Creato da corsaramora il 24/05/2005
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Post n°676 pubblicato il 01 Giugno 2006 da corsaramora
La salute degli abitanti della Terra è inscindibile da quella del pianeta stesso: questo è il punto centrale per una politica di governo capace realmente di dare risposte serie alle grandi questioni ambientali e al futuro di noi tutti. La straordinaria conoscenza scientifica degli ultimi decenni ci dimostra in maniera chiarissima che il benessere umano è strettamente connesso al mantenimento della vitalità dei sistemi naturali (bacini idrici, foreste, zone umide, coste, montagne). Il grande rapporto sullo stato di salute degli ecosistemi del pianeta che i migliori scienziati del mondo hanno reso noto sotto l’egida dell’Onu, il Millennium ecosystem assessment, ci dimostra che se continueremo con questi trend, di consumo e distruzione, nei prossimi 50 anni avremo sempre più compromesso la funzionalità dei servizi che la natura offre gratuitamente al nostro benessere: il ciclo idrico, la rigenerazione del suolo, la produzione di materia organica che è la base fondamentale per tutta la vita sulla Terra, la detossificazione naturale degli ambienti, il mantenimento dei grandi cicli degli elementi più importanti quali il carbonio e l’azoto che condizionano gli equilibri dinamici dell’atmosfera, del suolo, del mare, la straordinaria ricchezza della vita (la biodiversità) che fornisce la nostra alimentazione, la nostra industria, la nostra farmacopea. Un governo che vuole fare una seria politica ambientale deve «mettere in conto la natura». Deve riconoscerle un valore; un valore che numerosi studi e ricerche giungono persino a quantificare economicamente. Non è più possibile che si continui ad impostare politiche e strategie solo sulla base dei classici indicatori economici. È fondamentale affiancare alla tradizionale contabilità economica una contabilità ecologica che faccia sì che ad ogni scelta politica che riguardi il territorio corrisponda una trasparente consapevolezza del danno che possiamo infliggere alla base stessa che garantisce la nostra sopravvivenza. Da anni giace in Parlamento un disegno di legge sulla contabilità ambientale: per la prima volta, se questa legge passasse, Comuni, Province, Regioni e lo Stato stesso si dovrebbero attrezzare e provvedere di una contabilità fisica delle risorse che affianchi quella economica. Da qui ne discende che le grandi opere pubbliche di cui necessita il nostro paese sono opere di ripristino e restauro del nostro martoriato territorio che ha subito, tra condoni e politiche di crescita del consumo di suolo, un dissesto idrogeologico le cui drammatiche conseguenze sono palpabili quasi quotidianamente. Ma non c’è solo questo nell’agenda politica di Romano Prodi. Il precedente governo ha elaborato un cosiddetto testo unico sull’ambiente che si basa su una filosofia opposta a quanto sin qui ricordato, andando contro le migliori e più avanzate evidenze scientifiche internazionali. Con esso si abbassano i livelli di tutela ambientale e ci si discosta in maniera radicale dalle norme comunitarie e dai principi del trattato dell’Unione europea. È necessario che il nuovo Parlamento riavvii una corretta cooperazione del nostro paese con le istituzioni europee; abroghi il citato testo unico; rediga un piano energetico nazionale, rispettando pienamente il protocollo di Kyoto ed avviando un riordino energetico che consenta la nuova rivoluzione industriale con i migliori avanzamenti nel campo del risparmio, dell’efficienza e delle rinnovabili; approvi una legge sulla tutela della biodiversità e rilanci il ruolo delle aree protette; si allinei all’Europa sulle procedure di valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica; recepisca correttamente la direttiva quadro sulle acque che consente una politica corretta ed integrata di questo bene preziosissimo. Tutta la più avanzata ricerca scientifica ci dice che non possiamo vivere bene senza un ambiente sano. La nostra politica ha bisogno di più cultura scientifica, più capacità innovativa, più capacità di futuro, e più trasparenza nelle decisioni. Ci auguriamo di avere segnali chiari in questa direzione. Gianfranco Bologna * Direttore scientifico Wwf Italia |
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