Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

 

« Messaggio #452Messaggio #455 »

Post N° 454

Post n°454 pubblicato il 08 Ottobre 2005 da corsaramora

A seconda delle occasioni le irachene sono state raccontate in questi anni come "le vere resistenti", la spina dorsale di un paese allo sbando o al contrario come le principali vittime, prostrate dall'interminabile sequela di guerre, embarghi e occupazione, dai lutti familiari, dalla povertà e dall'insicurezza. "C'è qualcosa di vero in tutte e due le descrizioni, perché la nostra vita è così schizofrenica e paradossale da poter essere raccontata dai più diversi punti di vista", dice Hayat, 35 anni e tre figli da mantenere dopo che il marito è rimasto ucciso in una sparatoria degli americani contro un sospetto terrorista. È in qualche modo un'eroina della quotidianità Hayat che lavora saltuariamente come traduttrice per una televisione americana, ma non lo confessa neanche a sua madre per paura di diventare un bersaglio degli islamisti. Che bene o male riesce a mandare avanti la casa anche se la corrente elettrica funziona a malapena per quattro, cinque ore al giorno e se sono diventati quasi un lusso i ceci e le lenticchie, prima il cibo dei poveri. Già, prima.

Fino a qualche anno fa Hayat era impiegata in un ministero, da cui era stata licenziata come tante altre con le ristrettezze dell'embargo. Fino a qualche anno fa non era costretta a velarsi per uscire, perché nessun imam la minacciava, non doveva guardarsi alle spalle per la paura di essere rapita dal racket dei sequestri ("Chi mai potrebbe pagare il mio riscatto, nella condizione di quasi miseria?"). E nemmeno diffidava di qualunque maschio si trovasse vicino, perché allora erano piuttosto rari gli stupri, oggi aumentati vertiginosamente.

È difficile credere che la nuova Costituzione appena presentata a Baghdad, che dovrà essere approvata dal Parlamento e poi confermata in una consultazione popolare, potrà cambiare molte cose, almeno in tempi brevi, nella vita aggrovigliata di Hayat e delle altre irachene (10 milioni, il 54 per cento della popolazione). È vero che le più attente e politicizzate hanno tirato un sospiro di sollievo vedendo che è stata respinta la richiesta degli sciiti di fare dell'Iraq una 'Repubblica islamica', sulle orme del vicino Iran. Ma è anche vero che, dopo aver affermato che la legislazione dovrà rispettare i principi democratici, la nuova Costituzione vieta a qualsiasi legge di contraddire "a principi e norme dell'Islam": che come è noto non vanno in genere d'accordo con la parità dei sessi e il rispetto dei diritti individuali. Un bel rebus secondo Massimo Papa, docente di Diritto musulmano a Bologna, lo studioso che ha partecipato per l'Onu alla ricostruzione del sistema giuridico afgano. "Quando questa contraddizione verrà calata dal cielo dei principi alla concretezza delle norme positive si dovrà ogni volta operare una scelta fra regole che fanno a pugni fra di loro. La soluzione dipenderà dagli assetti politici e dai rapporti di forza", dice Papa. Questa contraddizione è presente anche nella costituzione afgana. Ma ci sono anni luce di distanza fra l'ex paese dei talebani e l'Iraq, dove dal lontano 1959 il diritto di famiglia non era più regolato dalla sharia, ma da uno Statuto personale considerato come una delle leggi più avanzate del Medio Oriente. E questo può forse spiegare perché, dopo la caduta di Saddam, nel caos iracheno siano fiorite centinaia di associazioni femminili che in questi due anni si sono battute con tutte le loro forze per i diritti delle donne, non solo nell'ambito della famiglia e del matrimonio, ma anche sul terreno del lavoro, dell'istruzione, della libertà di movimento.

Non si può dire che abbiano una vita facile. Quasi subito si erano trovate contro l'establishment sciita, che del ritorno a un diritto di famiglia islamico aveva fatto il suo cavallo di battaglia; per non parlare dell'estremismo sunnita, portato a identificare la libertà femminile con l'odiato modello americano. E le conseguenze sono state pesanti. Fra le prime a pagare con la vita il suo impegno egualitario c'era stata Hamal Malmachi, una delle esponenti dell'Iraqi Women's Network, una rete che raccoglie molte decine di gruppi femministi. E poi è toccato a esponenti politiche come Akila al Hachimi e, pochi mesi fa, alla deputata Lamea Kaddouri. Sono state assassinate militanti per i diritti umani, giornaliste come Raida al Wazan, la conduttrice di Ninive Tv, ma anche donne che avevano come sola colpa quella di lavorare fuori casa, di truccarsi e di vestirsi all'ultima moda. Anche un rapporto di Amnesty del febbraio scorso sottolinea la crescita della violenza nei confronti delle donne e il fatto che, in questo clima, molte cercano di uscire il meno possibile da casa, arrivando a rinunciare al lavoro e addirittura all'istruzione. Le associazioni femminili parlano con preoccupazione crescente dei tentativi degli integralisti di islamizzare le università, intimidendo i professori laici (molti scelgono di andarsene all'estero) e minacciando le ragazze che si presentano in aula a capo scoperto. "Quando qualche tempo fa sono stata a Bassora, mi sono chiesta se questo paese, dove le donne sembrano uccelli in gabbia, fosse ancora il mio paese", dice Nazeen Rashid, da vent'anni militante nei gruppi di difesa delle donne. Nella grande città sciita del Sud si può perdere la vita anche solo prendendo parte a un picnic. È successo a un gruppo di studenti della locale università, che si erano sistemati con le loro compagne sui prati del parco pubblico e sono stati aggrediti da una cinquantina di miliziani di Moqtada al Sadr, sotto gli occhi della polizia locale che non ha mosso un dito. Come risultato, due ragazzi e una ragazza morti, mentre un'altra è rimasta cieca e i feriti si contano a decine.

Ma c'è anche una novità sottilmente inquietante in questo Iraq stretto nella tenaglia del terrorismo e dell'occupazione americana, ed è la comparsa sulla scena di un movimento femminile pro sharia. È difficile misurarne la portata, anche perché da sondaggi recenti viene fuori che la grande maggioranza delle irachene sono a favore dei diritti civili, a cominciare dall'istruzione e dal lavoro.

Eppure, da quando sulle piazze di Baghdad, a fronteggiare le manifestazioni femministe sono comparsi i neri fantasmi delle donne coperte fino agli occhi dalla abaya sciita a gridare "No all'eguaglianza assoluta" e "No ai matrimoni fra deviati omosessuali", è cominciato a serpeggiare un certo malessere. Paradossalmente è dopo le elezioni di gennaio e l'ingresso in Parlamento del 31 per cento di donne, una quota superiore a quella che era stata stabilita per legge in seguito alle insistenze degli americani, che ha preso voce questo inedito antifemminismo. Una delle portavoce è Jenan Al-Ubaedey, una pediatra eletta in uno dei due partiti sciiti, che ha presentato una proposta di legge per far tornare legale la poligamia e un'altra per negare alle donne la custodia dei figli maschi in caso di divorzio, perché "non sono io che mi sono inventata questa legge, è Dio che l'ha decisa e noi non possiamo permetterci di ignorarla". Non contenta, Jenan ha sostenuto che, "dato che è impossibile chiedere a un uomo di non usare la sua forza contro una donna, diciamo che un marito può picchiare la moglie, ma deve stare attento a non lasciarle dei segni. Solo se lo fa potrà essere punito". La sua non è certo una posizione isolata fra le 45 parlamentari dell'Alleanza Unita Irachena sostenuta dal clero. E infatti qualcuno ha cominciato ad avanzare l'idea che le quote abbiano in realtà funzionato contro i diritti femminili, dato che i maschi sciiti hanno riempito le liste di donne come la pediatra Jenan.

Di fronte al montare di queste tendenze le femministe laiche cercano di usare la ragione. "Secondo la nostra interpretazione questa è una realtà assolutamente minoritaria e perdipiù pilotata dall'esterno, dagli sciiti dell'Iran a cui i nostri sono strettamente legati", dice Shirouk al-Abaychi, ingegnera di 47 anni, tra le leader dell'Iraqi Women's Network. Hanaa Edward, un' ex comunista sfuggita per miracolo alla persecuzione di Saddam e tornata da due anni in Iraq, dove guida l'associazione umanitaria Al-Amal è più perentoria: "Credo che quelle che chiedono la sharia lo facciano perché non sanno di che cosa si parla, perché non hanno chiaro in testa che cosa vuol dire per una donna perdere i suoi diritti

 
Rispondi al commento:
Clubmvfaculoberlusca
Clubmvfaculoberlusca il 08/10/05 alle 18:49 via WEB
ci vuole speranza! tanta speranza! speriamo che vada tutto bene! ^__^ i tuoi post dovrebbero stare tutti i giorni sulla pagina di libero come post del giorno!!! bravaaaaaaa!
 
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

francogambinopantaleoefrancainterculturemc.bottarigersy1misia_mistrani_manima_on_lineAfter_The_Ordealgh0std0gnany275trippafcaprifoglio0evelina55mizar_a
 

Ultimi commenti

Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Wetter
il 10/08/2018 alle 13:04
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Weather
il 10/08/2018 alle 13:04
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Pogoda
il 10/08/2018 alle 13:03
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Sat24
il 10/08/2018 alle 13:03
 
Sat24, Sat 24 Pogoda, Prognoza pogody National...
Inviato da: Test internetu
il 10/08/2018 alle 13:02
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963