Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 09/06/2005

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
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4 SÍ DISTINTI
PER DIRE SÍ ALLA LAICITÀ DELLE ISTITUZIONI
E PER DARE AD OGNUNO LA LIBERTÀ DI COSCIENZA

Ogni persona libera e responsabile ha un proprio credo morale, ed è un bene per la convivenza che lo abbia.

Ma la legge 40 vuole imporre un credo morale unico, quello dello Stato.
E in materie come la ricerca, la possibilità di riprodursi e di curarsi, la scelta di delicate posizioni filosofiche, devono prevalere l'autonomia e la responsabilità della persona coinvolta.

Abrogare i 4 punti più gravi della legge 40 sulla Procreazione Medicalmente Assistita salvaguarda la laicità delle Istituzioni.

La laicità delle Istituzioni non è contro i credi religiosi.

Con la laicità delle Istituzioni, la Chiesa , che si considera depositaria della verità rivelata, può dare indicazioni che dettano precetti religiosi.

Con la laicità delle Istituzioni, ogni singolo cittadino, se è personalmente credente, ha diritto di seguire quei precetti;
ma in quanto soggetto di una libera convivenza civile, anche se è personalmente credente, non può volere una norma legale che imponga di seguire quei precetti a chiunque altro, a cominciare dalle donne.

LA FEDE NON E' UNA FONTE LEGISLATIVA.

Abbandonare la strada della laicità delle Istituzioni avvia la frana verso il fondamentalismo.

Solo votando 4 SÍ distinti viene data ad ognuno la libertà di coscienza sul ricorrere o no alla procreazione assistita, sul come curarsi, sul cosa e come ricercare, su quale filosofia adottare.

NON È RELATIVISMO MORALE, È LA MORALE DI CITTADINI CONSAPEVOLI DI SÉ E DEGLI ALTRI.

4 SÍ DISTINTI PER UNA SOCIETÀ DI PERSONE LIBERE

 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora


Smettila di cantare i tuoi inni,
di recitare le tue orazioni!
Chi adori in quest'angolo buio
e solitario d'un tempio
le cui porte sono tutte chiuse?
Apri i tuoi occhi e guarda:
non è qui il tuo Dio.

E' là dove l'aratore
ara la dura terra,
dove lo spaccapietre
lavora alla strada.
E' con loro nel sole e nella pioggia,
la sua veste è coperta di polvere.
Levati il manto sacro
e scendi con lui nella polvere.

Liberazione?
Dove credi di poter trovare
liberazione?
li tuo stesso signore
ha preso su di sé lietamente
i legami della creazione -
è legato a noi tutti per sempre.

Lascia le tue meditazioni,
abbandona l'incenso e i tuoi fiori!
Che male c'è se le tue vesti
diventano sporche e stracciate?
Va incontro a lui,
sta presso di lui
nel lavoro e nel sudore della fronte.

Rabindranath Tagore


 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Non pago di avere aizzato l'elettorato cattolico a seguire il comandamento vaticano astensionista, con ciò violando nella pratica il principio costituzionale della laicità dello Stato, il presidente del senato ha messo ieri in discussione quel principio anche in teoria, dichiarando finita, si parva licet, l'epoca apertasi nel 1648 con la pace di Westfalia. Il principio della separazione fra Stato e Chiesa va «ripensato», sostiene il nostro, perché il bisogno di religiosità cresce e quindi «il laicismo imposto per legge» non va più. L'argomentazione la dice lunga sulla concezione della laicità del filosofo, prima che del politico: come se essa riguardasse i contenuti legislativi e non la forma dello Stato e la garanzia della sua neutralità rispetto alla libertà d'espressione politica, ideologica nonché religiosa. Ma è inutile fare le pulci al filosofo, perché è il politico che si arrampica sugli specchi e lo sa: siccome criticando lo Stato laico si va a parare facilmente sullo Stato teocratico, e siccome bisogna con una mano benedire le radici cristiane dell'Europa e con l'altra maledire l'Islam, il filosofo ridiventa pragmatico e propone che la soglia della distinzione fra Stato e Chiesa venga stabilita di volta in volta. Per esempio, stavolta, in materia di bioetica, «ciò che oggi sembra una interferenza intollerabile della religione sulla politica o sulla scienza, domani potrà apparire una convivenza opportuna». Tradotto: ingoiate oggi lo statuto ontologico e giuridico dell'embrione e il comandamento astensionista, e domani lo digerirete

 
 
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Bossi, in Europa il fratello e il figlio del Senatùr
Quando il Carroccio tuonava conro il clientelismo, il nepotismo e gli arrivisti
di GIAN ANTONIO STELLA

In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri),
la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie, nel mentre crescono i giovani eredi Renzo, Roberto Libertà ed Eridanio, un altro paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito). Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l'attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24 milioni e 687 mila vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell’elenco ufficiale pubblicato dall’Europarlamento e facile da controllare sul sito internet www2.europarl.eu.int/assistants, non precisa che mestiere facciano i due.

Visto che l'assistente accreditato, pagato coi soldi nostri, è il braccio operativo di ogni bravo parlamentare,
si presume che parlino fluentemente alcune lingue, capiscano di economia, siano dotti nelle materie giuridiche e magari abbiano una competenza specifica in qualche settore chiave nel quale il deputato di riferimento deve destreggiarsi.

Franco Bossi, una preparazione, ce l'ha. Sa tutto di valvole, canne, pistoni, bronzine, guarnizioni, pompe ad acqua... Dopo aver studiato fino alla terza media inerpicandosi su su fino alle «commerciali», manda avanti infatti un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Una professionalità che, unitamente alla passione leghista, ha spinto il Carroccio non solo a ipotizzare una sua candidatura alla Camera al posto di Umberto nel collegio di Milano 3 (dove poi, forse per evitare le accuse di far tutto in famiglia, fu scelto il medico di casa del Senatur) ma ad affidargli negli anni ruoli di spicco quali quello di c.t. della squadra di ciclismo della Padania, di socio della controversa "cooperativa 7laghi", di membro del consiglio di amministrazione dell'Aler (case popolari) di Varese. Esperienze che a Bruxelles gli saranno utilissime.

Quanto a Riccardo Bossi, se ne sa ancora meno. Se infatti sono ormai celebri i fratelli avuti dal papà nel secondo matrimonio, e in particolare il delfino Roberto Libertà cui il giornale La Padania arrivò a regalare per il compleanno un’intera pagina di sdiluviante entusiasmo («Che fortuna avere 12 anni e festeggiarli in cima al Monte Paterno!»), lui è infatti rimasto sempre piuttosto defilato. Si sa che ha 23 anni, che è un ragazzone grande e grosso, che va matto per le auto ed è fuori corso all’università. Fine. Figlio di Gigliola Guidali, la prima moglie del segretario leghista che raccontò in un'intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore ("ciao amore, vado in ospedale") senza essersi mai laureato, pare non somigliare molto al padre. Tranne in una cosa: come il Senatùr alla sua età, diciamo, non è propriamente un secchione.

A scegliere come braccio destro Franco Bossi, dice il sito dell’Europarlamento, è stato Matteo Salvini, già direttore di quella Radio Padania Libera che per anni ha cannoneggiato contro il clientelismo e le assunzioni in Terronia di amici, cognati e parenti. A scegliere Riccardo, lo «zio» Francesco Speroni, che di Umberto Bossi è stato il capo di Gabinetto al ministero delle Riforme e che in tema di nepotismo aveva già fatto spallucce davanti a un’altra polemica: la designazione, come presidente della provincia di Varese, di Marco Reguzzoni, marito di sua figlia Elena.

Intendiamoci: tutto il mondo è paese. Lo ricordava già, ai suoi tempi, il cardinale Enea Silvio Piccolomini diventato Papa col nome di Pio II: «Quand’ero solo Enea / nessun mi conoscea / ora che sono Pio / tutti mi chiaman zio". La scelta del fratello e del primogenito del Senatùr per quelle due cadreghe europee, tuttavia, sia pure preceduta da altri piacerini a parenti e amici, segna il punto d’arrivo di un cammino che pareva partito con altri itinerari. Basti ricordare alcuni dei moniti di Umberto contro il «familismo amorale» e i regali ai clientes: «La Lega assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo». «Il nostro programma? Incrementare i posti di lavoro, eliminare i favoritismi clientelari e restituire il voto ai cittadini». «Non si barattano i valori-guida con una poltrona!».
«Questo deve fare un segretario di sezione: far crescere la gente e non dare spazio agli arrivisti. Dobbiamo essere in primo luogo inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società!».

Parole riprese e urlate in mille piazze e mille sagre e mille comizi da tutta la corte di fedelissimi, da Calderoli a Castelli, da Maroni al mitico «Sciur Cüràt». E impresse nel marmo della storia da un gesuitico comunicato dall’allora addetta stampa della Lega Simonetta Faverio: «In un movimento che si propone di far la rivoluzione non ci può esser posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, "i pentiti" e i lottizzatori. Chi si è proposto di cambiare questo nostro povero Paese non può nello stesso tempo volere un posto al sole per sé o per i suoi amici, non può usufruire dei privilegi di cui hanno goduto i piccoli uomini politici della partitocrazia. Non può insomma parlare bene e razzolare male, prendendosi così gioco della base pulita, dei militanti, e di quei dirigenti onesti che per la causa leghista sarebbero disposti a tutto». Parole d’oro. Premiate un paio di anni fa con la nomina di Simonetta, in quota leghista, a vice della ancillare Anna La Rosa alla direzione dei servizi parlamentari della lottizzatissima Rai. 

 
 
 

Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

In tempo di "crisi europea" è ora di dare una ripulita all'immagine delle istituzioni. A cominciare dagli stipendi degli europarlamentari italiani. Che, come rivela il Times percepiscono in un mese (12.007,03 euro) quasi quanto un lèttone prende in un anno


 
La pacchia sta finendo per molti europarlamentari. Soprattutto per quelli italiani.
Il Parlamento europeo si prepara, infatti, a varare un provvedimento per equiparare, attraverso la regolamentazione degli "extra", gli stipendi dei parlamentari. Andrà male proprio agli italiani che, attualmente, sono quelli che, dalle poltrone d'oltralpe, traggono maggior guadagno.

Gli stipendi dei deputati europei sono attualmente versati dai singoli governi e sono equiparati a quelli dei deputati nazionali. Gli extra sono pagati da Strasburgo e, secondo un articolo pubblicato da Times, hanno costituito finora una sorta di "corruzione legalizzata". Così, almeno, l'hanno definita molti europarlamentari dell'est, scandalizzati dal fatto che i colleghi italiani guadagnassero più del doppio per svolgere lo stesso lavoro.

L'Europarlamento, però, ha sempre difeso il sistema di assegnazione degli extra come mezzo per bilanciare i guadagni dei deputati che guadagnavano di più con quelli che guadagnavano meno.
La riforma è in agenda da almeno dieci anni: un accordo non è mai stato trovato. Ieri, finalmente, la svolta. I parlamentari europei sono ufficialmente pronti a cambiare "l'oltraggioso regime di retribuzioni che ha gettato cattive ombre sulla reputazione delle istituzioni europee".

I singoli governi, quindi, si dicono favorevoli alla modifica del sistema ma spetta agli eurodeputati approvare le modifiche. Nessuno, finora, si era mosso perché, naturalmente, nessuno avrebbe voluto votare contro i propri privilegi.
Ma, in tempo di crisi, dopo le "bastonate" all'Unione Europea date da Francia e Olanda con i voti contrari alla Costituzione, rifiutare di approvare una riforma in tema di stipendi, secondo il prestigioso newsmagazine americano, è più difficile.
Soprattutto se gli euroscettici e non sapessero quanto guadagna un eurodeputato.

Insomma, per arginare la "crisi europea" ci vuole una bella ripulita all'immagine: limitare i guadagni degli europarlamentari potrebbe costituire una sorta di iniezione di fiducia nelle istituzioni. Ora più che mai necessaria.

Con le riforme, in vigore dal 2009, gli europarlamentari avranno un salario fisso di 7.000 euro al mese (84.000 euro in un anno). Attualmente, invece, guadagnano quanto i colleghi del proprio parlamento (da 761 euro al mese in Ungheria a 12.000 euro in Italia).

Inoltre, con la riforma, i parlamentari europei dovranno presentare una documentazione che certifica i pagamenti fatti allo staff personale. Certificazione, finora, mai richiesta. Ma gli italiani, che in tutto ciò hanno la peggio, conclude il Times, non si faranno certo truffare dai colleghi dell'est è hanno già pronta una riforma per compensare la perdita con un incremento assegnato dal governo nazionale.

 

 
 
 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Effetti Collaterali Bush Amministrazione USA

Ci vuole una bella dose di faccia .. tosta a chiamarli effetti collaterali

 
 
 

Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Piena luce


"Su un punto non si discute: si devono rintracciare i responsabili della morte di Nicola Calipari. Sono convinto che Bush farà di tutto per fare piena luce sull'accaduto. Il presidente degli Usa non può deludere un alleato leale".
(Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, 15 marzo 2005).

"E' estremamente positiva la presenza di due rappresentanti italiani nella commissione di inchiesta sulla morte di Calipari per avere una verità che non abbia dei contenuti simili alle favolette".
(Roberto Calderoli, ministro delle Riforme Istituzionali, 9 marzo 2005).

"Quello della commissione mista è un elemento nuovo, mai verificatosi prima nelle relazioni fra gli Stati Uniti e gli altri paesi. Testimonia i buoni rapporti che esistono fra i nostri due popoli e in particolare fra i nostri due governi".
(Marcello Pera, presidente del Senato, 10 marzo 2005).

"Oggi c'è una commissione mista Italia-Usa, composta da uomini di elevato prestigio che cercheranno la verità. E non ho dubbi che questa sarà l'intenzione anche degli Stati Uniti".
(Gianfranco Fini, ministro degli Esteri, 1 aprile 2005).
 

"omissis"  (corsara mora 9 giugno 2005)

 
 
 

Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Cogli la prima Pera


"Anche la scienza (...) deve essere posta sotto controllo. Ma da parte di chi? (...) C'è chi pensa che si deve delegare tutto allo Stato, chi propende per comitati di esperti, chi opta per l'autocontrollo (...). La scienza la deve controllare la gente. Tutta la gente, perché la scienza oggi occupa una parte decisiva di tutta la gente ed è giusto perciò che tutti abbiano almeno il diritto di metterci il naso" (Marcello Pera, 20 settembre 1988, rispondendo alla "Istruzione" del cardinale Joseph Ratzinger sulla bioetica del 22 febbraio 1987).

"In campo biomedico, viviamo tempi di accelerazione: la nostra sapienza scientifica corre ad un ritmo tremendamente più veloce della nostra saggezza morale. Conosciamo e possiamo assai più di quanto le nostre intuizioni etiche sappiano dominare. In una situazione come questa, 'sì' e 'no' sono risposte così approssimative e così affrettate da essere inevitabilmente inadeguate. Dire 'sì' ai quesiti referendari equivale a non toccare più alcunché per molti anni a venire. Ugualmente, dire 'nò rende intangibile l'argomento. Ma di qui a poco si potrebbe sentire l'esigenza di tornarci sopra. Chi meglio del Parlamento può svolgere questa riflessione, anche in vista di future revisioni della legge? Dove meglio che in Parlamento si trovano persone rappresentanti di tutte le opinioni, e consapevoli di tutte le esigenze da bilanciare, che, discutendo per mesi o anni (come è accaduto da noi) alla fine riescono a trovare una soluzione di equilibrio, la quale, se non accontenta tutti, almeno scontenta il minor numero? Con i referendum in materia di bioetica - ma sarebbe lo stesso con i referendum in materia di pena di morte o di norme penali - non è in gioco un istituto della democrazia diretta; è in gioco la capacità della democrazia diretta di risolvere con l'accetta del 'sì' e del 'no' ciò che la democrazia parlamentare indiretta sa risolvere con gli strumenti più raffinati del confronto" (Marcello Pera, presidente del Senato, Corriere della Sera, 28 maggio 2005).


 
 
 

Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 09 Giugno 2005 da corsaramora
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REFE1SACRO QUORUM

RStavolta il papa  non ha usato il fioretto, ha messo da parte le allusioni teologiche e le indicazioni indirette. Il referendum ormai è alle porte, va boicottato in tutti i modi: per il Vaticano vincere è importante. Così  coglie l'occasione d'oro offerta dal convegno dicesano sulla famiglia, nella basilica di san Giovanni a Roma, e lancia l'attacco frontale: è «contrario alla vita umana, alla vocazione profonda dell'uomo e della donna» pensare di non allietare con i figli il matrimonio. Ma lo è anche «sopprimere o manomettere la vita che nasce».

 
 
 

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