Creato da corsaramora il 24/05/2005
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Post N° 209

Post n°209 pubblicato il 03 Luglio 2005 da corsaramora

La seconda guerra mondiale è finita da poco. E’ un periodo ricco di speranze. Il Presidente Truman  che aveva messo la firma sotto le bombe di Hiroshima e Nagasaki - viene eletto alla fine del 1948, e nel gennaio dell’anno successivo, durante il discorso d’insediamento alla Casa Bianca, impegna il suo Paese in “un programma nuovo e audace, per rendere disponibili i benefici delle nostre conquiste scientifiche e del nostro progresso industriale, per l’avanzamento e la crescita delle aree sviluppate”. Insomma, bisogna aiutare “i popoli liberi del mondo, attraverso i loro stessi sforzi, a produrre più cibo, più materiali per l’edilizia e più macchine semplici per alleggerire il fardello dei poveri”.

L’intento che traspare da queste parole è senz’altro condivisibile, ma i modi per applicarlo lasciano alquanto a desiderare. Le popolazioni povere di tutto il mondo vengono considerate “primitive”, “sottosviluppate”. Ogni differenza rispetto al modello occidentale è inspiegabile o irrazionale, un ritardo nello sviluppo, o peggio, ostacolo da rimuovere se si vuole raggiungere il progresso.

Al Nord come al Sud del mondo, si confonde la qualità della vita con la quantità. 

la società industriale rappresenta la maniera di vivere che ha avuto il maggior successo che l’umanità abbia mai conosciuto. La nostra gente mangia meglio, dorme meglio, vive in quartieri  migliori  e  vive più a lungo di quanto l’uomo abbia mai fatto prima d’ora. Oltre ad ascoltare la radio e a guardare la televisione, leggiamo più libri, osserviamo più quadri e ascoltiamo più musica di qualsiasi generazione precedente o di qualsiasi altro popolo. Viviamo oggi, al culmine della rivoluzione tecnologica, in un’età dell’oro di illuminismo scientifico e di trionfi dell’arte. Per tutti coloro che raggiungono lo sviluppo economico è inevitabile un profondo mutamento culturale. Ma ne vale la pena”.

Questa impostazione ideologica porta i Paesi poveri a copiare i modelli occidentali, a volte in maniera grottesca: autostrade per carri trainati dai buoi, edifici avveniristici accanto a catapecchie o grandi aeroporti desolatamente vuoti.

Secondo questo modello, il benessere è l’aumento del Prodotto Interno Lordo, e perciò bisogna sviluppare attività economiche che facciano crescere velocemente il PIL. Lo sviluppo fa rima con grande: grandi dighe, grandi centrali elettriche, grandi industrie all’avanguardia tecnologica. Questi impianti funzionano solo grazie agli apporti esterni, dalla tecnologia, agli impianti e alla manutenzione. Soprattutto richiedono grandi capitali, ma i Paesi in via di sviluppo (PVS) non li hanno. Poco male, perché i Paesi occidentali sono pronti ad erogare crediti. Anche perché questi soldi sono destinati a tornare presto a casa, perché “vincolati”: questi “aiuti” vengono erogati solo dopo l’acquisto di prodotti del Paese finanziatore.

Per rimborsare questi prestiti è necessario dotarsi di valuta pregiata. Alle ex-colonie non resta quindi che continuare a coltivare o estrarre le materie prime agricole o minerarie, come facevano prima dell’indipendenza.

Nasce così il debito.

 

Commenti al Post:
Mthrandir
Mthrandir il 03/07/05 alle 20:42 via WEB
Buonasera. Se posso permettermi, vorrei lasciare le mie impressioni su quello che ho letto. In gran parte condivisibile, ma ho l'impressione che sia una disamina che, nel fare di tutta l'erba unn fascio, trascuri alcuni aspetti che, dal mio punto di vista, spostano un pochino il senso dell'analisi. In primo luogo, mi sento di dire che nella gran parte dei casi il modello occidentale è solo scimmiottato. La gran parte di quei Paesi vive in regimi totalitari e non democratici, e questo fa già una sua differenza. Non che intenda negare che più di qualche ruolo lo abbia giocato lo scopo "imperiale" di certi programmi di sostegno americani (ma anche ex sovietici), però ci sono alcuni fattori che andrebbero considerati. Non è vero che lo schema sia stato sempre quello che descrivi: l'India ne è un esempio lampante. Probabilmente, considerando la foto che accompagna il tuo scritto, il riferimento è alle ex colonie africane. Ma, anche in questo caso, perchè "dimenticare" che i fattori che hanno condotto molte delle nuove nazioni alla situazione odierna è dipeso anche dall'incapacità della nuova classe dirigente. Certo, mi obbietterai che non era stata "formata", ma anche considerando questo limite, non ti pare che in troppi casi le classi al potere abbiano agito in nome esclusivo del loro interesse, in questo sicuramente "appoggiate" dall'esterno? Paesi africani ricchissimi spendono autentiche fortune in armamenti che utilizzano per guerre fratitricide e sanguinosissime (gli esempi non mancano, anzi) sia tra loro che al loro interno. E non sempre sono fuochi sui quali soffiano gli americani (Tutsi e Hutu ricorda qualcosa?). In sostanza, il "colonialismo" ha sempre la stessa orrenda faccia, ma pare che la più brutta sia sempre e solo quella. Mthrandir
 
 
corsaramora
corsaramora il 03/07/05 alle 23:06 via WEB
hai anticipato i miei post successivi ..ci sarei arrivata ..cio' che dici e' vero e a conferma ad esempio in Zaire, Mobutu ha ricevuto quanto ha chiesto, e ha rubato quanto ha ricevuto, arrivando ad organizzare personalmente il contrabbando di pietre preziose, cobalto, uranio, caffè, avorio e altri prodotti rari, tanto da far soprannominare quel regime “cleptocrazia”. In Costa d’Avorio, il ricavato della vendita di 60.000 tonnellate di cacao veniva riservato, ogni anno, all’ex-presidente Houphouet-Boigny, mentre sua moglie incassava 30 dollari per ogni tonnellata di riso importata. questi alcuni esempi di denaro di cui non hanno mai beneficiato le popolazioni,ma sono loro che soffrono la fame e muoiono di aids risultando loro debitori nei confronti dell'occidente
 
corsaramora
corsaramora il 03/07/05 alle 23:16 via WEB
so bene anche delle guerre tribali e in particolare a quella a cui tu ti riferisci fu un vero massacro , migliaia di rwandesi tipico crimine di guerra e contro l’umanità, e che fu una delle pagine più buie del ventesimo secolo.
 
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