Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 08/06/2005

Post N° 74

Post n°74 pubblicato il 08 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Prigionieri di guantanamo
Quello che il mondo deve sapere

e' il titolo di un libro e mi chiedo se piacerebbe alla nostra grande scrittrice Oriana...

GLI AUTORI sono Michael Ratner  che è il principale rappresentante dei diritti dei prigionieri di Guantanamo presso la Corte Suprema degli Stati Uniti. E’ presidente del Centro per i Diritti Costituzionali di New York. Il suo impegno è stato decisivo per la chiusura del campo di concentramento per haitiani, a Cuba, nel 1993. Tiene regolarmente conferenze sulle leggi internazionali a tutela dei diritti dell’uomo.

Ellen Ray é la presidentessa dell’Istituto per il Monitoraggio dei Media ed è autrice di molti libri sull’intelligence Usa e sulla politica internazionale.

l'autorei dimostra come questa base in territorio cubano non solo sia contro ogni legge, ma anche una minaccia per la sicurezza di tutti noi. E spiega perché Guantanamo sia divenuta nel mondo islamico l’icona di un occidente ritenuto odioso, barbaro e ingiusto.

“PRIGIONIERI DI GUANTANAMO” rivela in modo chiaro e ottimamente scritto, tutto ciò che si cela dietro le sbarre di Guantanamo e delle altre prigioni illegali che stanno divenendo una rete tanto estesa quanto sconosciuta, piena di uomini senza nome, senza accusa, né diritti, né speranze, che possono essere interrogati all’infinito, con tutti i mezzi possibili, ad arbitrio dei loro carcerieri.

L’amministrazione Bush ha insistito nel sostenere la necessità e la legittimità di questi lager e il potere illimitato degli Stati Uniti di definire qualunque cittadino, statunitense o non, “nemico combattente”.

L’autore, narrando il suo viaggio nei gironi del dolore e della disperazione, sottolinea in modo sconvolgente come la questione Guantanamo investa in pieno tutti i nostri diritti, la nostra tanto proclamata libertà.
Evidenzia come Guantanamo abbia, ora, un potere immenso.
Può mettere, se permetteremo che continui, la parola fine a tutte le conquiste ottenute sul piano dei diritti umani.
Può cancellare, con un colpo di spugna, le garanzie che la Convenzione di Ginevra riconosceva anche ai nemici e la differenza fra conflitto e barbarie senza limiti.
Può annullare la possibilità di dissentire, che è, e dovrebbe essere, la base di ogni democrazia.
E tutto si sta giocando là, lontano dagli occhi del mondo.

Mai come ora, secondo gli autori di questo libro, è importante, invece, che il mondo sappia,che sappia quanta civilta' ci sia nel mondo occidentale.

ma in fondo che importa se ci comportiamo allo stesso modo degli integralisti?.

 
 
 

Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 08 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

eugenetica del terzo millennio puo' confondersi con intollerenza e sterminio razziale?

ecco cio' che un delirante hitler ordinava..


"Il capo della mia cancelleria Bouhler ed il dr. Brandt sono, sotto la propria responsabilità, incaricati di estendere a determinati medici la facoltà di autorizzare che, ai malati da considerare secondo ogni giudizio umano inguaribili, possa essere garantita morte pietosa dopo giudizio critico sullo stato della malattia".

Adolf Hitler



A sostituire le sterilizzazioni arriverà nel 1939 il progetto di eutanasia dei disabili denominato 'Aktion T4', dall’indirizzo di Berlino dove aveva sede l’Ufficio principale del Programma, Tiergartenstrasse, n° 4. Oltre che dalle solite motivazioni razziali, esso era ispirato anche ad una razionalità economicistica, dal risparmio che sarebbe derivato allo Stato nel non dover più mantenere migliaia di "vite indegne".

L’operazione servirà per mettere a punto delle tecniche di sterminio "efficaci" all’interno dei 6 centri principali in cui su paralitici, soggetti deformi, bambini microcefali o idrocefali, pazzi, malati terminali vennero sperimentati i primi prototipi di camere a gas.

Lo sterminio sarà sospeso il 24 agosto 1941. Tra le principali ragioni che indussero Hitler ad interrompere, almeno ufficialmente, il Programma T4, vi furono senz’altro le proteste di molti rappresentanti della Chiesa tedesca, guidati dal Vescovo di Münster Clemens Von Galen. Ma lo sterminio dei malati di mente e degli handicappati continuerà fino alla fine della guerra: nei campi di concentramento, dove verranno immediatamente indirizzati alle "docce" una volta arrivati, nelle cliniche tedesche, dove ci si accanirà soprattutto su bambini che verranno trattati con iniezioni letali o semplicemente fatti morire di fame, nelle istituzioni psichiatriche dei territori occupati dai tedeschi ad est, dove avverranno fucilazioni sommarie di tutti i pazienti internati, si continuerà a fare strage dei disabili. Almeno 300.000 persone, classificate come "vite indegne", persero la vita tra il 1939 ed il 1945.

 


 
 

 
 
 

Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 08 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Michele Nicoletti

 

1. L’avvento della «biopolitica»

 

Analizzando la storia dell’eugenetica, che è stata rapidamente tracciata, si resta colpiti dal forte intreccio tra sviluppo della scienza biologica e medica, da una parte, e le ideologie sociali e il potere politico dall’altra, tanto che, come è stato detto, in molti dei suoi momenti l’eugenetica sembra rappresentare più un progetto sociale e politico che non un progetto scientifico.

In ciò la storia dell’eugenetica si inscrive a pieno titolo in quella che è stata definita (penso in particolare alle riflessioni, su diversi versanti, di Hannah Arendt e Michel Foucault) la «biopolitica», espressione utilizzata per indicare il fatto che la vita stessa è divenuta oggetto di un giudizio di valore e che il potere politico è entrato nella definizione della vita e della morte.

Il potere politico si è fatto biopolitico, nel senso che si esercita sull’uomo in quanto essere vivente, vita biologica o nuda vita. Il potere di vita o di morte (far morire o lasciar vivere) che la politica ha sempre rivendicato diventa nei secoli XVII e XVIII, il potere di far vivere e lasciar morire (Foucault). Oggetto del potere sono i processi della vita: nascita, morte, riproduzione, malattia, che vengono oggettivati e controllati dalle prime statistiche demografiche. In questo senso Foucault parla di biopolitica della specie umana.

 

2. Il caso dell’eugenetica: migliorare la vita stessa.

 

In questo contesto si colloca la storia dell’eugenetica che possiamo distinguere, dal punto di vista del suo rapporto con le ideologie sociali, in fasi diverse.

a)        una prima fase è quella iniziale che possiamo ricollegare al nome di Galton e che possiamo definire «eugenetica sociale». Suo compito era – così si legge in uno scritto del  1873 - quello di «anticipare il lento e stabile processo della selezione naturale sforzandosi di eliminare le costituzioni deboli e gli istinti ignobili e deprecabili e conservare quelli che sono forti, nobili e prosociali»;

b)        una seconda fase è quella dell’«eugenetica razzista» che trova nel nazionalsocialismo la sua espressione più radicale. In Mein Kampf (1925) di Hitler si legge: «Lo Stato nazionale […] deve mettere la razza al centro della vita generale […] Lo Stato deve presentarsi come il preservatore di un millenario avvenire, di fronte al quale il desiderio e l’egoismo dei singoli non contano nulla e debbono piegarsi. Lo Stato deve valersi a tale scopo delle più moderne risorse mediche […] Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino […] Basterebbe impedire per sei secoli la capacità e la facoltà di generare nei degenerati di corpo e nei malati di spirito per liberare l’umanità da un’immensa sventura e per condurla ad uno stato di sanità oggi quasi inconcepibile. Quando sarà realizzata, in modo cosciente e metodico, e favorita la fecondità della parte più sana della nazione, si avrà una razza che, almeno in principio, avrà eliminati i germi dell’odierna decadenza fisica e morale. Se una nazione o uno Stato si mette per questa via, volgerà poi da sé la sua attenzione all’accrescimento del nucleo della nazione più prezioso dal punto di vista della razza e all’aumento della sua fecondità; e in ultimo l’intiera nazione godrà la fortuna d’un tesoro razziale nobilmente foggiato»;

c)        una terza fase è quella a noi più vicina dell’«eugenetica liberale», quella per intenderci successiva allo sviluppo dell’ingegneria genetica (separazione e ricombinazione degli elementi fondamentali di un genoma) e dei metodi di diagnosi prenatale e di fecondazione artificiale. Mentre nelle fasi precedenti il compito della “buona generazione” veniva svolto dalle istituzioni pubbliche, nelle società liberali le decisioni genetiche si vogliono invece affidare alle opzioni dei singoli genitori o, come si suol dire nelle società di mercato guidate da interessi, profitti e preferenze, ai «desideri anarchici di clienti e consumatori»: «Mentre la vecchia genetica autoritaria cercava di modellare i cittadini a partire da un unico stampo centralizzato, la caratteristica rilevante della nuova genetica liberale è la neutralità dello stato. Una volta messi a conoscenza dell’intero ventaglio delle terapie genetiche, i genitori del futuro potranno far riferimento ai loro valori per scegliere quali migliorie dare ai loro bambini. La genetica autoritaria vuole abolire le normali libertà procreative. Quella liberale ne propone invece una radicale estensione» (Agar, 2000: 171).

 

 
 
 

Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 08 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Riflettendo sull’ipocrisia della società e dei costumi contemporanei mi viene di ricordare un  testo teatrale "L’uomo, la bestia e la virtù",nel quale Pirandello costruisce una satira assai pungente e tragica dell’esistenza umana..
 In questa commedia la vis farsesca emerge con forza e i personaggi ne sono pervasi: l’Uomo, ossia il professor Paolino, un trentenne integerrimo, rispettato e onesto, conduce in realtà una doppia vita: è l’amante, in effetti, di una donna sposata, la signora Perella, metafora della Virtù.
Moglie e madre esemplare, modesta e sempre al proprio posto, per uno scherzo del destino viene messa incinta dal professore, mentre da tempo non ha più rapporti fisici con il proprio marito, la Bestia, capitano di una nave, che, ogni qualvolta torna a casa dopo un viaggio, non la degna di uno sguardo e cerca pretesti per litigare.
Arriva il giorno in cui la signora Perella va a trovare Paolino, insegnante privato del figlio Nonò, mentre sta facendo lezione ad altri ragazzi, per confermare all’amante il proprio stato di gravidanza,

 Il signor Perella, capitano di marina, uomo rozzo e volgare, torna assai di rado a casa e, slegato dalla moglie e dal figlio, a Napoli ha costruito un altro nucleo familiare.
Paolino e la signora Perella avrebbero continuato a recitare in pubblico il proprio ruolo di persone apparentemente “in regola”, senonché ora il professore vede un’unica soluzione allo stato della donna, che è incinta di due mesi: darsi da fare per gettare la signora Perella tra le braccia del marito, in occasione di una sua visita di una sola notte, prima di imbarcarsi per un altro lungo viaggio.
A questo scopo Paolino farà preparare da un suo amico farmacista un pasticcio dolce afrodisiaco per favorire e stimolare la Bestia all’incontro con la moglie. I due amanti fremono nell’attesa che il loro piano si compia: i suggerimenti di Paolino alla signora per rendersi al marito più affascinante e disponibile, la presenza del professore alla cena e alla spartizione del pasticcio, l’abbondante porzione mangiata dal capitano sembrano presentarci una risoluzione angosciosa e paradossale.
Solo attraverso questo grottesco stratagemma e al potere della farmacologia, la donna potrebbe mantenere il proprio rispettabile ruolo nella società.

Lei preferisce, piuttosto che affidarsi ad autentici valori, l’apparenza del perbenismo, salva la faccia e la facciata e comunque lascia spazio ad eventuali trasgressioni segrete.
Per accordo tra i due amanti, se il rapporto dovesse avvenire nell’unica notte possibile, la signora esporrà un vaso sulla veranda per confermare a Paolino che il loro piano ha ottenuto successo. Di primo mattino, dopo una notte insonne, Paolino però non scorge il segnale convenuto ed è preso da un’angoscia furiosa.
Poi incontra il capitano, che gli sembra stravolto dopo la nottata, ma sarà la comparsa della donna che chiede aiuto proprio al professore per portare dei vasi in veranda a confermare l’avvenuto amplesso.

Con questo testo teatrale Pirandello mette alla berlina quei borghesi che disperatamente puntano a mantenere il proprio ruolo, non importa se questo avviene facendo uso di continue ipocrisie...

 
 
 

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