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Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 07 Giugno 2005 da corsaramora

Carissima Oriana,
ho letto con molto interesse il tuo lungo articolo pubblicato sul Corriere della Sera di venerdì scorso, che getta un’ombra preoccupata sulla cultura occidentale, sempre più povera di valori e sempre più invasa da istanze materialistiche. Non voglio entrare nel merito di questo dibattito, che è stato anche oggetto del mio ultimo libro, ma, poiché tu inizi l’articolo con i referendum e lo termini con i referendum, vorrei illustrarti le ragioni per cui ho deciso di schierarmi per l’abolizione di alcuni punti della legge 40, in modo che tu non voglia classificarmi fra i seguaci di Mengele. Per inciso, sai che ho partecipato, giovanissimo, alla Resistenza contro l’occupazione nazista e che tutti i miei sette figli sono stati educati alla libertà, alla tolleranza e alla lotta contro ogni forma di razzismo e di fanatismo ideologico o religioso, in linea, tra l’altro, con il tuo pensiero di sempre.
Molti mi chiedono come mai io, che mi occupo di chirurgia di tumori del seno, a cui ho dedicato tutta la mia vita, mi sono attivato nei riguardi di una legge sulla fecondazione assistita, una questione apparentemente lontana dalla mia attività professionale. Invece, pensa, il problema mi si è posto proprio quando ho dovuto comunicare la diagnosi di tumore al seno a giovani donne non ancora madri.
Oggi l’età del primo figlio si è spostata dai 20-25 anni ai 30-35 e anche 40 anni, una fascia in cui questo tumore non è così infrequente. Sai qual è stata costantemente la loro domanda? «Professore, avrò ancora la possibilità di avere figli?». Tu sai che nelle donne giovani le terapie antitumorali (radioterapia, chemioterapia, blocco ormonale) spesso conducono all’infertilità.
Come abbiamo allora pensato di risolvere la dolorosa condizione di una donna che, oltre alla diagnosi di una malattia seria, vede vanificarsi il suo progetto di vita, cioè l’aspirazione ad avere un figlio? Proprio con la fecondazione assistita. Un ovocita della paziente e il seme del marito vengono fatti incontrare in provetta; l’uovo, una volta fecondato, viene congelato e al termine delle terapie oncologiche viene trasferito nell’utero della donna, che potrà quindi soddisfare il suo bisogno più naturale e più umano, quello diventare madre.
Ora questo con la legge 40 non si può più fare. Non ti sembra una crudeltà? A me sembra che si voglia quasi infierire su un essere già in grave disagio esistenziale.
Un secondo aspetto legato al progetto procreativo della donna riguarda le malattie genetiche. Anche in questo caso si tratta di un problema che è diventato importante negli ultimi decenni perché, avvenendo le gravidanze in età sempre più matura, sono più a rischio di difetti nel nascituro. Per fare un esempio una gravidanza a 20 anni ha un rischio di un bambino Down di 1 su 2000, a 30 anni di 1 su 300, a 40 anni di 1 su 30. Con la possibilità di diagnosi prenatale (ecografia, esame del liquido amniotico o dei villi coriali) quasi tutte le donne incinte di età più matura si preoccupano di verificare lo stato di salute del feto che cresce nel proprio utero.
Se gli esami dimostrano la presenza della famosa «Trisomia 21» (che significa che il cromosoma 21, invece di essere doppio, è triplo) la donna ne viene informata, lasciandole la scelta se portare a termine la gravidanza o se interromperla. Il 90 per cento delle donne europee chiede l’interruzione. Non si tratta di eugenetica o selezione razziale. Semplicemente queste donne non ritengono di essere in grado, perché sono sole o hanno un lavoro pesante o non hanno i mezzi, di seguire, come si dovrebbe, un bambino in difficoltà gravi. Il prezzo di questa scelta dolorosa è l’aborto, con tutta la sofferenza che lo accompagna.
Proprio per evitare l’aborto, noi pensiamo sarebbe utile poter avere la diagnosi di «Trisomia 21» in anticipo, prima della gravidanza, proprio al momento della fecondazione, in modo che l'embrione, se difettoso, non venga inserito nell’utero, evitando quindi una gravidanza che sfocerebbe nel 90 per cento dei casi in un aborto. Questo è solo un esempio che cito perché è fra i più comuni, ma ci sono malattie genetiche molto più gravi (la Corea di Huntington, la distrofia muscolare progressiva, la fibrosi cistica e altre ancora) per cui vale lo stesso discorso.
Solo due parole, ancora, sulle cellule staminali. Nessuno vuole creare embrioni per avere cellule staminali, come nessuno scienziato pensa alla clonazione dell’uomo. Vogliamo solo sapere cosa si intende fare degli embrioni «sovrannumerari» già congelati nei frigoriferi o che verranno congelati in futuro.
La legge 40 contempla infatti che in casi particolari sia permesso crioconservare gli embrioni e noi già sappiamo che non saranno pochi ad avere questo destino. Infatti, se dopo la fecondazione, il proprio ovocita non può essere trasferito nell’utero, perché la donna si è ammalata o ha avuto un incidente o semplicemente perché ha cambiato idea, questo viene allora crioconservato. A questo punto (e ciò vale per i 30.000 embrioni congelati presenti oggi nei laboratori italiani) o viene messo in frigorifero e condannato a morire o viene fatto vivere sotto forma di cellule staminali, con una missione terapeutica. Tertium non datur . Non vi sono altre scelte.
Mi pare di capire che tu sei per la prima soluzione: di abbandono nel frigorifero. Io, da medico che vive quotidianamente la sofferenza di tante malattie degenerative, penso sia più umana la seconda strada.
Su un punto importante sono invece d’accordo con te.
Quando fai rilevare che il Comitato Nazionale di Bioetica, a impronta cattolica, ha unanimemente espresso parere favorevole all’uso di cellule staminali da feti abortiti. Come possono persone, che certamente si erano opposte alle legge 194 sull’aborto, accettare di utilizzare cellule che provengono proprio da quello che è considerato uno dei più gravi peccati condannati dalla Chiesa? Dove sono finiti, come dici tu, i valori assoluti? Non siamo invece in pieno «utilitarismo» o in pieno «relativismo»?
Questo mi porta al tema centrale della discussione in corso: la legge 40 sulla fecondazione assistita e la legge 194 sull’interruzione di gravidanza sono in palese contrasto. La prima conferisce all’embrione in provetta il diritto a non essere soppresso, la seconda, subito dopo, gli toglie lo stesso diritto quando cresce nell'utero materno. È raro trovare una tale incoerenza in qualsiasi legislazione del mondo. Penso che chi ha votato a favore della legge sull’aborto (anche tu l’hai votata) non possa accettare la legge 40. Viceversa chi è favorevole alla legge 40 deve coerentemente battersi per la immediata soppressione della legge 194 perché le due leggi così come sono non possono coesistere. Non è solo un’assurdità giuridica (che alcuni fra i migliori giuristi italiani hanno ripetutamente fatto rilevare), ma è anche una contraddizione etico-filosofica nei contenuti.
A meno di non correggere alcuni punti della legge 40 per renderla compatibile con la precedente 194, che è proprio quello che chiede questo referendum.

Autore dell'articolo:
Umberto Veronesi
Data:
6 Giugno, 2005 - 16:00
 
Rispondi al commento:
AuClairDeLune1
AuClairDeLune1 il 08/06/05 alle 08:57 via WEB
Ogni ulteriore commento è superfluo. Ritengo indubitabile riflettere sulla povertà se non mancanza di valori e princìpi nella società del nostro tempo, ma se per ovviare a questo si auspica un ritorno all'applicazione severa di princìpi dogmatici rigidissimi e con sistemi punitivi basati esclusivamente su concetti ideologici quali l'Amore per la Vita e per Gesù, concetti che rispetto pienamente, ma dimenticando completamente la realtà oggettiva spesso dura e senza speranza come quella che ben conosce il prof. Veronesi, per non parlare di quanto la ricerca potrà fare per curare malattie e malformazioni genetiche, credo sia non solo un atto di crudeltà verso coloro che già devono fare i conti con una realtà dolorosa, ma sia soprattutto un contravvenire a contravvenire proprio a ciò che ci ha insegnato Gesù: ama il prossimo tuo come te stesso. Se il mio prossimo soffre ma ha una speranza di alleviare almeno soltanto in parte la sua sofferenza, impedirglielo minacciando anche punizioni è quanto di più grave, disonesto ed infame ci si possa macchiare l'anima. Per poi andare in chiesa? Ma Dio per fortuna vede ben oltre il bel vestito della domenica. :/
 
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