedell'ordine presenti in gran numero ed in assetto antisommossa hannocaricato, cercando di impedire che i lavoratori raggiungessero sedi cheevidentemente non potevano avvicinare per ordini superiori. Ma allemanganellate gli operai hanno resistito, non disperdendosi econtinuando a manifestare contro la prospettiva sempre più concretadella chiusura degli stabilimenti e della cassa integrazione. Ieriinfatti l’azienda ha comunicato che questo provvedimento scatterà pertutti e 2000 dipendenti del gruppo dal prossimo 20 di dicembre. Belregalo di Natale! Alla conferma della cassa integrazione da partedell’azienda giunta durante la manifestazione gli operai, chemanifestavano in alcuni casi insieme alle loro famiglie e accompagnatidai gonfaloni e dai sindaci di ben 23 comuni dell’Iglesiente, hannorisposto con un sonoro ‘buuuuh’ collettivo. “Noi la cassa integrazionenon la vogliamo, non possiamo mantenere le nostre famiglie con la cassaintegrazione. Vogliamo lavorare e guadagnarci il nostro stipendiolavorando onestamente” ha detto ai nostri microfoni Pierpaolo Gai, unlavoratore dell’Alcoa di Portovesme e delegato sindacale.«Le forzedell'Ordine non hanno effettuato alcun tipo di intervento repressivo nétantomeno fatto uso di manganelli, ma solo azioni di contenimento»hanno detto dalla Questura tramite un comunicato ufficiale, ma unoperaio sardo di 40 anni è finito all'ospedale per le botte prese intesta durante gli scontri tra polizia e lavoratori. Lo hanno spiegatofonti sindacali che parlano di un «colpo alla tempia ricevuto durantela carica degli agenti in tenuta antisommossa nel momento in cui ilcorteo ha deviato dal percorso previsto». E a smentire la Questura diRoma ci sono parecchi video, tra i quali quello visibile a questo linkhttp://www.youtube.com/watch?v=RsVM3_gCIgg nel quale si vedonodistintamente alcuni celerini usare il loro manganello contro ilavoratori.Il lavoratore colpito alla testa è stato costretto aricorrere alla cure mediche e, secondo quanto riferito daimanifestanti, l'autoambulanza è arrivata dopo circa 38 minuti diattesa. A quanto affermano i manifestanti, che hanno accoltol'ambulanza con un «vergogna», il «lavoratore ferito ha perso i sensidue volte».Al momento dello sfondamento del cordone di Polizia a PiazzaBarberini i lavoratori imbestialiti dalle tante promesse non mantenutehanno letteralmente travolto agenti e sindacalisti che tentavano diconvincerli a starsene buoni. Dopo aver appreso che il titolare delMinistero delle Attività Produttive Scajola non c’era e cheprobabilmente non gli sarebbe stato permesso di arrivare sotto PalazzoChigi la rabbia è esplosa. Venerdì scorso, quando i lavoratori avevanooccupato gli stabilimenti di Portovesme ‘trattenendo’ per alcune orealcuni manager mentre tre colleghi salivano per protesta su una grualta decine di metri, l’azienda e il governo avevano cercato dismontare la protesta facendo promesse presto rivelatesi false einfondate. Il che ha aumentato la tensione, tanto che lunedì uncommando di lavoratori ha occupato per quattro ore la centraledell’Enel di Portovesme impendendo lo scarico del combustibile fossileda una nave mentre proseguiva il blocco delle consegne dell’alluminioai clienti della multinazionale USA.Dopo lo scontro operai-polizia ladelegazione sindacale che già era stata ricevuta al ministero dellavoro ha interrotto le trattative per incontrare i manifestanti. Glioperai dell'Alcoa, ai quali è stato impedito di raggiungere PalazzoChigi, si sono quindi spostati in presidio in piazza Barberini, mentreal ministero sono ripartire le trattative. Nella piazza hanno sfilato,come è consuetudine, il leader della CGIL Guglielmo Epifani e quellodell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Ma i lavoratori non hannoaccettato di buon grado di essere ‘sequestrati’ a Piazza Barberinisenza avere l’opportunità di raggiungere in massa le sedi del governo:a lungo hanno gridato slogan, e poi ad un certo punto hanno cominciatoa battere i loro caschi sul selciato, hanno usato fumogeni. Dopo di chealcuni gruppi di operai hanno di nuovo tentato di forzare i cordoni deiCelerini che circondavano tutta la piazza. Afferma la Questura in unasua nota: "I manifestanti hanno lanciato in più riprese alcune sedie diun bar della piazza e bottiglie contro gli uomini delle Forzedell'Ordine”.A metà pomeriggio dall’interno del Ministero arriva lanotizia che l’azienda sarebbe stata convinta a rinunciare per ora allacassa integrazione. ''C'e' l'accordo che prevede il ritiro dellaprocedura di cassa integrazione prevista per i lavoratori Alcoa deglistabilimenti di Fusina in Veneto e Portovesme in Sardegna. Ci rivedremoper un primo confronto tra le parti al dicastero dello Sviluppoeconomico il prossimo 9 dicembre'' ha detto Mario Ghini, segretarionazionale della Uilm, dopo quasi sei ore di trattativa tra sindacati,amministratori regionali, azienda e governo. ''L'intesa - specificaGhini - prevede l'istituzione di un tavolo permanente di natura tecnicaper definire tutti gli strumenti utili all'approvvigionamentoenergetico a prezzi calmierati nel rispetto di quanto previsto daldecreto legge sulla competitività.” Il dirigente della Uil si dicesoddisfatto, i lavoratori non si fidano e annunciano che torneranno dinuovo a Roma, ancora più numerosi, se l’azienda si rimangiassel’impegno sottoscritto oggi come è già accaduto tante volte in passato. |
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Il corpo è mio e decido io!
La carità comincia in casa...
e finisce in un casino.
Nel casino ho visto un re...
che ne montava due o tre.
Due escort e una mignotta...
quelle crude e questa cotta.
Che nella cotta dal bianco lino...
c'è sempre in moto un pistolino.
Pare mollo invece è duro...
come la crozza d’un canguro.
Se il canguro è pure prete...
il pontefice lo allingua alla parete.
Poi gli toglie gli attributi...
e li butta nei rifiuti.
Nei casi più gravi lo spoglia della
veste...e nei casi meno gravi?
Si rivolge al gran celeste.
Poi che tutto sarà bonificato...
il pedofilo ne uscirà riprogrammato.
La carità ricomincia (di nuovo) in una casa...
e finisce (sempre) in un casino.
Domanda dei cento pedofili:
quando si nasce pedofili?
Risposta: quando il feto si presenta
pedofilicamente e tutti si toccano
per esorcizzarlo!
Chi vive senza follie non è savio quanto crede.
Francois La Rochefoucald
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