"Apparentemente sarcastico e ironico, in alcuni passaggi addirittura
volutamente comico, "Uccellacci e uccellini" ispira, ogni volta che lo si
rivede, un senso profondo di disillusione, di tristezza e di malinconia.
Legato com'è alla rappresentazione della realtà del suo tempo, Pasolini non
può fare a meno di constatare e di lanciare messaggi sulla progressiva,
inarrestabile tendenza della società che lo circonda ad assecondare il
conformismo, l'"omologazione" dilagante, l'accantonamento o la
cancellazione dei valori, la rinuncia a battersi per l'affermazione di
ideali e di principi.
Il Corvo è precisamente l'incarnazione dell'ideologia, che sta
attraversando una crisi acuta e profonda. Una crisi mai superata e che,
anzi, nel tempo indurrà coloro che avrebbero dovuto essere i portatori di
quella stessa "bandiera" a ripiegare su idee e comportamenti sempre più
indistinguibili da quelli del "nemico" storico, la borghesia. Anche su
questo tema è dunque sconvolgente riconoscere quale sia l'attualità del
pensiero e della critica di Pasolini. "Sono passate di moda le ideologie,
ed ecco qui uno che continua a parlare di non si sa cosa a degli uomini che
vanno non si sa dove" - fa dire Pasolini al Corvo che si rivolge ai due
viandanti disorientati. E gli fa concludere: "Non pensi però, signor Totò,
che io pianga sulla fine di quello in cui credo. Sono convinto che qualcun
altro verrà e prenderà la mia bandiera per portarla avanti. Io piango
solamente su me stesso. È umano, no, in chi sente di non contare più..."
Per contro, Ninetto e Totò, i due viandanti, personaggi da moderna fiaba e
personificazioni metaforiche, sono avviati verso una meta imprecisata su
una strada polverosa (la loro stessa vita) che percorrono discorrendo della
vita e della morte e vivendo o osservando avvenimenti ed esperienze
disparate - una giovane vestita d'angelo che appare da un embrione di
porta-finestra di una casa abusiva perennemente in costruzione; una coppia
suicida in un quartiere degradato, e forse altrettanto abusivo; il
congressista dei "Dentisti Dantisti" che dirige un'orchestra inesistente in
un brano musicale che soltanto lui può udire; autobus che vengono
continuamente persi (a simboleggiare un noto detto popolare); aerei
fastidiosamente rumorosi, rappresentazione efficace di una sorta di
fagocitante progresso. Pasolini cala i due personaggi anche nel Medioevo.
Inviati da san Francesco, predicano amore a tutti gli uccelli. Tuttavia,
ciò non riesce a eliminare i conflitti: il falco piomba inesorabilmente sul
passeretto. Così come Totò, riportato ad agire nel suo presente, è "falco",
prepotente e autoritario con la contadina da lui minacciata di sfratto,
nonché "passeretto", minacciato anche nell'incolumità personale, con
"l'ingegnere" di cui, a sua volta, è debitore. Insanabile contrasto tra
classi diverse!
Grande momento per l'arte cinematografica è l'incontro di Pasolini con
Totò, artista all'epoca affermatissimo, che nella collaborazione con Pier
Paolo Pasolini darà il meglio di sé e si farà "scoprire" dal grande
pubblico come attore di grande sensibilità e intelligenza in un ruolo che
più che esaltare la comicità incarna una grande capacità di sarcasmo, di
ironia e di rappresentazione del grottesco; l'espressività mimica di Totò
riserva anche momenti di profonda commozione. Dopo tanti film "leggeri",
per alcuni versi anche "disimpegnati", con registi che a volte mettevano in
conto, nella presenza di Totò nei loro film, prevalentemente "valori di
cassetta", in "Uccellacci e uccellini" Totò è chiamato a un grande ruolo,
che assolve con rara maestria, con risorse inusitate e per molti versi
perfino sorprendenti, dimostrando di essere un artista di immenso talento.