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Post N° 161

Post n°161 pubblicato il 22 Giugno 2005 da corsaramora

Le leggende sono il prodotto dello spirito collettivo, del genio della stirpe, dell'anima popolare", così dice Benedetto Croce in un capitolo del suo scritto Storie e leggende Napoletane

L'anima di Napoli, quella commistione di gioia e di "malinconia", di fatalismo e di disperazione, di superstizione e religiosità, è il luogo dove si sono raccolte nel corso dei secoli emozioni e suggestioni, sequenze di un passato fortemente presente.

Quella Napoli che è vicinissima al lago Averno - a ornos, senza uccelli - creduto da sempre la discesa agli inferi e che deve l'origine del suo nome all'assoluta mancanza di volatili a causa della composizione sulfurea delle sue acque.
 La Napoli che lega alla sua nascita la romantica leggenda della sirena Partenope che si uccise per la disperazione di non aver saputo ammaliare Ulisse con il suo canto, che sconfitta si getta in mare cercando la morte come rimedio al fallimento e il cui corpo trascinato dalle onde approda sullo scoglio di Megaride, origine della città e successivo luogo di difesa. Megaride, isolotto dove sorge Castel dell'Ovo - castello a forma di uovo - ma il cui nome deriva dalla leggenda secondo cui il poeta mantovano Virgilio - al quale nel medioevo venivano attribuiti poteri magici - pose nel castello di Megaride un uovo chiuso in una gabbietta murata nelle fondamenta. L'uovo incantato avrebbe svolto così una funzione di talismano: finché esso non si fosse rotto, città e castello sarebbero stati protetti da ogni tipo di calamità. E ancora a Virgilio mago si attribuisce l'apertura della grotta di Pozzuoli - scavata in tempi antichissimi nella collina per facilitare gli scambi commerciali con la città di Pozzuoli -, leggenda infatti la vuole dal poeta "scavata in una sola notte con l'aiuto di duemila demoni". Grotta pagana e grotta cristiana, ai piedi della quale si trova quel "Santuario di Santa Maria di Piedigrotta" sorto sulle ceneri del tempio dedicato a Priapo - il Dio della sessualità maschile -, Dio pagano a cui veniva regolarmente dedicata una festa orgiastica nel mese di settembre. Lasciato il passo alla Vergine, la tradizione della festa prosegue e i napoletani, senza scoraggiarsi, continuano a festeggiare la ricorrenza con musica e fuochi improvvisati nelle fiaccole in un tripudico abbandono agli stimoli erotici del ballo tradizionale e degli antichi canti sul tamburo, fino all'alba del giorno successivo.

Una Napoli che da una dissolutezza pagana ha assurto a una spettacolarità cristiana e credente concretizzata anche in quel Miracolo di San Gennaro che da tempi antichissimi si ripete tra preghiere in dialetto e invocazioni gridate - fra cui emerge la curiosa definizione del Santo "Faccia gialla", dal colore bronzeo del volto della statua portata in processione - miracolo a cui il popolo ha legato presagi di fortune o di sventure.
E ancora di superstizione commista a magia si trova traccia nei segreti legati al Principe di San Severo, nella cui cappella - sorta nella zona che anticamente faceva parte del quartiere nilense, abitato dagli Alessandrini d'Egitto, e dove era venerata la statua velata della Dea Iside - tutt'oggi si conservano "le macchine anatomiche" ovvero due corpi umani a cui il principe, con un preparato di sua invenzione, pare abbia tolto l'involucro corporeo, metallizzando fin nell'ultimo capillare l'intero sistema venoso e arterioso.

Ed è la città del folklore e del gioco inteso come seconda coscienza di una comunità, consapevole della sua storia, fiera e tollerante; se ne trovano tracce continue in questa terra, terra dove il gioco pubblico ha sempre avuto schiere infinite di adepti di ogni estrazione sociale. Basti pensare alla fortuna del lotto, il gioco genovese cinquecentesco, che trapiantato a Napoli ha creato attorno a sé una vera e propria mitologia, una vera filosofia. Il gioco definito da Matilde Serao come "acquavite di Napoli" e che faceva scrivere a Charles Dickens "che il popolo di Napoli credeva tanto ciecamente che ogni cosa avesse un riferimento nel lotto che il governo era costretto a sospendere le scommesse su fatti di cronaca troppo giocati per non rischiare il fallimento delle casse detto Stato". Gioco basato sul libro della Smorfia , sul libro Divinatore Universale del Lotto che i 'postieri' - i ricevitori delle giocate - hanno da sempre a portata di mano e che indica tutti i numeri che corrispondono a personaggi e avvenimenti della vita quotidiana. Napoli è anche la città dove ogni avvenimento diventa segno. "Non è vero ma ci credo" parafrasando il titolo di una celebre commedia di Eduardo.

Commenti al Post:
glistalloni
glistalloni il 23/06/05 alle 16:19 via WEB
Ti adoro ... "Se io fossi san Gennaro non sarei cosi' leggero Con i miei napoletani io m'incazzerei davvero Come l'oste fa i conti dopo tanto fallimento Senza troppi complimenti sarei cinico e violento Vorrei dire al costruttore del centro direzionale Che ci puo' solo pisciare perche' ha fatto un orinale Grattacieli di dolore un infarto nella storia Forse e' solo un costruttore che ha perduto la memoria Nei meandri dei quartieri di madonne e di sirene Paraboliche ed antenne sono aghi nelle vene E nei vicoli dei chiostri di pastori e vecchi santi Le finestre anodizzate sono schiaffi ai monumenti E' come sputare in faccia ai D'angio' agli Aragona Cancellare via le tracce di una Napoli padrona E' lo sforzo di cagare dell'ignobile pappone Sulle perle date ai porci da Don Carlo di Borbone E' percio' che mi accaloro coi politici nascosti Perche' solamente loro sono i veri camorristi A cui Napoli da sempre ha pagato la tangente E qualcuno l'ha incassata con il sangue della gente E per certi culi grossi il traguardo e' la poltrona E per noi poveri fessi basta solo un Maradona E il miracolo richiesto di quel sangue rosso chiaro Lo sa solo Gesu' Cristo che quel sangue e' sangue amaro Lo sa il Cristo ch'e' velato di vergogna e di mistero Da quel nobile alchimista principe di Sansevero E con lui lo sa Virgilio il sincero Sannazzaro Giambattista della Porta che il colpevole e' il denaro E nessuno dice basta per il culto della festa E di Napoli che resta sotto gli occhi del turista Via i vecchi marciapiedi che hanno raccontato molto Pietre laviche e lastroni seppelliamoli d'asfalto... ...l'appalto Ma non posso piu' accettare l'etichetta provinciale E una Napoli che ruba in ogni telegiornale Una Napoli che puzza di ragu' di malavita Di spaghetti cocaina e di pizza margherita Di una Napoli abusiva paradiso artificiale Con il sogno ricorrente di fuggire e di emigrare E di un popolo che a scuola ha creato nuovi corsi E la cattedra che insegna qual'e' l'arte di arrangiarsi Io non posso piu' accettare l'etichetta di terrone E il proverbio che ogni figlio e' nu bello scarrafone E mi rode che Forcella e' la kasba del furbone Che ti scambia con il pacco uno stereo col mattone Se io fossi San Gennaro giuro che vomiterei La mia rabbia dal Vesuvio farei peggio di Pompei E poiche' c'ho preso gusto con la scusa del santone Io ritengo che sia giusto fare pure qualche nome Chiedere a Pino Daniele che fine ha fatto terra mia Siamo lazzari felici quanno chiove 'a pecundria Napule e' 'na carta sporca Napule e' mille paure Ma pe' chhiste viche nire so' passate 'sti ccriature Da Pontano a Paisiello Giulio Cesare Cortese Da Basile a Totonno Petito fino a Benedetto Croce Da Di Giacomo a Viviani poi Caruso coi Parisi Da Toto' ai De Filippo fino a Massimo Troisi C'e' passato Genovesi e Leopardi con orgoglio La romantica Matilde e il mattino di Scarfoglio Filangieri Cardarelli tutto l'oro di Marotta C'e' passata la madonna che ora vedi a Piedigrotta Un Luciano De Crescenzo Bellavista di Milano E Sofia che da Pozzuoli oggi parla americano Un Roberto De Simone che le ha preso pure il cuore Ora cerca di sfruttarala Federico Salvatore Ma non posso tollerare chi si arroga poi il diritto Di cambiare e trasformare tutto cio' che e' stato fatto Di chi vuol tagliar la corda con la vecchia tradizione Di chi ha messo nella merda la cultura e la canzone Io non posso sopportare che un signore nato a Foggia Porta Napoli nel mondo e la stampa lo incoraggia E che il critico ha concesso al neomelodico l'evento Di buttare in fondo al cesso Napoli del novecento Perche' ancora io ci credo e mi incazzo ve lo giuro Che Posillipo e Toledo li divide un vecchio muro Come quello di Berlino che ci spacca in due meta' Uno e' figlio 'e bucchino l'altro e' figlio 'e papa' Se io fossi San Gennaro giuro che mi vestirei Pulcinella Che Guevara e dal cielo scenderei Per gridare alla mia gente tutto cio' che mi fa male E finire da innocente pure io a Poggioreale Perche' come Gennarino sono vecchio in fondo al cuore La speranza Iervolino puo' lenire il mio dolore? Io ho capito che la vita e' solo un viaggio di ritorno Che domani e' gia' finito e che ieri e' un nuovo giorno Sembra un gioco di parole ma mi sento piu' sicuro Coi progetti dal passato e i ricordi del futuro E alla fine del mio viaggio chiedo a Napoli perdono Se ho cercato con coraggio di restare come sono."
 
 
corsaramora
corsaramora il 23/06/05 alle 16:39 via WEB
ma come..io cerco di farla apparire bellissima....e lo e' davvero...e tu...mi demolisci tutto... ah se fossi san gennaro:-))
 
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